ADDIO 2009…. TERZA PARTE
gennaio 26, 2010
Categoria: Approfondimenti
Concludiamo la rassegna sulla scorsa annata ciclistica con l’esame del resto della stagione. Si parla di mondiali, di Lombardia, di classiche secondarie e delle principali corse a tappe del calendario, ovviamente tralasciando Giro, Tour e Vuelta, alle quali avevamo dedicato il primo capitolo di questo amarcord. Il migliore è il Gilbert, re dell’autunno 2009, mentre i nostri piangono miseria: si salva solo Scarponi, a segno alla Tirreno-Adriatico e al Giro. All’estremo opposto troviamo l’insufficienza di Cunego, autore di una stagione da dimenticare, nonostante i due successi alla Vuelta e la vittoria alla Coppi & Bartali.
Foto di copertina: Michele Scarponi vittoriosa a Camerino, nella frazione decisiva della Tirreno-Adriatico (foto Bettini)
PHILIPPE GILBERT: VOTO 9
Partiamo con il re dell’autunno ciclistico, capace di mettere assieme nel finale di stagione un filotto di quattro successi consecutivi (Coppa Sabatini, Parigi – Tours, Giro del Piemonte e Giro di Lombardia), preceduti da una corsa da protagonista al Mondiale, chiuso al 6° posto. Il 2009, impreziosito peraltro, oltre dalle belle prove in primavera al Giro delle Fiandre, all’Amstel Gold Race e alla Liegi – Bastogne – Liegi, dalla vittoria alla Star Elektrotoer, è stato probabilmente l’anno della definitiva consacrazione per il vallone, dopo anni da eterna promessa, con pochi lampi di classe e aspettative spesso disattese.
Da sottolineare inoltre come Gilbert sia tra i pochissimi corridori che sono stati in grado di essere protagonisti dall’inizio alla fine della stagione: già brillante nelle classiche di primavera, vittorioso in giugno (Star Elektrotoer) e soprattutto, come detto, in ottobre, con le quattro vittorie consecutive che hanno fatto schizzare alle stelle il giudizio sulla sua stagione, e che gli sono valse addirittura il premio di Sportivo Belga dell’Anno, unico ciclista a riuscirci dal 1990 (vittoria di Dhaenens), Tom Boonen a parte.
MICHELE SCARPONI: VOTO 7,5
Per Michele Scarponi, uno dei pochissimi atleti che hanno pagato per il loro coinvolgimento nell’Operacion Puerto, il 2009 è stato l’anno della rinascita. Non solo e non tanto per le due pur bellissime vittorie di tappa al Giro d’Italia, a Myrhofen e Benevento, ottenute in fin dei conti grazie a fughe da lontano, ma soprattutto per la splendida affermazione alla Tirreno – Adriatico, arrivata grazie al successo nella tappa regina della corsa, a Camerino, staccando atleti del calibro di Rodriguez, Di Luca e Rebellin, e regolando in un arrivo ristretto Stefano Garzelli e Ivan Basso. Il vero capolavoro, forse, Scarponi lo aveva però compiuto il giorno precedente, nei 30 km a cronometro da Loreto a Macerata, in cui era stato in grado di limitare ad appena 21’’ il distacco da Andreas Kloden, restando a contatto in vista della frazione di Camerino.
A 30 anni, Scarponi è andato oltre quanto era riuscito a fare prima della squalifica, cogliendo le vittorie più prestigiose della sua carriera, anche se non è stato in grado di fare classifica in un GT (al Giro d’Italia, l’unico cui ha preso parte la Diquigiovanni). A questo proposito, viene da chiedersi se forse, visti gli esiti dell’ennesimo assalto al podio di Gilberto Simoni, non fosse opportuno dare una chance anche allo scalatore marchigiano, che potrebbe ad ogni modo avere la sua possibilità di un Giro da capitano nel 2010.
LUIS LEON SANCHEZ: VOTO 8
Chiediamo scusa se continuiamo a dispensare giudizi alti come piovessero, ma anche nel caso di Luis Leon Sanchez era difficile assegnare un voto inferiore. L’unico neo della stagione del ragazzo di Mula è stata una conclusione non all’altezza dell’avvio, che lo aveva visto recitare la parte del protagonista in corse quali Giro del Mediterraneo (vinto), Giro dei Paesi Baschi (5°, con annessa vittoria nella 1a tappa) e Parigi – Nizza (vinta, con successo parziale nella 7a frazione).
