PINZOLO – APRICA: MORTIROLO, LA MONTAGNA DELLE MILLE MALEDIZIONI
È una delle frazione più attese del Giro, quella del Mortirolo. Il passo valtellinese sarà l’unica grande “vedette” del tracciato, che proporrà anche i pedalabili passi Campo Carlo Magno e Tonale subito dopo il via e l’ancor più facile doppia ascesa verso l’Aprica, inasprita dall’inserimento di un muro all’uscita da Edolo che, con il Mortirolo nelle gambe, darà l’ultima “bastonata” di giornata. Una tappa da non perdere, nella quale si giocherà una bella fetta della vittoria finale.
Mortirolo. Chissà quante imprecazioni avranno masticato a fior di labbra i “girini” nell’affrontare il mostro valtellinese. Mai, fortunatamente, giunsero alle nostre delicate orecchie, tranne quella volta che, dopo esser stato in sopralluogo in vista del tappone del Giro del 1996, lo spagnolo Olano mandò a dire che “bisognerebbe impiccare quello che ha costruito la strada”, frase che poi tornerà alla mente, la sua e la nostra, qualche settimana più tardi poiché il corridore della Mapei perderà la corsa rosa proprio nella giornata del Mortirolo. Una fatica disumana, alla quale non ci si è abituati poiché, con una perfetta strategia marketing, i vertici del Giro hanno deciso di non proporcelo spesso, fino alla nausea, ma di centellinarlo negli anni così che, dal 1990 a oggi, si è saliti lassù 11 volte, per farlo vedere e farlo subito dimenticare. Cosicchè tutte le volte è come ricominciare da capo a confrontarsi con i suoi tremendi 12,8 Km al 10,1%, da sempre in grado di spiccare con decisione sulle altimetrie nelle quali è inserito e, al contempo, far letteralmente impallidire le salite che le fanno da compagne di vaggio e ridurle al ruolo di ancelle, sia che esse siano blasonate (Gavia, Stelvio) o meno (Tonale). Con l’Aprica, invece, tradizionale epilogo delle frazioni “mortiroliane”, è accaduto il contrario, con la trasformazione di una salita disarmantemente facile a ostacolo in grado di far dilatare i distacchi accumulati sul passo, in particolare a coloro che avevano creduto di limitare il distacco a una distanza poi facilmente recuperabile. Il matrimonio tra i due valichi, poi, quest’anno potrebbe far ancora più male poiché, come nel 2010, l’Aprica sarà raggiunta percorrendo inizialmente un versante parallelo a quello classico, che presenta un violento e lungo muro all’uscita da Edolo. Ed anche le parti restanti del tracciato, seppur denotate da morbide pendenze, potrebbo ulteriormente incidere anche perché la tappa, che si disputerà dopo il secondo e ultimo giorno di riposo (ecco un’altra incognita da tener conto), debutterà in salita, tornando ad affrontare subito dopo il via da Pinzolo la strada che conduce a Madonna di Campiglio, prolungandone quindi la fatica sino al soprastante Campo Carlo Magno (13 Km al 6,6%), valico presso il quale, secondo una tradizione non supportata da riscontri storici, sostò il celebre sovrano quando scese in Italia nell’anno 800 per farsi incoronare primo imperatore del Sacro Romano Impero nella basilica di San Pietro da papa Leone III. Planando verso la Val di Sole il gruppo lambirà un’altra affermata località di sport invernali, Folgarida, creata nel 1965 e “battezzata” ciclisticamente da un arrivo di tappa del Giro nel 1969: se Madonna rappresentò la chiusura della parabola ascendente di Pantani al Giro, a Folgarida Vittorio Adorni emise il suo “canto del cigno” ottenendo il suo undicesimo e ultimo successo di tappa alla corsa rosa, oramai quasi agli sgoccioli di una carriera che l’aveva visto in particolare vincitore dell’edizione del 1965 (“Il più bel rosa, dopo quello di Fausto Coppi” titolerà nell’occasione la Gazzetta dello Sport) e dei mondiali di ciclismo del 1968 a Imola, ai quali – poche settimane dopo la tappa di Folgarida – affiancherà l’affermazione nella classifica finale del Giro di Svizzera.
