GIRO 2016: VIA IN OLANDA, DECIDONO LE SALITE FRANCESI
Scatterà da Apeldoorn la 99a edizione della Corsa Rosa, con una cronometro individuale di poco meno di 10 km. Tre giorni in Olanda, poi la ripartenza in Italia da Catanzaro. Primo arrivo in salita a Roccaraso, poi Sestola. I monti friulani e le Dolomiti caratterizzeranno la seconda settimana, prima di un finale in larga parte francese. Circa 60 i chilometri a cronometro, con una prova nelle terre del Chianti e la cronoscalata dell’Alpe di Siusi.
Sarà un Giro meno duro del predecessore quello che il 6 maggio prossimo scatterà da Apeldoorn, nella provincia olandese di Gheldria, e che si tratterrà nei Paesi Bassi per i primi tre giorni. Le salite saranno di meno – specialmente nelle tappe intermedie -, e mancherà anche la maxi-cronometro che tanto aveva fatto piagnucolare i più campanilisti tra i commentatori, ma che aveva in realtà contribuito in misura decisiva alla corsa esplosiva ammirata sin dalle tappe liguri. Una scelta che lascia francamente perplessi, dopo un’edizione tra le più spettacolari della storia recente, ma che potrebbe essere giustificata pensando all’esigenza di attirare al Giro il più alto numero possibile di grandi nomi, in una stagione nella quale un’Olimpiade quasi per scalatori potrebbe indurre molti a rivedere i propri piani.
Entrando nel merito del percorso, si partirà come detto dall’Olanda, come del resto annunciato già poco dopo la conclusione del Giro 2015. La cronometro inaugurale di Apeldoorn, con i suoi 9.8 km, eccederà di misura la distanza massima per qualificarsi come prologo, proponendo un tracciato scorrevole che potrebbe esaltare il beniamino di casa Tom Dumoulin. Non dovrebbero avere molto da dire in chiave classifica le altre due frazioni orange, sulla carta facile preda dei velocisti, anche se la 2a tappa dell’ultimo Tour de France e l’ultima partenza olandese del Giro, datata 2010, hanno dimostrato come il vento possa provocare ingenti danni a queste latitudini.
Dopo aver approfittato di un giorno di riposo extra per rientrare in Italia, la corsa ripartirà martedì 10 maggio da Catanzaro, per una frazione nervosa che terminerà a Praia a Mare. I due Gran Premi della Montagna, a Bonifati e San Pietro, saranno distanti dal traguardo, ma una rapida successione di strappi nella parte finale potrebbe sottrarre la tappa alle grinfie degli sprinter.
Molto meno critica la 5a tappa, che ripartirà da Praia a Mare alla volta di Benevento, con un solo GPM dopo nemmeno 20 km e qualche lieve saliscendi nella fase centrale, mentre la 6a offrirà il primo assaggio di salite vere: un GPM in partenza (Torrecuso), la lunga ascesa di Bocca di Selva ad un centinaio di chilometri dal termine, una versione tronca del Rionero Sannitico ai -26 e il primo arrivo in quota del Giro, a Roccaraso, includendo l’appendice verso Aremogna. Nulla che possa far tremare i favoriti, ma probabilmente abbastanza per farsi una prima idea del loro stato di forma.
Dopo una 7a tappa ondulata tra Sulmona e Foligno, dove comunque solo una fuga da lontano sembra poter scongiurare la volata, il secondo week-end comincerà con una delle frazioni più originali: da Foligno ad Arezzo, con il Valico della Rassinata poco dopo metà percorso e l’ascesa dell’Alpe di Poti a 17 km dalla conclusione. Si tratterebbe di una buona ma normale tappa di media montagna, non fosse che gli ultimi 6 km della seconda scalata (i meno duri) saranno su strade bianche, di ritorno al Giro. Una frazione comunque forse più suggestiva che decisiva, ossia l’opposto di quella dell’indomani: 40.4 km a cronometro da Radda in Chianti a Greve in Chianti, secondo l’ormai consolidata tradizione delle prove contro il tempo in terre di vini. Al di là del bellissimo scenario, è noto che la specialità non incontra i favori della maggior parte del pubblico, ma non c’è dubbio che quella di domenica 15 maggio sarà una delle date cruciali.
Lunedì 16 sarà invece consacrato al secondo giorno di riposo, prima di una seconda razione di Appennini. Il 17 si ripartirà infatti da Campi Bisenzio, per giungere a Sestola dopo 216 km. A differenza del 2014, l’arrivo sarà collocato in paese, anziché a Passo del Lupo; in compenso, ad una quindicina di chilometri dall’arrivo si scollinerà a Pian del Falco, ascesa che negli ultimi 4 km rasenta il 9% di pendenza media, terzo GPM di giornata, dopo quelli di Passo della Collina e Pietracolora nelle battute iniziali.
La pianura tornerà protagonista nell’11a tappa, da Modena ad Asolo, cedendo però il passo proprio negli ultimi 15 km, nei quali si annideranno la breve ma aspra Forcella Mostaccin e lo strappo verso il centro storico di Asolo, quest’ultimo a 3500 metri dall’arrivo. Nessuna trappola, invece, nella Noale – Bibione del 19 maggio, vigilia dell’inizio della fase cruciale del Giro.
Il primo impatto con le Alpi arriverà infatti l’indomani, con la tappa che da Palmanova porterà a Cividale del Friuli, su un tracciato già presentato alcune settimane fa. Quattro le salite in programma, con quelle di Montemaggiore e Crai troppo lontane dal traguardo per ispirare attacchi eccellenti, ma quelle della durissima ed inedita Cima Porzus e di Valle, poste a 30 e 13 km dal traguardo rispettivamente, che chiamano all’azione.
