ADDIO 2009…. SECONDA PARTE
gennaio 22, 2010
Categoria: Approfondimenti
Dopo aver preso in esame il rendimento dei grandi protagonisti della stagione passata nelle grandi corse a tappe, tocca ora alle grandi classiche. Non potevamo non iniziare da Mark Cavendish, primattore nella madre di tutte le classiche, la Milano – Sanremo, premiando con una votazione più elevata, però, il tedesco che era stato da lui “giustiziato” sul traguardo di Lungomare Calvino. Il migliore dei migliori è stato Andy Schleck, che ha pennellato una primavera da incorniciare. Giudizi opposti per Valverde, Sánchez e Rebellin.
MARK CAVENDISH: VOTO 7,5
Nel giudizio paga il fatto che in sostanza puntava a due sole corse, Milano – Sanremo e Gand – Wevelgem. Tra queste, ha fallito la seconda, ma in maniera del tutto comprensibile, visto che la maxi-fuga che ha alla fine premiato Boasson Hagen ha indotto tutte le squadre dei favoriti a prendersi una giornata di riposo in vista della Roubaix, e che in ogni caso alla fine il successo è andato ad un Columbia.
Alla Sanremo, invece, Cannonball si è esibito in quella che, ad oggi, è probabilmente la sua azione più bella, rimontando un divario apparentemente incolmabile da Haussler con una volata infinita, beffandolo praticamente sulla linea. Per il resto, Cavendish non se l’è sentita di puntare anche alle classiche del pavé, o quanto meno di provare a misurarsi con quella che magari un giorno potrebbe diventare un ulteriore terreno di conquista (anche se il fisico non è propriamente da mago delle pietre).
Va da sé che nel giudizio non si tiene conto della miriade di successi in grandi e piccole corse a tappe ottenute nel resto della stagione, che farebbe schizzare ancor più in alto il suo voto, consacrandolo forse come il ciclista dell’anno 2009.
HEINRICH HAUSSLER: VOTO 8
Difficile assegnare un voto più basso ad un corridore che sfiora il successo alla Milano – Sanremo con uno sprint splendido e coraggiosissimo, si piazza 2° al Fiandre dopo aver resistito sul Koppenberg, sul Grammont e su tutti gli altri muri, e per finire chiude ampiamente nei 10 (7°) la Parigi – Roubaix. Non si può però parlare di eterno piazzato o di perdente di successo, visto che, a 25 anni, il tedesco avrà tutto il tempo per far entrare almeno una di queste corse nel suo palmarès. Certo, immaginiamo che il rimpianto per la Sanremo, quando Haussler, ancora a poche decine di metri dall’arrivo, sembrava aver piazzato il colpaccio, sia stato grande, ma crediamo sia stato compensato dagli altri due ottimi risultati primaverili e dalla bella vittoria di Colmar al Tour de France, di cui non abbiamo tenuto conto.
È difficile ipotizzare che Haussler abbia già completato il suo percorso di crescita, e ancor più improbabile è che questi tre piazzamenti siano stati frutto del caso. Riteniamo invece che si sia di fronte ad uno dei maggiori talenti in circolazione per le corse di un giorno, essendo Haussler in grado di vincere una volata di gruppo e di resistere su muri e pavé. Una sorta di Pozzato un po’ meno passista e molto più veloce insomma. E magari – speriamo per lui – anche dotato di un po’ di acume tattico in più.
STIJN DEVOLDER: VOTO 7
Ad essere onesti è abbastanza difficile dare delle valutazioni su Devolder, corridore che al Giro delle Fiandre è parso una locomotiva, e che nel resto della stagione è stato incapace di cogliere altri successi, ed è addirittura giunto nei 10 solamente in tre occasioni, oltre al già citato Fiandre. Optiamo quindi per un 7, visto il peso dell’unica vittoria, anche se la costanza di rendimento non è stata certamente il leitmotiv del 2009 dell’atleta Quick Step.
La cosa risulta ancor più sorprendente se si considera la duttilità del fiammingo, capace di chiudere una Vuelta a ridosso dei 10, e di vincere piccole corse a tappe quali Tre Giorni di La Panne, Giro dell’Austria, Vuelta ao Algarve e Giro del Belgio. Un anno dunque complessivamente negativo per Devolder, non fosse stato per la meravigliosa affermazione sulle strade di casa, secondo trionfo consecutivo nella classica più amata dai fiamminghi, che ha completamente risollevato il suo 2009. Sperando ovviamente, però, che il 2010 torni a vedere un Devolder capace di lottare su tutti i terreni come in passato, e non leone solo per una domenica d’aprile e comparsa nel resto della stagione.
