STRAPPI A MENDE: LOTTE FRATRICIDE, SOGGHIGNANO GLI INGLESI

luglio 18, 2015
Categoria: News

Un’altra tappa fedele al copione, con appena qualche sussulto finale. I germogli francesi si mettono in luce, con una fuga, per la visita presidenziale, però gli scalatori dell’anno a questo Tour sono rigorosamente made in UK.

Una volta di più, il Tour non ha nulla da offrire prima dei venti minuti conclusivi. Colpa di un tracciato che predilige strade comunque adatte alla carovana pubblicitaria, certo, ma colpa anche di quei team che preferiscono l’attendismo sperando che, stando a guardare, prima o poi le cose cambino da sole. Magari addirittura dopo la tappa di Parigi?
La fase più combattuta è la formazione della fuga, ma non certo perché i candidati alla classifica generale facciano pressione per inserire uomini pericolosi. Sono tutte dinamiche interne tra i pesci piccoli, per litigarsi le briciole rimaste a disposizione. Alla fine se ne vanno in una ventina, con Sagan che è bravo a far razzia di punti per la maglia verde in una giornata che a Cavendish e Greipel non può offrire proprio nulla. Lo slovacco si piazza tanto senza vincere, ma sta pure lottando – pressoché in solitaria, visto che la squadra si stringe attorno a Contador – contro un sistema di punteggi escogitato esplicitamente e apertamente per impedirgli di conquistare quella che dovrebbe essere la seconda maglia più importante del Tour dopo la gialla. E, ciò nonostante, lui è comunque davanti a tutti, nella speciale classifica.
Vediamo dunque come va ai fuggitivi, i cui movimenti e scossoni interni si riducono a un nulla di fatto ai piedi delle brevi ma impervie rampe di Mende. Brevi e impervie, ma nemmeno così brevi, alla fin fine: una salita vera, capace di fare più selezione, in fin dei conti, che Plateau de Beille. Che sorpresa dunque veder vincere Stephen Cummings, stagionato inglese andato a chiudere la carriera nella squadra simpatia, i sudafricani della MTN-Qhubeka, che oggi celebravano con un casco speciale la giornata di Mandela.
Lo spirito di “Madiba” deve aver sospinto il caparbio inglese, che scalatore non è mai stato dall’alto del suo metro e novanta per 73 kg: tra le sue scarse vittorie si annoveravano tappe alla Vuelta e al Giro di Pechino, ma sempre e comunque con arrivi in discesa o al più mossi. Vero è che quest’inverno, in apertura di stagione, si era messo in luce reggendo al recupero di Valverde su uno strappo in quel di Mallorca; però di altri precedenti ce n’erano ben pochi, nel suo passato che con Froome e Geraint Thomas vede la militanza comune in Barloworld prima e in Sky poi. Cummings ha anche un cameo nella Discovery Channel del 2007, ma di miracoli in salita non ne è rimasta traccia. E, invece, ecco che quando il gioco si fa duro, a 34 anni suonati, il nostro agente in Sudafrica va a scavalcare proprio in cima alla salita i due gioiellini della nouvelle vague transalpina, quei Bardet e Pinot che della sfida alla gravità fanno il proprio punto di forza. Una volta pigliatili, l’esperto inglese se li è mangiati in un boccone tra le curve dell’ultimo km e mezzo di tappa, ormai pianeggianti. Ma il vero miracolo è stato quando la strada saliva, lasciando che i due francesi si lanciassero sulle barricate (aggressivo da subito Bardet, che stronca Simon Yates dalla propria ruota, più regolare Pinot), per poi sbucare dal nulla proprio sul più bello, doppiando anche Rigoberto Urán. Masticherà amaro il presidente Hollande, venuto in visita a quella che è stata ribattezzata la “Montée Jalabert”, e forse anche la vittoria odierna è un omaggio alle metamorfosi che certi fasi storiche del ciclismo consentono di ammirare. Non c’è solo la classe, nella vita, ci sono pure la freddezza e la grinta…
Il gruppo principale avanza ancora una volta in mesta processione per i su e giù dell’ultima ora di tappa, per poi svegliarsi in attesa dei 5 km finali.