In questo senso, però, non aiuterà di certo la frazione in programma per sabato 21 maggio, che offrirà il ritorno del classico tappone dolomitico, assente nelle ultime due edizioni (e di fatto mutilato nel 2013 causa neve): 210 km da Farra d’Alpago a Corvara in Badia che ricalcheranno in gran parte il tracciato della Maratona dles Dolomites, con Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo in rapida successione e un finale caratterizzato dall’accoppiata Giau-Valparola, oltre al breve Mür di Giat, 360 metri al 13%, proprio a ridosso del traguardo. Secondo un modello già abbondantemente collaudato (con successo) nell’ultima edizione, la salita più impegnativa sarà la penultima, chiamando quindi all’attacco prima di un’ascesa finale buona al massimo per incrementare una selezione già operata in precedenza.
A questo scopo, non era forse l’ideale piazzare in data 22 maggio una cronoscalata, come invece hanno ritenuto opportuno gli organizzatori. Teatro della prova che peggio di ogni altra sfrutta le grandi salite a giudizio di chi scrive sarà l’Alpe di Siusi, di cui verrà proposto un formato tra i più corti possibili: appena 10.8 i chilometri totali, e 9 quelli di salita, ad una media dell’8.3%.
Dopo il terzo lunedì di riposo, l’ultima settimana verrà inaugurata da una frazione breve (133 km) ma da prendere con le pinze, che scatterà da Bressanone e proporrà nel finale, dopo aver scalato il Passo della Mendola nelle battute centrali, la salita di Fai della Paganella. Anziché piombare direttamente sul traguardo di Andalo, si opererà una deviazione verso Cavedago, per poi giungere all’arrivo dopo 4 km di salita al 7.9%.
Tutto facile mercoledì 25, quando da Molveno ci si dirigerà nel cuore della Pianura Padana, a Cassano d’Adda, prima di vivere i tre giorni decisivi.
Il 26 maggio, nella tappa più lunga del Giro (234 km), si ripartirà da Muggiò alla volta di Pinerolo. Partenza e arrivo in pianura, ma non senza aver affrontato la Colletta di Cumiana e – soprattutto – il Pramartino. Ascesa, quest’ultima, già battezzata dalla Corsa Rosa nel 2009 e affrontata anche dal Tour nel 2011, di cui verrà però affrontato questa volta il versante più arduo, da San Pietro Val di Lemina. Prezzo da pagare sarà un tratto pianeggiante di una decina di chilometri dopo la discesa, che sposterà il GPM a 17 km dal traguardo.
L’alta montagna tornerà infine protagonista venerdì 27 e sabato 28 maggio, con due frazioni che vedranno protagoniste le Alpi francesi. La 19a tappa sconfinerà infatti tramite il Colle dell’Agnello, Cima Coppi con i suoi 2744 metri, per poi concludersi a Risoul, traguardo toccato dal Tour de France di Nibali. Una frazione il cui peso dipenderà in larga parte da quanto accadrà sull’Agnello, la cui distanza dall’arrivo (55 km) rischia però di risultare eccessiva per le gambe ed il coraggio di molti.
Se la 19a tappa offrirà un chilometraggio piuttosto leggero (161 km), ancor più di lusso andrà ai corridori con la 20a, di appena 134 km. La distanza limitata sarà però il solo atto di clemenza offerto dalla penultima frazione, che condenserà nei primi 63 km il Col de Vars e il Col de la Bonette, che non si fregerà del titolo di Cima Coppi soltanto perché si eviterà l’anello che porta fino a 2802 metri di quota, limitandosi a scollinare a 2715 (rinunciando così, però, anche alle pendenze più aspre). Dopo la lunghissima discesa su Saint-Étienne-de-Tinée e una quindicina di chilometri di fondovalle che rappresentano il neo del tracciato, il ritorno in Italia avverrà attraverso il Colle della Lombarda, posto a 10 km appena dal traguardo. Dopo un ultimo strappo di 2300 metri all’8.1%, il Giro farà finalmente tappa a Sant’Anna di Vinadio, beffata per i ben noti motivi quindici anni or sono. La maglia rosa sarà di fatto assegnata definitivamente ai 2015 metri dell’arrivo più alto della Corsa Rosa 2016, visto che la Cuneo – Torino conclusiva sarà una semplice passerella.
Speriamo di non irritare i lettori più scaramantici sottolineando il grande rischio che Mauro Vegni ha scelto di correre includendo due colli ad oltre 2700 metri di quota in punti nevralgici delle ultime due tappe di montagna; a parte queste incognite, però, il percorso, pur inferiore al precedente, merita comunque un giudizio positivo. Trovato il canovaccio, si tratterà ora di definire gli interpreti: Nibali dovrebbe tornare al Giro come leader della Astana, che manderà invece Aru al Tour da capitano; Landa e Pinot, tra i grandi nomi stranieri, sembrano i più probabili. Per il resto – come è inevitabile che sia, a stagione 2015 non ancora conclusa e senza conoscere i percorsi degli altri due GT – restano solo ipotesi più o meno suggestive, tra cui quella di rivedere in Italia Contador, che oggi non ha escluso la sua presenza malgrado l’esito infelice del tentativo di doppietta di quest’anno. Valverde, ospite alla presentazione, che al Tour sarebbe probabilmente costretto ad un ruolo di subordinato, potrebbe decidere di esordire al Giro a 36 anni, mentre Sagan, anch’egli invitato, è parso molto meno possibilista. Di più si saprà probabilmente fra una quindicina di giorni, quando anche il Tour 2016 verrà svelato, e qualcuno potrebbe già essere spinto verso l’una o l’altra corsa.
Matteo Novarini