LUCERA – L’AQUILA: LA TAPPA DELLA RINASCITA
Sarà il giorno della speranza per i tifosi aquilani che, per la seconda volta in un anno, saranno abbracciati dalla corsa rosa. In occasione del centenario fu organizzata in fretta e furia una pedalata della solidarietà, stavolta sarà gara vera e impegnativa. Controbatte un tracciato non eccezionale altimetricamente l’elevata distanza da percorrere, ben 262 Km. I “girini” dovranno scavalcare le mitiche ascese del Macerone, di Rionero Sannitico e di Roccaraso prima di approdare nella conca aquilana, col finale preceduto dal passaggio sulla “strada delle svolte”, itinerario molto noto agli appassionati di automobilismo. Sarà una giornata ideale per imbastire fughe a lunga gittata, ma l’ipotesi di un arrivo del gruppo allo sprint non è per nulla remota.
Questa tappa ha una data di nascita, un estremo insolito per le frazioni di un grande giro, generalmente individuate dal giorno nel quale sono disputate. La Lucera – L’Aquila è nata nella notte del 6 aprile 2009, alle 3 e 32 minuti, con vagiti che hanno scosso l’intera nazione. Con l’imminente avvicinarsi della partenza del Giro da Venezia, anche il pensiero unanime dei tifosi si è innalzato agli sfollati e molti hanno formulato il desiderio che la corsa rosa portasse loro un fugace attimo di speranza, nonostante il tracciato non contemplasse il passaggio da quelle zone. Un mese più tardi, approfittando della giornata di riposo a Chieti, l’organizzazione promuoveva una pedalata solidale tra i centri più colpiti e le tendopoli allestite nei campi di prima accoglienza, alla quale parteciparono i grandi campioni del passato. Cinque giorni più tardi, accogliendo l’approdo finale del Giro del Centenario al Quirinale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dava consistenza a un’idea che gironzolava quasi sottovoce nell’ambiente – con tutte le preoccupazioni che avranno, si pensava, non è il caso di proporre un’onerosa tappa della corsa rosa – da qualche settimana: “Portate il Giro all’Aquila”.
Una tappa che parte da molto lontano, dunque, e che porterà molto lontano i “girini”, che il 19 di maggio saranno impegnati per ben 262 Km, la maggior distanza da compiere in una sola giornata nell’edizione 2010. Il chilometraggio è lo stesso di quello proposto nella riedizione riveduta e corretta della Cuneo – Pinerolo andata in scena l’anno scorso, ma le due frazioni avranno un diverso “peso specifico”. Questa sarà una giornata di media montagna, caratterizzata da sette ascese (compreso lo strappo finale nella “zona rossa”) ma, con la sola vera insidia nel chilometraggio, non ci si dovrà stupire se questa frazione terminerà con una volata nutrita. Piombarono in quasi sessanta sul traguardo di Viale Crispi al Giro del 2005, quando vinse di Luca, al termine d’una frazione più breve ma anche più arcigna rispetto a quella in programma a maggio 2010. A maggior ragione ci si attende un finale simile da questa tappa, che proporrà come ultima difficoltà, piazzata a 39 Km dall’Aquila, le Svolte di Popoli, ascesa moderatamente impegnativa ma quasi d’ordinaria amministrazione, che non fa più paura come negli anni ’30 quando, sui suoi tornanti sterrati, Gino Bartali riuscì a mandare fuori tempo massimo buona parte del gruppo. Oggi, al massimo, costituirà un trampolino di lancio per chi vorrà andare a caccia di gloria oppure per chi cercherà di schiodarsi di dosso i compagni di fuga, reduci d’un tentativo magari nato sullo storico tridente di salite che il percorso proporrà a metà tappa: l’infilata Macerone – Rionero Sannitico – Roccaraso costituisce un menù classico del Giro, servito fin dalla primissima edizione, l’aroma che darà sapore a una tappa che rischierà, proprio per il notevole chilometraggio, di esser vissuta per lunghi tratti come un’interminabile e lenta transumanza.
