CITTA’ SANT’ANGELO – PORTO RECANATI: LA TAPPA CHE “SA DI VACCA”
maggio 20, 2010
Categoria: News
Non c’è giorno. alla corsa rosa. che una salita non s’interponga al cammino dei corridori. “Una salita al giorno leva la noia di torno” potrebbe essere, infatti, lo slogan dei giri made in Zomegnan, particolarmente in queste tappe di transizione che una volta si cercava di tracciare nella maniera più lineare possibile. Ma il nuovo corso adottato al Giro ha introdotto difficoltà ovunque, costringendo i velocisti ad attrezzarsi per non vedersi tagliati fuori dalle possibilità di successo. Tappe completamente pianeggianti sono divenute, di questi tempi, una perla rara e la frazione di Porto Recanati non sfugge a questa regola, con le tre ascese piazzate nelle battute conclusive di quella che, per molti sprinter, rappresenterà anche l’estrema occasione di lasciare il segno al Giro 2010. Da domani pendenze e strade vireranno con decisione verso l’alto.
Un vecchio adagio lombardo recita che “La buca l’è minga straca se la sa no de vaca”. Tradotto letteralmente suonerebbe “la bocca non è stanca se non sa di vacca” (leggi latte) e, in sostanza, questo proverbio spiega che un pranzo che si rispetti deve contemplare la degustazione di un buon pezzetto di formaggio. Questo discorso può tranquillamente essere applicato a tutte quelle tappe completamente pianeggianti e che, per questo, risultano insipide al palato del tifoso irriducibile delle salite, la vacca del ciclismo, dalle cui mammelle più gonfie le grandi penne del giornalismo sportivo hanno tratto fiumi di parole, le frasi che hanno narrato le gesta dei grandi campioni del pedale. Non è tappa vera, dunque, se non preveda almeno uno zampelotto e Zomegnan – che, a dispetto di un cognome che potrebbe tradire natali veneti, è brianzolo D.O.C. e il proverbio della “buca” l’ha ascoltato spesso – l’ha capito benissimo, adottando da subito questa filosofia di strada. Andando da Città Sant’Angelo a Porto Recanati si poteva tranquillamente rimanere sulla litoranea, proponendo una tappa breve e abbastanza digeribile, soprattutto alla luce delle aspre salite che il Giro offrirà nelle giornate successive. Invece, anche stavolta i velocisti dovranno fare i conti con tre difficoltà, per di più piazzate nei chilometri conclusivi, mentre avranno comunque un indubbio vantaggio dal circuito finale, che permetterà loro di prendere le misure del rettilineo d’arrivo. Un traguardo, quello di Porto Recanati, che per molti sprinter rappresenterà l’ultima occasione per mettersi in mostra, poiché da qui a Verona ci saranno nove frazioni e di queste una sola – la Levico Terme – Brescia, in programma al quartultimo giorno di gara – presenterà un tracciato che sarà pane per i loro denti. Con questa prospettiva, una buona parte delle ruote veloci del gruppo preferiranno prendere la strada di casa, imitando quanto fece Mark Cavendish l’anno scorso dopo la vittoriosa tappa di Firenze.
Tre salite, abbiamo detto, ma in realtà saranno quattro. L’ascesa “occulta” non figura sull’altimetria perché sarà affrontata fuori gara, nel tratto a velocità controllata che i corridori sono soliti percorrere tra il raduno di partenza e il via reale della frazione. Il gruppo si muoverà dal “Città Sant’Angelo Outlet Village” per dirigersi verso il centro storico della città sede di partenza, situato in collina a 317 metri di quota, e dovranno inevitabilmente affrontare una salita. Attraversato il paese di Massimo Oddo, uno dei due azzurri pescaresi (l’altro è Fabio Grosso) della nazionale di calcio vittoriosa a Berlino la notte del 2 agosto 2006, si farà ritorno nella zona industriale dove, sotto l’arco gonfiabile che rappresenta fisicamente il “chilometro zero”, il direttore di corsa darà il via ufficiale alla tappa con un colpo di fischietto. Sono istanti generalmente tranquilli quelli dello start, ma talvolta capita che qualcuno parta di slancio proprio al transitare sotto l’arco o che si viaggi a velocità da razzo sin dalle battute iniziali. A muoversi sono corridori oramai fuori gara, mentre è più unico che raro il caso nel quale a tentare l’assalto sia uno degli inquilini dei piani alti della classifica, soprattutto in tappe simili a questa. Bisogna essere dei campioni con la C maiuscola, con i fiocchi e i controfiocchi, per imbastire un attacco del genere e riuscire a portarlo a termine. Bisogna essere dei “Merckx”, insomma, e nella carriera dal grande campione belga ha trovato posto una simile impresa, messa in scena al Tour del 1971, nella storica tappa Orcières Merlette – Marsiglia, quando attaccando in partenza riuscì, in una frazione di trasferimento, a recuperare quasi due degli otto minuti accusati il giorno prima dallo spagnolo Ocaña.
