STAGIONE 2015: THE SHOW MUST GO ON, DELFINATO VS SVIZZERA…. VERSO IL TOUR
giugno 6, 2015
Categoria: Approfondimenti
Nel mese che fa da “trait d’union” tra il Giro d’Italia e il Tour de France il calendario World Tour proporrà le due corse a tappe più gettonate da chi intende preparare al meglio la Grande Boucle. Chi punterà ad affinare la propria condizione in montagna sceglierà le rotte del Delfinato, quest’anno particolarmente indicate perché sarà riproposto pari pari uno dei tapponi dell’imminente Tour de France, oltre alla cronometro a squadre, altro importante appuntamento della corsa francese. Chi opterà, invece, per un terreno di gara meno accidentato prenderà la strada per la Svizzera, dove s’incontreranno un solo tappone, tante frazioni nervose e due cronometro individuali.
Il Giro è terminato da appena sette giorni e già all’orizzonte si profila il prossimo grande evento della stagione ciclistica, il Tour de France, che scatterà da Utrecht tra meno un mese più tardi, il 4 luglio. È dunque arrivata l’ora delle due tradizionali “palestre” d’allenamento in corsa alla Grande Boucle, i Giri del Delfinato e della Svizzera, le principali corse a tappe che s’incontrano nel mese di transizione tra la corsa rosa e il Tour e che offriranno differenti palcoscenici, per tutti i gusti. Chi preferirà una marcia d’avvicinamento più montagnosa sceglierà di schierarsi al via della corsa francese che, quest’anno più che nelle altre edizioni, si annuncerà come corposa anteprima del Tour, con l’inserimento nel percorso di una cronosquadre e, soprattutto, di una frazione identica a uno dei tapponi sui quali si definiranno le sorti della maglia gialla. Il Tour de Suisse, invece, come capitato spesso nel recente passato, ha puntato su di un tracciato decisamente meno tarato sulla conformazione geografica della Confederazione Elvetica e che costituirà un approccio più soft al Tour, strizzando l’occhio anche ai cronoman, categoria che, a dire il vero, sarà penalizzata a luglio per la scelta d’inserire appena 42 Km da percorrere contro il tempo (13,8 individuali e 28 a squadre) lungo la rotta per Parigi.
Il Delfinato – o, per essere precisi, il Critérium du Dauphiné – si svolgerà quest’anno dal 7 al 14 giugno percorrendo 1213 Km in otto frazioni, 4 delle quali di montagna, una a cronometro e tre destinate agli sprinter. La prima tappa sarà una di queste ultime, di certo non una delle più semplici per i velocisti poiché la Ugine-Alberville prevederà nel finale la breve ma secca Côte du Villard (1,2 Km all’8,7%), salita inserita nelle fasi iniziali di un circuito semicittadino di 16 Km che dovrà essere ripetuto 5 volte. Da un lato, dunque, farà gola ai finisseur e potrà scremare la pletora dei velocisti, dall’altro questi ultimi avranno poi a disposizione 12 Km per tentare di rientrare e andarsi a giocare la volata: l’anello ricorda un po’ quello sul quale si disputò la tappa di Marostica del Giro del 1994, con la Rosina da ripetere 5 volte, vinta dal velocista uzbeko Abdujaparov, anche se va detto che in quell’occasione c’era qualche chilometro in più da percorrere per andare al traguardo dopo lo scollinamento.
Più chances per la premiata categoria ci saranno l’indomani, nonostante la presenza di una salita di 1a categoria (gli 8,7 Km al 6,7% del Col de Cuvéry) lungo i 173 Km che condurranno il gruppo da Le Bourget-du-Lac al parco ornitologico di Villars-les-Dombes, con l’ultima difficoltà altimetrica collocata a 100 Km dal traguardo.
Tornerà poi al Delfinato la cronometro a squadre, disputata l’ultima volta in questa corsa nel 1980 ed inserita dagli organizzatori in vista di quella che s’affronterà il 12 luglio tra Vannes e Plumelec, più rilevante delle due brevi frazioni contro il tempo che s’affronteranno al Tour de France di quest’anno: il tracciato prescelto, in scala altimetrica un pelo più ridotta, ricorda quello della prova collettiva della Grande Boucle e così i 24,5 Km che si dovranno percorrere tra Roanne e Montagny si presenteranno dolcemente ondulati, con un finale progressivamente, anche se dolcemente, ascendente.
