FORLÌ – IMOLA: GLI ULTIMI APPENNINI E UNO SPRUZZO D’ARCOBALENO

maggio 20, 2015
Categoria: News

L’ultima giornata che il gruppo trascorrerà sulle strade appenniniche non ha, a prima vista, un profilo particolarmente accattivante. Invece, se ci sarà voglia di belligerare, cattivella per davvero potrebbe diventarlo la tappa di Imola, con i continui colli che punteggiano la prima parte del tracciato e che, in passato, promossero attacchi a sorpresa risultati efficaci. E se i tentativi nati tra il Trebbio e il Prugno fossero stoppati, a complicar le cose ci si metterà il circuito dei “Tre Monti”, quello della straordinaria cavalcata mondiale di Adorni nel 1968.

È venuto il momento di congedarsi dagli Appennini, sui quali il Giro 2015 ha costruito la sua ossatura prima da farsi i muscoli sulle Alpi, che il gruppo incontrerà tra qualche giorno. Questo “arrivederci ai monti” avrà ancora l’aspetto di una tappa “trabocchetto”, da non sottovalutare nonostante un disegno apparentemente improduttivo, che concentra le principali difficoltà nella prima metà del percorso, nella quale s’incontreranno – una dopo l’altra, senza respiro – cinque salite, che, nel loro piccolo, hanno lasciato il segno al Giro. Il Trebbio, per esempio, ci riporta al tentativo che, proprio in occasione di una tappa che terminava a Imola nel 1992, consentì a Franco Chioccioli di rientrare in alta classifica, dopo esser stato “respinto” il giorno prima dall’arrivo in salita al Terminillo, e poi di chiudere il Giro a Milano sul podio, 3° a 7’16” da Indurain. Poco dopo si affronterà il Monte Casale che, undici anni dopo, sarà a sorpresa il trampolino di lancio verso la maglia rosa di Gilberto Simoni: in quel di Faenza, traguardo di quel giorno, lo scalatore trentino la conquisterà con appena 2” di vantaggio su Stefano Garzelli, piccolo gap che a fine Giro, dopo aver affrontato le Alpi, si dilaterà fino a 7’06”.
Usciti da questa “tagliola” il tracciato poi si acquatterà sino all’ingresso del circuito finale, quello storico dei “Tre Monti”, che il 1° settembre del 1968 fu il terreno di gara dello storico campionato del mondo di ciclismo conquistato, dopo una fantastica cavalcata di 90 Km, da Vittorio Adorni che consegnò all’Italia il settimo titolo mondiale della massima categoria, dopo i tre di Alfredo Binda (1927, 1930 e 1932) e quelli conseguiti da Learco Guerra (1931), da Fausto Coppi (1953) e dal conterraneo Ercole Baldini (1958). Ciascuna tornata, 15,4 Km da ripercorrere 3 volte, proporrà l’ascesa titolare dell’anello, i “Tre Monti”, che sulla carta sembra pedalabile ma che, in realtà, contiene due tratti dotati di pendenze intereressanti, fin quasi al 12%, sui quali – se ci sarà stata gara vera sin dall’avvio – potrebbe perdere le ruote del gruppo anche qualche pesce grosso.
Si ripartirà da Forlì e nei primi 20 Km il percorso, allontanandosi velocemente dalla pianura, seguirà la statale che riconduce verso la Toscana, in direzione del Passo del Muraglione. In questi primi istanti di gara il gruppo attraverserà il borgo fortificato di Terra del Sole, la Palmanova della Romagna, e quindi la località termale di Castrocaro, molto conosciuta anche per il festival canoro che vi si svolge dal 1957 con l’intento di lanciare nuove voci e nel cui albo d’oro spicca la 25a edizione, organizzata nel 1981 e terminata con il pari merito di due future celebrità della musica italiana, Zucchero e Fiordaliso.
Raggiunta Dovadola, il tracciato, che disegna una sorta di grossa C alla rovescia, abbandonerà la direttrice per la Toscana e inizierà la fase collinare di questa frazione – non si potrà certo parlare di montagne vere e proprie, non salendo oltre i 565 metri di quota – introdotta proprio dal Trebbio, che è anche la salita simbolo del Giro di Romagna, presa dallo stesso versante (7,5 Km al 5,4%) che fu affrontato in occasione di una tappa del Giro del 1978 terminata proprio in cima al monte, dove si trova un monumento al ciclista. Lassù s’impose Giancarlo Bellini, il cui successo passò in secondo piano, letteralmente stritolato dalla notizia che quel 19 maggio rimbalzò dal lontano Belgio e che annunciava il ritiro del “cannibale” Eddy Merckx, atto terminale d’una carriera che l’aveva visto vincere 5 volte il Giro e altrettante il Tour, 3 volte il mondiale e ben 7 Milano-Sanremo.