I primissimi chilometri di gara si svolgeranno in dolcissima discesa, poi si andrà a imboccare la statale “Adriatica” sulla quale si permarrà per metà tappa, attraversando le principali località balneari del litorale teramano prima e di quello piceno poi. In pratica, per oltre 100 Km la dodicesima frazione scorrerà via liscia come l’olio, proponendo al massimo difficoltà più lievi d’un cavalcavia. La maggior parte dei centri che si toccheranno in questa fase sono caratterizzati da una struttura urbana doppia, con l’agglomerato turistico collocato sulla riva e il centro antico posto sull’alto di un colle, talvolta impreziosito da qualche edificio di pregio. È una veste con la quale si presenta la stessa località di partenza e poi Silvi, il cui centro vecchio è l’erede di un antico e omonimo borgo romano, sito in un’area ricca di boschi, dai quali avrebbe tratto il nome, anche se gli studiosi non hanno ancora stabilito con certezza se derivi dal termine “Silvae” – che significa proprio bosco – o dal nome del Dio Silvano, venerato dagli antichi romani quale protettore delle foreste. Al contrario, i successivi due centri attraversati, Pineto e Roseto degli Abruzzi, esulano da questa forma urbanistica, essendo entrambi i “cuori” di queste località localizzati sul litorale. Il turista alla ricerca di qualche perla artistica dovrà andarsela a cercare, novello Diogene, sui colli dell’entroterra, dove si possono ammirare la chiesa di San Salvatore a Morro d’Oro e quelle abbaziali di Santa Maria di Propezzano e di San Clemente al Vomano, entrambe situate lungo il corso del Vomano, il fiume che scende da una sottocatena del Gran Sasso d’Italia.
Più vicino al mare e ai divertimenti balneari di una delle località di villeggiatura più frequentate dell’Adriatico è il rinascimentale duomo di San Flaviano, la cui cupola semisferica svetta sui tetti di Giulianova Alta e al cui interno riposano le spoglie del santo patriarca di Costantinopoli, giunte in questo centro il 24 novembre di un anno imprecisato, durante la loro traslazione da Istanbul a Ravenna, voluta dall’imperatrice Galla Placidia e interrottasi bruscamente a causa di una tempesta che sterminò l’equipaggio.
Dopo Tortoreto Lido e Alba Adriatica i “girini” saluteranno l’Abruzzo accogliendo gli applausi degli abitanti di Martinsicuro, centro fondato dai Liburni col nome di Truentum in un’area abitata sicuramente fin dal IX secolo a.C., periodo al quale risale un insediamento dell’età del bronzo rinvenuto sulle colline restrostanti.
Si entrerà nelle Marche attraverso la porta della “Riviera delle Palme”, com’è stato battezzato il tratto di costa che ha il suo “faro” nella località di San Benedetto del Tronto, che non è non soltanto una stazione balneare di prim’ordine ma anche uno dei principali porti pescherecci d’Italia. La sua valenza portuale non è limitata al mercato ittico perché San Benedetto costituisce anche il naturale approdo della Tirreno – Adriatico, la più importante corsa a tappe italiana dopo il Giro, che fin dalla seconda edizione vi ha stabilmente fissato l’epilogo della frazione conclusiva, talvolta preceduta da snervanti tappe di collina tracciate tra i centri dell’entroterra. Molti di questi comuni, in gran parte recentemente passati dalla provincia di Ascoli Piceno a quella neonata di Fermo, sono compresi nel cosiddetto “distretto calzaturiero marchigiano”, ritenuto il più prestigioso della nostra nazione per il livello qualitativo delle scarpe qui prodotte. Il centro princiale di quest’area è proprio il nuovo capoluogo – la provincia, istituita nel 2004, esiste ufficialmente dal 22 giugno 2009, data dell’elezione del primo presidente – rilevante città d’arte, il cui “clou” è rappresentato dalla centralissima Piazza del Popolo.