La novità, relativa, è vedere Quintana muoversi fin dalle prime asperità dell’ultima ascesa. La – minor – novità è vedere Nibali in cerca di conferme, di sensazioni, che si porta subito in compagnia del colombiano e addirittura gli dà qualche cambio. Anche Valverde si aggrega, vedendo che Froome non reagisce immediatamente e che Van Garderen sembra patire fin da subito. Contador rimane, invece, incollato alla ruota di Froome. La maglia gialla, però, sta correndo da calcolatore: alza progressivamente il ritmo, in modo da tenere il terzetto a tiro, e davanti vanno a loro volta aprendo il gas, fino a che Valverde non si sgancia. Sembra quasi di rivedere un Nibali all’altezza del 2014, ma l’illusione dura poco: il fuorigiri si paga e lo “Squalo” è costretto ad arenarsi, mentre Contador dietro comincia a stentare. Le carte si rimescolano quindi completamente, con Froome a far coppia davanti con Quintana (l’inglese rimane rigorosamente a ruota del colombiano), poi Contador e Valverde a seguire, quindi Nibali assetato di ossigeno e infine un Van Garderen che sputa l’anima. Più dietro il gruppetto dei “meno” migliori, tra i quali c’è Thomas a tenere alta la bandiera degli albionici over 70 kg anche qui dietro.
La salita, come detto, è breve e dura, non c’è spazio per grandi giochi tattici. Fa, però, strano vedere come davanti tiri solo Quintana, con Valverde che, dopo essere stato passivo, scatta in faccia a Contador per provare a riportarsi sui primi. Sembra proprio che i due Movistar corrano ognuno per sé o, comunque, con in testa un doppio podio piuttosto che non l’attacco frontale alla maglia gialla (in alcuni frangenti si ha l’orrenda sensazione, non del tutto assodata razionalmente, che i due “telefonici” corrano l’uno contro l’altro!). Un eventuale ricongiungimento avrebbe dato adito a possibili manovre a tenaglia, che senz’altro avrebbero messo pressione, almeno nervosa, su Froome, il quale pare totalmente ossessionato dal non voler mostrare cedimento alcuno contro nessuno dei due campioni del team ispanico, visto che sprintò l’altro giorno contro Alejandro (perdendo) e sprinta pure oggi, con condimento di scomposto colpo di reni, contro Quintana.
Contador è chiaramente poco brillante, ma alla fin fine accusa meno di venti secondi da Froome. Lo stesso Nibali, dopo lo sforzo richiesto per stare a fianco di Quintana mentre il colombiano dava un giro di vite dietro l’altro, si è sì piantato, ma è riuscito anche a ritrovarsi prima della fine della salita, tornando a sganciare un Van Garderen in pericoloso avvicinamento e mantenendo intorno alla quindicina di secondi la differenza da Valverde e Contador. Mezzo minuto da un Froome assatanato non è gran cosa, un prezzo che vale la pena di pagare in cambio di un bello scossone alle dinamiche di corsa e magari anche al proprio morale ingessato. Suscita perplessità sentire dopo la gara i rimbrotti del preparatore (“troppo lungo questo fuorigiri”) e la compunzione dello stesso Nibali (“avrei dovuto salire più regolare”). Slongo per Nibali ha fatto tanto, ma il ciclismo non è solo regolarità e risparmio, è anche uscire dai limiti nel momento giusto. Se ce ne si scorda, resta solo il rapporto peso/potenza che, a quanto pare, è migliore in casa altrui.
Col passare delle giornate sembra delinearsi sempre meglio lo scenario previsto alla vigilia: Quintana, Froome, Contador e Nibali i migliori (salvo i fuochi artificiali espressi nella prima salita secca dal fenomeno Sky con i suoi fidi scudieri), assieme a un Valverde sornione e a un Van Garderen sempre più al gancio in salita. Viene il dubbio che molte squadre abbiano fatto l’errore già commesso da altri per il Giro, leggere la corsa come molto orientata sulla terza settimana, dando per scontato che i propri alfieri, soprattutto nel caso di Nibali, avessero su Froome e Quintana un “vantaggio naturale” in quella prima settimana. Nel caso di Contador non è né un sospetto né una scelta, è un dato di fatto, dato il programma che prevedeva un Giro durissimo e un Tour che imponeva riposo e non rifinitura… o affilatura a pelle e ossa (anzi, Alberto è partito con almeno 3 kg di sovrappeso, pagati cari sugli strappi tipo classiche e sulla prima ascesa isolata). Peccato, però, che le cose non siano andate come previsto e poi quando i minuti pesano anche le gambe girano più a fatica, è dura soffrire alla morte pensando che si è già dietro anni luce. Ci sarà tempo per scompaginare tutto sulle Alpi? In teoria sì, nella pratica del disegno di questo Tour che privilegerà le mini-tappe da under 23 sarà davvero dura. In particolar modo nel caso che la Movistar continui, come finora, a correre per la classifica collettiva più che per un trionfo individuale (vedansi gli uomini mandati in fuga solo per rafforzare la classifica generale per team e non per motivi tattici!). Il trionfo individuale richiede sacrifici e azzardi che il gruppo spagnolo, e alcune delle sue individualità, sono ben lungi dal voler fare. E così, nessuno per tutti e ognuno per sé. Mentre gli inglesi si prendono un bel té.

