NON SOLO NIBALI: VALVERDE, SAGAN E RUI COSTA AL TOUR DA CAMPIONI NAZIONALI
Oltre al siciliano, vincitore a Superga, altri paesi vedranno i loro colori esibiti da nomi eccellenti al prossimo Tour de France: Valverde batte tutti a Caceres, Sagan vince per il quinto anno consecutivo, Rui Costa per la prima volta. Mancherà tuttavia il tricolore di casa, conquistato da Steven Tronet della Auber 93, non invitata alla Grande Boucle. Assenti anche i campioni di Belgio, Olanda, Russia e Germania.
A pochi giorni dal via del Tour de France, è stata ovviamente la vittoria di Vincenzo Nibali a Superga a fare più rumore nel week-end dedicato ai campionati nazionali, rilanciando – qualora ce ne fosse bisogno – le quotazioni del campione uscente. Il siciliano sarà il solo dei Fab 4 a presentarsi ad Utrecht in maglia di campione del suo paese, in un déja-vu di dodici mesi fa: la tenuta giallo-blu-rosso colombiana, detenuta da Chalapud, non sarà al via, mentre Froome e Contador vedranno i colori di Gran Bretagna e Spagna addosso a Kennaugh e Valverde, rispettivamente.
Oltre la Manica, a nulla sono valsi i fermi tentativi del Team Sky di compiere un clamoroso harakiri, con Rowe, Stannard e lo stesso Kennaugh apparentemente più interessati a scongiurare la vittoria di un compagno che quella di Cavendish, partito senza compagni. Il tre contro uno si è ridotto così ad un pericoloso testa a testa tra Kennaugh e Cannonball, con il primo che soltanto sull’ultima asperità a disposizione sul tracciato di Lincoln è riuscito a scongiurare uno sprint dall’esito scontato.
In Spagna, a Caceres, Valverde ha invece conquistato per la seconda volta il titolo spagnolo, gentilmente concesso dodici mesi fa al compagno ed amico Izagirre. Un successo, arrivato 7 anni dopo quello su Sevilla e Pereiro nel 2008, che rimpingua il già eccezionale palmares del murciano in questo 2015, con la perla della Liegi ad impreziosire un bottino forte anche di Freccia Vallone, Challenge de Mallorca e tre tappe al Catalunya. Potremmo considerare proprio Valverde come il più autorevole pretendente alla maglia gialla tra i campioni nazionali dopo Nibali, non fosse per la presenza in squadra di Nairo Quintana, per il quale l’ex Embatido potrebbe rappresentare una formidabile spalla o una pesantissima zavorra, a seconda degli scenari di corsa.
Supponendo che la prima settimana fili liscia – cosa tutt’altro che scontata – e che il colombiano possa così dedicarsi all’attacco alla maglia gialla sin dai Pirenei, con annessa assunzione del ruolo di gregario di lusso di o seconda punta da parte di Valverde, più temibile in ottica classifica appare così Alberto Rui Costa, laureatosi per la prima volta campione portoghese. Piegato un anno fa da Nelson Oliveira, l’iridato di Firenze ha spezzato una maledizione quasi inspiegabile, dando prova di una condizione in crescita evidenziata già al Delfinato. La maglia gialla sembra questione per altri, ma chi punta ad un piazzamento nei 5 o poco lontano dovrà probabilmente fare i conti con il lusitano, che potrebbe anche andare in caccia della maglia gialla nella nervosissima prima settimana di Tour.
Se il successo di Rui Costa poteva essere considerato prevedibile, con quello di Peter Sagan in Slovacchia si entra nel campo dello scontato. Per il fuoriclasse di Zilina si tratta del sesto successo in fila, nonché il primo con il fratello Juraj in veste di primo dei battuti, nel ruolo che per due volte era stato di Peter Velits.
Colori che invece mancheranno del tutto al via saranno quelli dei padroni di casa, il cui campionato nazionale ha visto la sorprendente affermazione di Steven Tronet, alfiere della Auber 93, non invitata al Tour. In chiave Grande Boucle, peserà senz’altro di più l’infortunio di Nacer Bouhanni, anche se – dopo l’iniziale spavento che aveva indotto il neo-acquisto Cofidis a preannunciare il forfait – la sua partecipazione appare sempre più probabile, sia pur in condizioni non ottimali.
Altra maglia storica che mancherà nel prossimo luglio sarà quella di campione belga, sfuggita a tutti i grossi calibri e conquistata da Preben Van Hecke, 22enne della Topsport, altra compagine non invitata da Prudhomme e compagni. Sarà invece rappresentata la Germania, dove il giovanissimo Emanuel Buchmann della Bora-Argon ha beffato i più quotati Arndt e Burghardt. Mancheranno invece per scelta tecnica degli staff Katusha ed Etixx la divisa di campione russo, sulle spalle di Trofimov, lasciato a casa dopo un Giro brillante per le prime due settimane, e Terpstra, escluso malgrado il pavé della quarta tappa, sul quale si sarebbe presentato tra i favoriti.
Se per quanto riguarda le prove in linea le sorprese non sono mancate, ben più prevedibile è stato – come quasi sempre accade – il responso delle prove a cronometro. Il solo verdetto davvero inatteso è giunto infatti dall’Olanda, dove Dumoulin, evidentemente provato dalle fatiche del Giro di Svizzera, non è andato oltre il quarto posto nella gara vinta da Wilco Kelderman. In ottica Tour, l’indicazione più interessante – in negativo – è giunta dalla Francia, dove Jean-Christophe Péraud, secondo un anno fa, si è fermato a metà percorso, dopo rilevamenti intermedi ben al di sotto delle attese. Certo, le prove contro il tempo non saranno il fulcro della prossima Grande Boucle, ma il segnale, se confrontato con quelli arrivati da Nibali, Contador, Froome e Pinot nelle ultime settimane, non è delle più confortanti.
Senza voler annoiare con un elenco completo dei vincitori di ogni campionato nazionale del week-end, è tuttavia doveroso segnalare quanto accaduto nella prova bielorussa. O, per meglio dire, al termine della prova stessa, allorché Andrei Krasilnikau, fresco vincitore, anziché ricevere i complimenti del boss del Team Minsk, si è visto licenziare in tronco. Il boss in questione, infatti, non è altri che Alieksandr Kuchynski, transitato anche dalla Liquigas e ora leader e manager della neonata formazione bielorussa. La sconfitta per mano di un dipendente non è piaciuta all’ex gregario di Nibali e Basso, che ha cacciato su due piedi Krasilnikau, già messosi (via twitter) in cerca di un nuovo ingaggio.
Matteo Novarini