VUELTA A ESPAÑA 2014 – LA “PRIMERA SEMANA”
agosto 22, 2014
Categoria: Approfondimenti
Ecco le tappe della prima settimana della Vuelta 2014, quelle nelle quali i favoriti cominceranno a studiarsi e ad affinare le armi sulle prime difficoltà del tracciato, in attesa dell’arrivo in salita di giovedì sull’Alto Cumbres Verdes. Ci sarà spazio anche per i velocisti e i finisseur e qualche strappo anche per saggiare la condizione dei rivali, come quello al 14% nel finale di Córdoba. Atto d’apertura la prima delle tre prove contro il tempo, la cronosquadre serotina di Jerez de la Frontera
1a TAPPA: JEREZ DE LA FRONTERA (12,6 Km – cronometro a squadre)
Per la quarta volta nella storia la Vuelta a España prende le mosse dalla quinta cittadina per popolazione dell’Andalusia, che era già sede della tappa d’apertura nel 1979, nel 1984 e nel 1992. In questi tre precedenti si disputò il classico cronoprologo (nel 1984 vinto da Francesco Moser, che di lì a due mesi avrebbe conquistato il suo primo e unico Giro d’Italia) ed anche stavolta il via sarà contro il tempo, ma con una formula diversa, quella della cronosquadre, come puntualmente avviene fin dal 2010. Il tracciato prescelto dagli organizzatori si presenta totalmente pianeggiante e proporrà l’unica insidia nelle curve, prevista nel numero di 25 circa. La prima formazione prenderà il via da Plaza del Mamelón poco dopo le 19 del 23 agosto mentre l’arrivo dell’ultima formazione in gara avverrà attorno alle 20.40 in Avenida Álvaro Domecq. Previsti circa 13 minuti di gara e una media che potrebbe facilmente superare i 55 Km/h. Oltre ai quattro precedenti citati Jerez ha accolto altri sette traguardi della Vuelta, tra i quali ricordiamo quelli conquistati da Nicola Milani nel 1996 (tappa Marbella – Jerez) e dalla Gatorade nel 1992 (cronosquadre Arcos de la Frontera – Jerez).
2a TAPPA: ALGECIRAS – SAN FERNANDO (174,4 Km)
È la prima delle cinque frazioni che gli organizzatori hanno riservato ai velocisti. Le difficoltà altimetriche saranno ininfluenti, poiché si dovranno affrontare solo un colle di 3a categoria subito dopo la partenza, l’Alto del Cabrito (340 metri, 9,2 Km al 3,1%), e altri due strappetti attorno a metà tappa, in zona rifornimento. In tutto il resto della tappa regnerà la pianura, con i tratti più insidiosi che cominceranno dopo il secondo dei due traguardi volanti ad abbuoni; gli ultimi 40 Km, infatti, si svolgeranno in prossimità delle rive dell’oceano, con tutti i rischi connessi alla possibilità che si verifichino ventagli e conseguenti fratture nel gruppo. Da segnalare che, all’imbocco dell’ultimo chilometro, i corridori si troveranno sotto le ruote un breve tratto in lievissima ascesa che potrebbe influire sull’esito della volata. Algeciras, cittadina andalusa affacciata sullo Stretto di Gibilterra, accoglierà la Vuelta per la prima volta dopo esser stata traguardo volante in occasione della tappa Cadice – Estepona del 1998 (sprint conquistato da Juan Carlos Vicario, tappa da Jaan Kirsipuu). San Fernardo, conosciuta anche come La Isla, accoglierà per la prima volta un arrivo dopo esser stata nel 1992 sede di partenza della prima semitappa della seconda tappa, terminata a Jerez con il successo allo sprint di Abdujaparov.
