TREVISO – VALDOBBIADENE: IL RITORNO DI “CRONOMONSTER”

maggio 23, 2015
Categoria: News

Erano decenni che non si vedeva una crono vecchio stile sulle strade dei Grandi Giri. Alla corsa rosa erano diventate rare da parecchio le frazioni contro il tempo nelle quali si sfondava il tetto dei 60 Km, mentre al Tour avevano tenuto banco per tutto il periodo nel quale Leblanc era stato direttore della corsa. Dopo si erano preferiti tracciati più snelli e spesso infarciti di dislivelli. Non ne sarà scevra anche questa Treviso – Valdobbiadene, ma saranno meno marcati rispetto a quelli affrontati lo scorso anno sulle strade delle Langhe, tra l’altro su di un tracciato molto più breve: è il ritorno delle cronometro “monstre” d’un tempo, frazioni alle quali non si è più abituati e che, per questo, costituiranno un bel banco di prova per tutti. E non è detto che siano gli scalatori a masticare amaro al termine di questa giornata.

Vale lo stesso discorso fatto per la tappa precedente. Ci troviamo di fronte ad un’altra frazione che potremmo definire “démodé”, nonostante le cronometro non sia certo avulse alle grandi corse a tappe. Non siamo, però, più abituati – sia gli appassionati, sia i corridori – ai chilometraggi “monstre” d’una volta, quando si dovevanno percorrere contro il tempo 60 Km e oltre, com’è capitato l’ultima volta a Riomaggiore nel 2009 (ma quella era una crono particolare, non certo da passisti per via di due lunghi tratti in salita da superare), ancor prima a Marostica nel 1996, a Milano nel 1992, a Casteggio nel 1991, a Cuneo nel 1990 e ci fermiamo qui. Sembrano distanti secoli i Tour disegnati negli anni ’90 da Jean-Marie Leblanc, nei quali di tappe simili ne erano proposte due, una subita prima e l’altra subito dopo le montagne, frazioni che, anche per via di tracciati soventi piatti come un biliardo, finivano quasi sempre per essere determinanti. Quest’aspetto avrà certamente un suo peso al momento di mettersi in strada per affrontare la Treviso – Valdobbiadene, proprio perché in questi anni gli standard utilizzati nel disegnare le grandi corse a tappe prevedevano percorsi chilometricamente più snelli e oggi non si è più avvezzi a queste distanze. Ed è anche per questo motivo che, quest’anno, i grandi nomi che avevano nei progetti il Giro d’Italia non sono andati a testare in anteprima le principali salite ma hanno preferito venire in sopralluogo sui 59,2 Km della “cronometro del Prosecco”, gara contro il tempo dai due volti, suddivisa tra una prima metà totalmente pianeggiante e una seconda dolcemente vallonata, meno impegnativa rispetto alla frazione disputata lo scorso anno in Piemonte, tra i vigneti delle Langhe. Se fossimo ancora negli anni ’90 i passisti rimarrebbero i naturali favoriti per la vittoria di tappa, dal primo all’ultimo chilometro, ma la mancanza d’abitudine a uno sforzo così prolungato potrebbe costituire per loro una pericolosa spada di Damocle, pronta a scattare nel tratto collinare se si sarà speso troppo nella fase pianeggiante. Un’esagerazione che, tra l’altro, potrebbe far molto male anche l’indomani perché archiviata la cronometro si aprirà subito la pratica “Alpi”, per di più con una frazione non certo facile. Gli scalatori, al contrario, sarebbero quelli che, da un percorso del genere, dovrebbero prendere le maggiori “legnate”, ma dalla loro parte potrebbe proprio giocare questa mancanza d’abitudine da parte delle grandi “cilindrate”, creando un clima d’attesa su questa frazione che ricorda quello che, il 22 maggio del 1933, gravava sulla Bologna-Ferrara, prima tappa a cronometro della storia, non solo per il Giro d’Italia poichè quel tipo di frazioni prima d’ora non era mai stato proposta nelle grandi corse a tappe. Si diceva che non si potevano fare pronostici perché chiunque avrebbe potuto vincere quella tappa, anche se alla fine quel “chiunque” fu il più forte di tutti, Alfredo Binda, che aveva già vinto quattro Giri d’Italia e che quell’anno porterà a casa la sua quinta e ultima corsa rosa.
La seconda rampa di lancio di questa edizione del Giro, dopo quella della cronosquadre di Sanremo, sarà collocata in Piazza del Grano, all’interno della cerchia muraria di Treviso e a breve distanza dai principali monumenti cittadini, tra i quali spiccano il Palazzo del Trecento, il Duomo e le chiese di San Francesco e San Nicolò. Transitati sotto la cinquecentesca Porta San Tomaso – la più maestosa delle tre aperte lungo le mura, presso la quale ha sede la gloriosa Unione Ciclisti Trevigiani, recentemente insignita del Collare d’Oro, il più alto riconoscimento attribuito dal CONI – i corridori si lanceranno nei veloci rettifili, raccordati da rarissime curve, con i quali la SS 13 – la statale “Pontebbana” – conduce rapidamente fuori città, in direzione nord, prendendo quota in maniera costante ma impercettibile. Attraversata Spresiano, paese natale del cestista Roberto Premier (80 volte in maglia nazionale dal 1984 al 1991), a poco più di 17 Km dal via giungerà il primo momento della verità, poiché si conosceranno i primi “danni” provocati da questa frazione al passaggio dal primo dei tre punti di rilevamento dei tempi intermedi, registrati presso il Ponte della Priula e il tempio votivo alla fraternità Europea, progettato nel 1934 come ultima dimora di soldati di ognuna delle nazioni che si fronteggiarono durante la Prima Guerra Mondiale ma inaugurato solo nel 1961 con 99 rintocchi della Campana “Ave Plavis”, in ricordo dei “Ragazzi del ‘99”, il soprannome che fu attribuito agli iscritti agli elenchi di leva che nel 1917 compirono 18 anni e che, dunque, poterono essere inviati al fronte.
