FROSINONE – CAVA DE’ TIRRENI: LA “QUASI” QUIETE DOPO LA TEMPESTA

maggio 17, 2010
Categoria: News

Giornata interlocutoria per i corridori, impegnati nella trasferta più meridionale del “Giro” d’andata, prima che inizi la lenta risalita verso le Alpi. Percorso facile, dunque, ma non è “tutto oro quel che luce” poiché un’insidia ci sarà e non di poco conto, almeno per i velocisti. Il finale, infatti, sarà in dolce ascesa e gli sprinter meno resistenti potrebbero perdere con facilità le ruote del gruppo. Difficile che su questo percorso si lascino sorprendere gli uomini che contano, ma non si può mai dire: le distrazioni sono sempre dietro l’angolo e negli ultimi chilometri si potrebbe pagare una partenza a tutto gas, favorita dall’assenza di difficoltà, a parte qualche lieve zampellotto, lungo tutto il tracciato della Frosinone – Cava de’ Tirreni.

“La quiete dopo la tempesta” è una frase piuttosto inflazionata tra i commentatori di percorsi ma ben si adatta a frazioni come quella predisposta tra Frosinone e Cava de’ Tirreni, ideale ponte tra il centro e il meridione d’Italia. Oggi il Giro, o meglio i suoi partecipanti, si leccherà le ferite delle tempeste scoccate sugli sterrati del senese prima e sul Terminillo poi e questa giornata scorrerà sui consueti binari delle tappe di trasferimento. La norma in simili frazioni, almeno qui al Giro, parla di partenze al rallentatore e di medie da crociera nelle fasi iniziali e centrali, prima di un loro vertiginoso aumento nelle battute conclusive. L’eccezione che conferma la regola, invece, è data dall’edizione dello scorso anno quando, forse in omaggio al centenario, quasi tutte le tappe sono state interpretate al massimo, con autentiche partenze-razzo, nelle quali si viaggiava a tutto gas, spesso sfiorando i 50 Km/h nelle primissime ore di gara. Una simile condotta applicata sulla rotta per la Campania potrebbe fare male nel finale e questo spiega quel quasi virgolettato che campeggia nel titolo. La nona tappa presenterà un percorso facile, prevalentemente pianeggiante e a radi tratti mollemente vallonato, ma gli ultimi chilometri di gara saranno all’insù: si comincerà a salire quando mancheranno 6 Km all’arrivo e si smetterà nei pressi dello striscione degli ultimi 1000 metri, superando una lieve ma non trascurabile pendenza che sicuramente provocherà selezione, seppur leggera. A pagare saranno quei velocisti che mal digeriscono le difficoltà poste a ridosso dei finali e, in caso di velocità elevate sin dal mattino (oltre a quelle alle quali di norma si viaggia nei finali di gara), anche qualche grosso nome potrebbe perdere le ruote del gruppo. Nemmeno per le squadre degli sprinter che rimarranno davanti sarà facile tener cucita la corsa, perché la “puzza” del traguardo farà venire l’acquolina in bocca a qualche finisseur, che potrebbero tentare di scompaginare le carte ai treni negli ultimi due-tre chilometri.
La carovana si metterà in moto nel cuore di Frosinone, il capoluogo della Ciociaria, nome col quale sono abitualmente identificati i territori laziali situati a sud-est di Roma. Per oltre 100 Km si pedalerà costantemente sulla SS 6, uno dei principali assi stradali d’Italia, che ricalca le rotte della Via Casilina, la strada consolare che conduceva dalla capitale dell’impero a Casilium (l’odierna Capua), dove si congiungeva con la storica Via Appia. In queste fasi l’itinerario che compiranno i “girini” sarà lo stesso che effettuarono, ma nell’altro senso di marcia, i partecipanti alla prima edizione del Giro, nel corso della tappa che da Napoli portava a Roma, dove giunse primo il futuro vincitore assoluto Luigi Ganna. Le principali difficoltà di quella frazione, a parte l’onnipresenza degli sterrati, erano costituite da una serie di brevi strappetti che si affrontarono in vista di Frosinone e che stavolta s’incontreranno subito dopo il via, entro i primi 6 Km di gara. In questo tratto si transiterà ai piedi del colle di Ripi, il paese natale di Franco Vona, il più famoso dei professionisti ciociari, che ricordiamo vincitore delle tappe di Sulmona e Corvara al Giro d’Italia del 1992, da lui concluso al sesto posto, a 11’12” da Miguel Indurain.