3a TAPPA: CADICE – ARCOS DE LA FRONTERA (197,8 Km)
Tolte le tre tappe a cronometro previste, le cinque destinate ai velocisti e le sette che il gruppo trascorrerà in montagna, rimangono sei giornate “alternative”, di quelle che si definiscono di media montagna. La prima sarà questa terza frazione di quasi 200 Km, la terza per lunghezza tra quelle previste quest’anno, che rappresenterà anche la prima occasione per i cacciatori di tappe, se la squadra della maglia “roja” di turno (o di chi è ben piazzato in classifica e ambisce alle insegne del primato) li lascerà andare. Il tentativo potrebbe nascere, come spesso avviene, nei chilometri iniziali, oppure nel tratto compreso tra l’82° e il 144° Km di gara, nel quale saranno concentrati i due traguardi volanti e i quattro GPM previsti quest’oggi, sui quali spicca per quota il Puerto del Boyar (1100 metri), impegnativo solamente negli ultimi 2 Km (media del 7%), ma troppo distante dal traguardo per essere definito risolutivo. Comunque vada a finire, a decidere le sorti di questa frazione sarà lo strappetto finale, circa 800 metri al 6%, che fa gola ai finisseur ma che potrebbe anche non respingere tutti i velocisti, poiché potrebbero rimanere davanti quelli più resistenti e abituati a far tutto da soli, senza l’ausilio delle proprie formazioni. La città di Cadice, dalla quale Cristoforo Colombo salpò in occasione del secondo e del quarto viaggio verso l’America, ha finora ospitato quattro partenze di tappa e tre arrivi (si imposero lo spagnolo Gelabert nel 1950, lo spagnolo Ocaña nel prologo che diede il via all’edizione del 1970 e l’olandese Blijlevens nel 1998). Il centro di Arcos de la Frontera, uno dei più pittoreschi della nazione, nel 1992 accolse la partenza di una cronosquadre terminata a Jerez e vinta dalla Gatorade.
4a TAPPA: MAIRENA DEL ALCOR – CÓRDOBA (164,7 Km)
La seconda tappa di media montagna della Vuelta 2014 si annuncia più interessante rispetto a quella disputata ventiquattrore prima e non solo perché, stavolta, le salite saranno più vicine al traguardo. Quest’ultimo fino a una quindicina di anni fa era terreno di caccia quasi esclusivo dei velocisti, quando non era proposto a cronometro. Un anno, poi, gli organizzatori scoprirono alle porte della città una salita non durissima (8 Km al 4,7%) ma dotata di un picco al 16% che cambiò la destinazione d’uso delle frazioni cordovesi. Se prima qui vincevano i Van Poppel, i Minali e i Freire, cominciarono poi a imporsi corridori del calibro dello scozzese David Millar, dell’italiano Leonardo Bertagnolli o dello slovacco Peter Sagan, che nel 2011 è stato l’ultimo a imporsi su questo traguardo. Tutto merito dell’Alto del Catorce por Ciento (il nome significa 14%, anche se, come detto, il picco massimo di pendenza è più elevato), che quest’anno svetta sull’altimetria a 26 Km dalla conclusione, classificato di 2a categoria e preceduto da un colle di 3a, l’Alto de San Jeronimo. Non va comunque esclusa a priori la possibilità che non si verifichi molta selezione e si arrivi allo sprint, come accadde nel 2008, quando Tom Boonen prevalse su Bennati e Zabel. Mentre Mairena del Alcor debutta nel tracciato della Vuelta, una storica città come Córdoba, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, è alla sua 19a “presenza”. Se l’ultimo a trionfare è stato, come detto, Sagan, il primo fu lo spagnolo Antonio Karmany nel 1959: in mezzo si collocano, tra le altre, le affermazioni di Endrio Leoni nel 1994, Nicola Minali nel 1996, Leonardo Bertagnolli nel 2005 e Paolo Bettini nel 2006.