Dopo la prima affermazione al Mediterraneo in febbraio, frutto anche di una vittoria nella cronosquadre del secondo giorno, e una tappa al Tour du Haut-Var pochi giorni dopo, Sanchez ha costruito la vera perla della sua stagione, alla Parigi – Nizza. Dopo un ottimo 3° posto nel prologo di Amilly, Sanchez ha bissato il piazzamento nella frazione più impegnativa, con l’arrivo in quota, alla Montagne de la Lure, chiudendo a 58’’ dallo scatenato Contador. Per lui sembrava a quel punto certo il podio, ma era pressoché impensabile che il madrileno potesse farsi sfuggire il successo finale. E invece, i ripetuti scatti sul Col de la Bourgaille, con Sanchez tra i più attivi assieme a Colom, hanno fiaccato la resistenza di Contador, incappato in una clamorosa crisi (di fame?) nel tratto pianeggiante che precedeva l’ultimo strappo, perdendo in un amen oltre 2’ e la corsa, che non è poi riuscito a recuperare il giorno successivo con una coraggiosissima fuga verso Nizza. I due mesi d’oro di Sanchez si sono conclusi con il già citato 5° posto ai Paesi Baschi, che ha definitivamente consacrato Luis Leon come un dei principali protagonisti della prima metà di stagione.
ALBERTO CONTADOR: VOTO 7,5
Il voto leggermente più basso di quello di Sanchez tiene ovviamente conto della differente caratura dei due atleti in questione, del divario che sussiste tra un grande corridore e un fuoriclasse. Anche se ora si parla uno che appartiene a questa seconda categoria, comunque, il percorso di avvicinamento al Tour de France di Alberto Contador è stato comunque eccellente. Il leader della Astana ha iniziato a vincere già in febbraio, alla Vuelta ao Algarve, conquistando la classifica finale e la cronometro del quarto giorno, prima di una Parigi – Nizza in chiaroscuro, ma di cui è stato grande protagonista, e che ha comunque onorato come i corridori del suo livello raramente fanno nella prima parte di stagione: dopo le vittorie nel prologo e alla Montagne de la Lure, Contador sembrava avere in pugno una corsa che ha invece gettato alle ortiche con la già citata crisi della tappa di Fayence, e che ha vanamente provato a riconquistare con un’azione di 80 km che ha reso spettacolare l’ultima giornata di gara.
Alberto ha quindi proseguito la sua marcia di avvicinamento alla Grande Boucle trionfando da dominatore al Giro dei Paesi Baschi, malgrado gli appena 30’’ di vantaggio su Colom alla fine (vittorie nella tappa più dura, a Eibar, e nella crono finale), e con un 3° posto – ad onor del vero un po’ deludente – al Giro del Delfinato, corso quasi a gregario di Valverde. Il madrileno ha concluso la preparazione all’appuntamento più importante dell’anno con la partecipazione ai Campionati Nazionali Spagnoli, dove ha conquistato il titolo della prova a cronometro. Poi è arrivato il Tour, ma di questo abbiamo già parlato diffusamente altrove.
CADEL EVANS: VOTO 8
Da eterno piazzato a campione del mondo, paradossalmente proprio al termine di quella che, Mondiale a parte, naturalmente, è stata per Evans la peggiore stagione dal 2005 a questa parte, e non solo per la débacle del Tour de France. Anche nel resto dell’anno, infatti, l’australiano non è riuscito a cogliere quelle vittorie di prestigio che avevano invece caratterizzato, per esempio, il suo 2008 (la Settimana Ciclistica Internazionale Coppi & Bartali), e si era lasciato sfuggire, in giugno, un Giro del Delfinato in cui aveva dato l’impressione di essere il più forte e in forma, a causa di una giornata no proprio sul Mont Ventoux.