La prima discesa di giornata, piuttosto ripida nel suo tratto terminale, porterà il gruppo a Modigliana, paese natale di uno dei più conosciuti fotografi sportivi italiani, Vito Liverani, che nella sua ultradecennale carriera, terminata nel 2010, è stato autore di quasi 10.000 “scatti”, tra i quali quello più celebre per il mondo del ciclismo non riprese un momento di gara, ma di “gossip”: sua fu, infatti, la prima fotografia nella quale Coppi era mostrato in compagnia di Giulia Occhini, la “Dama Bianca” che diverrà la sua amante. E anche la più celebre immagine di questo sport, quello dello storico passaggio di borraccia tra Bartali e Coppi, pur non essendo opera sua (la scattò Carlo Martini sul Galibier al Tour del 1952) “de facto” è di sua proprietà, detenendone i diritti d’autore, e al proposito, Liverani rivelò che in realtà l’oggetto del lancio fu una bottiglietta d’acqua lanciata dallo stesso Carlo Martini a Bartali e da questi a Coppi, perché si trattò di uno scatto concordato in precedenza con il fotografo.
Toccherà ora al Monte Casale, il colle che nel 2003 proiettò Gilberto Simoni nell’olimpo rosa, scalato dal versante opposto rispetto a quella tappa (4,5 Km al 5,4%), prima di planare verso Brisighella, centro principale della Valle del Lamone, nel quale è possibile percorrere la “Via degli Asini”, la strada sopraelevata più antica del mondo, realizzata in epoca medioevale quando, per esigenze urbanistiche, fu scavata la base di roccia sulla quale poggiava e che rivestiva anche un ruolo difensivo. Lambita la romanica Pieve del Thò – toponimo frutto di una corruzione del termine “ottavo” perché l’edificio sorge all’altezza di quello che era l’ottavo miglio da Faenza – un breve tratto di requie sul fondovalle anticiperà il balzo più graffiante e felino di questa tappa, i 2600 metri al 10% di media della Valletta, rebbio centrale della forchetta altimetrica che punteggia i primi 70 km di gara. Sceso su Zattaglia, il tracciato, snodandosi tra profumate coltivazioni di lavanda, prenderà ora a costeggiare i confini del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, ideato negli anni ’60 ma istituito solo nel 2005 per proteggere l’unica formazione geologica interamente gessosa esisistente in Europa, bastione naturale lungo quasi 25 Km. È in questo ambiente naturale che la prima parte della tappa si chiuderà andando ad affrontare le consecutive ascese del Monte Albano (3,5 Km al 5,6%) e del Valico del Prugno (6,1 Km al 5,3%), scavalcate le quali si scenderà a Fontanelice, il paese dove nacque nel 1829 Giuseppe Mengoni, l’architetto che progettò la famosa Galleria Vittorio Emanuele II di Milano e che vi perì tragicamente a soli 48 anni nel 1877, precipitando dalla cupola ottagonale della galleria. A questo punto di fronte ai “girini” si spalancheranno una trentina di chilometri totalmente privi di difficoltà, nel corso dei quali si seguirà un itinerario esattamente speculare a quello percorso nel tratto iniziale di questa tappa, tornando dunque a pedalare in direzione della Pianura Padana, raggiunta proprio sulle strade di Imola, il quinto comune dell’Emilia-Romagna per numero d’abitanti, le cui strade nel 1967 furono set de “La Cina è vicina”, secondo film del regista piacentino Marco Bellocchio, in parte girato anche nella vicina Dozza, località cara agli appassionati di ciclismo, carica di ricordi legati a Luciano Pezzi e a tutti i corridori che furono da lui guidati, su tutti il citato Adorni, Gimondi e, soprattutto, Pantani. Di lì a poco si transiterà per la prima volta sotto lo striscione del traguardo che, oggi come nel 1968, sarà collocato sulla pista dell’autodromo che costituisce la principale attrazione di Imola, costruito tra il 22 marzo del 1950 e il 25 aprile del 1953, date della posa della prima pietra e dell’inaugurazione ufficiale, avvenuta con l’effettuazione di due gare motociclistiche, il “GP CONI” e il “GP Città di Imola”, mentre l’automobilismo debutterà l’anno successivo con la “Coppa d’oro Shell”, vinta da Umberto Maglioli su macchina Ferrari.
Ben presto e, come detto, per complessive quattro volte (la prima immediatamente prima dell’ingresso nel circuito) i corridori lasceranno il liscio fondo della pista per risalire sui colli e affrontare i “Tre Monti”, in realtà una sola ascesa che prevede circa 4 Km di strada tra la base e lo scollinamento, dei quali 2,5 d’effettiva salita, i primi 1600 metri al 6,9% e gli ultimi 900 al 7,8%, contenenti un picco al 12% proprio in vista del gran premio. L’ideale spruzzatina di pepe per rendere saporita e un pochino più indigesta l’ultima portata appenninica.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico di Monte Trebbio (575). Chiamato Passo del Trebbio e quotato 565 sulle cartine del Giro 2015, è valicato dalla SP 21 tra Dovadola e Modigliana. Il Giro d’Italia l’ha scalato tre volte, tutte citate nell’articolo: la tappa Poggibonsi-Monte Trebbio del 1978, con arrivo in salita e vittoria di Giancarlo Bellini; la Montepulciano – Imola dell’attacco di Chioccioli nel 1992, con Roberto Pagnin primo al GPM e anche al traguardo; infine, la Montecatini Terme – Faenza del 2003, vinta dal norvegese Kurt Asle Arvesen dopo che Paolo Tiralongo era scollinato in testa sul Trebbio.