Lo start sarà dato sull’alto del colle di Lucera, all’ombra dei resti della grande fortezza angioina eretta nel XIII secolo sulle fondamenta di una cattedrale romanica. Come molte tratte affrontate nella frazione precedente, anche i primi 70 Km si svolgeranno in un ambiente scarsamente antropizzato, percorrendo la veloce superstada che collega agevolmente le terre della Capitanata, regione geografico-culturale della Puglia corrispondente con la provincia di Foggia, a Campobasso, il capoluogo del Molise. Il confine regionale sarà varcato a 40 Km dal via, dopo aver superato, mediante un breve traforo, la catena dei Monti della Daunia, prolungamento a oriente dell’Appennino Sannita, sulla quale, tra gli altri centri si adagia Castelnuovo della Daunia, sede nel 1933 del secondo GPM della storia del Giro d’Italia. La classifica della maglia verde fu introdotta proprio quell’anno e sullo specifico traguardo dauno transitò per primo colui che, due settimane più tardi, conquisterà definitivamente sia lo speciale challenge, sia la maglia rosa finale, il grande Alfredo Binda.
Si entrerà in Molise – l’unica regione italiana a prendere il nome da un’antica famiglia, i normanni De’ Moulins – subito dopo aver varcato il fiume Fortore, a breve distanza dal Lago di Occhito, bacino artificiale la cui realizzazione provocò notevoli mutamenti climatici nella zona. In particolare rese molto umida un’area del foggiano celebre per la sua secchezza, che probabilmente fu una delle cause dei notevoli problemi di salute patiti da Padre Pio da Pietrelcina, nel 1904 novizio nella vicina Sant’Elia a Pianisi, dove tra l’altro cominciarono a verificarsi fenomeni ritenuti inspiegabili dai diretti testimoni, come rumori strani nella notte provenienti dalla cella del futuro frate e casi d’estasi.
Nel frattempo la strada avrà cominciato lentamente a salire. La prima delle sette ascese di giornata, una decina di chilometri a pendenza molto blanda, porrà termine al tratto iniziale di questa frazione proprio nel cuore di Campobasso, città costituita da un nucleo antico di stampo medioevale e dall’espansione moderna ottocentesca, chiamata “centro storico murattiano” perché fu il re di Napoli Gioacchino Murat a promuoverne la fondazione, dopo aver distaccato il Molise dalla Capitanata, rendendolo una provincia autonoma.
Percorrendo altri tratti di superstrada, i “girini” si porteranno verso Vinchiaturo e le pendici del Matese, il massiccio che segna il confine con la Campania. Proprio sotto il Monte Miletto, con i suoi 2050 metri la vetta più alta del complesso, si trova la principale stazione di sport invernali della regione, quella Campitello che è stata in sei occasioni arrivo di tappa al Giro, al termine di un’ascesa non impegnativa ma che talvolta fece vittime illustri, come lo spagnolo Delgado nel 1988 e Claudio Chiappucci nel 1994.
Il tracciato della tappa dell’Aquila sfilerà ora ai piedi del Matese, andando a confluire sul tracciato della SS 17 che, già teatro del tratto pugliese di questa frazione, da questo punto in poi sarà seguita costantemente sino al traguardo. Lambita Bojano – centro che deriverebbe il nome dal bue che, durante l’esodo dei Sanniti dalla Sabina a queste terre, si sarebbe inspiegabilmente fermato in questo luogo, a segnalare agli immigranti la meta che aveva prescelta per loro il dio Mercurio – inizierà la seconda salita, anch’essa molto tenera, diretta al Valico di Pettoranello. È in questa zona che alcuni studiosi hanno collocato le mitiche “Forche Caudine”, il luogo della battaglia nella quale i Sanniti sconfissero pesantemente i Romani (321 a.C.), tradizionalmente individuato, invece, nella stretta di Arpaia, gola situata tra le province di Caserta e Benevento. Quasi in vetta al Pettoranello il tracciato sfiora il santuario più venerato dai fedeli molisani, intitolato alla Madonna Addolorata, eretto sul luogo di un’apparizione mariana avvenuta nel 1888 e visitato anche da Papa Giovanni Paolo II, che vi celebrò messa il 19 marzo 1995, nel 107° anniversario del miracoloso evento. Anche il grande ciclismo è pellegrinato al santuario di Castelpetroso, sede di due arrivi di tappa della Tirreno – Adriatico, nel 2000 (Laurent Jalabert) e nel 2001 (Markus Zberg).