Poi, però, a risollevare la stagione di Evans, quando non la sua intera carriera, che ora non potrà più essere semplicemente bollata come quella di un corridore di talento ma condannato ai piazzamenti, ci ha pensato il Mondiale di Mendrisio, vinto con un’azione in solitaria, con un’autorevolezza che forse Cadel mai aveva messo in mostra in passato. Una vittoria fatta di intuito (quello di inserirsi nell’azione buona all’ultimo giro, quando gli scatti, specie da parte degli spagnoli e di Cancellara, si susseguivano), di coraggio (quella di andarsene da solo all’imbocco dell’ultima ascesa) e soprattutto di gambe, quelle che gli hanno consentito di involarsi verso l’iride. Iride che lo cingerà per tutto il 2010, e che potrebbe essere forse la scintilla necessaria a far acquisire ad Evans la convinzione che potrebbe finalmente permettergli di portarsi a casa il Grande Giro che ancora manca al suo palmarès.
DAMIANO CUNEGO: VOTO 5,5
La vittoria alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali, conquistando anche 2a e 3a tappa, risparmia a Cunego un voto ben più negativo. Dal momento che in questa sede non si tiene conto di classiche di primavera (dove i risultati erano stati discreti) e Grandi Giri (con questi invece il giudizio sarebbe restato immutato, o si sarebbe addirittura abbassato, considerando la tragica partecipazione al Giro d’Italia), il resto del 2009 di Cunego è stato veramente poca cosa: un 6° posto al Giro dei Paesi Baschi, un 2° al Campionato Italiano, un 8° al Mondiale. Piazzamenti distribuiti più o meno equamente nell’arco della stagione, altra ragione per cui la sufficienza è molto vicina, ma è mancato l’acuto che avrebbe potuto risollevare una stagione che nel complesso non crediamo si possa considerare positiva.
Era soprattutto nel finale di stagione che Cunego riponeva le sue speranze, con un Mondiale da disputare da capitano e la concreta possibilità di entrare nella storia del Giro di Lombardia con il terzo successo consecutivo, quarto assoluto. La prova iridata di Damiano, complice una Nazionale meno forte delle ultime edizioni (anche a causa delle squalifiche eccellenti di Rebellin e Di Luca), non è stata invece all’altezza dei favori del pronostico di cui godeva alla vigilia, con un 8° posto finale, ottenuto peraltro correndo quasi sempre sulla ruota altrui. Al Lombardia, invece, Cunego si è trovato di fronte una concorrenza molto superiore a quella delle ultime edizioni, e le trenate degli scatenati Gilbert e Samuel Sanchez sul San Fermo della Battaglia gli sono state fatali. È dunque mancato il grande successo finale che aveva risollevato nettamente le ultime stagioni di Cunego, assenza che giustifica a nostro giudizio questa pur lieve insufficienza.
ROMAN KREUZIGER: VOTO 7,5
Ancora non è riuscito ad essere grande protagonista in un Grande Giro, nonostante sia arrivato quest’anno al Tour con grandi aspettative (i più scommettevano su di lui come capitano Liquigas, al posto di Nibali); ciò nonostante, il 2009 di Kreuziger può essere considerato pienamente positivo, grazie alla vittoria del Giro di Romandia (con annesso successo parziale nella 4a frazione), al 2° posto a San Sebastian, al 3° al Giro di Svizzera e al 10° del Giro dei Paesi Baschi.
Erano stati proprio i due risultati in terra elvetica che avevano fatto immaginare per Kreuziger un ruolo da assoluto protagonista in occasione della Grande Boucle, in virtù della varietà dei terreni su cui era riuscito ad eccellere: vittoria nella tappa più dura del Romandia (Sainte-Croix), 2° al Tour de Suisse e 5° al Romandia nei due prologhi, 7° nella cronometro finale del Tour de Suisse, a Berna. Questi risultati, uniti al Giro di Svizzera conquistato nel 2008, avevano forse creato aspettative troppo pesanti per l’ancora giovane ceco, che è poi crollato sin dal primo arrivo in quota pirenaico del Tour. Poco male: Kreuziger è un classe 1986, ha 4 anni meno di Contador, 2 meno di Nibali, 1 meno di Andy Schleck. Il tempo è decisamente dalla sua parte.