Raggiunto a Dimaro la valle intitolata alla dea celtica Sulis – il sole, dunque, non c’entra nulla – si riprenderà a salire, diretti stavolta al Passo del Tonale, al quale il Giro è salito spesso, più per la sua posizione lungo un’importante via di comunicazione che per le sue pendenze, mai cattive e che mai hanno lasciato particolari segni nella storia della corsa, anche se nel 1933 fu l’ultima delle quattro ascese prescelte dall’organizzazione per assegnare la maglia verde della classifica dei GPM, istituita proprio in quell’edizione e conquistata da Alfredo Binda assieme a quella finale del Giro. I suoi 1833 metri di quota, ai quali si giungerà dopo aver affrontato 15,2 Km d’ascesa al 6% medio, costituiscono una meta che, più che dagli scalatori a pedali, è apprezzata dagli appassionati di sci estivo, praticabile sul ghiacciaio Presena, e da quelli di storia, diretti all’ossario costruito negli anni ’30 per accogliere le spoglie di 800 soldati caduti sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale.
Entrati in Lombardia, si scenderà verso Ponte di Legno, la principale località turistica della Valcamonica, nella quale effettivamente si può trovare un manufatto ligneo gettato sull’Oglio ma che nulla c’entra con il toponimo, che deriverebbe invece dall’antica denominazione di Dalaunia assegnata a questa terra. Procedendo in discesa meno accentuata ci si porterà quindi a Temù, piccolo centro di villeggiatura che durante la Grande Guerra fu il principale nodo logistico del sistema difensivo italiano del fronte dell’Adamello, motivo per il quale è stato scelto per collocarvi l’interessante Museo della Guerra Bianca in Adamello, aperto al pubblico nel 1984.
Percorsi circa un’ottantina di chilometri dal “Via!” da Pinzolo, sempre nel corso della discesa dal Tonale il gruppo farà l’ingresso nel lunghissimo circuito – complessivamente di 74,8 Km – che caratterizzerà il finale, andando ad affrontare una prima volta l’ascesa verso Aprica, altra importante stazione di sport invernali che deve le sue fortune a un incidente, occorso ad gruppo di turisti che, diretti alla più elitaria Sankt-Moritz, fu costretto a un soggiorno forzato sul passo, nell’attesa che fosse riparata la loro carrozza: la breve vacanza si rivelò piacevole al punto che, poi, ci torneranno stabilmente negli anni successivi. È la più agevole tra le vie d’accesso montane alla Valtellina, verso la quale ci si “tufferà” seguendo una discesa veloce e scorrevole nella prima parte, un po’ più stretta e tortuosa nel finale, quando si abbandonerà la statale per imboccare la provinciale a tornanti che scende sul piccolo centro di Stazzona, notevolmente importante in epoca medioevale e oggi è uno dei pochi del versante meridionale della valle nel quale è praticata la viticoltura, altrove impossibile su questo lato a causa dell’esposizione a nord. A questo punto i corridori si troveranno di fronte uno dei rarissimi tratti di pianura previsto dalla tappa, poco meno di 7 Km scorrevoli in direzione di Tirano, la principale meta di pellegrinaggi della provincia di Sondrio per la presenza del Santuario della Madonna, imponente edificio eretto in stile rinascimentale dopo il 29 settembre del 1504, data dell’apparizione della Vergine al beato Mario Omodei.
Il percorso ora si volgerà verso l’alta valle e il Mortirolo e, in effetti, all’uscita di Tirano la strada tornerà a puntare verso l’alto, ma sarà soltanto un “colpo a salve”, un pedalabile dentello di circa 1500 metri prima che la strada ritorni bella liscia andando incontro a Tovo di Sant’Agata, centro dal quale un tempo partiva la principale strada d’accesso al passo, una mulattiera che nel 1859 fu percorsa anche da Garibaldi e che, asfaltata e sistemata negli anni scorsi conservando un ripido tratto in cemento, fu proposta al Giro del 2012, in occasione del tappone dello Stelvio vinto dal belga De Gendt. Stavolta, invece, la salita sarà approcciata dal versante più classico e conosciuto, che sale fino a 1854 metri di quota superando 1289 metri di dislivello in poco meno di 13 Km e 33 tornanti, incontrando cammin facendo la ghibellina torre di Pedenale, il secentesco oratorio di San Matteo, il picco massimo del 18% e, all’altezza del tornante n°11 (calcolati a ritroso, partendo dallo scollinamento), il semplice monumento realizzato dallo scultore Alberto Pasqual in memoria di Marco Pantani, collocato nel 2006 e voluto dall’ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) nel luogo che, durante la Merano – Aprica del 5 giugno 1994, consacrò definitivamente Marco Pantani tra le grandi stelle del ciclismo, dopo quanto di buono fatto vedere il giorno prima sul Monte Giovo e, prima ancora, negli anni giovanili, che lo aveva visto vincere alla sua maniera il Giro d’Italia dei dilettanti nel 1992.