Alle porte di Civitanova Marche terminerà il tratto costiero di questa frazione e s’imboccherà la valle del Chienti, ma per un’altra ventina di chilometri il tracciato non offrirà vere e proprie difficoltà. Ai corridori, infatti, non peseranno i 100 metri di dislivello scarsi che si supereranno procedendo verso Piediripa, dove si giungerà dopo essere transitati a breve distanza dall’antichissima chiesa a due piani di San Claudio al Chienti, meritevole di una deviazione.
Nella zona industriale di Macerata si attaccherà la salita diretta al centro storico, la prima delle tre difficoltà finali. L’ascesa è pedalabile – sono circa 4500 metri al 4,4% con uno strappo al 10% all’inizio – e il gruppo l’affronterà senza grossi scossoni. Non dovrebbero, dunque, registrarsi sorprese, così come non se ne videro nel finale della tappa di Macerata del 1998, che prevedeva, una volta effettuato lo scollinamento, di ridiscendere a Piediripa, dove Mario Cipollini andò a segno bruciando in volata Silvio Martinello ed Endrio Leoni.
Speculare alla salita, a livello pendenze, sarà la successiva planata verso la valle del fiume Potenza, che si raggiungerà dopo aver lambito l’area archeologica di Helvia Ricina, centro in gran parte ancora da scavare, citato per la prima volta nel I secolo d.C. e dotato d’un imponente teatro, un tempo ricoperto di marmo, al cui interno potevo essere accolti fino a 2000 spettatori.
Per una quindicina di chilometri si tornerà a pedalare sul velluto, lasciando a sinistra e a destra le strade che si divincolano ripidamente dal fondovalle, dirette a Recanati e a Montelupone, culmine del muro che, negli scorsi anni, è stato proposto in due occasioni alla “Corsa dei due mari”. Ai “girini” sarà risparmiata quella tremenda verticale, sostituita dalla parallela ascesa diretta a Potenza Picena, più agevole ma comunque dotata di pendenze che potrebbero fare male a qualcuno: si pedalerà all’insù per 2,5 Km, superando una pendenza media del 6,5% e picchi fino al 13%, per poi ributtarsi nella valle del Potenza e da lì portarsi in breve al traguardo di Porto Recanati.
Chiuderà questa giornata un anello di quasi 25 Km che debutterà con un tratto a moderati saliscendi, tracciati ai piedi del colle dal quale troneggiano la città di Loreto e il suo celeberrimo santuario, costruito per costudire la “Santa Casa”, l’abitazione nazarethana della Madonna, trasportata in Europa via mare nel XIII secolo e in origine rimontata a Tersatto, nell’odierna Croazia. Si andranno quindi a ricalcare le strade già battute una trentina di minuti prima, ritornando ai quasi 190 metri di Potenza Picena, con l’ultimo scollinamento, piazzato a 10,5 Km dall’epilogo, valevole come GPM.
A questo punto i velocisti rimasti agganciati al gruppo si esibiranno nel loro ultimo tuffo, per accaparrarsi l’estrema possibilità di guadagnarsi un posto al sole in questa edizione della corsa rosa.
LAVORI IN CORSO
Apportate tre modifiche al percorso.
1) La salita iniziale al centro di Città Sant’Angelo sarà effettuata in gara e non nel tratto di trasferimento
2) Inserite le salite di Monte San Giusto e Corridonia prima del GPM di Macerata
3) Dopo Macerata non si andrà a Potenza Picena scendendo nella valle del Potenza e poi risalendo, ma percorrendo la strada in quota che transita anche per Montelupone (senza affrontare il muro). Confermato il finale, col circuito che riporterà i “girini” a Potenza Picena, stavolta salendo dalla valle del Potenza.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: il castello di Porto Recanati (panoramio)
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