UN DIABLO AL GIORNO

luglio 9, 2009
Categoria: News

La vittoria di Hushovd sul Montjuic, la scarsa concentrazione dimostrata anche oggi da Menchov, ciò che ci attende nella prima tappa pirenaica di Arcalis, le gerarchie in casa Astana, le possibilità degli azzurri, le possibilità di tenuta di Cancellara: questi i temi che affronta oggi Claudio Chiappucci nel suo intervento quotidiano.

A cura di Matteo Novarini

Lo strappo del Montjuic che caratterizzava il finale della tappa di Barcellona, alla fine, non ha fatto grande selezione, e sono stati due sprinter come Hushovd e Freire a giocarsi il successo parziale. Tutti assieme gli uomini di classifica, fatta eccezione per Menchov, che ha perso ancora 1’ a causa di una caduta. Le scarse differenze generate dalla salitella finale sono da imputare prima di tutto al versante scelto per la scalata, probabilmente il più facile a disposizione. Nonostante questo, mi aspettavo un po’ più di selezione per via della pioggia, ma lo stradone che portava all’arrivo si è rivelato troppo poco pendente anche per queste condizioni.
In ogni caso, la pioggia ha fatto vittime, con numerose cadute da aggiungere al lungo elenco di questa prima settimana di Tour de France. Non darei comunque la colpa ad un percorso pericoloso, se non altro per la tappa di oggi. Tanto più che, talvolta, ho l’impressione che all’indiscutibile difficoltà del guidare la bici su un fondo bagnato si aggiunga anche la scarsa perizia di alcuni corridori. In questo gruppo rientra senza ombra di dubbio Denis Menchov, che, come detto, si è allontanato ulteriormente dalla vetta della classifica, accusando un altro minuto. Che il russo non fosse un mago nel guidare la bici lo si era capito già dalla caduta in rettilineo nella cronometro di Roma dell’ultimo Giro d’Italia, ma una caduta come quella di oggi, dovuta al fatto che pedalava troppo indietro nel gruppo, è a mio avviso anche sintomo di scarsa concentrazione. A questo punto, dubito che Menchov, domani, possa tenere le ruote dei migliori domani, nella tappa di Arcalis.
Venendo proprio alla prima frazione pirenaica, inutile dire che il grande favorito è Alberto Contador. Non si può escludere che arrivi in fuga, ma se dovessero essere i big a giocarsi il successo di tappa, sarebbe il madrileno l’uomo da battere. Non credo che Alberto si muoverà per primo, ma penso che si limiterà a marcare i suoi avversari, forte del vantaggio in classifica, fino agli ultimissimi chilometri, dove ritengo piazzerà un allungo per andarsi a prendere tappa e maglia. Dovesse conquistare la maglia gialla già da domani – cosa che ritengo probabile -, l’unica chance di battere Contador sarebbe quella di attaccarlo da lontano, dal momento che in questo momento staccarlo in salita appare impossibile. Sarà interessante anche verificare cosa potrà fare Fabian Cancellara, che dice di sentirsi pronto, ma che sinceramente dubito potrà conservare le insegne del primato. Domani sera, in ogni caso, sapremo se davvero lo svizzero può sognare in grande.
Sempre rimanendo in casa Astana, chissà che magari una delle seconde punte, in particolar modo Kloden (che in salita mi convince più di Leipheimer, che si trova in una situazione simile a quella del tedesco, ma che già al Giro ha dimostrato la sua vulnerabilità sulle grandi montagne), non possa essere inserita in una fuga da lontano, così da sollevare la squadra dall’onere di fare la corsa, e da obbligare le altre formazioni ad inseguire. Un’azione del genere, peraltro, sarebbe a mio giudizio l’unica possibilità per Kloden di potersi giocare le proprie carte in questo Tour, e di non essere subito sacrificato come gregario. In ogni caso, se qualcuno si muoverà da lontano, non penso sarà un grande della classifica generale, ma al massimo una seconda punta.
Per quanto riguarda il capitolo italiani, le due maggiori speranze azzurre sono indubbiamente Pellizzotti e Nibali. Il primo più esperto e attaccante, il secondo forse ancora troppo giovane e acerbo, e troppo timido in corsa. Il consiglio che mi sento di dare a Nibali è quello di osare di più, di attaccare, di fare la corsa. Solo così si può imparare come muoversi in una corsa come il Tour de France, non correndo sulla difensiva come invece Vincenzo tende purtroppo a fare. Temo comunque che il vero capitano della Liquigas sarà Kreuziger, il corridore che mi convince di più tra i tre potenziali capitani della squadra. Ad ogni modo, sia per quanto riguarda le gerarchie di casa Liquigas, sia per quelle di questo Tour de France, domani sera ne sapremo molto di più.

Claudio Chiappucci

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