TOM BOONEN: VOTO 7,5
Delle buone prove nelle classiche di preparazione alla campagna del Nord (vittoria alla Kuurne – Bruxelles – Kuurne, 2° al GP Harelbeke), un Fiandre da protagonista, sia pure non coronato da un risultato finale all’altezza delle aspettative, delusione affievolita però dalla vittoria del compagno di squadra Devolder. Questa è stata in sostanza la primavera di Tom Boonen fino a quella che è ormai la sua corsa, la Parigi – Roubaix, che ha vinto come ancora non era riuscito a fare, in solitaria, grazie ad un’azione micidiale sul Carrefour de l’Arbre. Anche la fortuna è stata dalla parte del fiammingo, che grazie ad una caduta è riuscito a guadagnare un pugno di metri di Pippo Pozzato, che forse non si avrebbe altrimenti mai mollato la sua ruota.
La superiorità di Boonen è stata comunque netta, e nell’aprile prossimo, a nemmeno 30 anni, proverà per la prima volta a compiere l’unica impresa che non è riuscita a Johan Museeuw, ossia eguagliare le quattro vittorie di Roger de Vlaeminck. Con la differenza che il fuoriclasse di Varsenare aveva potuto tentare per la prima volta nel 2003, a 37 anni, quando la gamba non era già più quella dei giorni migliori. Boonen è invece nel pieno della sua maturità, e la superiorità schiacciante di cui ha dato mediamente prova negli ultimi anni sul pavé lascia intravedere la possibilità di impadronirsi del titolo di Monsieur Roubaix, superando addirittura le quattro affermazioni di De Vlaeminck.
FILIPPO POZZATO: VOTO 7,5
Finalmente, un briciolo di coraggio. Che Pozzato avesse le possibilità di recitare un ruolo da assoluto protagonista al Nord lo si sapeva da tempo (e non abbiamo la benché minima ombra di dubbio che anche lo stesso Pippo lo pensasse), che per riuscirci servisse però una decisa svolta a livello di condotta di gara, iniziando a correre da protagonista e non cercando di aggrapparsi al treno buono, sperando di azzeccarlo, anche (in questo caso non siamo del tutto sicuri che il diretto interessato la pensasse allo stesso modo). Ciò nonostante, fino al 2009, questa svolta non è di fatto mai arrivata, e Pozzato ha continuato a mostrare qualche bel lampo di classe qua e là, ha anche vinto una Milano – Sanremo (2006), ma non è mai riuscito a dare quella continuità che da lui ci si sarebbe aspettati, e che aveva sicuramente le qualità per offrire già da tempo.
Il 2009 è stato però (finalmente) l’anno della tanto attesa inversione di rotta: Pozzato ha iniziato ad essere più intraprendente, ha attaccato in prima persona, cosa che in passato ha fatto raramente e spesso con tempismo a dir poco rivedibile, non ha più perso treni per eccesso di prudenza, ma semmai per sfortuna (vedesi Parigi – Roubaix). I risultati si sono fatti attendere: vittoria al GP Harelbeke e in una tappa della Tre Giorni di La Panne in preparazione al Nord, dove Pozzato ha chiuso 5° al Fiandre e 2° alla Roubaix. E anche se pure questa volta un leggero rammarico c’è stato, la ragione è stata ben diversa dal solito: al Fiandre, Pippo è stato piegato più dal gioco di squadra Quick Step che dalla superiorità di Devolder; alla Roubaix avrebbe probabilmente tenuto la ruota di Boonen fino al Velodromo, se non avesse perso una manciata di secondi a seguito di una caduta (altrui), che non è più riuscito a ricucire. Pazienza: se il 2010 dovesse confermare questa mutata sicurezza del veneto, le chance di rifarsi non tarderanno a presentarsi.
PHILIPPE GILBERT: VOTO 7,5
Sottolineiamo ancora una volta come questo voto sia relativo solo ed esclusivamente alle classiche di primavera; viceversa, il voto di Gilbert sarebbe stato più alto di un punto/un punto e mezzo, alla luce dello spaventoso finale di stagione del belga, su cui torneremo altrove. Anche in primavera, in ogni caso, pur senza raggiungere le vette d’eccellenza di ottobre, Gilbert ha mostrato ottime cose: 3° al Giro delle Fiandre e 4° alla Liegi – Bastogne – Liegi, con nel mezzo un altro 4° posto, all’Amstel Gold Race, che nobilita ulteriormente un 2009 già straordinario per il belga.
