ARMISTEAD, QUANDO IL PRONOSTICO NON PESA

settembre 27, 2015
Categoria: News

La più attesa e marcata in gara, la britannica Elizabeth Armistead, non risente del peso del pronostico e delle attenzioni delle avversarie e conquista di forza il titolo mondiale, bruciando allo sprint Anna van der Breggen. Sul gradino più basso del podio sale l’americana Guarnier, che relega alla medaglia di legno Elisa Longo Borghini. Sfortunata Giorgia Bronzini, vittima di un guaio al cambio all’ultimo chilometro, quando sembrava comunque aver perso il treno buono.

Ha trionfato la favorita della vigilia, nella prova su strada femminile elite del Mondiale di Richmond: Elizabeth Armitstead, dominatrice della stagione e nuovo faro del ciclismo “in gonnella”. La britannica ha saputo sfruttare appieno le caratteristiche del circuito virginiano, che premiano le ruote più forti e in forma del gruppo. La campionessa britannica è anche riuscita a sopperire all’assenza di compagne negli ultimi cruciali chilometri della corsa, ricevendo anche un insperato e involontario aiuto dalla squadra olandese.
Proprio le “orange” avevano assunto il ruolo di “faro”, per gran parte della corsa, cercando già negli ultimi cento chilometri di indurire la competizione tirando e mandando ragazze all’attacco. Il possibile maltempo non è arrivato sul percorso, ma la condotta di gara ha fatto sì che si creasse comunque una certa selezione. La squadra italiana in questa fase è sempre stata molto attenta, inserendo sempre un elemento a stoppare le fughe pericolose, soprattutto Marta Bastianelli, Elena Cecchini e Valentina Scandolara.
Uno dei primi momenti decisivi è stato a circa 35 chilometri dall’arrivo, quando l’annullamento della fuga dell’olandese Chantal Blaak è coinciso con un’accelerazione di tutte le favorite sul muro in pavé (l’ormai famosa Libby Hill). La selezione è stata immediata e il gruppo si è assottigliato molto. In contropiede, l’americana Evelyn Stevens ha promosso un’azione di 8 atlete, tra le quali la nostra Elena Checchini, ma il tentativo si è presto esaurito.
Il secondo momento decisivo è arrivato a circa 25 chilometri dalla fine, con un gruppo di otto atlete che ha raggiunto l’australiana Neylan, partita poco prima. Si è formata così una fuga di nove che ha caratterizzato gli ultimi due giri sul circuito: Emilia Fahlin (Svezia), Amy Pieters (Olanda), Audrey Cordon (Francia), Malgorzata Jasinska (Polonia), Romy Kasper (Germania), Coryn Rivera (Stati Uniti), Lauren Kitchen e Rachel Neylan (Australia) e la nostra Valentina Scandolara, a cui la gamba evidentemente scappava e che si è dimostrata la più attiva del gruppetto in fuga, tra tirate e scatti per stoppare le avversarie.
Accordo non propriamente idilliaco, dunque, tra le attaccanti, ma nonostante ciò le nove hanno preso un bel vantaggio sul gruppo (più di un minuto), visto che le maggiori nazionali erano rappresentate nella fuga e la favorita Armitstead non aveva più compagne in grado di tirare il plotone principale.
A 8 chilometri dalla fine, in pieno ultimo giro, un tentativo di stop della Scandolara sull’australiana Kitchen si è trasformato in una fuga quasi decisiva: le due hanno trovato accordo e hanno scavato un gap che le altre sette non sono riuscite a chiudere. Sembrava l’azione decisiva del Mondiale, complice anche una produzione e regia non degna di un campionato del Mondo, che, non dando notizie del gruppo principale, aveva creato nello spettatore l’illusione che dietro si fossero ormai rialzate. Ma all’imbocco dell’ultimo passaggio su Libby Hill ecco che il plotone lanciatissimo è rientrato prepotentemente nelle inquadrature, a soli 16″ dalla testa della corsa. L’Olanda aveva lavorato, togliendo non poche castagne dal fuoco all’isolata Armitstead, che alla tornata precedente aveva addirittura tentato un allungo in prima persona per provare a raddrizzare la situazione.
Le sette inseguitrici sono state subito riassorbite sulle curve in pave, mentre Scandolara e Kitchen sono rimaste in testa con poche decine di metri di vantaggio. Breve e veloce discesa, ed ecco il secondo muro, la brevissima e rettilinea rasoiata della 23rd Street. Qui le due attaccanti sono state riprese dalle migliori del gruppo: Niewiadoma, Cromwell, Armitstead e Guarnier. Più staccate le italiane, ma un’inesauribile Valentina Scandolara, trovatasi in testa insieme alle migliori, ha fatto da stopper, favorendo così il rientro delle compagne Cecchini, Bronzini e Longo Borghini.
Il circuito di Richmond, però, presenta anche una terza ascesa: Governor Street, la più facile, è poco più di un falsopiano, ma anche la più decisiva, visto che termina a meno di mille metri dalla linea. Qui Lizzie Armitstead ha vinto il suo Mondiale: la sua progressione ha fatto fuori le italiane più veloci (ha tenuto solo la Longo Borghini) e ha intossicato le gambe delle altre favorite.
Sul rettilineo finale si è così presentato un gruppetto di otto atlete: Armitstead, Niewiadoma, Longo Borghini, la campionessa uscente Pauline Ferrand-Prevot (brava a tenere, ma senza più gambe per sprintare), l’americana Guarnier, la svedese Johansson, la olandese Van Der Breggen e la svizzera Neff. E’ stata una volata strana, data la stanchezza e l’acido lattico nelle gambe di tutte, e la Armitstead, complice la poca lucidità della Van Der Breggen, è riuscita ad imporsi e a portarsi a casa una meritatissima maglia iridata. Elisa Longo Borghini, probabilmente la più lenta allo sprint di tutto il gruppetto, ha dato per un attimo l’impressione di poter raggiungere un incredibile podio, ma è stata sopravanzata negli ultimi metri dall’americana Megan Guarnier, che ha così conquistato la medaglia di bronzo. Un’emozionata Longo Borghini ha dichiarato subito dopo l’arrivo che avrebbe dato qualunque cosa per “scambiarsi” con una compagna più veloce, confermando il grande spirito di squadra delle azzurre. Purtroppo per l’Italia è arrivata ancora una medaglia “di legno”, come lo scorso anno, ma i complimenti vano fatti lo stesso.
Cosa ci dice sul percorso la prova delle donne in ottica Mondiale uomini elite? Il circuito di Richmond è facile, ma le difficoltà, per quanto brevi, sono a ridosso dell’arrivo, per cui è probabile che i corridori più in forma e adatti ai brevi muri avranno buon gioco a presentarsi davanti sul rettilineo finale. Tra questi, purtroppo, non ci sono corridori italiani e la cattiva notizia è che i lunghi e piatti rettilinei di tutta la parte precedente del circuito non favoriscono le fughe (una delle frecce all’arco dell’Italia) e permettono un facile controllo da parte del gruppo. Tuttavia, nazionali di favoriti come la Norvegia o la Slovacchia hanno pochi o nessun gregario, per cui siamo sicuri che gli ultimi giri di circuito saranno da trattenere il fiato e i ragazzi di Cassani sapranno onorare la maglia azzurra.