Siamo alle porte del tratto più impegnativo di questa tappa, che inizierà dopo l’attraversamento della periferia di Isernia. Si affronterà per primo il Macerone, valico che è nella storia del Giro d’Italia per essere, con la vicina ascesa a Rionero, il passaggio montano dell’Appenino meridionale più frequentato dalla corsa rosa. Un tempo costituiva un autentico spauracchio, per il matrimonio tra le pendenze del versante nord e il fondo sterrato, nella cui polvere Costante Girardengo, al Giro del 1921, tracciò una croce come a dire “mi ritiro e qui non ci torno più!”. Promesse da marinaio perché due anni dopo l’omino di Novi si prese la rivincita, andando ad agguantare la testa della classifica proprio nella tappa del Macerone, preso però dal più pedalabile versante opposto (3,6% al 5,5%), il medesimo dal quale si salirà quest’anno. Terminata la picchiata successiva, subito la strada riprenderà ad arrampicarsi verso il piccolo centro di Rionero Sannitico, situato presso la Bocca di Forlì, valico molto importante dal punto di vista geografico perché rappresenta il passaggio dall’Italia centrale a quella meridionale. Per i “girini”costituirà la difficoltà più rilevante da superarsi sulla strada per l’Aquila, con i suoi 9,1 Km d’ascesa al 6,7% e un picco all’11%. Il successivo “dente” della forchetta d’ascese che s’incontreranno a metà tappa è più distanziato dagli altri e, dopo il GPM di Rionero, dovrà essere percorsa una dozzina di chilometri di strada agevole per giungere a Castel di Sangro, dove s’imboccherà il vecchio tracciato della SS 17, che si seguirà fin nel centro di Roccaraso, nel cuore del comprensorio dell’Alto Sangro, la più vasta area sciistica del Mediterraneo. A 1247 metri di quota si transiterà sotto il penultimo striscione GPM di giornata, dopo aver affrontato 6,5 Km al 6,9% e subito prima d’intraprendere la traversata delle “Cinquemiglia”. Con questo toponimo è identificato il più celebre tra gli altipiani abruzzesi, lungo quasi 9 Km e nel quale la presenza umana è praticamente limitata alla strada che lo percorre da un capo all’altro, parallelamente al tracciato del tratturo Celano – Foggia, il secondo per lunghezza dell’Italia meridionale, antica via di transumanza. Un tempo l’escursione attraverso l’altopiano era temutissima, nella bella stagione a causa del brigantaggio, d’inverno per il rischio d’incontrare i lupi o di incappare in disastrose bufere invernali. Per questi motivi era d’uso tra i viandati fare testamento prima d’iniziare il viaggio, mentre i “girini” odierni non avranno a patire né questi problemi, né difficoltà di sorta, essendo la traversata prevalentemente pianeggiante.
Una dolce planata condurrà la corsa a Sulmona, città che ha fatto della dolcezza la propria bandiera, forte della soavità dei versi di Ovidio, il suo figlio più illustre, e dell’arte della confetteria, le cui tecniche sono tramandate gelosamente da secoli.
Per un’altra ventina di chilometri si pedalerà su di un terreno scevro da difficoltà, correndo ai piedi del Monte Morrone, sul quale visse eremita il frate Pietro Angelerio, che nel 1294 sarà eletto pontefice col nome di Celestino V.
Quando mancheranno poco meno di 50 Km alla meta s’imboccherà la “Strada delle Svolte”, com’è chiamata la SS 17 tra Popoli e Navelli per la presenza di quattro tornanti. I suoi 7,6 Km al 6,4% sono molto apprezzati anche dagli appassionati delle quattro ruote e dal 1963 puntualmente accolgono la “Cronoscalata Svolte di Popoli”, competizione che in ben 11 occasioni ha avuto come vincitore il pilota toscano Mauro Nesti, non a caso soprannominato il “Re delle montagne”.
Come a Roccaraso, la discesa non inizierà subito ma ben 21 Km dopo l’ultimo GPM. In mezzo, un lungo falsopiano ascendente che inizierà dopo Navelli, centro nei cui dintorni è coltivato il 97% dello zafferano italiano. Si correrà alle prime pendici del Gran Sasso d’Italia, mantenendosi anche in questo tratto lontano dai centri abitati, meritevoli in due casi di una deviazione. Bominaco offre al turista la stupenda chiesa di Santa Maria Assunta e l’oratorio di San Pellegrino, monumenti che non hanno subito danni durante il recente terremoto. È stata, invece, cancellata per sempre la Torre Medicea di Santo Stefano di Sessanio, borgo che fino all’aprile 2009 aveva mantenuto pressochè intatta la sua impronta medievale.
L’ultima discesa introdurrà il gruppo nella conca aquilana, al principio della quale si lambirà Onna, la “città martire” del sisma, la località che ha subito i maggiori danni in rapporto alle dimensioni della piccola frazione e del numero d’abitanti. Altri danni al patrimonio artistico si sono registrati nell’antica chiesa di Santa Giusta di Bazzano, che la corsa sfiorerà subito prima di entrare in città.