Raggiunta Ceprano la Casilina cambia bruscamente direzione puntando verso il gruppo del Monte Cairo, massiccio che deriva il nome dal santuario greco di Claro, sede di uno degli oracoli del Dio Apollo, al quale era dedicato un tempio eretto nel luogo dove oggi sorge l’abbazia di Montecassino. Procedendo parallelamente alle pendici della catena il Giro 2010 riprenderà la marcia verso il suo estremo vertice meridionale e sfiorerà il centro di Aquino, che molti confondono col paese natale di SanTommaso d’Aquino, il “Doctor Angelicus” della Chiesa Cattolica, in realtà originario della vicina Roccasecca, comune che era un feudo della sua famiglia, i conti d’Aquino. Altri ricordi religiosi saranno offerti dal prossimo passaggio per Cassino, dominanta dalla celebre abbazia fondata da San Benedetto da Norcia nel 529 e la cui storia passò attraverso una lunga serie di distruzioni e ricostruzioni: non patì, infatti, solo il celebre bombardamento dell’ultima guerra, ma anche le scorribande di longobardi e saraceni e pure due violenti terremoti, entrambi avvenuti nel 1349 e che devastarono l’intero arco appenninico, da Perugia a Napoli.
Ancora una dozzina di chilometri sul suolo laziale e poi si passerà in Campania, mentre l’altimetria offrirà una momentanea e fugace ravvivata. In questo tratto l’ostacolo più rilevante sarà rappresentato da una dolce salitella di 3 Km (pendenza massima 7%) che si concluderà dinnanzi al sacrario dedicato alle battaglie di Monte Lungo, combattute nel 1943 e che rappresentarono le prime azioni del nuovo esercito regolare italiano. Per un curioso scherzo del destino, la storia della rinascita della nostra nazione dopo gli anni del fascismo e dell’occupazione nazista passò per le stesse terre dove, quasi ottant’anni prima, accadde uno degli storici episodi del risorgimento e del cammino verso l’Unità d’Italia. Di lì a poco, infatti, sì transiterà dalla Taverna della Catena, che molti storici hanno individuato come il luogo dello storico incontro tra re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, atto conclusivo della spedizione dei Mille.
Ora il tracciato della nona frazione, che nel tratto laziale era fiancheggiato solo su di un lato dalle montagne, s’infilerà nel canale che separa la catena dei Monti Trebulani (dall’antico centro di Trebula Baliniensis, sorto nel IX sec. a.C., circa cento anni prima della fondazione di Roma) dal vulcano di Roccamonfina, estintosi 50000 anni fa ma non quiescente del tutto. L’antica attività eruttiva è oggi rammentata da lievi movimenti tellurici e, soprattutto, dalla presenza di sorgenti termali. È in questa zona che sgorga la nota acqua oligominerale Ferrarelle, imbottigliata a Riardo in uno stabilimento costruito su terreni che nel medioevo erano di proprietà dell’Abbazia della Ferrara (da qui il nome dell’acqua), sita nella vicina Vairano Patenora, e che, secondo una leggenda, sarebbero abitati dai pacifici fantasmi degli antichi monaci.
All’uscita di questo tratto inframontano la Casilina sfiora l’area archeologica di Cales, la più importante città degli Aurunci, che ha dato il nome al vicino centro di Calvi Risorta e alla sua piccola ma ricca frazione di Calvi Vecchia, nella quale è possibile ammirare una notevole cattedrale romanica e, raggiungibile a piedi con un’escursione di un’ora circa, la grotta dei Santi, internamente affrescata tra il X e l’XI secolo.
Il “matrimonio” tra la Casilina e l’Appia avviene al margine della “Terra di Lavoro”, vasta area pianeggiante percorsa dal fiume Volturno e un tempo paludosa e malarica. Ingenti opere di bonifica donarono la fertilità a queste terre – oggi famose sopprattutto per gli allevamenti di bufali e per le mozzarelle – ma non il nome poiché il termine “lavoro” è in realtà d’origine più remota e fa riferimento all’antico popolo dei Liburi. I trascorsi malarici di queste terre sono ancora evidenti nella disposizione dei centri più antichi e carichi di storia, fondati ai margini di quest’area, dopo la pianura si fonda con le prime pendici del monte Tifata. È in quella fascia che s’incontrano Capua e Santa Maria Capua Vetere, corrispondenti la prima all’antico centro di Casilium e la seconda alla Capua originaria, definita da Cicerone “l’altra Roma” per essere stata per lungo tempo la più importante città dell’impero dopo la capitale. A Santa Maria sono ancora visibili le vestigia dell’antico centro, tra le quali l’arco dedicato all’imperatore Adriano, sotto il cui fornice i corridori impegnati nel 93° Giro d’Italia transiteranno con un pizzico d’attenzione per non incappare nel tremendo capitombolo che qui accadde al Giro del 1988. Se le medie saranno elevate i “girini” avranno quasi l’impressione di viaggiare sulla DeLorean, la mitica macchina del tempo di “Ritorno al Futuro”: basteranno 6 chilometri per essere sbalzati di quasi 1800 anni, dai tempi degli antichi romani agli anni dell’erezione della Reggia di Caserta, progettata da Lodewijk van Wittel, architetto figlio di genitori olandesi che, trasferitisi nel Belpaese, provvidero ad italianizzargli il nome in Luigi Vanvitelli.