Gabriele Bugada

ORDINE D’ARRIVO

1 Stephen Cummings (GBr) MTN – Qhubeka 4:23:43
2 Thibaut Pinot (Fra) FDJ.fr 0:00:02
3 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:03
4 Rigoberto Uran (Col) Etixx – Quick-Step 0:00:20
5 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo 0:00:29
6 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar 0:00:32
7 Ruben Plaza Molina (Spa) Lampre-Merida
8 Bob Jungels (Lux) Trek Factory Racing
9 Jonathan Castroviejo (Spa) Movistar Team
10 Simon Yates (GBr) Orica GreenEdge 0:00:33
11 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale 0:01:07
12 Jarlinson Pantano (Col) IAM Cycling 0:01:10
13 Pierre-Luc Perichon (Fra) Bretagne-Séché Environnement 0:02:00
14 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:02:12
15 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
16 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
17 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team 0:02:43
18 Michal Golas (Pol) Etixx – Quick-Step 0:03:25
19 Jérémy Roy (Fra) FDJ.fr
20 Christopher Froome (GBr) Team Sky 0:04:15
21 Nairo Quintana (Col) Movistar Team 0:04:16
22 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 0:04:19
23 Alberto Contador (Spa) Tinkoff-Saxo 0:04:34
24 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:04:45
25 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team 0:04:55
26 Robert Gesink (Ned) Team LottoNL-Jumbo 0:05:06
27 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
28 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar
29 Bauke Mollema (Ned) Trek Factory Racing
30 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
31 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling
32 Matthieu Ladagnous (Fra) FDJ.fr
33 Michele Scarponi (Ita) Astana Pro Team
34 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team 0:05:22
35 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin 0:05:25
36 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team
37 Andrew Talansky (USA) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:06:26
38 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale
39 Daniel Teklehaimanot (Eri) MTN – Qhubeka
40 Daniel Navarro (Spa) Cofidis, Solutions Credits
41 Luis Angel Mate (Spa) Cofidis, Solutions Credits
42 Steven Kruijswijk (Ned) Team LottoNL-Jumbo
43 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:06:50
44 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo 0:07:21
45 Jan Barta (Cze) Bora-Argon 18
46 Brice Feillu (Fra) Bretagne-Séché Environnement
47 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
48 Stef Clement (Ned) IAM Cycling 0:07:33
49 Nicolas Roche (Irl) Team Sky
50 Damiano Caruso (Ita) BMC Racing Team 0:07:58

CLASSIFICA GENERALE

1 Christopher Froome (GBr) Team Sky 56:02:19
2 Nairo Quintana (Col) Movistar Team 0:03:10
3 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team 0:03:32
4 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 0:04:02
5 Alberto Contador (Spa) Tinkoff-Saxo 0:04:23
6 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:04:54
7 Robert Gesink (Ned) Team LottoNL-Jumbo 0:06:23
8 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:08:17
9 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal 0:08:23
10 Bauke Mollema (Ned) Trek Factory Racing 0:08:53
11 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin 0:11:03
12 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:13:10
13 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling 0:13:26
14 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team 0:14:21
15 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar 0:14:58
16 Andrew Talansky (USA) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:22:18
17 Thibaut Pinot (Fra) FDJ.fr 0:30:57
18 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0:31:05
19 Joaquim Rodriguez (Spa) Team Katusha 0:31:45
20 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:33:18
21 Jarlinson Pantano (Col) IAM Cycling 0:34:44
22 Gorka Izagirre (Spa) Movistar Team 0:37:46
23 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo 0:38:37
24 Serge Pauwels (Bel) MTN – Qhubeka 0:40:36
25 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale 0:41:15
26 Jonathan Castroviejo (Spa) Movistar Team 0:43:00
27 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:43:29
28 Rigoberto Uran (Col) Etixx – Quick-Step 0:46:27
29 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team 0:47:37
30 Michael Rogers (Aus) Tinkoff-Saxo 0:49:53
31 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal 0:52:16
32 Daniel Martin (Irl) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:53:54
33 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling 0:55:55
34 Jean-Christophe Peraud (Fra) AG2R La Mondiale 0:56:21
35 Alberto Losada Alguacil (Spa) Team Katusha 0:56:26
36 Jan Barta (Cze) Bora-Argon 18 0:58:37
37 Romain Sicard (Fra) Team Europcar 1:01:22
38 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 1:02:10
39 Steven Kruijswijk (Ned) Team LottoNL-Jumbo 1:02:42
40 Nicolas Roche (Irl) Team Sky 1:04:41
41 Haimar Zubeldia (Spa) Trek Factory Racing 1:04:42
42 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo 1:05:34
43 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar 1:05:52
44 Adam Yates (GBr) Orica GreenEdge 1:06:34
45 Bram Tankink (Ned) Team LottoNL-Jumbo 1:07:32
46 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Alpecin 1:07:55
47 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo 1:11:23
48 Laurens Ten Dam (Ned) Team LottoNL-Jumbo 1:16:10
49 Jacques Janse Van Rensburg (RSA) MTN – Qhubeka 1:16:13
50 Tiago Machado (Por) Team Katusha 1:16:29

Cummings si impone sul traguardo di Mende, approdo del tappone della tre giorni del Massiccio Centrale (foto Getty Images Sport)

Cummings si impone sul traguardo di Mende, approdo del ''tappone'' della tre giorni del Massiccio Centrale (foto Getty Images Sport)

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