DALLA POLVERE DELLE STRADE BIANCHE SPUNTA IGLINSKY
Il kazako della Astana vince a sorpresa la 4a edizione della Monte Paschi Strade Bianche, anticipando in uno sprint a tre Thomas Lovkvist, vincitore della passata edizione, e Michael Rogers, MVP della giornata. 4° il campione d’Italia Pozzato, migliore degli italiani. Ottimo 6° posto per Ginanni. Delude Cancellara, staccato nettamente nel finale.
Foto copertina: è il kazako Iglinsky il primo puledro a sfrecciare sulla storica fettuccia di Piazza del Campo (foto Bettini)
La Monte Paschi Strade Bianche resta stregata per i colori azzurri. Dopo le affermazioni di Kolobnev (Russia), Cancellara (Svizzera) e Lovkvist (Svezia), è toccato ad un kazako scrivere il proprio nome nell’albo d’oro di questa giovane ma bellissima corsa, riuscita nel giro di appena quattro anni a costruirsi un fascino degno di una classica e una solida considerazione internazionale. Kazako che risponde al nome di Maxim Iglinsky, 28enne di Astana (scegliete voi se nel senso di città o nel senso di squadra), corridore polivalente se ce n’è uno: campione nazionale a cronometro, prezioso gregario di Contador e compagni in montagna, vincitore di una tappa alpina (a Valloire) del Giro del Delfinato di due anni fa, da oggi anche corridore capace di vincere su strade sterrate e vallonate. Dopo il 3° posto del Giro del Mediterraneo, alla luce della vittoria odierna, non è eretico definire Iglinsky uno dei nomi più caldi dell’inverno ciclistico, aspettando l’inizio della campagna delle classiche di primavera.
Tanto più che la concorrenza, sulle strade senesi, era decisamente agguerrita: da Cancellara a Lovkvist, gli ultimi due vincitori della gara, passando per Flecha, fresco vincitore dell’Omloop Het Volk, Ginanni, Visconti, Garzelli e Rogers, senza contare nomi altisonanti ma poco adatti al contesto o in scarse condizioni di forma, in parte schieratisi al via solo per fare pratica in vista della frazione di Montalcino del prossimo Giro d’Italia (in primis Cadel Evans, Andy Schleck, Mark Cavendish e Franco Pellizotti).
Dopo due terzi di gara abbondanti di relativa quiete, privi di tentativi di fuga particolarmente pericolosi, la corsa si è accesa improvvisamente ad una cinquantina di chilometri dal termine, con una trenata di Matti Breschel, cui ha fatto seguito una analoga manovra da parte di Lovkvist. Sempre nel tratto sterrato in questione, Monte Sante Marie, è arrivato il primo vero attacco, portato dal duo Liquigas Oss – Nibali, cui si sono accodati dapprima Rogers, Spilak e Garzelli, quindi anche Francesco Ginanni. Paradossalmente, proprio i due Liquigas sono stati i primi tra i fuggitivi ad alzare bandiera bianca, determinando la formazione di un quartetto la cui avventura si è conclusa all’imbocco del tratto sterrato comprendente l’ascesa più dura, quella di Colle Pinzuto, a 20 km scarsi dal termine.
È stato allora che i corridori destinati a giocarsi il successo hanno iniziato a giocare le proprie carte. Dopo uno strenuo tentativo di resistenza da parte di Michael Rogers, evaso dal drappello di testa pochi istanti prima del ricongiungimento, è stato Juan Antonio Flecha ad accendere la miccia, imitato prontamente da Fabian Cancellara, cui si sono accodati Breschel, Pozzato, Iglinsky e Ginanni. Il gruppetto venutosi così a formare in testa non ha però avuto la lucidità necessaria a trovare un rapido accordo, consentendo il recupero di altri 9 atleti, di cui solo 5 poi irrimediabilmente respinti dall’ultimo tratto di strade bianche, quello di Tolfe. Bello ma vano è stato invece l’attacco di Enrico Gasparotto, capace di scollinare con una manciata di metri di margine sulla penultima asperità di giornata (prima della rampa conclusiva verso Piazza del Campo), ma poi prontamente neutralizzato.
Con ancora 11 uomini a giocarsi il successo, senza più tratti sterrati da affrontare, i chilometri successivi, in pianura e in asfalto, si sono tradotti in una girandola di scatti e contro scatti infruttuosi, aperta da Iglinsky, proseguita da Pozzato e Flecha e chiusa da Cancellara, che in condizioni di forma migliori avrebbe probabilmente salutato definitivamente la compagnia dopo aver acquisito i 50 metri guadagnati sullo scatto. Con i favoriti intenti a marcarsi tra loro, è stato allora un impagabile Michael Rogers, MVP di giornata per distacco, ad azzeccare la stoccata, cui solo Lovkvist, Hesjedal e Iglinsky hanno avuto la forza o la prontezza di accodarsi subito. Fatale è stata invece l’esitazione di Filippo Pozzato e Francesco Ginanni, capaci di scattare a loro volta e di rientrare sulla testa della corsa a meno di 2 km dal termine, ma costretti ad uno sforzo che ha impedito loro di resistere alla progressione di Lovkvist nei 900 metri finali.
Solamente Iglinsky e un eroico Rogers sono riusciti a tenere la scia dello svedese, che dal canto suo, scollinato con qualche metro sul kazako, deve avere per un istante pensato di avere quasi centrato il bis, fino a quando alla sua sinistra non è sfrecciata una maglia celeste con evidenti problemi nella conduzione della bici, ma parimenti molto più veloce. Dopo la curva di San Martino, punto cruciale del Palio, lo scandinavo non ha avuto il tempo materiale per tentare una contromossa, vedendosi relegato al ruolo di spettatore d’eccezione della nona vittoria della carriera di Iglinsky. Rogers si è dovuto accontentare del 3° posto, mentre Pozzato, 4° e migliore degli azzurri, si può consolare con la consapevolezza di una condizione molto buona in ottica Sanremo, per quanto non altrettanto incoraggiante sia stata la solita gestione di gara troppo passiva.
Alla luce della gara odierna, ci pare giusto tornare su un concetto già espresso all’inizio: nessuna corsa, a nostra memoria, è stata recentemente capace di acquisire in così breve tempo il prestigio e l’attenzione della Montepaschi Strade Bianche, che ha nella magia dello sterrato un valore aggiunto che si sta dimostrando più pesante della giovanissima età della competizione. Valore aggiunto sufficiente a garantire un lotto partenti di primissimo piano, nonché la partecipazione di atleti non alla caccia del risultato ma di grande richiamo, anche se evidentemente non ancora tale da spingere la Rai a sottrarre un po’ di tempo alle sintesi di partite di Champions League di due settimane fa per dare spazio ad una diretta. In chiusura, riprendendo il tema della start list, da segnalare il forfait prima del via di Alessandro Ballan, colto da un attacco gastrointestinale. Lo scorso anno, proprio in questo periodo cominciò il calvario dovuto al citomegalovirus che segnò di fatto tutta la stagione del Veneto. L’augurio è che non si tratti di nulla di simile, e che al Fiandre e alla Roubaix il nostro maggiore specialista delle pietre sia pronto a dare battaglia.
Matteo Novarini