Uno solo, sempre restando ad aprile, il rammarico: se non si fosse sfiancato con una bellissima ma fin troppo temeraria azione sullo Sprimont, Gilbert sarebbe forse stato l’unico atleta capace di tener testa ad Andy Schleck sulle strade della Liegi, per quanto la continuità che il lussemburghese ha dato alla sua azione sia stata tale da far pensare che prima o poi anche il vallone avrebbe dovuto cedere. Per il 2010, Gilbert è stato ovviamente confermato dalla Silence – Lotto, la squadra nella quale è esploso dopo anni e anni da eterna promessa alla Française-de-Jeux. La speranza di Gilbert per il nuovo anno è indubbiamente quella di riprendere là dove aveva lasciato, con una superlativa striscia di vittorie post-Mondiale, che lo candida come uno dei possibili corridori da copertina per il 2010.
THOR HUSHOVD: VOTO 7
L’uomo che passerà alla storia per aver vinto la maglia verde del Tour con un successo di tappa, contro un avversario che di frazioni ne ha portate a casa sei, è stato in primavera messo un po’ in ombra dall’esplosione di Heinrich Haussler, ma è comunque stato uno dei maggiori protagonisti.
Dopo aver tentato, assieme al giovane compagno di squadra, di sorprendere Cavendish alla Milano – Sanremo con una volata folle (andandoci vicinissimo), e dopo essersi presentato sul pavé forte della vittoria all’Omloop Het Volk, la grande occasione Hushovd è arrivata alla Parigi – Roubaix, quando il vichingo si è avvantaggiato con Boonen, approfittando anche della caduta di Flecha, Hoste e Vansummeren. La sfortuna non ha però tardato ad infrangere anche i sogni di gloria del norvegese, caduto a sua volta mentre tentava di restare aggrappato allo scatenato compagno d’avventura, facendolo scavalcare anche da Pozzato, e relegandolo ad un 3° posto finale che ha lasciato molto amaro in bocca. Confermato per il 2010 dalla Cervélo, Hushovd andrà ancora una volta in caccia di quella classica monumento che renderebbe straordinaria una già eccellente carriera.
DAMIANO CUNEGO: VOTO 6,5
Fosse un altro, prenderebbe sicuramente un voto decisamente più alto. Damiano Cunego però non è “un altro”, e da lui, ad oggi, con l’addio di Bettini e le squalifiche di Rebellin e Di Luca, più che mai uomo faro del ciclismo italiano, perlomeno a livello di classiche, ci aspetterebbe qualcosa di più.
Sia chiaro, la primavera di Cunego è stata tutt’altro che negativa: dopo la vittoria di due tappe e della classifica finale alla Settimana Ciclistica Internazionale Coppi & Bartali (che non rientra nel nostro giudizio), il veronese ha chiuso 5° all’Amstel Gold Race, 3° alla Freccia – Vallone e 7° alla Liegi – Bastogne – Liegi, risultando uno degli atleti più continui della settimana delle Ardenne, e confermando, se mai ce ne fosse bisogno, di essere tra i primissimi corridori al mondo in questo genere di corse. Quello che è mancato a Cunego, e che gli impedisce di raggiungere un giudizio più elevato, è stato però, oltre al grande acuto, un po’ di coraggio. Il veronese non ha di fatto mai attaccato in nessuna delle tre gare, limitandosi sempre a seguire tentativi altrui, con un atteggiamento passivo un po’ alla Pippo Pozzato dei tempi brutti. Quello che preoccupa è che questo atteggiamento sta diventando una costante: Cunego è sempre meno il corridore esplosivo e scattante del 2004, e sempre più un atleta dalla pedalata pesante e dalle gambe poco esplosive, con un cambio di ritmo – un tempo la sua arma migliore – ormai quasi carente.
SERGEI IVANOV: VOTO 7,5
Tenendo conto che siamo in presenza di un buon corridore, ma non di un fuoriclasse, la primavera di Ivanov è stata eccellente. Non gli assegniamo un voto più alto per non dover rifilare 9 e 8,5 a destra e a manca, quando in realtà di veri dominatori nel 2009, in primavera, non ce ne sono stati.
Nella settimana clou, quella delle Ardenne, Ivanov ha confezionato un panino eccezionale, con la vittoria all’Amstel Gold Race, sconfiggendo in volata Karsten Kroon, e il 5° posto alla Liegi, precedendo atleti ben più quotati quali Cunego, Valverde e Sanchez. L’8 sfuma perché il russo non ha saputo imbottire questo panino con un ripieno all’altezza, non andando oltre un 13° posto alla Freccia – Vallone (chiediamo formalmente scusa per la terrificante metafora, speriamo quanto meno di aver reso l’idea). Per il 2010, stagione in cui sfoggerà la sesta maglia di campione nazionale russo, Ivanov è stato confermato dalla Katusha, con la quale tenterà la non facile impresa di restare a questi livelli malgrado un’età ciclisticamente non proprio verdissima (classe 1975).
