STAGIONE 2015: GRANDI NOMI AL CALDO DELLE TRE CORSE D’ARABIA

febbraio 4, 2015
Categoria: Approfondimenti

Al caldo del Golfo Persico si disputano una dopo l’altra, nello spazio di 18 giorni, le prime tre grandi corse a tappe del 2015. Prima il Dubai Tour, poi i giri del Qatar e dell’Oman consentiranno ai grandi nomi del gruppo di preparare la gamba in vista del debutto nelle prime importanti corse europee, con un pensiero anche al successo finale, in particolare in Oman, dove si affronterà la tradizionale e durissima salita alla Green Mountain, sulla quale negli ultimi anni è stato grande mattatore Froome. Tantissimo spazio per i velocisti, che “vedono” all’orizzonte anche la possibilità di mettere in cascina il successo finale in classifica a Dubai e in Qatar.

Sono le prime tre grandi corse a tappe della stagione 2015 per la qualità dei corridori che vi si schiereranno ai nastri di partenza. I giri di Dubai, del Qatar e dell’Oman, elencati in ordine cronologico d’effettuazione, vedranno in scena campioni del calibro degli spagnoli Valverde e Rodríguez, dello slovacco Sagan, del belga Gilbert, dell’elvetico Cancellara, del britannico Wiggins e, soprattutto, del nostro Vincenzo Nibali, di certo grande favorito per la vittoria nell’unica delle tre gare mediorientali idonea alle sue caratteristiche di scalatore, quella prevista sulle strade dell’Oman. Sarà l’occasione per tastare lo stato di forma dei “grandi” al caldo del Golfo Persico, mentre avranno parecchie occasioni di mettersi in mostra i velocisti – in particolare nelle prime due gare – tra i quali vedremo anche un figlio d’arte, Rick Zabel, passato professionista nel mese di giugno dello scorso anno e che dovrà vedersela con virtuosi dello sprint come il connazionale Kittel, i francesi Bouhanni e Démare, il norvegese Bouhanni, gli italiani Modolo e Guardini, lo spagnolo Ventoso, i fratelli olandesi Van Poppel per rimanere in tema di figli d’arte e, per finire, il belga Boonen, autentico “emiro” del Qatar in virtù delle 4 vittorie conseguite nelle 13 edizioni finora disputate, affermazioni alle quali ha affiancato ben 7 vittorie nella classifica a punti.
Vediamo ora nel dettaglio le tre corse arabiche che si succederanno nello spazio di 18 giorni, tra il 4 e il 22 febbraio.

DUBAI TOUR

L’unica delle tre corse organizzata da mano italiana (RCS Sport) consterà di 4 frazioni, come la scorsa edizione, quella del debutto in calendario di questa gara. Ci saranno delle novità e la prima e più rilevante sarà la cancellazione della tappa a cronometro, che lo scorso anno era risultata determinante per il successo finale dello statunitense Taylor Phinney ma che, proposta come tappa d’apertura, aveva agonisticamente “ammazzato” la corsa, risultata noiosa nelle rimanenti tre frazioni, tutte terminate allo sprint. Stavolta saranno i velocisti i grandi favoriti per il successo finale (su tutti Cavendish, che non prenderà il via al Giro del Qatar), nonostante l’inserimento nel tracciato – seconda novità – di un arrivo posto in vetta ad un muro arcigno ma brevissimo, sul quale gli sprinter potranno contenere l’inevitabile distacco, rimediabile grazie agli abbuoni previsti sugli altri traguardi e agli sprint intermedi. Mercoledì 4 febbraio la prima tappa (The Westin Dubai Stage) scatterà, come tutte le altre, dal Dubai International Marine Club per concludersi dopo 145 Km non distante dall’Union Flag House, l’edificio simbolo dell’indipendenza degli Emirati Arabi Uniti, dopo aver affrontato 4 tornate di un velocissimo circuito di 8,2 Km, anello caratterizzato da due rettifili di uno stesso viale, raccordati da due curve ad U, l’ultima piazzata a circa 3,5 Km dal traguardo. A parte questa prima frazione dal finale inedito, le rimamenti riproporranno gli stessi traguardi della scorsa edizione, a partire da quello previsto il 5 febbraio sull’isola artificiale di Palm Jumeirah dove si impose il tedescone Kittel. Per giungere di fronte all’hotel Atlantis, traguardo della frazione, bisognerà percorrere i 187 Km della “Nakheel Stage”, totalmente pianeggianti come quelli della prima e dell’ultima tappa, ma più insidiosi poiché gli ultimi 11 Km, quelli tracciati sulle strade di Palm Jumeirah, si snoderanno praticamente in “mare aperto”, con tutte le problematiche legate al vento e al rischio di ventagli. La successiva sarà la tappa “regina” del Dubai Tour 2005, ed avrà il traguardo fissato ad Hatta, cittadina situata in un’exclave dell’emirato collocata a ridosso del confine con il sultanato dell’Oman, dove dodici mesi fa pure vinse Kittel, che quest’anno non sarà della partita e che non avrebbe comunque avuto la possibilità di bissare il successo. Alla ricerca di un finale alternativo alla volata, infatti, gli organizzatori hanno deciso di spostare il traguardo dal centro di Hatta alla soprastante diga, dove si arriverà dopo aver percorso i 205 Km della “Dubai Silicon Oasis Authority Stage”, che proporranno tre salitelle intermedie non particolarmente rivelanti (anche se non sono uno scherzo i 2,6 Km all’8,8% dell’ascesa verso il Khalba Road Tunnel, da affontare però a 43 Km dall’arrivo) e, soprattutto, un muro finale di appena 200 metri, con inclinazioni fino al 17% che faranno gola ai finisseur (in primis Philippe Gilbert). Come detto, la brevità dello sforzo e il tracciato in precedenza non troppo duro dovrebbero consentire ai velocisti di non perdere troppi secondi e poi, l’indomani, di giocarsi la corsa nella conclusiva “Burj Stage”, 123 Km per emulare Kittel, che l’anno passato segnò uno strepitoso tris ai piedi degli 830 metri del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, che anche stavolta svetterà sull’ultimo traguardo del Dubai Tour.