La cavalcata attraverso i secoli continuerà nei successivi 7 Km che colmeranno il gap tra l’epoca borbonica e i giorni nostri. Al passaggio per Maddaloni il pensiero non potrà non innalzarsi alla memoria di Don Salvatore d’Angelo, il sacerdote che nel 1947 vi fondò il “Villaggio dei Ragazzi”, struttura dove furono accolti numerosi ragazzi orfani, poveri, abbandonati ed emarginati: “ragazzi di strada”, insomma. Anche il Giro, nonostante i suoi 101 anni d’età, può definirsi tale e come tale è stato più volte ospitato dal “Villaggio dei Ragazzi”, in occasioni di soste che lasciarono il solco sulla corsa, non solo moralmente ma anche fisicamente: nel 1985 e nel 1995 ebbero come capolinea a Maddaloni due cronometro che furono conquistate da coloro che, due settimane più tardi, indosseranno la maglia rosa finale (Bernard Hinault e Tony Rominger); nel 2000 fu nella tappa di Maddaloni, disputata in linea stavolta, che s’incappò nell’ultima grande giornata di maltempo della corsa rosa, caratterizzata da un violentissimo nubrifragio che si rovesciò sugli ultimi chilometri di gara, provocando anche un piccolo smottamento sulla strada che, proprio in quel momento, stavano percorrendo i “girini”.
Il Giro punterà ora verso il Vesuvio, sul quale l’anno scorso la corsa rosa aveva battuto gli ultimi palpiti. Sono passati 1931 anni dalla distruzione di Pompei ma incute ancora timore lo “Sterminator Vesevo”, la cui attività non è terminata. L’ultima eruzione risale al 1944 e i vulcanologi affermano che, prima o poi, terminerà l’attuale stato di quiescenza e, quando ciò accadrà, è molto probabile che si verifichi un evento simile a quello del 79 d.C.
Il tracciato della tappa solcherà le strade dell’Agro Nolano, il corridoio pianeggiante che isola il Vesuvio dalla catena appenninica, transitando per i centri di Marigliano, Nola e Palma Campania. È proprio Nola, come lascia intuire il nome, il centro principale di quest’area, importante fin dall’epoca romana, quando fu insignita della dignità senatoriale, potendosi così fregiare dell’insegna “S.P.Q.N.”. Oggi è invece nota come “patria delle campane”, secondo la tradizione inventate dal locale vescovo San Paolino, al quale è dedicata la spettacolare “Festa dei Gigli”, la più nota manifestazione nolana, che si celebra la domenica più prossima al 22 giugno e nella quale sono portati in processione i “gigli”, complesse opere architettoniche di cartapesta che possono essere alte fino a 25 metri. Dal 1986 Nola è diventata famosa anche per il C.I.S. (Centro Integrato Servizi), il maggior polo distributivo di merci in Italia e tra i principali al mondo, inaugurato nel 1986 e presso il quale si concluse una tappa del Giro del 1990, vinta allo sprint da Stefano Allocchio, che oggi è rimasto nell’ambiente quale dirigente in seno alla RCS Sport, la società del gruppo RCS che organizza le corse ciclistiche della Gazzetta dello Sport.
Con qualche lieve saliscendi ci si porterà a Sarno, poi il percorso tornerà pianeggiante quando virerà con decisione verso la base della catena dei Monti Lattari, l’ossatura della penisola sorrentina. Attraversate le due “Nocere”, l’Inferiore e la Superiore (da visitare, in quest’ultima, il Battistero di Santa Maria Maggiore), inizierà l’ascesa finale. Dovranno essere superati circa 130 metri di dislivello, affrontando pendenze che non andranno oltre il 6%, per raggiungere i 198 metri sul livello del mare di Cava de’ Tirreni, dove il Giro – nel paese natale di Gino Palumbo, per sette anni direttore della “rosea” – aprirà con un volatone incerto fino all’ultimo colpo di pedale i festeggiamenti per il millenario (che cadrà l’anno prossimo) della fondazione della Badia della Santissima Trinità, originata da un piccolo monastero costruito attorno alla grotta Arsiccia, nella quale si era ritirato a vita eremitica Sant’Alferio Pappacarbone, nobile salernitano di famiglia longobarda che fu inviato ambasciatore presso l’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III di Sassonia. Ammalatosi durante il viaggio, fu accolto nella celebre Sacra di San Michele, presso Torino, dove guarì, si convertì e fece voto di abbandonare la carriera diplomatica e di farsi benedettino.
Il suo volontario isolamento dal mondo, in questo particolare finale di gara, sarà da sprone a chi vorrà fuggire le comodità della pancia del gruppo e lanciarsi verso l’alta meta del traguardo cavese?

