TIRRENO-ADRIATICO, MA CHI HA VINTO?
marzo 16, 2010
Categoria: Approfondimenti
Classifica finale Tirreno-Adriatico 2009: 1° Michele Scarponi, 2° Stefano Garzelli a 25”. Classifica finale edizione 2010: 1° Stefano Garzelli, 2° Michele Scarponi. Nessun distacco? No, nessun distacco. 1000 chilometri e due corridori hanno ancora lo stesso tempo, nemmeno un misero secondo di differenza. Ma, per la roulette dei piazzamenti, è il capitano dell’Acqua&Sapone ad indossare la maglia azzurra. E, allora, dopo sei giorni di corsa, vediamo chi sale e chi scende, chi ha fatto tanto e chi ha deluso in questa “Corsa dei due mari” versione 2010.
Foto copertina: Garzelli consola Scarponi sul podio di San Benedetto del Tronto (foto Bettini).
Sette tappe, di discorsi ne sono stati fatti tanti, inutile farne ancora. Partiamo subito con i voti sulla corsa che tira la volata alla Sanremo di sabato.
STEFANO GARZELLI. Dopo una serie infinita di secondi posti che non si interrompeva, più o meno, dal paleozoico, il capitano dell’Acqua&Sapone si toglie la soddisfazione di vincere finalmente qualcosa. In realtà, lui avrebbe voluto anche una tappa per riassaporare il brivido di alzare le braccia al cielo in sella ad una bicicletta ma, per ora, si deve accontentare di alzarle dal podio. E dire che le premesse non erano delle migliori, visto che si è presentato all’ultima tappa al secondo posto (strano) con due secondi di ritardo (guarda un po’) dal leader Scarponi. Poi due volatine e, pam! Maglia azzurra. Bravo Stefano, adesso puoi prepararti per (ri)conquistare un’altra maglia: quella verde del Giro. E per questo giovincello che va per i 37, più il tempo passa e più la gamba migliora. Caparbio. Voto: 10+.
MICHELE SCARPONI. Ci ha provato in tutti i modi a tenere la maglia anche nel 2010 ma dopo aver dato spettacolo in salita, quello che è il suo terreno, ha pagato in volata, quello che non è il suo terreno. Probabilmente avrà già lasciato l’assegno alla porta di Michael Rogers come risarcimento per i due secondi persi a Macerata e l’Htc-Columbia non ha fatto nulla per dargli una mano negli ultimi 30km di San Benedetto del Tronto, nonostante le trattative tutt’altro che segrete di Savio e Piva. E se ne va via con le pive nel sacco, ma non certo deluso. Come per Garzelli, al Giro d’Italia ci sarà da fare i conti anche con lui. Deluso ma vincente. Voto: 10.
GIANNI SAVIO. Non finisce mai di stupirci e lo fa fin dal principio. Prima intervista di RaiSport da Rosignano sulla squalifica di Giunti: “Adesso deve pagarci anche la penale”. In gruppo è sempre l’animo nascosto, fa e disfà a suo piacimento. Rogers manda al tappeto Scarponi? E lui va a bussare in casa Columbia per cercare qualche sotterfugio per non far prendere i secondi di abbuono a Garzelli. Non ci riesce? Pazienza, perché da buon diplomatico pensa subito al dopo. “Le due squadre più attive della Tirreno sono state Androni e Acqua&Sapone, due professional. E’ l’ora, per il governo del ciclismo, di rivedere qualcosa”. Amen. Peccato che non abbiano fatto dei cloni di questi personaggi qua. Insostituibile. Voto: 10-.
MIKHAIL IGNATIEV. Oramai non ci stupiamo più del fatto di quanto sia brutto da guardare in bicicletta ma se l’efficacia continuerà almeno per un’ altra decina di anni, allora di soddisfazioni se ne potrà togliere a sufficienza. Sempre all’attacco, due fughe a Montecatini e Macerata, con la seconda davvero redditizia: se ne va in solitario quando nessuno scommetteva dieci centesimi e, dosandosi al massimo, riesce ad alzare anche il ditino sul traguardo. Non potrà mai ambire alla classifica generale di qualche gara a tappe importante, ma chi se ne frega. In Katusha sono contenti anche così. Genio. Voto: 9.