TOUR OF QATAR

Neanche il tempo di “smaltire” il Dubai Tour e, ventiquattrore dopo, scatterà l’edizione n° 18 del Giro del Qatar, vera e propria riserva di caccia esclusiva per i velocisti grazie alla totale assenza di salite sul territorio dell’emirato. Nemmeno la tappa a cronometro di 11 Km potrà impensierirli più di tanto, sia per i pochi chilometri da percorrere, sia per gli abbuoni che, come al Dubai Tour, saranno assegnati sia agli arrivi di tappa, sia ai traguardi volanti, previsti in numero di 2 in ciascuna delle 5 frazioni in linea. I problemi più rilevanti potrebbe darli solo il vento che, complice proprio l’assenza di elevazioni, ha “carta bianca” per spazzare il territorio del Qatar, con tutte le problematiche connesse.
Preceduto di qualche giorno dalla gara riservata alla donne, il Tour of Qatar 2015 scatterà domenica 8 febbraio con una tappa di 136 km che taglierà nel mezzo la penisola collegando le località balneari di Dukhan e Sealine Beach, tradizionale sede di partenza (sarà così anche quest’anno) della frazione conclusiva. La seconda frazione, la più lunga dall’alto dei suoi 194 Km, si snoderà tra altre due località costiere, Al Wakra e Al Khor Corniche, percorrendo in gran parte le strade che attraversano il cuore geografico dello stato. Ora, al terzo giorno di gara, si disputerà la tappa più temuta dagli sprinter, la cronometro individuale tracciata per 11 Km quasi spaccati all’esterno del circuito motoristico del Losail, sullo stesso percorso sul quale si era gareggiato individualmente l’anno scorso (vinse l’austrialiano Michael Hepburn) e a squadre nel 2012 (successo della formazione statunitense Garmin – Barracuda) e che presenta 9 rettilinei raccordati da 7 curve. L’indomani si ripercorreranno a ritroso le rotte della seconda frazione, pedalando per 165 km da Al Thakhira a Mesaieed, alla vigilia di quella che, probabilmente, sarà la giornata più insidiosa. La quinta e penultima tappa si disputerà, infatti, all’estremità settentrionale della penisola, zona per la sua posizione particolarmente esposta alla forza del vento: in programma 153 Km tra la fortezza di Al Zubarah, unico monumento del Qatar iscritto nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, e la località di Madinat Al Shamal, dove la tappa si concluderà affrontando un circuito di 13,4 Km che dovrà essere inanellato 3 volte. L’atto conclusivo, venerdì 13 febbraio, sarà una passerella di 113 Km in perfetto stile ultima tappa di un grande giro, con la partenza dal Sealine Beach Resort, una prima parte in linea e quindi il circuito finale di 5,7 Km disegnato sulla “corniche” della capitale Doha.