5a TAPPA: PRIEGO DE CÓRDOBA – RONDA (180 Km)
Tornano in scena i velocisti in un’altra tappa a loro totalmente dedicata e nonostante le difficoltà altimetriche del finale che faranno della frazione di Ronda la più impegnativa tra quelle pensate per i virtuosi dello sprint. Priva di asperità di rilievo per la maggior parte del suo sviluppo, a parte l’intrusione di modesti e isolati zampellotti, a una ventina di chilometri dalla conclusione questa tappa proporrà una facile ascesa di 3a categoria, il Puerto El Saltillo (3,6 Km 4,4%), che potrebbe rimanere nelle gambe poiché solitamente i finali di tappa sono affrontati a tutta e, per qualcuno, anche un piccolo ostacolo talvolta si tramuta in un muro. Per esempio, c’è chi, tra gli sprinter, potrebbe patire il finale poiché non c’è solo il “Saltillo” ma un falsopiano lievemente ascendente negli ultimi 1500 metri, pur non potendosi parlare di salita in senso stretto. E big? Dopo due giornate i cui finali li avranno comunque costretti a stare guardinghi, probabilmente oggi si prenderanno una mezza giornata di riposo, in attesa della prima tappa di montagna, prevista per l’indomani. Priego de Córdoba, centro stretto attorno al medioevale castello dei Medinaceli, nel 1976 ospitò l’arrivo della seconda tappa, vinta dal lussemburghese Roger Gilson. Ronda, una delle più antiche cittadine dell’Andalusia, debutta come arrivo ma ha all’attivo due traguardi volanti, disputati nel 1995 (Francky Andreu, tappa Siviglia – Marbella vinta da Nicola Minali) e nel 1997 (Cédric Vasseur, tappa Jerez de la Frontera – Málaga, vinta da Marcel Wüst)
6a TAPPA: BENALMÁDENA – ALTO CUMBRES VERDES (LA ZUBIA) (167,1 Km)
E’ il giorno nel quale capiremo se il colombiano Nairo Quintana, grande favorito per il successo finale assieme al britannico Froome, si è schierato al via con la stessa condizione che ha palesato al Giro d’Italia e alla recente Vuelta a Burgos, che ha conquistato grazie alla vittoria nel tappone con arrivo in salita alle Lagunas de Neila. Oggi, infatti, per la prima volta i corridori in gara faranno i conti con le salite vere, dopo le scaramucce altrimetriche viste nelle giornate precedenti. Il menù del giorno proporrà tre GPM, con i riflettori puntati quasi esclusivamente sull’ultimo, che coinciderà anche con il primo degli otto arrivi in salita previsti dalla Vuelta 2014, in cima all’inedito Alto Cumbres Verdes. È un debuttante di “lusso”, a cinque stelle di difficoltà per via delle elevate pendenze che si registreranno su quest’ascesa breve (4,6 Km), dove ai disagi delle inclinazioni (10% di media negli ultimi 4000 metri, con un picco al 24%) si uniranno quelli dovuti alle linearità della strada che rimonta le prime pendici della Sierra Nevada praticamente senza incontrare mai curve. Su questa gara peserà molto anche la condotta che il gruppo terrà fin dall’inizio di questa tappa, tenendo conto che in precedenza si dovranno affrontare prima i 12,3 Km al 5,7% dell’Alto de Zafarraya e poi i 5,8 Km al 5,8% dell’Alto de Los Bermejales. Benalmádena, località turistica della “Costa del Sol”, è stata sede d’arrivo della 18a tappa della Vuelta del 1986, partita da Granada e vinta dal russo Viktor Demidenko. È, invece, la prima volta per La Zubia, il comune del quale è originario l’ex corridore Francisco Cabello, che ricordiamo vincitore della tappa di Brighton al Tour de France del 1994.
7a TAPPA: ALHENDÍN – ALCAUDETE (169 Km)
Consegnata alla storia la prima tappa difficile, la prima settimana della Vuelta 2014 si chiude con una frazione trabocchetto, di media montagna, nella quale potrebbe provarci chi è stato ricacciato indietro dalle ripide pendenze dell’Alto Cumbres Verdes. Il tracciato, privo di grandi pendenze, è adatto alle imboscate e la maglia “roja” di turno correrà con le antenne ben dritte se ci terrà a conservarla oppure, al contrario, conscia delle tappe più impegnative a venire, potrebbe anche decidere di lasciarla per qualche giorno. Lungo il cammino verso Alcaudete s’incontreranno diversi trampolini utili per dare il “la” a un tentativo, sui quali spiccano i due GPM in programma, l’Alto de Íllora (6,8 Km al 6,6%) e l’Alto Ahillo (12,1 Km al 4%). Quest’ultimo sarà affrontato in apertura del circuito finale, un anello vallonato di 56 Km che si concluderà con una dolce salitella in cima alla quale sarà collocato il traguardo, un altra linea d’arrivo tarata sulle misure dei finisseur. Ospiteranno per la prima volta la Vuelta sia Alhendín, centro della provincia di Granada nel quale è nato l’ex corridore Antonio Miguel Díaz, sia Alcaudete. L’ascesa verso quest’ultimo centro, però, in due occasioni è stata considerata traguardo GPM: primo passaggio nel 1981, quando Vicente Belda scollinò per primo nel corso della Écija – Jaén (vinta da Juan Fernández Martín); secondo passaggio nel 1994, quando il francese Luc Leblanc fece suo lo speciale traguardo della tappa Córdoba – Granada, conquistata dal suo connazionale Laurent Jalabert.
Mauro Facoltosi