TOM BOONEN. Nel mentre Fabian Cancellara scherza in fondo al gruppo con il neo commentatore tv Paolo Savoldelli sul fatto che ha scoperto in diretta televisiva il suo piano per rivincere la Sanremo (ma non si sa di quale anno), Tornado Tom usa la strada più diretta e redditizia: vincere e farsi vedere in testa alla corsa. La volata di Montecatini Terme il secondo giorno è di quelle che fanno male, soprattutto a Bennati, perché tirata alla perfezione, con il rapporto giusto, la voglia giusta in un arrivo tutt’altro che semplice. Visto che, poi, le possibilità erano scarse di tornare al successo, eccolo in fuga verso Macerata. Sue chance di successo? Meno di zero. Risultato: ottimo vernissage in vista della Cipressa e del Poggio. Non ce ne vogliano gli altri, ma il favorito numero uno per sabato è proprio lui. Sarà così?. Voto: 8.
ALESSANDRO PETACCHI. Strano trovare così in alto un corridore che non ha vinto nulla in questa corsa, ma vogliamo premiarlo per lo spirito. Due giorni prima del via di Livorno, in allenamento con Bernucci, finisce faccia a terra sul vaso di un parcheggio di Massa, si sfigura il mento e non è proprio dell’umore giusto per tornare in bicicletta. Ma, dopo aver vinto qua e là a Febbraio, c’è da preparare una Sanremo (l’ultima?) e il male può stare in un angolino. A Rosignano fa freddo e non si fa vedere, a Montecatini non ha il piglio giusto, a Monsummano tutti credono che sia Hondo quello che farà la volata per la Lampre-Farnese ed, invece, ai 200 metri prova addirittura ad anticipare Bennati che, però, chiude subito la porta. Nessun dramma, un weekend a macinare chilometri e rieccolo a San Benedetto del Tronto a caccia di gloria. Peccato per lui che, dal nulla, spunti Boasson Hagen (voto 5,5 per questa volata regale che fa da media a sei tappe anonime. Ci si aspettava di più.) e lo brucia nonostante Ale-Jet provi ad uscire di traiettoria ma nel momento di massimo sforzo, forse, tocca leggermente Eisel e si deconcentra. Comunque, dietro a Boonen per sabato c’è lui. Combattivo. Voto: 7.
DANIELE BENNATI. E’ vero che una vittoria di tappa è sempre qualcosa di positivo e la tappa conquistata a Monsummano non può che esserlo, visto lo strapotere negli ultimi 180 metri e visto come la squadra, con Quinziato, Sabatini e Oss (bravissimo questo ragazzo, sempre più rivelazione), gli aveva preparato il terreno. Ma, da contraltare, ci sono i ko più o meno evidenti di Montecatini e dell’ultima tappa. Al secondo giorno, con la strada spianata di fronte a se nonostante si passi per ben quattro volte dal traguardo prima della volata, mette il rapporto sbagliato, si pianta e lascia passare Boonen. Nella Riviera delle Palme, invece, si perde un po’ troppo a guardare dov’è Petacchi e non vede che il treno se n’è già andato e deraglia da solo. La condizione c’è, la testa forse un po’ meno. E per una corsa di quasi 300 chilometri questo può essere un difetto. Non sarà facile per lui vincere la Sanremo. Mandatelo dallo psicologo. Voto: 6.
LINUS GERDEMANN. L’incredibile arrivo della tappa inaugurale a Rosignano sembrava restituirgli ciò che gli era stato tolto nel 2008 quando, molto probabilmente, questa corsa poteva anche vincerla. Ringrazia sentitamente Luca Paolini e alza le braccia al cielo. Per due giorni tiene la maglia, poi torna a fargli visita l’avvoltoio sulla spalliera del letto ed è costretto ad alzare nuovamente bandiera bianca. Se avesse meno sfortuna, questo sarebbe proprio forte. Se…appunto. Vedremo se il prosieguo della stagione confermerà i miglioramenti. Una gita a Lourdes? Voto: 5.
