GIRO DEL MEDITERRANEO: HUTAROVICH MATTATORE, MA GUIDA VEIKKANEN
Lo sprinter della Française-des-Jeux conquista due delle prime tre tappe, vestendo anche la prima maglia di leader. Un incredibile errore di un addetto, che indica al gruppo una strada sbagliata, al termine della seconda giornata di gara manda in testa il suo compagno di squadra Veikkanen. Hutarovich, staccatosi nella fredda tappa del “fattaccio”, si rifà vedere davanti nella tappa di Six-Fours, che conquista alla maniera che più gli si addice, al termine di un volatone che lo vede primeggiare sui corridori di casa.
Foto copertina: Hutarovich sul podio (foto AFP)
La prima metà del Giro del Mediterraneo più climaticamente atipico che si ricordi, con temperature costantemente sotto zero e neve che ha a tratti accompagnato i corridori, ha avuto in Yauheni Hutarovich un protagonista probabilmente non meno inatteso. Il campione nazionale bielorusso, che nella scorsa stagione aveva ottenuto proprio al Mediterraneo due delle tre vittorie stagionali, ha conquistato per il secondo anno di fila la frazione inaugurale, bissando quindi il successo due giorni dopo. Nel mezzo, una seconda frazione nella quale il 26enne di Minsk ha lasciato per strada quasi due minuti e la maglia di leader, che rimane però in casa Française Des Jeux, in parte grazie anche al tragicomico errore di un addetto, che ha segnalato al gruppo la via sbagliata nel finale. Pochi hanno avvertito per tempo questa svista e tra questi c’era il finlandese Veikkanen, che è riuscito a trarre il massimo profitto da questo clamoroso errore, molto simile a quello nel quale incorse il gruppo l’anno scorso al Giro della Provincia di Grosseto, nella famosa tappa di Orbetello.
Le vittorie di Hutarovich non sono però stati gli unici eventi da segnalare di queste prime tre giornate di gara nel Sud della Francia, che anzi hanno visto il campo degli aspiranti al successo finale restringersi sensibilmente già nel corso della prima frazione. I 95 km da Carcassonne a Sauvian, che dovevano sulla carta rappresentare un semplice riscaldamento prima di entrare nel clima della competizione, sono stati infatti inaspriti dal gelo, e soprattutto da un forte vento, che ha frazionato a più riprese il plotone, consentendo ad un drappello di 16 atleti di guadagnare 2’ circa sul gruppo principale. Fra questi sedici erano presenti due super-favoriti, Alejandro Valverde e Alexander Vinokourov, e due outsider quali Johnny Hoogerland e Rinaldo Nocentini, che si trovano a questo punto in una condizione di netto vantaggio sui rivali, con un ampio margine da amministrare sulle rampe del Mont Faron nella tappa conclusiva. Ovviamente, già pago della lauta dote incamerata in ottica classifica generale, nessuno dei quattro si è interessato al successo parziale, andato, come detto, a Hutarovich, capace di precedere allo sprint il padrone di casa William Bonnet e il kazako Maxim Iglinsky (la cui presenza sul podio è indice del livello non stellare della volata).
La seconda frazione, 170 km da Peynier a Trets, è invece scivolata via ben più tranquillamente fino alle battute conclusive, fatta eccezione per un leggero ritardo nella reazione del gruppo alla fuga mattutina di Garzelli, Turgot e Daniel Martin, che ha consentito a quest’ultimo di resistere fino all’ultimo chilometro. Ripreso l’irlandese, tutto sembrava portare ad un classico sprint a ranghi compatti, fino allo sciagurato intervento del famigerato addetto, che ha indicato al lanciatissimo plotone una direzione sbagliata. Solo pochi atleti sono stati sufficientemente lucidi da rendersi subito dell’incredibile errore, riuscendo così a guadagnare una manciata di metri nei confronti del resto del gruppo: non sufficienti perché i cronometristi registrassero un distacco, ma abbastanza da impedire la rimonta agli ex capifila. Il più lesto ad approfittare della situazione è stato Jussi Veikkanen, quattro volte campione nazionale finlandese, che così è riuscito a tornare al successo dopo un 2009 interamente a digiuno. Alle sue spalle, Fabien Bacquet ha regalato alla Francia la seconda piazza d’onore in altrettante giornate, anticipando altri quattro connazionali. L’ormai ex capoclassifica ha tagliato il traguardo due minuti e quattro secondi più tardi, senza essersi spremuto troppo per salvaguardare il simbolo del primato.
L’indomani è stata quindi la volta di un’altra frazione lampo, appena 115 km, da Gréasque a Six-Fours, con due GPM di terza categoria e uno di seconda ad animare la tappa. E di giornata animata si è in effetti trattato, specie nelle prime battute, quando, in vista del Col de Pas de Couelle, la prima e più impegnativa ascesa in programma, addirittura Alejandro Valverde e Alexander Vinokourov, a dispetto del margine di cui già disponevano in graduatoria, hanno tentato di inserirsi in fuga. Il tentativo è fallito, ma pare testimoniare come i due tengano effettivamente al successo finale in questo Giro del Mediterraneo, che rappresenta qualcosa di più di una semplice corsa di preparazione di inizio stagione.
Dopo i fuochi d’artificio in apertura, il resto della tappa è trascorsa in maniera relativamente tranquilla, fatta eccezione per le condizioni atmosferiche, che hanno ancora dato tormento agli atleti. La frazione si è infine decisa allo sprint, con Hutarovich che è riuscito a relegare ancora una volta un francese al 2° posto (ancora Bacquet), mentre l’altro padrone di casa Drujon ha conquistato il gradino più basso del podio. Veikkanen ha mantenuto agilmente la leadership, con 4’’ su Bonnet e 6’’ su Drujon e Iglinsky, con Valverde primo dei big a 10’’ e Vinokourov, vittima di un buco nel finale, a 17’’.
Domani, lungo i 160 km da La Londe-les-Maures a Biot, oltre al solito clima alquanto atipico per il sud della Francia, i corridori dovranno affrontare altri tre GPM – uno di prima, uno di seconda e uno di terza categoria -, oltre ad un facilissimo dente finale per giungere sul traguardo. Nulla di speciale, ma si tratta di un interessante antipasto del Mont Faron, piatto forte di questa cinque giorni oltralpe, previsto per domenica. Salita di per sé sufficiente a ribaltare le fragili gerarchie createsi nei primi quattro giorni di gara.
Matteo Novarini