VOECKLER ESPUGNA IL FORTINO DI CAVENDISH

luglio 8, 2009
Categoria: News

Il 30enne francese della BBox Bouygues Telecom, dieci giorni in maglia gialla nel 2004, conquista il primo successo in carriera al Tour de France, staccando a 5 km dall’arrivo i compagni di fuga. Il gruppo, dopo aver controllato la situazione per tutta la tappa, si rilassa nel finale, e fallisce il riaggancio per 7’’. 2° Ignatiev, che resiste per pochi centimetri al recupero del gruppo, guidato da Cavendish. Tappa animata anche da un ventaglio ad una sessantina di chilometri dal traguardo.

Finalmente, dopo quattro tappe pur piacevoli, un finale a sorpresa. Perché anche se questo inizio di Tour aveva vissuto una sola giornata secondo copione, con fuga del mattino ripresa dal gruppo nel finale e volata dominata da Mark Cavendish, i primi quattro vincitori erano sempre stati più o meno facilmente pronosticabili: Cancellara nella crono di apertura a Monaco, Cavendish nei due sprint di Brignoles e La Grande-Motte, la Astana nella cronosquadre di Montpellier. Quest’oggi, il grande favorito, al ritrovo di partenza, era sempre il solito Cannonball, apparso pressoché invulnerabile sino a questo momento. E invece, forse non contro ogni pronostico della vigilia, ma sicuramente a dispetto di quanto chiunque potesse prevedere a 30 km dal traguardo, la Le Cap d’Agde – Perpignan è stata la prima tappa di questa Grande Boucle a premiare una fuga.
Il menù del giorno, con appena un paio di salitelle poco dopo metà percorso, offriva come principale motivo di interesse gli oltre 50 km sulla costa e alla mercé del vento da Leucate-Plage ad Argèles-sur-Mer. Il via è stato dato, come detto, da Le Cap d’Agde, località la cui storia di stazione balneare creata quasi dal nulla negli anni ’60 ricorda molto da vicino quella di La Grande-Motte, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, fortunatamente senza schiaffi al paesaggio come le enormi palazzine della sede d’arrivo della 3a tappa. La storia ciclistica di Le Cap d’Agde, a differenza di quella di Perpignan, è dunque inevitabilmente piuttosto limitata, tanto che la località ha ospitato un solo arrivo della Grande Boucle, undici anni fa, con vittoria di Tom Steels.
Diametralmente opposta, invece la tradizione di Perpignan, sede, contando quello di quest’anno, di ben trentaquattro arrivi di tappa del Tour, l’ultimo dei quali nel 1997, quando una lunga fuga premiò inizialmente Outschakov, prima che l’ucraino venisse declassato al 3° posto, lasciando così il successo parziale a Desbiens. Il centro fu addirittura sede d’arrivo del Tour ininterrottamente dal 1910 al 1938, con il solo intermezzo della Grande Guerra. Parlando della frazione di oggi, il direttore di corsa Prudhomme in persona ha dichiarato che l’arrivo odierno sarebbe stato dedicato a Salvador Dalì, che amava la città di Perpignan non meno del Tour, per il quale disegnò un logo nel 1959, nell’anno del trionfo di Federico Martin Bahamontes e della sua splendida scalata del Puy de Dome.
Ci sono voluti una ventina di chilometri perché la tappa prendesse una sua fisionomia, con Voeckler, Sapa e Geslin che sono riusciti ad evadere dal plotone, imitati poco dopo da Ignatiev, Hutarovich e Timmer, ben presto ricongiuntisi con i primi tre. Nei pressi dell’Etang de Montady, antico bacino d’acqua oggi secco, il vantaggio dei fuggitivi era ben lungi dal prosciugarsi, e superava già i 5’ e mezzo. Altri 10 km, e come per incanto, al primo traguardo volante di giornata, a Capestang, il margine era intorno ai 9’. All’ombra del castello in cui per secoli, alla presenza anche di sovrani quali Francesco I e Luigi XIV, si sono tenuti gli Stati Generali del Languedoc, quelli del gruppo hanno stabilito che era ora di mettersi a lavorare sul serio. Il margine dei battistrada è così calato molto rapidamente, toccando quota 4’ nei pressi di Thézan-des-Corbières. L’aria dei vigneti della zona, da cui si ricavano rossi quali il Vin de Pays de Coteaux de Cambresisse e il Corbières-Boutenac, ha però indotto il gruppo a rilassarsi, e ad accontentarsi di tenere i fuggitivi ad una distanza di sicurezza oscillante tra i tre e i quattro minuti.
