UN GIRO GIA’ DECISO?

maggio 25, 2015
Categoria: Approfondimenti

Dopo la grande prestazione a cronometro e la convincente difesa di Madonna di Campiglio, Contador sembra aver messo le mani sul Giro d’Italia. Solo la Astana, forte di due uomini nelle zone alte della classifica, sembra poter rimettere in discussione la maglia rosa, approfittando delle quattro tappe di montagna ancora da disputare. A cominciare da domani, quando la corsa si arrampicherà sul Mortirolo.

Dopo un week-end come quello appena trascorso, è facile cedere alla tentazione di dare per deciso il Giro d’Italia e di celebrare anzitempo il terzo trionfo rosa di Alberto Contador. Con un corridore superiore per gambe e testa alla concorrenza, forte di un margine di oltre due minuti e mezzo sul più diretto inseguitore, nemmeno le quattro tappe di montagna all’orizzonte di una terza settimana tutta in quota sembrano sufficienti a rovesciare le gerarchie della corsa. Eppure, all’alba del secondo giorno di riposo, non è difficile trovare validi motivi per convincersi che il Giro ha senz’altro trovato un padrone, ma non ancora un vincitore.
In primo luogo – è banale ma doveroso ricordarlo -, il Giro in corso ha già provveduto più volte a ricordare come l’inconveniente sia sempre dietro ogni curva, e né la maglia rosa né una sala trofei stracolma sono sufficienti a proteggere dalle bizze della dea bendata. Una lezione imparata nel più diretto dei modi dal capoclassifica, che in due tra le tappe più insignificanti del percorso ha lasciato una maglia rosa e (quasi) una spalla.
E se anche la fortuna – come ci auguriamo – rinuncerà a dire la sua, lo stesso week-end che ha fatto prendere il largo a Contador non ha mancato di suggerire chi e come potrà provare a scardinare il monopolio dello spagnolo.
Il “chi” è scontato: Fabio Aru e Mikel Landa, 2° e 4° in classifica generale, che fanno della Astana l’unica formazione in grado di presentarsi all’ultima settimana ancora con due punte. Il “come” è affare assai più complesso, ma è certo che l’eventuale tentativo di ribaltare il Giro passerà dalla netta superiorità messa in mostra dalla corazzata kazaka nei confronti delle squadre rivali. Una supremazia già netta sugli Appennini, che molti si aspettavano di veder ridimensionata sulle Alpi, e che invece si è riproposta ancora più marcatamente a Campiglio, quando quattro compagni di squadra si sono presentati insieme ad Aru alle pendici dell’ascesa conclusiva, contro un Contador del tutto isolato. Roman Kreuziger, che alla partenza pareva il miglior vice del lotto, atteso al riscatto dopo una prima parte di Giro deludente, è invece naufragato sul Passo Daone, perdendo le ruote di un gruppo ancora forte di una trentina di unità, quasi in contemporanea con un Basso forse in ripresa, ma di certo non abbastanza velocemente da tornare utile al capitano nelle fasi calde. Il solo Rogers, ieri tagliato fuori da una caduta, sembra poca cosa per fronteggiare una squadra che, quando il plotone si riduce a venti elementi, ne costituisce almeno un quarto.
Il terreno per provarci non mancherà, e la scelta di Mauro Vegni – che condividiamo in toto – è stata quella di suggerire ai corridori l’attacco da lontano, proponendo le salite più impegnative (Mortirolo, Saint-Pantaléon, Finestre) come penultime di giornata, seguite da ascese più pedalabili verso l’arrivo (Aprica, Cervinia, Sestriere). Proprio quella dell’azione a lunga gittata, per quanto rischiosa, sembra essere l’unica opzione in grado di mettere seriamente in difficoltà Contador, perlomeno da un punto di vista tattico: appurato a Campiglio che un forcing di squadra seguito dallo scatto dei leader nel finale non è sufficiente a mettere in croce le gambe della maglia rosa, non resta che provare ad anticipare i tempi, creando nel leader un dilemma sul da farsi. Se Landa – apparso ieri il più brillante avversario di Alberto – dovesse muoversi a 30 o 40 km dal traguardo, la maglia rosa dovrà decidere se aspettare o inseguire, sapendo in tal caso di dover fare con ogni probabilità tutto da solo, e di esporsi a possibili contrattacchi del più vicino avversario.
