GEMONA DEL FRIULI – TRIESTE: E PER FINIRE UNA SPRUZZATA DI “VINO”?
Non sarà scontato l’esito della tappa conclusiva del Giro d’Italia. Concepita come la classica passerella finale a uso e consumo dei velocisti, vedrà questi fare i conti con l’ultima salita del 2014, piazzata nel mezzo del circuito triestino e da ripetere otto volte. È corta e non è ripida, ma potrebbe stuzzicare l’appetito di molti e rovinare i piani degli ultimi sprinter rimasti in gruppo. Se in gruppo ci fosse un “Vinokourov” in grado d’anticipare tutti, proprio come riuscì a fare l’ex corridore kazako sugli Champs-Élysées al Tour del 2005, c’è da scommetterci che ci proverà!
Non è lo spumante che scorrerà a fiumi durante le premiazioni di fine a corsa il “vino” al quale facciamo riferimento nel titolo. Quello è il diminutivo di Alexandre Vinokourov, il corridore kazako che, appesa la bici al chiodo dopo aver conquistato il titolo olimpico a Londra nel 2012, dall’anno successivo è divenuto a tempo pieno il general manager dell’Astana, la formazione per la quale correva e che ha nelle sue file il vincitore uscente della corsa rosa Vincenzo Nibali. Ma che c’entra “Vino” con l’epilogo a Trieste, città nella quale il kazako non c’è mai stato da corridore? Nulla, ma partiamo da una sua impresa per spiegarvi la particolarità della passerella finale del Giro 2014, che non sarà il solito carosello sintonizzato sui “canali” dei velocisti. Ciò che c’interessa successe il 24 luglio del 2005, all’ultimo giorno del Tour de France, quando Vinokourov, sentendo nell’aria che aveva la possibilità di migliorare il suo quinto posto in classifica, mise nel mirino il traguardo finale degli Champs-Élysées e lo colse, facendola in barba ai velocisti, giuntigli alle spalle, e allo statunitense Leipheimer, che superò in classifica grazie all’abbuono. Sia ai danni degli ultimi sprinter rimasti in gara, sia ai danni di un corridore la cui posizione nella “top ten” sarà ancora traballante, quel che accadde a Parigi potrebbe ripetersi nel capoluogo friulano, dove la costa è posta a diretto contatto con le colline del carso e dove, di conseguenza, è stato impossibile agli organizzatori disegnare il solito circuito pianeggiante, tipico dei gran finali della Grande Boucle e della Vuelta di Spagna. Ci sarà, dunque, da fare i conti con una salita, corta e facile ma “salita”, che interverrà a rompere le uove nel paniere alle oramai stanche squadre dei velocisti. Lunga poco meno d’un chilometro, dovrà però essere ripetuta 8 volte, l’ultima delle quali a 3 Km dall’arrivo e questo costituirà non solo un ostacolo non da poco per gli sprinter, ma anche un bel “stuzzichino” per chi, come Vinokurov 9 anni fa, mira alla tappa e magari anche a perfezionare la propria classifica, grazie all’abbuono di 10” previsto all’arrivo, al quale aggiungere i 3” in palio al traguardo volante, previsto proprio in occasione di uno dei precedenti passaggi dal traguardo.
L’ultima bandiera del via sarà abbassata in quel di Gemona del Friuli, cittadina che ha saputo risorgere dalle proprie ceneri dopo essere devastata dal terremoto del 1976, ricostruendo i suoi storici punti di riferimento, il duomo dell’Assunta e il castello, i cui lavori di restauro non sono ancora ultimati. Dando le prime pedalate di quest’ultima tappa si volteranno idealmente le spalle alle montagne che, in realtà, continueranno a far ombra al Giro perché la prima parte del tracciato si snoderà ai piedi delle pendici delle Alpi Giulie, l’estremità orientale della catena alpina, seguendo la linea di demarcazione con la pianura veneto-friulana. In seguito, le montagne lasceranno il passo alle colline, prima quelle del Collio e infine il Carso, costanti compagne di viaggio che non andranno a interferire nella marcia dei corridori fin quando non si renderanno tangibili con lo strappo da ripetere più volte nell’anello finale.