Ancora pochi chilometri di strada comoda e, mentre i finisseur cominceranno a fiutare l’aria che tira in gruppo, ci si avvicinerà ai 1300 metri conclusivi, pendenti al 6,1% medio.
Uno strappo per ricucire i cuori feriti degli abruzzesi e perché l’Aquila spicchi di nuovo il volo.
LAVORI IN CORSO
Leggera modifica al finale, per inserire il passaggio da Paganica, uno dei centri maggiormente colpiti dal terremoto. Questa modifica comporterà l’inserimento di una salita di circa 2,8 Km al 4,4%, sulla quale si scollinerà a 5,7 Km dal traguardo, che sarà lo stesso del 2005. Il chilometraggio complessivo passa da 256 Km a 262 Km.
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico del Lupo. Esistono due “versioni” di questo passo, una geografica e una stradale, entrambe valicate da una strada asfaltata. Il Valico del Lupo stradale si trova a circa 800 metri di quota ed è attraversato dalla provinciale che mette in comunicazione Volturino con Volturara Appula. Il valico stradale, a quota più bassa, è attraversato in galleria dalla SS 17 “dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico”, tra gli svincoli per Motta Montecorvino e Volturara Appula. Il tracciato dell’undicesima tappa attraverserà quest’ultimo valico.
Valico di Pettoranello (739m). Spartiacque tra il bacino del Biferno e quello del Volturno, è attraversato dalla SS 17, tra Pastena e il bivio per Pettoranello del Molise.
Valico del Macerone (684m). Storico passaggio del Giro d’Italia, valicato dalla SS 17 tra Isernia e la località Vandra. È stato in 18 occasioni traguardo GPM: il primo passaggio fu conquistato da Gino Bartali nel corso della Chieti – Napoli del 1946 (primo al traguardo Mario Ricci), l’ultima volta è scollinato in testa Emanuele Sella (2008, tappa Vasto – Pescocostanzo vinta da Gabriele Bosisio).
Sella Rionero Sannitico (1022). Valicato dalla SS 17, si trova nei pressi dell’omonima località. 17 i traguardi GPM disputati in questo centro: la prima volta scollinò in testa Remo Bertoni nel 1934 (tappa Campobasso – Teramo vinta da Learco Guerra), l’ultima volta Emanuele Sella (vedi sopra).
Colle della Gallina (1006 m). Valicato dala SS 17, scendendo da Rionero Sannitico a Ponte Zittola. Vi transita il confine regionale tra Molise e Abruzzo.
Colle della Portella (1271m). Valicato dalla SS 17, tra Roccaraso e l’altopiano delle Cinquemiglia, all’altezza del bivio per Rivisondoli. Vi sorge il santuario della Madonna della Portella, detto anche Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.
Valico Piano delle Cinquemiglia (1265m). Valicato dalla SS 17, all’inizio della discesa che dall’altopiano delle Cinquemiglia conduce verso Sulmona. Prima salita del Giro d’Italia, affrontato nella terza tappa dell’edizione 1909 (Chieti – Napoli, vinta da Giovanni Rossignoli), dopo l’istituzione della maglia verde ha accolto 5 traguardi GPM. L’ultimo a scollinarlo è stato il britannico Robert Millar nel 1987, nei chilometri conclusivi della tappa Rieti – Roccaraso, vinta da Moreno Argentin.
Valico (746m). Privo di nome sul testo Rossini, è l’ascesa nota come “Strada delle Svolte” e anche “Svolte di Popoli” (sulle carte ufficiali del Giro 2010 è indicata col toponimo “Capo di Valle”). È valicato dalla SS 17, tra Popoli e Navelli. Finora è stata GPM in tre occasioni: nel 1960 (tappa Pescara – Rieti, primo in vetta Aurelio Cestari, primo al traguardo Guido Carlesi), nel 1980 (tappa Roccaraso – Teramo, primo in vetta Claudio Bortolotto, primo al traguardo lo svedese Tommy Prim) e nel 1991 (tappa Scanno – Rieti, primo in vetta il colombiano Alvaro Lozano Moncada, primo al traguardo l’ucraino Vladimir Pulnikov.)
Sella di Barisciano (870m). Valicata dalla SS 17, tra Castelnuovo e Poggio Picenze, all’inizio della discesa verso la conca dell’Aquila. Coincide con il bivio per Barisciano e Santo Stefano di Sessanio.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: un’immagine della rinascita… si costruite la nuova “Casa dello Studente” a Coppito (www.ilbagnoprefabbricato.it)