IL RITORNO DI LINUS

marzo 10, 2010
Categoria: News

A distanza di due anni da quella terribile caduta che, di fatto, lo ha escluso dal diventare uno dei passisti più forti in gruppo del 2009, Linus Gerdemann si riprende con gli interessi ciò che la Tirreno-Adriatico gli aveva tolto a Recanati. A Rosignano Solvay, il tedesco del Team Milram è scaltro a capire che può essere la sua giornata e batte lo spagnolo Lastras. Ma, oltre alle sue gambe, deve ringraziare anche Luca Paolini che promuove l’azione decisiva a quattro chilometri dalla fine e, di fatto, tira la volata a tutti quanti.

Foto copertina: la volata vincente di Gerdemann a Rosignano Solvay (foto Bettini)

Chi, questo pomeriggio, ha acceso la tv per godersi la prima tappa della Tirreno-Adriatico versione 2010 avrà avuto qualche dubbio se fosse realmente il 10 marzo o il 20 dicembre. Siamo in riva al mar Tirreno, dove la livornesità raggiunge livelli altissimi e dove si vive a cacciucco e “boia deh”, eppure sembra di essere a Bormio o in qualche località dolomitica: freddo pungente, brutto tempo, neve ai bordi della strada. Ed, invece, non c’è nessun fotomontaggio ma la realtà di tre giorni freddissimi in Toscana che accompagneranno le prime tre tappe della Tirreno-Adriatico, sperando magari venerdì con l’arrivo a Monsummano in qualcosa di meglio.
E’ la Tirreno del “Ballero”, perché il suo ricordo rimane in tutti noi e perché la maglia del leader, da quest’anno, è azzurra e perché, questi primi tre giorni, sono sulle sue strade (specialmente domani e dopodomani), quelle dove si allenava quando era corridore, dove girava in bicicletta per passione e dove ha trovato la morte con la sua macchina da rally.
Ma, per raccontare i 148 km da Livorno a Rosignano Solvay, partiamo dalla fine e cioè da Linus Gerdemann (Team Milram) che, per la seconda volta in stagione, alza le braccia al cielo, molto a sorpresa. E, ovviamente, sarà lo stesso corridore tedesco il primo ad indossare la maglia azzurra di leader della generale. Il resto è gran freddo, cadute (almeno quattro), fango e subito un altro atleta caduto nella rete del doping: si tratta di Massimo Giunti, da quest’anno all’Androni Giocattoli e sospeso questa mattina dall’Uci dopo esser risultato positivo ad un controllo contro l’Epo il 23 febbraio scorso. E, il suo oramai ex team-manager Gianni Savio, non ha avuto parole certo dolci per lui. “E’ una situazione paradossale che un corridore possa ancora cadere in questa rete. Da questa stagione, come Androni Giocattoli abbiamo anche un deterrente in più: oltre ad essere licenziato, deve pagarci anche una penale corrispondente al contratto”. Come si suol dire, becco e bastonato.
Ma torniamo alla strada che è meglio. L’uomo di giornata è Dmytro Grabovskyy (ISD-Neri) che decide di farsela quasi tutta da solo questa tappa freddissima: l’ucraino della squadra di Scinto, riassunto da poco dopo un 2009 disastroso ed i suoi tanti problemi con l’alcool, dimostra comunque di esserci, guadagna 11’ ma poi il gruppo, intorno ai quaranta chilometri dall’arrivo decide di muoversi tant’è che in venticinque chilometri riescono a mangiare tutto il suo vantaggio.
Come detto, però, la pioggia comporta pericoli e cadute e quello che ci rimette di più è Jussi Veikkanen (Fdj) che è costretto ad abbandonare la corsa e salire sull’ambulanza.
Il percorso prevede tre scalate a Rosignano Marittimo, salitella tutt’altro che impegnativa, e al secondo passaggio, un po’ a sorpresa va in difficoltà Mark Cavendish che, a dieci giorni dalla Milano-Sanremo, non dimostra certo una forma invidiabile. Vedremo strada facendo se è solo un modo di mascherare oppure quest’anno la gamba, almeno per ora, non c’è davvero.
In testa al gruppo, invece, ci prova Wegmann ma senza risultati ed allora si arriva ai meno otto dal traguardo, sull’ultimo passaggio in salita, con la coppia Urtasun (Euskaltel) e Terpstra (Milram) che provano ad andarsene. Guadagnano anche 14” ma, quasi in cima, vengono raggiunti da uno scatenato Fabio Taborre (Androni) che prova a fare il vuoto, ma il gruppo non lascia spazio a nessuno. O almeno così sembra. Perché, a 4500 metri dalla fine, quando la discesa è già iniziata ma non è particolarmente ripida, ecco la trenata di Luca Paolini (Acqua&Sapone) che vuole scombinare i piani delle squadre dei velocisti, con il Team Sky (per Boasson Hagen) e la Liquigas (per Bennati) che sono lì in testa al gruppo a menare le danze per ottenere questo primo successo, visto che Cavendish è già lontano anni luce, Boonen gli è saltata la catena quasi in cima alla salita e Petacchi aspetta giorni migliori dopo la caduta di lunedì in allenamento.
Il primo a lanciarsi all’inseguimento di Paolini è Matti Breschel (Team Saxo Bank) ma, fin da subito, si capisce quello che succederà da lì a breve: tutte le fortune di quest’azione saranno esclusivamente sulle spalle e sui pedali della medaglia di bronzo dei mondiali di Verona 2004. Quando la discesa inizia a farsi tosta ecco che arrivano anche Gerdemann (Milram) e Lastras (Caisse d’Epairgne) ma il gruppo con i Liquigas in testa non lascia mai più di 150 metri. Dopo la penultima curva, a 650 metri dall’arrivo, l’azione sembra finita con il gruppo che rientra definitivamente. Sembra. Perché Paolini prende a tutta l’ultima curva insidiosa ai 400 dal traguardo, dietro si guardano un attimo di troppo e si forma il buco che non sarà più colmabile. L’azzurro, però, è nella posizione peggiore perché di fatto tira la volata a tutti gli altri quando, a cose normali, sarebbe stato senz’altro lui il più veloce. Così il portacolori dell’Acqua&Sapone si autoesclude dalla contesa e lascia spazio agli altri: Breschel si pianta, Gerdemann parte abbastanza lungo, Lastras prova a rimontarlo ma si ferma ad una ventina di centimetri e così il buon Linus può alzare le braccia al cielo.
La volata del gruppo viene vinta da un pur positivo Yauheni Hutarovich (Fdj) che farà senz’altro parlare di se, davanti a Rojas Gil (Caisse d’Epairgne), Farrar (Garmin) e Bandiera (Katusha).
Domani seconda tappa, con partenza e arrivo da Montecatini Terme. Una salita abbastanza lunga, il Goraiolo, intorno a metà frazione (neve permettendo) e poi un circuito finale da ripetere quattro volte con la salita di Vico, 3 chilometri al 5%, che potrebbe lanciare qualcuno sul traguardo posto di fronte alle Terme Tettuccio di Montecatini. Dalla fine della discesa alla linea d’arrivo, però, ci sono sei chilometri che potrebbero far desistere anche i più coraggiosi.

Saverio Melegari

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