Alla vigilia delle quattro tappe di montagna consecutive che costituiranno il gran finale del Delfinato si correrà un’ultima tappa destinata ai velocisti che, verso il termine della Anneyron – Sisteron, frazione più lunga dall’alto dei suoi 228 Km, dovranno “digerire” soltanto la Côte della Marquise (1,3 Km al 6,7%), ascesa di 4a categoria piazzata a 12,5 Km dal traguardo.
Le giornate decisive debutteranno con una frazione doppiamente interessante, anche se non durissima, perché la Digne-les-Bains – Pra-Loup ricalcherà fedelmente la seconda delle cinque tappe alpine del prossimo Tour, in programma il 22 luglio, che si concluderà con l’arrivo in salita a Pra Loup (6,2 Km al 6,5%) dopo aver percorso 161 Km ed esser saliti fino ai 2250 metri del Col d’Allos (14 Km al 5,5%): si tratta di un percorso storico poiché il finale è, a sua volta, la fotocopia di quello della Nizza – Pra Loup del Tour del 1975, teatro della prima grande crisi in carriera di Eddy Merckx, atto iniziale della parabola discendente del “cannibale” belga.
La successiva frazione sarà la più facile tra le quattro montane, con il breve arrivo in salita a Villard de Lans (2,2 Km dal 6,2%) preceduto di una sessantina di chilometri dalla pedalabile ascesa al Col de Rousset (13,8 Km al 5,4%), e sarà seguita a “ruota” dalla tappa regina della 67a edizione del Critérium du Dauphiné. In menù 4 classici colli del Tour (Tamiè, Forclaz, Croix Fry e Aravis) a far d’antipasto all’impegnativo arrivo in salita a Le Bettex, sopra Saint-Gervais Mont Blanc: 7 Km al 7,7% che saranno immediatamente preceduti da un vero e proprio muro, la Côte des Amerands, verticale di poco meno di 3 Km inclinata all’11,2% medio.
Potrebbe trattarsi della frazione decisiva oppure no, se si ripeterà la medesima situazione verificatasi lo scorso anno quando, affrontato a ventiquattore dalla conclusione il tappone di Finhaut-Emosson con l’avvicendamento in testa tra Froome e Contador, la classifica fu ribaltata dalla più pedalabile frazione conclusiva di Courchevel-Le Praz, che decretò a sorpresa la vittoria finale del meno quotato scalatore statunitense Andrew Talansky. Anche la tappa che porrà termine al Delfinato 2015 ricorda molto quella frazione, con l’approdo finale collocato ai 1553 metri della non terribile ascesa verso la stazione invernale di Modane-Valfréjus (8,4 Km al 5,7%), alla quale si giungerà dopo aver affrontato, tra le altre difficoltà dell’ultimo giorno di gara, la spettacolare strada dei Lacets de Montvernier, altra finestra sull’imminente Tour de France, che si attorciglierà attorno ai quei 17 tornanti, concentrati in 2 Km, nella quartultima tappa, quella di Saint-Jean-de-Maurienne.
Mentre in Francia si consumerà la dura tappa di Saint-Gervais, sulle rive dell’elvetico Lago di Zugo, a oltre 300 Km di distanza, scatterà la 79a edizione del Tour de Suisse, che si aprirà sulle strade di Rotkreuz, teatro delle prime due frazioni di una competizione che durerà un giorno in più rispetto al Delfinato: in calendario dal 13 al 21 giugno, prevederà il percorrersi di circa 1300 Km, suddivisi tra una tappa di montagna, due cronometro, una per velocisti e cinque frazioni nervose di “contorno”.