Attraversata Tarcento (non lontano da questo comune si trovano le interessanti Grotte di Villanova, le più vaste della regione), a una ventina di chilometri dal via le incombenti montagne si faranno presenza viva sotto le ruote del gruppo in occasione dell’ultimo dei 40 GPM in programma. Nulla di cui preoccuparsi, soprattutto per chi avrà sulle spalle la maglia azzurra di leader degli scalatori, perché il facilissimo Passo di Monte Croce, appena 1,3 Km al 4%, è classificato di 4a categoria e metterà in palio solo 3 miseri punticini (e 2 e 1 a scalare) a chi lo scollinerà in testa. Un’altra ventina di chilometri è il Giro potrà sfogliare alcune delle più rilevanti pagine storiche e artistiche della regione, quando il gruppo transiterà sulle strade di Cividale, la cittadina che fu fondata da Giulio Cesare con il nome di “Forum Iulii” (dal quale deriva l’odierno toponimo Friuli) e che fu uno dei principali luoghi di potere dei Longobardi in Italia (oggi riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO congiuntamente ad altre sei centri della nostra nazione), che vi costruirono il complesso episcopale del patriarca Callisto e il Tempietto longobardo che sarà poi trasformato nell’oratorio di Santa Maria in Valle.
È giunta l’ora di dare “l’addio ai monti”, mentre il percorso s’inoltrerà tra i rilievi del Collio, area collinare posta a cavallo del confine con la Slovenia e conosciuta per la produzione di vini (Collio Goriziano DOC), dei quali grande esperto ed estimatore è il celebre giornalista sportivo Bruno Pizzul, che è cittadino onorario di Cormòns, il paese dove militò nella locale formazione parrocchiale prima di diventare calciatore professionista, una carriera conclusasi precocemente a causa di un brutto infortunio. Sarà proprio Cormòns la prossima meta del gruppo, che vi giungerà dopo esser transitati ai piedi del colle sul quale, circondata dai vigneti, sorge l’abbazia di Rosazzo, sorta dopo il IX secolo attorno ad un oratorio fondato dall’eremita Alemanno e presso la quale fin dal XII secolo i monaci sono attivi nell’enologia, alla quale in passato fu data un’importanza tale al punto che il 20 gennaio del 1341 l’allora patriarca di Aquileia, il beato Bertrando di San Genesio, emise un’ordinanza con la quale minacciava “la scomunica ad alcune persone, le quali, dopo aver occupato una selva dell’Abbazia di Rosazzo, non volevano piantare le viti”.
Varcato il corso dell’Isonzo, il gruppo giungerà al cospetto del Carso e qui s’interromperà per un momento il clima di baldoria che, da sempre, permea l’animo dell’ultima tappa. Il pensiero non potrà non elevarsi ai tristi giorni della prima guerra mondiale, in particolare quando si sfilerà dinanzi al monumentale sacrario di Redipuglia, il più grande d’Italia, costruito su progetto dell’architetto Giovanni Greppi tra il 1935 e il 1938 e nel quale riposano le spoglie di centomila caduti, tra i quali un’unica donna, la crocerossina Margherita Kaiser Parodi Orlando, decorata con la medaglia di bronzo al valor militare per non aver abbandonato l’ospedale da campo nel quale prestava servizio nonostante i bombardamenti che imperversavano tutto attorno. Subito dopo la corsa subirà una decisa accelerazione perché – con il passaggio di Monfalcone, centro famoso per i suoi cantieri navali – il gruppo tornerà ad avvertire l’odore del mare, che darà idealmente la sveglia: Trieste è vicina!. Dismesse le velocità da crociera tipiche delle fasi iniziali delle tappe conclusive di un grande giro, il gruppo ingranerà la marcia lanciandosi con più decisione all’inseguimento dell’eventuale tentativo in corso, probabilmente nato dalle parti del GPM, per ridurne il vantaggio e assottigliarlo in vista dell’ingresso nell’anello finale che, per com’è disegnato, potrebbe agevolare