Dopo una fase di stallo, la tappa si è animata improvvisamente, a 75 km circa dal traguardo, quando Robert Gesink è volato a terra nella discesa della Cote de Treilles, secondo GPM di giornata, pochi chilometri dopo un meno doloroso scivolone di Lloyd e Eisel. Stupisce, onestamente, che i corridori abbiano addirittura scioperato per la pericolosità del circuito di Milano e non aprano invece bocca su quella, resa evidente dalle cadute che stanno falcidiando questa prima settimana, delle strade di questo Tour: dopo il prologo di Monaco, abbiamo visto corridori finire a terra a ripetizione, specialmente nelle tappe di Brignoles e Montpellier. E se nella cronosquadre la regia ha tentato di occultare in qualche modo la cosa, evitando di riprendere i passaggi più pericolosi del percorso, che anche Laurent Fignon, telecronista della TV francese, ha definito non adatto ad una cronosquadre, oggi non ha potuto evitare di mostrarci altri due capitomboli da aggiungere all’ormai lunghissima lista. A nostro giudizio, gli atleti dovrebbero alzare la voce. Perché le Tour c’est le Tour, ma la sicurezza, anche alla Grande Boucle, andrebbe messa avant tout.
Tornando alla corsa, siccome “piove sempre sul bagnato” è uno dei proverbi più saggi della nostra lingua, proprio subito dopo la caduta di Gesink il gruppo è arrivato sulle coste del Mediterraneo, e la necessità da parte di tutti gli uomini di classifica di portarsi in testa al gruppo ha generato un violento aumento di velocità. A 60 km dall’arrivo, la Saxo Bank ha poi dato un’ulteriore sgasata, generando un altro ventaglio, dopo quello di due giorni fa. Questa volta, memori di quanto accaduto lunedì, quasi tutti gli uomini di classifica sono stati ben attenti a non farsi sorprendere, ma corridori come Menchov e Pereiro hanno perso una manciata di secondi, salvo poi riuscire a rientrare qualche chilometro più tardi. Un terzo gruppo, arrivato ad accusare fino a 1’ di distacco, è poi riuscito anch’esso a recuperare. In questo drappello era rientrato anche Gesink, aiutato da Posthuma, Niermann e soprattutto dalle ammiraglie, ma il dolore ha alla fine avuto la meglio anche sulla tenacia dell’olandese, che ha perso contatto e ha pagato alla fine 9’28’’ ai big.
All’ultimo traguardo volante di giornata, posto a 38 km dal termine, a Canet-en-Roussillon, località balneare, qualche anno fa anche centro di allenamento di Laure Manaudou, il vantaggio dei battistrada era di appena una cinquantina di secondi. Un’inezia, considerata la distanza dal traguardo. Voeckler e compagni hanno però avuto l’enorme merito di crederci anche allora, quando neppure il più ardito degli scommettitori avrebbe scommesso un euro falso su di loro. Il margine ha così cessato di scendere, ed è anzi risalito fino a 1’25’’, a 20 km scarsi dall’arrivo. Solo allora, in colpevole ritardo, il Team Columbia – Highroad si è messo a lavorare per consegnare sul piatto d’argento a Cavendish il tris.
Il gruppetto al comando ha quindi iniziato a perdere secondi, ma non abbastanza rapidamente. L’unico ostacolo per il buon esito dell’azione poteva a quel punto essere rappresentato solamente dalla tradizionale raffica di scatti e controscatti nel finale, ma dopo due sparate di Ignatiev, che hanno messo fuori gioco prima Sapa e poi Geslin, annullando quindi la superiorità numerica della Française-de-Jeux, che poteva contare anche su Hutarovich, Voeckler, a 4800 metri dall’arrivo, ha azzeccato lo scatto giusto. Ignatiev si è mosso in ritardo, e aveva già speso buona parte delle energie residue. Timmer e Hutarovich, semplicemente, non avevano la forza di andare a riprendere Voeckler. T-Blanc si è quindi involato verso il primo successo di tappa in carriera al Tour de France, ritornando alla ribalta dopo la magica stagione 2004. In quell’anno, l’alsaziano vinse dapprima il tricolore in versione bleu-blanc-rouge, e soprattutto vestì per dieci giorni la maglia gialla, cedendola soltanto sulle Alpi, dopo averla difesa eroicamente sui Pirenei (memorabile il suo 13° posto a Plateau de Beille). Con la tappa di oggi, Voeckler sale a quota sei successi stagionali, nuovo record in carriera.
Dietro T-Blanc, Ignatiev ha resistito per questione di centimetri al ritorno di Cavendish, 3° e sempre più maglia verde, ma ovviamente, immaginiamo, deluso per la mancata tripletta. Tripletta che a questo punto rischia di dover attendere parecchio, anche se quasi certamente arriverà: la tappa di domani, con arrivo a Barcellona, pare adatta più ad un Pozzato che ad un Cavendish, e venerdì, molto in anticipo rispetto al solito, inizieranno le montagne. Altri anni si sarebbe detto che allora “si inizierà a fare sul serio”. In questa edizione, per fortuna, sul serio si fa già da un pezzo.

Matteo Novarini

Voeckler tutto solo in quel di Perpignan (foto AFP)

Voeckler tutto solo in quel di Perpignan (foto AFP)

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