TOUR OF OMAN

Tutt’altra musica suonerà sulle strade dell’Oman, la cui corsa prenderà il via il 17 febbraio, quattro giorni dopo la conclusione del Giro del Qatar. La porzione della penisola arabica in cui è collocato il sultanato, infatti, è decisamente più montagnosa e, a partire dalla seconda edizione (2011), il Giro dell’Oman ha strizzato l’occhio agli scalatori proponendo come principale ghiottoneria l’arrivo in salita sulla “Montagna Verde”, che sempre si è rivelato determinante per la classifica finale e che è stato conquistato anche da Vincenzo Nibali (2012), mentre l’autentico mattatore di questa montagna è stato l’anglo keniota Froome, due volte vincitore in vetta e una volta secondo. Strutturato in sei frazioni come il Tour del Qatar, oltre alla tappa di montagna il Tour dell’Oman proporrà tre chanches per i velocisti mentre i finisseur avranno un traguardo tarato sulle loro corde e ci sarà una frazione di media montagna che sicuramente vedrà ancora sugli scudi gli uomini di classifica. Si partirà con un tappa altimetricamente tranquilla che, totalmente sgombra di dislivelli sensibili, condurrà il gruppo dal castello di Bayt al Naman ad Al Wutayyah, dopo aver percorso 161 Km e un dolce rampetta negli ultimi 400 metri che potrebbe dar qualche noia ai velocisti meno resistenti. Il giorno dopo da un altro castello, quello di Al Hazm, salperà la tappa dedicata ai finisseur, che troveranno pane per i loro denti negli ultimi 25 dei 195 Km in programma per arrivare ad Al Bustan, nel corso dei quali si dovranno affrontare due brevi salite, valide anche per la classifica dei GPM. La più interessante per inscenare una “sparata” è l’ultima, quella di Al Jissah, collocata a soli 5 Km dal traguardo, ma non durissima (2,8 Km al 5%), il che potrebbe far pensare anche ad un arrivo allo sprint a ranghi un po’ più ridotti, ricordando il finale quello della Milano-Sanremo. La terza frazione sarà, invece, la più semplice di tutte, non solo sotto l’aspetto altimetrico ma anche per la planimetria, che disegna due circuiti partendo dall’Al-Musannah Sports City per ritornarvi dopo aver percorso 158 Km e superato insignificanti falsipiani nell’entroterra. Questa facilissima tappa precederà di ventiquattrore il momento più atteso, l’arrivo sulla Green Mountain (o Jabal Al Akhdar, per dirlo all’araba), che i corridori raggiungeranno partendo dalla grande moschea voluta da Qabus dell’Oman, sultano dell’Oman dal 1970. e percorrendo 189 Km sostanzialmente privi di dislivelli significativi fino ai piedi dell’ascesa finale, lunga 5,7 Km e caratterizzata da una pendenza media importante, del 10,5%. Se ai 1235 metri della “Montagna Verde” i giochi non dovrebbero essersi chiusi a derimere definitivamente la questione sarà la tappa di media montagna prevista il giorno successivo tra la località balneare di Al Sawadi Beach e la sede del “Ministry of Housing”, 151 Km che presentaranno il momento clou negli ultimi 60 Km, nel corso dei quali dovrà essere superata per quattro volte la salita di Bousher Alamrat, anch’essa dotata di pendenze interessanti e che sarà scalata alternativamente da due versanti differenti (3 Km al 9,7% e 2,7 Km al 7,8%). Dopo l’ultima scalata bisognerà percorrere 12 Km per andare al traguardo, ricalcando il finale della quarta frazione della scorsa edizione del Giro dell’Oman, che non tradì le attese con il successo dello slovacco Peter Sagan allo sprint sul colombiano Urán mentre Nibali giunse 3° a 2 secondi.
Come in Qatar, anche la tappa conclusiva avrà l’aspetto della passerella, un pelino più complicata rispetto al solito poiché, dopo la partenza dalla sede della compagnia aerea Oman Air, nel corso dei 133 Km che condurranno alla località portuale di Matrah dovranno essere nuovamente superate le due salitelle che avevano punteggiato il finale della seconda frazione, stavolta meno insidiose per i velocisti perché più lontane dal traguardo, collocato a 27 Km dalla cima di Al Jissah e al termine di un circuito cittadino di 7 Km che dovrà essere percorso due sole volte.

Mauro Facoltosi

Lo spettacolare scenario della diga di Hatta, traguardo della tappa regina del Dubai Tour (wikipedia)

Lo spettacolare scenario della diga di Hatta, traguardo della tappa ''regina'' del Dubai Tour (wikipedia)

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