proprio chi sta all’attacco. Doppiato il promontorio di Duino, sul quale svetta l’omonimo castello (di proprietà dello storico casato dei Thurn und Taxis e punto d’arrivo di un panoramico sentiero intitolato al poeta ceco Rainer Maria Rilke), inizierà il tratto più spettacolare della tappa, nel corso del quale il tracciato sfiorerà l’incantevole Castello di Miramare, legato alla struggente storia dell’amore tra l’arciduca d’Austria Massimiliano d’Asburgo-Lorena, che lo commissionò all’architetto viennese Carl Junker, e la moglie Carlotta del Belgio, impazzita a causa della prematura morte del marito, fucilato in Messico dove si era recato dopo esser stato incoronato imperatore dello stato centroamericano. È un luogo bello da vedere con gli occhi e da percepire con il cuore, dove la “grande bellezza” del posto è anche direttamente nascosta alla vista poiché tutto lo specchio di mare circostante è dal 1986 una riserva naturale marina, nella quale sono possibili visite guidate “sott’acqua”, per ammirarne la flora e la ricca fauna.
Trieste è oramai alle porte; una manciata di chilometri dopo Miramare il gruppo sarà già nel quartiere di Barcola, la frazione della quale era originario il celebre attore teatrale Giorgio Strehler e nella quale si svolge dal 1969 la principale regata velica del Mediterraneo, la “Barcolana”. Ancora pochi minuti e vedremo il gruppo sfrecciare per la prima volta sotto lo striscione del traguardo, collocato nella bellissima Piazza Unità d’Italia, la principale della città, che nel 1962 fu immortalata dal regista Mauro Bolognini in “Senilità”, film ispirato all’omonimo romanzo del triestino Italo Svevo. Ciascuna tornata misurerà 7,2 Km e presenterà la prima parte veloce e scorrevole, stretta tra le colline e il porto, prima d’intraprendere – una volta superato il cartello dei -4 al passaggio – l’ascesa al 4,7% (picco del 7%) che rimonta verso il colle di San Giusto – il centro storico della città, nel quale si trovano i monumenti più antichi e gloriosi come l’omonima cattedrale, il castello e gli scarsi resti del foro della romana “Tergeste” – luogo che fu cantato da Nilla Pizzi in “Vola colomba”, canzone che vinse la seconda edizione del Festival di Sanremo (1952) e che fu composta con parecchi richiami a Trieste, in quegli anni ancora ammistrata dagli angloamericani e che diventerà italiana a tutti gli effetti dopo il Memorandum di Londra del 1954, anche se la questione sarà risolta definitivamente solo nel 1975 con il Trattato di Osimo. Tornando al tracciato di gara, nel tratto in salita la strada si presenterà sostanzialmente dritta e priva di curve e questo costituirà un piccolo “handicap” in più. Una breve ma “precipitosa” discesa (circa mezzo chilometro al 7,4%) ricondurrà, infine, sul piano che tornerà a caratterizzare gli ultimi 2,3 Km di corsa, poco movimentati da due paia di curve. Chissà se tutto questo basterà per assistere a un finale decisamente non scontato. Ma vale la pena provarci.
Volate colombe, volate!
Mauro Facoltosi
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo di Monte Croce (256 m). Valicato dalla SS 356 “di Cividale” tra i centri di Nimis e Attimis.
FOTOGALLERY

Il duomo di Gemona (panoramio)

Grotte di Villanova (ittadellegrotte.it)

Cividale del Friuli (www.paesionline.it)

L'abbazia di Rosazzo circondata dai vigneti (www.vinidellanima.it)

Sacrario di Redipuglia (panoramio)

Castello di Duino (www.industriadelturismo.com)

Castello di Miramare (www.paesionline.it)

Scena di 'Senilità" girata in Piazza Unità d'Italia a Trieste (www.davinotti.com)

Trieste, Cattedrale di San Giusto (www.giuseppeborsoi.it)

Trieste, il castello di San Giusto e i resti del foro romano (tripadvisor.com)

Piazza dell’Unità d’Italia e, in trasparenza, l’altimetria della ventunesima ed ultima tappa (www.promotrieste.it)