Francesco Bertone

ORDINE D’ARRIVO
1 Elizabeth Armitstead (Great Britain) 3:23:56
2 Anna Van Der Breggen (Netherlands)
3 Megan Guarnier (United States Of America)
4 Elisa Longo Borghini (Italy)
5 Emma Johansson (Sweden)
6 Pauline Ferrand Prevot (France)
7 Katarzyna Niewiadoma (Poland)
8 Alena Amialiusik (Belarus)
9 Jolanda Neff (Switzerland)
10 Ellen Van Dijk (Netherlands) 0:00:09
11 Joelle Numainville (Canada)
12 Trixi Worrack (Germany)
13 Karol-Ann Canuel (Canada)
14 Ashleigh Moolman-Pasio (South Africa)
15 Christine Majerus (Luxembourg)
16 Lucinda Brand (Netherlands)
17 Tiffany Cromwell (Australia)
18 Elena Cecchini (Italy) 0:00:17
19 Rachel Neylan (Australia)
20 Lizzie Williams (Australia)
21 Malgorzata Jasinska (Poland)
22 Linda Melanie Villumsen (New Zealand)
23 Valentina Scandolara (Italy) 0:00:19
24 Evelyn Stevens (United States Of America)
25 Amalie Dideriksen (Denmark) 0:00:31
26 Emilia Fahlin (Sweden)
27 Giorgia Bronzini (Italy) 0:00:36
28 Lauren Kitchen (Australia) 0:00:46
29 Katrin Garfoot (Australia)
30 Lisa Brennauer (Germany) 0:00:49
31 Romy Kasper (Germany) 0:00:51
32 Leah Kirchmann (Canada) 0:00:52
33 Ganna Solovei (Ukraine)
34 Daiva Tuslaite (Lithuania)
35 Rasa Leleivyte (Lithuania)
36 Alison Jackson (Canada)
37 Emilie Moberg (Norway)
38 Diana Penuela (Colombia)
39 Coryn Rivera (United States Of America)
40 Lotta Lepisto (Finland)

Una commossa Elizabeth Armistead subito dopo larrivo (foto Tim de Waele)

Una commossa Elizabeth Armistead subito dopo l'arrivo (foto Tim de Waele)

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