Se l’inattesa brillantezza di Landa rende gli scenari tattici dell’ultima settimana vari ed intriganti, è pur vero che il basco, nella prima tappa alpina, è parso ambire a qualcosa di più del semplice ruolo di seconda punta. Un desiderio che rischia forse di compromettere la compattezza della squadra, ma del tutto legittimo, visto che, se Contador non ha avuto sin qui alcuna difficoltà a rintuzzare gli affondi di Aru, le stoccate di Landa salendo a Campiglio hanno dato la sensazione di impegnarlo ben più a fondo. A parole, il sardo resta capitano unico, ma forse sono troppe le montagne che separano i girini da Milano per dare più peso al distacco in classifica tra i due che ai valori in campo in questo momento.
Se fino a qui non abbiamo parlato d’altro che di Contador e della Astana, è perché il Giro 2015 offre assai poco in fatto di classe media. La tappa di Madonna di Campiglio ha definitivamente eliminato dai giochi gli altri due supposti pesi massimi al via, Porte e Uran: l’australiano, storicamente incline ad incappare in almeno una giornata nera e ormai con il morale a terra, ha abbandonato il suo motorhome dopo i 27 minuti rimediati sulle Dolomiti di Brenta, mentre il colombiano, arrivato ad otto primi da Landa, naviga ora in quindicesima posizione, ad oltre dodici minuti dalla maglia rosa. A fare da cornice alla sfida tra il capoclassifica e gli azzurri di Beppe Martinelli resta così una schiera di corridori di indubbio valore, ma che paiono lontani dal gotha della corsa.
Il più vicino, 3° a 4’19’’, è Andrey Amador, che ancora culla il sogno di regalare al Costa Rica il primo podio al Giro d’Italia (e in qualunque corsa di primo piano). Le sue speranze dipenderanno in larga parte da ciò che la Astana deciderà di fare di Landa, ora 4° a soli 27’’ dal podio; gli altri, a cominciare da König (5° a 6’36’’), ritrovatosi capitano Sky dopo la débacle di Porte, sono per ora distanti, anche se il Trofimov di ieri, 2° al traguardo e capace di lottare quasi ad armi pari con i migliori, minaccia di portarsi più su dell’attuale 6° posto, staccato di 6’58’’. Da Caruso e Monfort, 7° e 8°, ci si aspetta un’ultima settimana all’insegna della regolarità, mentre Visconti, 9°, dovrà forse scegliere definitivamente tra i propositi di classifica e le ambizioni di successo parziale. Più che da Geniez e da un deludente Van den Broeck, 10° e 11°, o da un Kreuziger sottotono (12°) che sarà soprattutto dedito alla causa di Contador, ci si aspetta una terza settimana garibaldina da Hesjedal e Kruijswijk, i cui attuali piazzamenti (13° e 14°) potrebbero migliorare sensibilmente, a patto di azzeccare qualche altra fuga.
Tra una salita e l’altra, l’ultimo scampolo di Giro offrirà ai velocisti ancora due occasioni, anche se la tappa di Lugano, stretta nell’abbuffata alpina, rischia di essere preda di una fuga. In palio, oltre ai due traguardi, ci sarà anche la maglia rossa, contesa fra Viviani e Nizzolo, appaiati a 119 punti. Sarà quello il principale motivo di interesse della passerella milanese; la strada per arrivarci è ancora poca, ma terribilmente dura.

Matteo Novarini

Landa, Contador, Aru e Trofimov salgono verso Madonna di Campiglio (foto Tim De Waele/TDWSport.com)

Landa, Contador, Aru e Trofimov salgono verso Madonna di Campiglio (foto Tim De Waele/TDWSport.com)

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