CICLOPALLONE: AI MONDIALI L’ITALIA VINCE LA SUA PRIMA TAPPA

giugno 15, 2014
Categoria: News

Quando ciclismo e calcio si incontrano di solito il ciclista ha la peggio scontrandosi col pallone che rotola sulla strada, ma questa volta abbiamo provato a commentare in un modo un po’ particolare la vittoria all’esordio mondiale dell’Italia contro l’Inghilterra. Il mondiale aggrega, ma sia ciclismo che calcio, senza gregari, non sarebbero la stessa cosa.

E’ sempre difficile fare un parallelismo tra calcio e ciclismo ma in queste afose notti mondiali – soprattutto in Brasile – la penna, o se vogliamo la tastiera, vivono quasi di vita propria e ci conducono verso vette inesplorate di critiche, commenti, osservazioni e tutto ciò che ruota, è proprio il caso di dirlo, intorno ad un evento che si ripete ogni quattro anni ed appassiona il tifoso italiano, che nel calcio della Nazionale vede un’unità di intenti e di aggregazione che forse in altre situazioni e momenti gli è aliena. Inebriati da qualche birretta di troppo nel cuore della notte ma consapevoli di scrivere un articolo quanto più realistico, seppur fermi alla nostra passione verso il ciclismo, ci siamo avvicinati all’esordio in quel di Manaus come un ciclista attende l’inizio di un Giro d’Italia o di un Tour de France, nel rispetto di una manifestazione che concentra in un mese il meglio del calcio mondiale. E già si può cogliere una prima similitudine con un grande giro, in cui i ciclisti sanno di mettersi in mostra per fare il possibile ed ottenere dei risultati, che siano un piazzamento, una vittoria, la conquista anche effimera di una maglia. Italia contro Inghilterra, quindi, un duello tra squadre che hanno fatto la storia del calcio e che si sono affrontate con fierezza in un ambiente quasi insostenibile, dal punto di vista climatico. Caldo torrido oltre i 30° e umidità vicina all’80% – praticamente una situazione che si avvicina a quella di una tappa di metà Luglio del Tour – non hanno impedito uno spettacolo all’altezza di un evento così importante. Le prime fasi della gara hanno ricordato un testa a testa tra due ciclisti. Occasioni da gol si sono alternate come fossero state allunghi in salita di scalatori d’altri tempi, senza aspettare le fasi finali di una corsa ciclistica. Se, ad esempio, nella tappa di ieri del Delfinato Contador ha attaccato Froome solamente negli ultimi 2 km, gli avversari in campo, presi nella totalità, non si sono per niente studiati ma hanno cercato subito di imporre il loro gioco. Balotelli da una parte e Sturridge dall’altra iniziavano a prendere le misure della porta come si prepara una bici da corsa per una cronometro. La partita veniva giocata molto a centrocampo, con gli inglesi ben schierati dalla vecchia volpe di Hodgson che, come un Riis qualsiasi, provava a ingarbugliare la manovra azzurra, che si affidava al solito Pirlo, circondato più che alto da fedeli gregari – i vari Verratti, Marchisio e Candreva – che dovevano mettere in moto il vero capitano, nei panni di Balotelli, pilastro sul quale si fondavano gli attacchi dell’Italia. Schemi a specchio (4 – 2 – 3 -1, che molto spesso si trasformavano in 4-5-1) in cui l’Inghilterra dimostrava, nella fase centrale del primo tempo, di essere più incisiva nell’area azzurra, in cui le percussioni prima di Sterling e poi di Sturridge mettevano in apprensione la difesa italiana, nella quale Paletta se la cavava con mestiere, protetto da un Barzagli che sembrava aver superato i problemi fisici che lo avevano assillato prima della partenza per il Brasile. Proprio Barzagli, dimostrando un’istinto da velocista più che da difensore, si fiondava su un pericoloso pallone servito al centro dell’area ed evitava un gol quasi sicuro intorno al 30° del primo tempo. Passato il pericolo, l’Italia tornava a ruminare calcio e al 35°, su schema da calcio d’angolo, sbloccava il risultato con una staffilata a fil di palo di Marchisio dai 25 metri. Quel tiro teso e angolato lo possiamo paragonare alla micidiale sparata di Mark Cavendish, guarda caso proprio un inglese, spesso protagonista di sprint brucianti. La reazione dell’Inghilterra non si faceva attendere e dopo un paio di minuti Rooney, fino a quel momento piuttosto in ombra, forniva un cross al bacio per Surridge, il quale doveva solamente appoggiare la palla in rete. Un’azione in cui l’assist ha rubato la scena al gol stesso, come fosse un’azione preparata da un gruppo di ciclisti in fuga, i cui gli attacchi nel finale di tappa si moltiplicano per riuscire ad raggiungere la vittoria. Il pareggio raggiunto dava di nuovo la scossa all’Italia, che questa volta concludeva il primo tempo attaccando con decisione ed avendo due chiare occasioni da rete prima con Balotelli e poi con Candreva. Il bresciano era protagonista di un pallonetto che Jagielka toglieva dalla porta con un colpo di testa, mentre il romano sull’angolo successivo provava a sorprendere Hart sul primo palo, ma il palo gli negava il gol. Come due ciclisti pronti a riprendere vigore nella fase finale di una tappa, l’intervallo sanciva il momentaneo riposo delle due squadre che, dopo la pausa, riprendevano a darsi battaglia. L’Italia iniziava meglio il secondo tempo e trovava il raddoppio dopo cinque minuti con un’iniziativa di Candreva sulla fascia destra, abile a crossare sul secondo palo un pallone che Balotelli doveva solamente appoggiare in rete. Come quando un ciclista vede la “flamme rouge” dell’ultimo chilometro, l’Italia iniziava così a credere di poter vincere la partita. Gli attacchi degli inglesi si facevano sempre più confusi e disordinati e Sirigu era chiamato ad alcuni interventi decisivi su tiri da fuori area. Il portiere sardo, la cui flemma ricorda quella di un Moser d’annata, si mostra sicuro nel ruolo e non fa rimpiangere Gigi Buffon, costretto al forfait dopo un infortunio alla caviglia. L’Italia terminava con un 4-1-4-1 ultra difensivo a protezione del risultato e agguantava la Costarica in testa al gruppo D. Due squadre già in fuga, che si sfideranno venerdì prossimo per la leadership del girone. Una con la maglia azzurra e l’altra con quella rossa, alla ricerca dei punti necessari a passare il turno.

Giuseppe Scarfone

Marchisio è il nostro primo Marc... Cavendish: è suo il primo sprint in porta degli azzurri (foto Getty)

Marchisio è il nostro primo Marc... Cavendish: è suo il primo 'sprint' in porta degli azzurri (foto Getty)

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