Superato il corso del Piave alla vigilia del 100° anniversario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra (24 maggio 1915), il tracciato della cronometro si accosterà alle colline della Marca Trevigiana, anche se si dovrà ancora “mangiare” una consistente fetta di pianura prima di affrontarle, una dozzina di chilometri sempre filanti toccando prima il centro di Susegana – dove si trova l’antico complesso del Castello di San Salvatore, ricostruito negli anni ’40 dopo gli ingenti danni provocati dai combattimenti della Grande Guerra – e poi quello di Conegliano, paese natale del pittore Giovanni Battista Cima, noto per l’appunto come Cima di Conegliano e che operò nel XV secolo: l’unica sua opera esposta nel suo paese è la pala raffigurante la Madonna in trono col Bambino fra angeli e santi, dipinta attorno nel 1492 e visibile nel locale Duomo. A questo punto il tracciato della 14a tappa del Giro cambierà bruscamente direzione, virando di 90° verso la catena delle Prealpi Trevigiane e incanalandosi nella valle del torrente Cervano. Finchè il tracciato rimarrà sul fondovalle si continuerà a pedalare sul piano, poi una curva sulla sinistra introdurrà la prima delle due salite che caratterizzeranno gli ultimi 29 Km di gara. Imboccata la “Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene” (il più antico itinerario enologico d’Italia, creato nel 1966), pedalando tra i vigneti si punterà ai 266 metri del GPM di San Pietro di Feletto, dove si giungerà dopo aver affrontato 4,6 Km di strada inclinata al 3,8% (massima dell’11,1%) e aver “intercettato” la cima del muro di Cà del Poggio, ripida verticale scoperta dalla corsa rosa nel 2009, proprio in occasione di una tappa che si concludeva a Valdobbiadene, e che il Giro ha proposto anche nel 2013 e lo scorso anno, mentre stavolta s’è scelta la strada d’accesso più agevole, più adatta all’esercizio della cronometro. Rasentata la millenaria pieve che attribuisce il nome al paesello inizierà la soave discesa che, interrotta da un breve balzello poco pendente, ricondurrà i corridori sul piano dopo aver toccato Refrontolo, comune conosciuto agli appassionati di enologica per il locale Passito DOCG e tristemente salito agli onori della cronaca per l’alluvione che il 2 agosto dello scorso anno colpì la deliziosa località del Molinetto della Croda, che nel 1977 fu set del film “Mogliamante”, con la procace Laura Antonelli in scena. In vista di Pieve di Soligo inizierà la seconda e ultima porzione di pianura di questa frazione, differente nel “formato” rispetto a quella incontrata a inizio gara. I successivi 10 Km, infatti, ricorderanno più la pianura francese che quella italiana, “inquinati” come sono da tanti piccoli strappetti che neanche si vedono sull’altimetria ma che potrebbero rimanere nelle gambe, soprattutto se ci si fionderà in quel tratto con troppa veemenza anche perché, nel frattempo, si starà veleggiando verso il cinquantesimo chilometro di gara e la fatica comincerà a farsi sentire, soprattutto se si sarà osato troppo nella prima parte di gara, quella che invoglia a “menare” a tutta. Transitati all’ombra dell’imponente duomo neoromanico di Pieve di Soligo, i “girini” si riaccosteranno alle colline e a Col San Martino daranno l’attacco alla seconda salita prevista dal tracciato, quella di Guia. Rispetto alla precedente è più lunga (5,5 Km) ma è leggermente meno pendente (media del 3,1%, massimo del 10,5%) e, tra l’altro, sicuramente non sarà ignota a qualche elemento del gruppo poiché costituisce la principale difficoltà altimetrica del Trofeo Piva, classica del calendario under23 (quelli che un tempo erano definiti “dilettanti”) giunta quest’anno alla 67a edizione, vinta dall’austriaco Felix Grossschartner. Attraversate in quota le frazioni valdobbiadenesi di Santo Stefano e San Pietro di Barbozza inizierà, infine, la discesa che caratterizza gli ultimissimi chilometri di gara, un vero e proprio tuffo che farà riemergere i corridori sulla dolce salitella che li accompagnerà nelle ultime centinaia di metri di questa lunga crono… tutta bollicine!!!

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Mire (220m). Valicata dalla SP 86 tra Corbanese e Refrontolo.

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY


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Treviso, Porta San Tomaso


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I veloci rettifili che conducono fuori da Treviso


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Ponte della Priula


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Ponte della Priula, tempio votivo alla fraternità Europea


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Duomo di Conegliano


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Uno scorcio della salita verso San Pietro di Feletto


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La pieve di San Pietro di Feletto

Refrontolo, il Molinetto della Croda visto in Mogliamante (www.davinotti.com)

Refrontolo, il Molinetto della Croda visto in 'Mogliamante' (www.davinotti.com)


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Duomo di Pieve di Soligo


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Le case di Guia fanno capolino dietro i vigneti


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Valdobbiadene, Piazza Marconi, capolinea della tappa

I vigneti del Prosecco e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2015 (www.winetaste.it)

I vigneti del Prosecco e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2015 (www.winetaste.it)

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