ALEJANDRO VALVERDE: VOTO 8,5
3 corse a tappe di livello tra il buono e l’eccellente (Vuelta a Burgos, Giro della Catalogna – con una vittoria di tappa – e Giro del Delfinato), una discreta classica spagnola (Klasika Primavera) e due tappe alla Vuelta a Castilla y Leon, vincendo tutte le classifiche meno quella generale, andata a Leipheimer. Se Valverde avesse centrato il grande obiettivo della sua stagione, il Mondiale, il suo 2009, per quel che non concerne classiche e GT), sarebbe stato quasi da 10.
In particolare, la vittoria al Delfinato avrà lasciato – immaginiamo – enorme rammarico al murciano, che aveva sconfitto un Evans in palla come non mai (che comunque un mese dopo avrebbe fallito completamente la Grande Boucle) e Alberto Contador, prima di essere definitivamente escluso dal Tour de France, a causa dei famigerati chilometri italiani della tappa di Bourg-Saint-Maurice. Questioni doping a parte, si può senz’altro dire che Valverde, considerati questi successi e quello della Vuelta, ha vissuto nel 2009 un’ennesima grande stagione, il cui vero (grande) neo è stato quello di non vedere coronato l’interminabile inseguimento dell’Embatido al titolo mondiale. Il percorso di Melbourne non lo favorisce, ma l’età avanzata di Freire, che avrà 34 anni, potrebbe suggerire agli spagnoli di puntare ancora una volta su di lui.
FABIAN CANCELLARA: VOTO 8
Poche ma buone. Così si potrebbero un po’ barbaramente fotografare le vittorie di Fabian Cancellara in questo 2009, stagione meno brillante dello strabiliante 2008 (oro a cronometro e argento in linea a Pechino, titolo nazionale a cronometro, Sanremo, Eroica, Tirreno – Adriatico e una tappa al Tour, solo per citare le affermazioni più significative), ma comunque positiva, specie se non si considera – come in questa sede – il flop delle classiche di primavera, peraltro giustificato da un infortunio ad inizio stagione. Proprio questi guai fisici hanno determinato un avvio di stagione in tono minore, riscattato da un giugno strepitoso: due tappe e classifica finale di un Giro di Svizzera ad onor del vero pensato e disegnato su misura per lui, e titolo nazionale in linea, primo in carriera, dopo una serie di sette titoli consecutivi a cronometro.
Cancellara ha quindi tentato una storica doppietta cronometro – gara in linea ai Mondiali di casa a Mendrisio, andando vicinissimo all’obiettivo. Dopo l’annunciato trionfo contro il tempo, l’elvetico è stato protagonista assoluto dell’ultima tornata della prova in linea, attaccando in salita, in pianura e in discesa, e ritrovandosi alla fine nel gruppo buono nel finale. Un attimo d’attesa di troppo gli è poi costata la gara, al pari di altri favoriti, Valverde e Cunego in primis. Siamo comunque certi che Fabian ci riproverà già l’anno prossimo: il rettilineo in leggera salita che chiude il circuito di Melbourne è forse troppo facile per un finisseur, ma potrebbe essere il terreno ideale per esaltare le doti di Spartacus.
EDVALD BOASSON HAGEN: VOTO 7,5
Titolo nazionale norvegese a cronometro, due tappe e classifica finale dell’Eneco Tour, due tappe e 3° posto finale al Giro della Polonia, quattro tappe e classifica finale del Giro della Gran Bretagna: non crediamo serva altro per giustificare questo giudizio, che non è più alto per il peso obiettivamente non enorme delle gare in questione.
Il 22enne prodigio norvegese, capace anche di vincere una tappa al Giro d’Italia e la Gand – Wevelgem, ha colpito per la capacità di sprigionare i suoi cavalli non solo sul passo, ma anche su salite di media difficoltà , a dispetto di un fisico decisamente massiccio (181 cm per 76 kg). E l’impressione è che il suo futuro sia nelle grandi classiche del Nord, come induce a pensare, oltre alla già citata affermazione alla Gand – Wevelgem, anche l’ottimo 4° posto alla Montepaschi Eroica, le cui strade verranno peraltro in parte proposte da una tappa del Giro 2010, che potrebbe accendere la fantasia del norvegese. Nel Team Sky 2010, al Nord dovrà probabilmente fare i conti con un compagno di squadra scomodo quale Juan Antonio Flecha, che crediamo sarà il leader designato quanto meno per la Roubaix.
Matteo Novarini
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