PIANURA AMARA… E SANTAROMITA GONGOLA
Ci si aspettava che la gara fosse una noia mortale. Infatti, così sarebbe stato se negli ultimi chilometri il gruppo non si fosse frazionato in vari tronconi, creando dei distacchi in classifica che nemmeno le salite son riusciti a produrre.
Foto copertina e servizio di Giuseppe de Socio: il gruppetto di testa, con le maglia Liquigas ancora in evidenza, tira a tutta nel rocambolesco finale di… Finale.
Se qualcuno ieri avesse detto che la tappa decisiva sarebbe stata quella che portava i corridori da Villadose a Finale Emilia, sicuramente lo avrebbero preso per ubriaco, se non addirittura portato via con la camicia di forza. In molti erano indecisi se dare l’appellativo di regina alla terza o alla quinta tappa, ma nessuno, ne siamo sicuri, avrebbe giocato un euro sulla quarta tappa. E così i bookmakers ci sarebbero andati a nozze: nonostante le mille peripezie, salite e strappi di tutte le difficoltà e lunghezze inserite nel percorso tra Riccione e Sassuolo, a decidere la gara è stata la pianura.
La giornata era iniziata come tutti si sarebbero aspettati: qualche tentativo di fuga e due uomini che riescono a prendere il largo. Sono Edwin Carvajal (Miche) e Dmytro Grabovskyy (Isd – Neri), col secondo che al km° 140 decide di proseguire solo e lo farà per trenta chilometri, prima che il gruppo, forte di un centinaio di unità dopo lo sforamento del tempo massimo ieri, lo riassorbisse a tre giri dal termine.
Ma è proprio questo il momento in cui i fedelissimi delle due ruote sono sobbalzati sul divano e, increduli, hanno sgranato gli occhi pensando che fosse tutto solo un sogno. Invece, una tappa che non doveva dire nulla ha dato un verdetto incontrovertibile, salvo ribaltoni ecclatanti, per il prosieguo della Settimana Internazionale. La forte velocità ha provocato la rottura del gruppo quando mancavano due giri all’arrivo. Prima due, poi tre, quindi quattro tronconi, sembrava di assistere a una Parigi-Roubaix con gruppetti sparpagliati per tutto il percorso, con ognuno di essi con qualcosa da dire poiché in tutti i plotoncini era presente un uomo di classifica. Nel primo c’era il leader Santaromita (Liquigas), attentissimo e con una grande voglia di portarsi a casa la sua prima corsa a tappe. Il varesino in questo modo allunga ancora sui distratti diretti inseguitori: Niemiec (Miche) perde 31” come Bertagnolli (Androni), a 58” finisce il colombiano Serpa (Androni), ma a perdere più di tutti è il padrone di casa Riccò (Flaminia), che distratto – ma dopo due anni d’inattività è comprensibile avere delle difficoltà a tornare scaltro in gruppo – si ritrova nel quinto gruppetto che termina con 1’46”di ritardo, abbandonando ogni sogno di gloria per la classifica finale, ma forse con grandi speranze nella tappa di domani, adattissima a scalatori come lui.
Il gruppo di Santaromita si è quindi apprestato a giocarsi la vittoria in volata e a spuntarla è stato il migliore del drappello per questo tipo di arrivi: lo sloveno Marko Kump (Adria Mobil) si lascia alle spalle Ponzi (Lampre) e Corioni (De Rosa), andando a prendersi la vittoria che gli era sfuggita nella prima frazione.
Andrea Mastrangelo
DALLA PANCIA DEL GRUPPO: LUCA ZANASCA
È rimandato a domani il giornaliero appuntamento con lo scalatore della CDC-Cavalieri che, comunque, ci ha fatto avere nuovi dettagli sul problema occorsogli nella tappa di Pavullo: in discesa si era fatto tagliare un pezzo della scarpa, perché premeva contro la zona tibiale. L’inconveniente si è ripresentato anche nella frazione di Finale Emilia e si tenterà momentaneamente di risolverlo con un ritorno al passato, ovvero gareggiando nella tappa conclusiva con le scarpe utilizzate nella scorsa stagione. Non si tratta, comunque, di un problema relativo alle calzature, poiché Zanasca ha riferito di sentire il piede “strano”.