Quando si sarà superata la striscia del GPM più temuto e ambito del Giro 2015 si dovranno percorrere ancora 35 Km prima di mettere fine alla giornaliera fatica e, in quei 35 Km, potrà ancora accadere di tutto, anche se la cartina non sembra annunciare più grandissime difficoltà. La discesa verso il sottostante altopiano – teatro nel 1945 di quella che gli storici considerando la principale battaglia della Resistenza Italiana, terminata con la definitiva sconfitta dei nazi-fascisti, che tentavano di riparare verso la vicina Svizzera – si snoda lungo una strada decisamente meno ripida rispetto a quella percorsa poc’anzi e per questo invoglia a lanciarsi a tutta, soprattutto se si ha un gap da recuperare. Ma con il Mortirolo che ha prosciugato energie non solo fisiche ma anche mentali si può correre il rischio, a causa della mancanza di lucidità, di mettere a repentaglio tutto e di ruzzolare a terra. Ne sanno qualcosa Massimo Codol (1999) e Stefano Garzelli (2010), mentre se la cavò Wladimir Belli che, dopo esser scollinato in testa sul passo nel 1997, eviterà per un pelo la collisione con un muraglione di cemento scendendo a rotta di collo verso Edolo. Raggiunta la cittadina camuna – nel cui centro si trova la pieve di Santa Maria Nascente, una delle più antiche della Val Camonica – ci sarà un ultimissimo momento di requie e poi inizierà la seconda ascesa verso Aprica, quella definitiva, malleabile nelle pendenze globali (3,6% su 13%) ma che, come anticipato, debutterà violenta con 1200 metri di strada ancora pesantemente dritti verso il cielo, un vero e proprio scalino nel quale si dovranno superare 133 metri di dislivello affrontando una pendenza media dell’11,1%. Poi la strada tornerà docile e mansueta procedendo in direzione di Corteno Golgi, paese natale del medico Camillo Golgi (Premio Nobel nel 1906 con lo spagnolo Santiago Ramón y Cajal per le loro ricerche sulla struttura del sistema nervoso), situato alle porte delle meravigliose Valli di Sant’Antonio, protette da una riserva naturale regionale. Uno spicchio di paradiso…. a due passi dall’inferno!!!
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo Campo Carlo Magno (1681). È la sella che separa il gruppo della Presanella da quello delle Dolomiti di Brenta. Il Giro l’ha scavalcata come GPM in occasione di quattro frazioni della corsa rosa: la Bolzano – Trento del 1958 (primo in vetta lo spagnolo Bahamontes, primo al traguardo Gastone Nencini), la Trento-Bormio del 1960 (in vetta il belga Van Looy, al traguardo il lussemburghese Gaul), la Cortina d’Ampezzo – Pinzolo del 1977 (in vetta il belga Pollentier, al traguardo Baronchelli) e la Cremona – Pejo Terme del 1986 (in vetta Paganessi, al traguardo il belga Van Der Velde). Saltarono per neve, invece, le scalate previste nei Giri del 1961 (la famosa tappa di Bormio che prevedeva Gavia e Stelvio e che poi propose solo la seconda ascesa) e del 1989 (Trento-Santa Caterina Valfurva). Non ci fu traguardo della montagna, infine, nel 1999, quando si scollinò sul Campo Carlo Magno subito dopo il via della Madonna di Campiglio – Aprica, vinta dallo spagnolo Heras.
