CARO DANIELE, CHIEDI SCUSA PER IL RITARDO
Strafavorito, e strabattuto, giovedì a Montecatini, Daniele Bennati rialza la testa e va a prendersi la terza tappa e la maglia di leader della Tirreno-Adriatico. Il treno Liquigas, ancora una volta, funziona alla meraviglia e a Monsummano Terme l’aretino è finalmente impeccabile mettendosi alle spalle un Petacchi che nessuno si aspettava già lì dopo la “bazzata” di quattro giorni e Bernhard Eisel che cerca di tenere in piedi la baracca dell’HTC-Columbia che senza Cavendish rischia di affogare. E, poi, ci sono gli sconfitti di giornata, Ginanni su tutti. Ma non si può dire che non ci ha provato.
Foto copertina: la volata vincente di Bennati (foto Riccardo Scanferla)
Nella vita chi vive di rimpianti sbaglia sempre. E, a volte, è meglio non averne anche se alla fine te ne torni a casa con niente in mano. L’importante è essere apposto con la propria coscienza.
Dovrebbe essere questo, più o meno, ciò che frulla nella testa a quel gruppetto di dieci corridori che nella terza tappa della Tirreno-Adriatico ha cercato, nella discesa del San Baronto, di far saltare il banco ma non ci sono riusciti. Pazienza.
Chi invece il suo obiettivo l’ha centrato in pieno, anche se con ventiquattr’ore di ritardo, è Daniele Bennati che, dopo il cappotto che Boonen gli ha rifilato a Montecatini, è andato finalmente a prendersi il successo di tappa e, grazie agli abbuoni, per un giorno indosserà anche la maglia azzurra di leader. Difficile che a Chieti sia ancora sua viste le salite che aspetteranno i corridori domani ma, intanto, l’obiettivo minimo è stato raggiunto. Il prossimo appuntamento è martedì a San Benedetto del Tronto dove si faranno prove di volata della Sanremo.
Ma oggi, negli ultimi trecento metri, c’è stato anche qualcun altro che ci ha stupito, ed è Alessandro Petacchi. Lo spezzino, caduto lunedì in allenamento a casa sua, è stato in dubbio fino all’ultimo se prendere parte o meno alla Tirreno ma, alla fine, ha optato per il “si” ma la sua sembrava quasi una gita di piacere o giù di lì. Tant’è che quando, a due chilometri dall’arrivo di Monsummano, abbiamo visto mettersi alle spalle del treno verde Liquigas due uomini della Lampre-Farnese, tutti hanno pensato subito a Danilo Hondo. Ed invece era proprio “Ale-Jet” che, nello sprint, ha addirittura tentato di anticipare Bennati ai 190 metri ma poi ha dovuto desistere conservando la piazza d’onore.
Ma, all’inizio, dicevamo di coloro che stasera non hanno rimpianti. Il primo è senz’altro Francesco Ginanni, così come Vincenzo Nibali e Giovanni Visconti, casualmente i tre che correvano sulle strade di casa e che il percorso li ha fatti transitare proprio davanti a casa di ognuno. Lasciata da parte la fuga iniziale, dopo 35 chilometri dal via di San Miniato Basso, con Lang (Omega Pharma-Lotto), Caccia (ISD-Neri) al secondo tentativo consecutivo, e Wurf (Androni) con quest’ultimo che in solitaria transita da solo sulla vetta de I Papi e viene raggiunto poche centinaia di metri prima del Gpm del San Baronto, il palcoscenico è tutto per gli ultimi quindici chilometri. Se corrono in casa qualcosa vorranno fare e, di fatti, non si perdono d’animo. Appena scollinato il San Baronto, affrontato in maniera ineccepibile in testa al gruppo dai vari Agnoli, Codol e Pellizotti, si lancia giù come un forsennato Francesco Ginanni che prima guadagna cinque metri, poi dieci, poi venti, poi cinquanta. Il gruppo, già frazionato dall’ottantesimo posto in giù in salita, si divide ulteriormente e tutti i big provano a tenere le ruote di testa. La tattica in casa Androni è studiata ad arte: Ginanni disegna come meglio non si potrebbe le curve della “sua” discesa, Scarponi lo segue a pochi centimetri per provare ad andarsene. E, fra se e se, pensano la stessa cosa anche Visconti e Nibali. Fatto sta che in fondo al San Baronto, quando il gruppo passa per Lamporecchio, davanti si ritrovano in dieci: oltre ai quattro già citati, ci sono anche Pellizotti, Iglinsky, Canuti, Failli, Mori e Garzelli. I fuggitivi si guardano negli occhi e si contano per un centinaio di metri, poi decidono di mettersi pancia a terra, uomini Liquigas compresi, e collaborare, escluso Mori. Il gruppo, da dietro, non sembra crederci molto ed il gruppetto riesce subito a guadagnare 16” che poi diventano venti ma più di lì non si andrà. L’intesa infatti si rompe, non si sa per merito di chi, e quando si ricompone è oramai troppo tardi. La Liquigas ha deciso che vuole giocarsi le sue carte in volata e così sarà. Il treno verde entra in azione ai 1500 metri finali con Manuel Quinziato, poi tocca a Daniel Oss (sempre più bravo, potrebbe lottare anche per un posto al Giro) e poi Fabio Sabatini. Ai 210 metri prova ad uscire Petacchi ma Bennati chiude subito la porta e va via in progressione vincendo di quasi una bicicletta. Dietro di lui lo spezzino e poi Eisel a salvare una Columbia che aspetta, invano, un Cavendish che mai arriverà, e poi Farrar che non riesce nell’impresa di rivincere in Toscana come gli era capitato l’anno scorso, a sorpresa JAFlecha, poi Modolo, Bazayev, Boasson Hagen e Ginanni che ha voluto sfogare tutta la sua rabbia col nono posto in volata.
Con l’abbuono Daniele Bennati sfila la maglia blu di leader dalle spalle di Linus Gerdemann e la va ad indossare per almeno ventiquattro ore, con 4” di vantaggio sul tedesco e Tom Boonen, oggi non pervenuto nello sprint finale.
Domani quarta tappa, la più lunga, da San Gemini a Chieti di 243 chilometri. Un passaggio simbolico, quello dall’Aquila per salutare le popolazioni terremotate (come succederà anche con il Giro), e poi tanta salita con tre Gpm abbastanza interessanti, soprattutto il secondo a 40 chilometri dal traguardo, l’ultimo è invece ai meno quattro ed è la strada che da Chieti Scalo porta al centro storico, dove probabilmente si deciderà la tappa. Difficile, ma non impossibile, che Petacchi possa tenere la maglia, è un arrivo adatto ai vari Ginanni, Garzelli, Nibali, Pellizotti. E anche Boonen, se avesse voglia di esporsi ulteriormente più di quello che ha già fatto.
Saverio Melegari