Il via sarà dei più tradizionali, un classico cronoprologo di 5 Km, movimentato da un paio di falsipiani nella prima metà e assolutamente pianeggiante nel finale, che i più veloci percorreranno in poco meno di 6 minuti. Come anticipato, il Tour de Suisse si fermerà a Rotkreuz anche per la prima tappa, incardinata su un doppio circuito e che riserverà le fasi più interessanti nel secondo anello, dove dovrà essere presa di petto due volte la salita della Michaelskreuz (4,7 Km al 7,3% con un picco al 13,9%), ideale trampolino di lancio verso il traguardo – distante poco meno di 13 Km – che farà venire l’acquolina in bocca sia ai finisseur, sia a chi punterà a indossare la maglia gialla prima che entrino in scena i pretendenti al successo finale.
Stesso discorso per la tappa del giorno successivo che, affrontati i 14,8 Km al 6,6% del celebre Passo del San Gottardo subito dopo la partenza da Quinto, si concluderà nella località ticinese di Olivone, traguardo a ridosso del quale si dovranno scavalcare i due GPM di Cumiasca (2a cat, 5,7 Km al 6,3%) e Aquila (3a cat, 3,7 Km al 5,7%), quest’ultimo collocato a 6 Km dalla linea d’arrivo, a sua volta posta al termine di un tratto in lieve ascesa.
Non cambieranno gli scenari agonistici nemmeno nella terza frazione, tracciata tra Flims e Schwarzenbach, dove si giungerà dopo aver superato la salita di 2a categoria del Wildhaus Pass e, soprattutto, un circuito finale di 29 Km caratterizzato dalla triplice ascesa al Kirchberg (3,4 Km al 4%, max del 10,3%), mentre il traguardo – 21 Km oltre lo striscione dell’ultimo GPM – sarà collocato in cima a un facile zampellotto di quasi mille metri.
Mercoledì 17 giugno sarà il giorno della “Bergetappe”, l’unica tappa di montagna del Tour de Suisse 2015 che, dopo la partenza da Unterterzen, si svolgerà in gran parte in territorio austriaco per approdare ai 2669 metri dei Ghiacciai di Sölden, tradizionale sede d’apertura della Coppa del Mondo di sci alpino, dove si giungerà dopo aver affrontato una delle più dure ascese della catena alpina, quasi 13 Km d’arrampicata al 10,2% medio, resi ancora più dura dalla quota e dall’elevato chilometraggio della tappa (237,3 Km), lungo la quale dovrà essere affrontata un’altra salita over 2000, il Passo Bielerhöhe (2036 metri, 14,5 Km al 6,7%), che potrebbe rimanere nelle gambe nonostante sia collocata a quasi 130 Km dal traguardo dei ghiacciai, che una decina d’anni fa sono stati arrivo di due frazioni del Giro di Germania, in entrambi i casi rivelatesi decisive per le sorti della classifica.
Alla tappa più difficile seguirà quella che, invece, si annuncia come la più facile, l’unica destinata ai velocisti, che troveranno ben poche difficoltà distribuite lungo i 193 Km che da Wil condurranno a Biel/Bienne. Forse i più dotati e potenti elementi dello sprint – corridori alla Degenkolb, per intenderci – potrebbero far bene anche l’indomani, al termine della Biel/Bienne – Düdingen, la cui altimetria ricorda quelle di certe tappe mosse della Tirreno-Adriatico, con diversi saliscendi lungo il cammino e gli ultimissimi chilometri in lieve salita.
Berna, la capitale confederata, accoglierà il gran finale della corsa, con due frazioni che disputeranno sul medesimo circuito ma dal differente “spessore”: se il sabato l’anello di una quarantina di chilometri – da ripetere 4 volte – costituirà un’ultima, succulenta occasione per i finisseur grazie alla presenza dello strappo dell’Aargauerstalden (800 metri al 7,1%) a 2,5 Km dal traguardo, la domenica su quelle stesse tormentate strade, che non proporanno solo quello strappo, andrà in scena un’impegnativa cronometro individuale, non proprio agevole per i passistoni che prediligano i piattoni per esprimere al meglio le loro potenzialità.
Dunque, nonostante i difetti del tracciato, ci sarà comunque da divertirsi, fino all’ultimo colpo di pedale.
Mauro Facoltosi