MAMMA RAI. Era l’esordio (quasi) di fuoco per Francesco Pancani e, come ogni esordiente che si rispetti, ha bisogno di un po’ di rodaggio. E’ andato in crescendo anche perché peggio dei primi due giorni era impossibile fare, visto che a Rosignano non si accorge, di fatto, che la volata è stata lanciata e che mancano 20 metri al traguardo, e a Montecatini sbaglia ancora le distanze visto che, poco dopo che i corridori passano sotto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro, lui è ancora ai -1500 metri. A Monsummano, poi, si sa tutto in anticipo perché il ritorno in cuffia del coordinamento di Alessandro Fabretti è un po’ troppo alto e si sente tutto. Ma, poi, è cresciuto e il Giro sarà davvero l’occasione d’oro. Bene, invece, la De Stefano finalmente più coinvolta e non soltanto a fare a sportellate a fine tappa. Se, poi, lo facessero intervenire di più, probabilmente ci piacerebbe anche “Falco” Savoldelli, visto che in tutta la diretta dell’ultima tappa è stato chiamato solo una volta all’inizio per i saluti. E’ solo benzina sprecata in quel modo. Rimandati. Voto: 4.
IL PERCORSO. A questo giro Vegni e la RCS Sport hanno provato a cambiare e, onestamente, hanno fatto bene. Via la crono che in una corsa di sei giorni falsa davvero tutto (a meno che non fai un prologo come la Parigi-Nizza) però poi ci sono tutte tappe che lasciano i giochi troppo aperti. Va bene lo spettacolo e va bene che siamo a Marzo e non si può pretendere il Mortirolo, ma un bel tappone sugli appennini abruzzesi con arrivo tosto in salito (viene in mente il Monte San Giacomo di qualche anno fa) non farebbe senz’altro schifo. I muri, poi, sono esaltanti e belli da vedere ma, come sempre, poco redditizi in termini di classifica. Più entusiasmante, invece, il percorso in terra toscana dove, a parte qualche errore logistico, tutto è filato liscio. Però, se il finale della tappa di Monsummano veniva fatto nel senso inverso, magari c’era un po’ più di spettacolo. Mini-flop. Voto: 3.
THOR HUSHOVD. Va bene nascondersi in vista della Sanremo, ma così è un po’ troppo. Visto che Haussler, secondo l’anno scorso sulla riviera ligure, ha dato forfait, toccherà al norvegese fare il capitano in casa Cervelo. Sempre assente nelle tappe che potevano vederlo protagonista, prova a far girare la squadra in testa al gruppo nel gran finale. Risultato: a 600 metri dal traguardo si ritrova lui in testa al gruppo e addio sogni di gloria. E’ vero che la Sanremo è un’ altra cosa ma ci sembra che oramai i norvegesi che vanno di moda nel mondo del ciclismo stiano da un’altra parte (Sky) e abbiano un altro nome (EBH). Ci sbagliamo? Tre giorni e lo scopriremo. Grossa delusione. Voto: 2.
JOSE SERPA. Va beh che i sudamericani e la discesa non vanno mai d’accordo, ma lui esagera. Non solo va in terra per conto suo un paio di volte, ma il suo errore fa baciare l’asfalto anche al suo compagno di squadra in Androni nonché leader della corsa Scarponi. Però, vederlo risalire in bicicletta e, solo qualche chilometro più avanti, scorgerlo in testa al gruppo a tirare in salita con il volto pieno di sangue, non ha prezzo. Per tutto il resto c’è Savoldelli che vorrebbe adottarlo per dargli qualche lezione privata su come si fa ad andare in discesa. Ma il “Falco” ha tenuto a precisare che tre settimane non basterebbero. Disadatto, ma solo in discesa. Voto: 1.
MARK CAVENDISH. Non è in forma e non fa assolutamente niente per nasconderlo. Sembra il buon vecchio Ivan Quaranta che su ogni cavalcavia si staccava ed il capitano dell’Htc-Columbia non è da meno. Il mal di denti è alle spalle, i chili di sovrappeso no. E, quando ha voglia di sprintare, finisce faccia a terra. Sarà dura rivincerne 23 anche quest’anno di questo passo. E, soprattutto, sarà dura rivincere a Sanremo. La sua squadra ha deciso di dare fiducia a lui e non a Greipel: contenti loro. Irriconoscibile. Voto: 0.
Saverio Melegari