I VALICHI DELLA TAPPA
Tutti i valichi odierni si incontrano lungo la SS 6 “Casilina”.

Valico di San Filippo (200m). Attraversato subito dopo la partenza della tappa, si trova tra la città alta di Frosinone e il bivio per Torrice.

Sella delle Pastinelle (102m). Aperta tra i monti Trocchio e Maio, coincide con l’omonima località, situata tra Cassino e Taverna di San Vittore del Lazio. Vi si stacca la strada diretta a Cervaro.


Selletta (152m).
Situata tra la località San Cataldo e Mignano Monte Lungo, vi è stato costruito il sacrario delle battaglie di Monte Lungo.

Selletta di Visciano (150m). Situata nei pressi dell’omonimo abitato, tra i bivi per Teano e per Calvi Risorta.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: panorama di Cava de’ Tirreni (www.artcurel.it)

Frosinone (www.italynet.it)

Frosinone (www.italynet.it)

Monte Cairo (panoramio)

Monte Cairo (panoramio)

Abbazia di Montecassino (agriturismo.agraria.org)

Abbazia di Montecassino (agriturismo.agraria.org)

Sacrario militare di Mignano Monte Lungo (panoramio)

Sacrario militare di Mignano Monte Lungo (panoramio)

Calvi Vecchia, cattedrale (panoramio)

Calvi Vecchia, cattedrale (panoramio)

Santa Maria Capua Vetere, Arco di Adriano (www.juventusclubsmcv.it)

Santa Maria Capua Vetere, Arco di Adriano (www.juventusclubsmcv.it)

Reggia di Caserta (www.qviaggi.it)

Reggia di Caserta (www.qviaggi.it)

Il Vesuvio visto da Nola (panoramio)

Il Vesuvio visto da Nola (panoramio)

Nola, preparativi per la Festa dei Gigli (panoramio)

Nola, preparativi per la Festa dei Gigli (panoramio)

Nocera Superiore, battistero di Santa Maria Maggiore (panoramio)

Nocera Superiore, battistero di Santa Maria Maggiore (panoramio)

Cava de’ Tirreni, Badia della Santissima Trinità (www.artcurel.it)

Cava de’ Tirreni, Badia della Santissima Trinità (www.artcurel.it)

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