Valico La Valletta (406). Vi transita la SP 63 tra Fognano e Zattaglia. Non è segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo).

Valico di Cima Pozzo (438). Chiamato Monte Albano sulle cartine del Giro 2015, vi transita la SP 63 tra Zattaglia e Casola Valsenio. Non segnalato sul testo “Valichi stradali d’Italia”, è invece riportato sul testo “Emilia Romagna 2” della collana “Passi e valli in bicicletta” (Giuliano Righi, Ediciclo) con una quota di 412 metri. Il Giro d’Italia l’ha già scalato due volte, la prima durante la tappa Montecatini Terme – Faenza del 2003, con GPM conquistato dal colombiano Freddy Excelino González Martínez. Il secondo passaggio è avvenuto in occasione del “Giro del Centenario” (2009), quando il Monte Albano, non considerato valido come GPM, fu scalato nel corso della tappa Forlì – Faenza, vinta da Leonardo Bertagnolli.

Passo del Prugno (490). Quotato 533 sulle cartine del Giro 2015, è valicato dalla SP 70 tra Casola Valsenio e Fontanelice. La salita è inedita per la corsa rosa.

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY


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La cittadella fortificata di Terra del Sole


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Passo del Trebbio, monumento al ciclista


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Brisighella, Pieve del Thò


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Uno scorcio della salita della Valletta, la più ripida di questa tappa

Coltivazioni di lavanda a margine del tracciato di gara (/www.ravennaintorno.it)

Coltivazioni di lavanda a margine del tracciato di gara (/www.ravennaintorno.it)


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La “Vena del Gesso” vista dalla discesa dal Monte Albano


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L’ex palazzo pubblico di Fontanelice, sede del museo-archivio dedicato a Giuseppe Mengoni

Scen a de La Cina è vicina girata allesterno di Palazzo Tozzoni a Imola (www.davinotti.com)

Scen a de ''La Cina è vicina'' girata all'esterno di Palazzo Tozzoni a Imola (www.davinotti.com)


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Il rettilineo d’arrivo, sulla pista dell’autodromo di Imola, sarà lo stesso della Formula 1

Vittorio Adorni conquista i mondiali di ciclismo del 1968 all’autodromo di Imola e, in trasparenza, l’altimetria dell’undicesima tappa del Giro 2015 (wilkipedia)

Vittorio Adorni conquista i mondiali di ciclismo del 1968 all’autodromo di Imola e, in trasparenza, l’altimetria dell’undicesima tappa del Giro 2015 (wilkipedia)

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