Passo del Tonale (1883). Ampio valico prativo aperto tra il Monticello e la Cima di Cadì, costituisce anche il punto di separazione tra i massicci dell’Adamello e dell’Ortles-Cevedale. Sede della principale stazione di sport invernali della provincia di Trento, è valicato dalla SS 42 “del Tonale e della Mendola”, tra Vermiglio e Ponte di Legno. Vi transita il confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Dal 1933, anno dell’istituzione dei GPM, è stato inserito 28 volte nel tracciato del Giro, contando anche la tappa alternativa che avrebbe dovuto sostituire la Ponte di Legno – Val Martello nel 2013 e sulla quale neppure si potè gareggiare. Il primo a conquistare questa storica vetta fu Binda nel 1933, nel corso della conclusiva Bolzano – Milano, pure vinta dall’asso varesino. L’ultima scalata avvenne nel 2012 durante la citata tappa Caldes – Passo dello Stelvio, con Matteo Rabottini primo in vetta e il belga De Gendt in trionfo sulla “Cima Coppi”. Il Tonale è stato teatro anche di due arrivi di tappa, conquistati dal colombiano José Jaime González Pico nel 1997 e dall’elvetico Johann Tschopp nel 2010.
Passo di Aprica (1113). Ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valtellina con la Valcamonica tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla SS 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2015, è stata affrontata alla corsa rosa 11 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Aprica vinta da Marco Saligari) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica, e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi, nel corso della tappa Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa del Gavia, Chiesa Valmalenco – Bormio, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Ivan Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte) , Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano), lo spagnolo Pablo Lastras Garcia nel 2011 (tappa Feltre – Tirano, vinta da Diego Ulissi) e Matteo Rabottini nel 2012, nel corso della citata tappa dello Stelvio
Passo della Foppa (1852m). È il valico comunemente identificato come Mortirolo, attraversato dalla strada provinciale che mette in comunicazione Mazzo di Valtellina con Monno. Sulle cartine del Giro è quotato 1854 metri. In realtà, il vero Mortirolo si trova altrove. Anzi, ne esistono due, il Passo del Mortirolo-Nord e il Passo del Mortirolo-Sud, entrambi alti 1896 metri. Il primo si trova a nord est della Foppa ed è raggiunto da una strada sterrata a fondo cieco, che si stacca dal tratto terminale del versante Edolo / Monno – Foppa; il valico sud, invece, è toccato da una strada di cresta asfaltata che permette di raggiungere la Foppa direttamente dall’Aprica, passando per Trivigno. Dall’anno della scoperta “ciclistica” è stato finora proposto 11 volte, anche se nell’ultima occasione non si è arrivati in vetta ma al bivio sottostante, per poi discendere il versante di Grosio. Gli eroi del Mortirolo sono stati, in rigoroso ordine d’apparizione, il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (tappa Moena – Aprica, vinta dallo stesso Sierra), Franco Chioccioli nel 1991 (Morbegno – Aprica, identico vincitore), Marco Pantani nel 1994 (Merano – Aprica, idem), Ivan Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica, idem), Wladimir Belli nel 1997 (Malè – Edolo, primo il russo Pavel Tonkov), ancora Gotti nel 1999 (Madonna di Campiglio – Aprica, primo al traguardo lo spagnolo Roberto Heras), Raffaele Illiano nel 2004 (Bormio – Presolana, primo Stefano Garzelli), Ivan Basso nel 2006 (Trento – Aprica, idem), lo spagnolo Antonio Colom nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta da Emanuele Sella), nuovamente Basso nel 2010 (Brescia – Aprica, vinta da Michele Scarponi) e infine l’elvetico Olivier Zaugg nella citata tappa dello Stelvio del 2012.
FOTOGALLERY
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Campo Carlo Magno
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Il sacrario del Tonale
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Una delle piste che scende del Presena
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Edolo, Pieve di Santa Maria Nascente
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Uno dei tornanti della discesa dell’Aprica
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Santuario della Madonna di Tirano
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Bivio a sinistra, inizia il Mortirolo
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La torre di Pedenale sorveglia il tratto iniziale del Mortirolo
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La chiesa di San Matteo vista scendendo dal passo verso Mazzo
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Monumento a Marco Pantani

Il lago Picol, una delle meraviglie celate dalle Valli di Sant'Antonio, sopra Corteno Golgi (www.montagnedivalcamonica.it)
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Benvenuti all’Aprica

I tornanti sommitali del Mortirolo e, in trasparenza, l’altimetria della sedicesima tappa del Giro 2015 (brucefamilyinprovence.files.wordpress.com)