DAVIDE REBELLIN: VOTO 3
Non crediamo ci sia bisogno di motivare il voto, né di spiegare quanto sia stato sconcertante e triste vedere travolto dallo scandalo anche un corridore che è stato per anni additato come esempio di professionalità e correttezza; un corridore che addirittura, dopo la medaglia d’argento di Pechino 2008, ci aveva tenuto ad invitare i giovani a non prendere la scorciatoia del doping. Raccomandazione che naturalmente resta valida, ma che, a posteriori, fa un po’ ridere (o fa decisamente piangere, scegliete voi).
Senza la positività, ovviamente, Rebellin avrebbe ricevuto un giudizio eccellente, in virtù del 3° posto della Liegi, e soprattutto della perentoria affermazione della Freccia Vallone, battendo nettamente quell’Andy Schleck che appena quattro giorni dopo sarebbe stato il padrone della Doyenne. Poi, però, è arrivato il doping, è arrivata la notizia che cancella quanto meno il buono di un’ennesima grande stagione, forse quanto costruito in una carriera quindicennale. Una positività che ha distrutto l’immagine di Rebellin, e purtroppo anche la nostra convinzione che, anche in un mondo devastato dal doping come quello del ciclismo, esistano ancora persone delle quali non si può dubitare.
ANDY SCHLECK: VOTO 8,5
Primavera straordinaria quella di Andy Schleck, capace di vincere la Liegi – Bastogne – Liegi con l’azione più bella del 2009, e di chiudere al 2° posto la Freccia – Vallone (piazzamento che probabilmente migliorerà a seguito della squalifica di Rebellin, anche se ad oggi non gli è ancora riconosciuta la vittoria). A coronare il tutto c’è il 10° posto all’Amstel Gold Race, che, pur essendo nulla rispetto agli altri due risultati, contribuisce fare di Andy il principe delle Ardenne della passata stagione.
Se c’è poco da dire relativamente ad Amstel e Freccia, si potrebbero versare fiumi di inchiostro sulla meravigliosa iniziativa personale con cui Schleck ha spazzato via la concorrenza alla Doyenne, salutando tutti sulla Roche-aux-Faucons come da anni nessuno riusciva a fare (la fuga di Vinokourov e Voigt fu anche più lunga, ma erano per l’appunto in coppia). Noi ci limitiamo a sottolineare come su una salita di 1 km e mezzo Andy abbia distanziato tutti di mezzo minuto, e abbia raggiunto e staccato un Philippe Gilbert che appena pochi mesi dopo avrebbe vinto da dominatore il Giro di Lombardia. I 20 km rimasti non hanno poi rappresentato un problema per il lussemburghese, che ha anzi continuato ad incrementare il suo margine, consacrandosi definitivamente come ciò che suo fratello sosteneva da tempo: un corridore molto più forte del già grande Frank.
SAMUEL SANCHEZ: VOTO 5,5
Può un corridore che arriva 4° alla Freccia – Vallone e 10° alla Liegi prendere un voto insufficiente? Sì, se questo corridore è Samuel Sanchez, se è un campione olimpico, e soprattutto se è l’uomo faro di una squadra che lascia orfana del suo capitano al Tour de France per puntare tutto sulle classiche di primavera e sulla Vuelta.
Anche perché Sanchez, di fatto, non è mai stato in lotta per vincere, né ha mai provato a fare molto per riuscirvi: in ombra all’Amstel Gold Race al pari di tutti i favoriti della vigilia, piazzato ma nettamente battuto nello sprint sul Muro di Huy, a malapena nei 10 alla Liegi, dopo essere stato staccato perentoriamente da Schleck, e dopo essersi fatto sfuggire anche Joaquim Rodriguez nel finale. Insomma, una campagna del Nord già di per sé deludente, che diventa addirittura insufficiente se pensiamo a quanto l’asturiano abbia puntato su questa fase della stagione, sacrificando addirittura l’appuntamento più importante del calendario. Scelta di per sé anche condivisibile, visto che Sanchez è certamente più corridore da classiche che da GT, e che l’unica corsa di tre settimane in cui puà probabilmente dire la sua (anzi lo ha già fatto) per la vittoria finale è la Vuelta; cosa che però alza le aspettative per le corse sulle Ardenne, aspettative che nel 2009 il trionfatore di Pechino ha pressoché totalmente disatteso.
JOAQUIM RODRIGUEZ: VOTO 7
Si era presentato sulle Ardenne come luogotenente di lusso di Valverde, ha finito per cogliere lui il piazzamento più prestigioso per il suo team, vincendo la Liegi – Bastogne – Liegi dei mortali, a 1’16’’ dall’alieno (perlomeno per quel 26 aprile 2009) Andy Schleck. Difficile dire quanto del successo della sua sparata nel finale, che gli ha consentito di cogliere la piazza d’onore, sia dovuto effettivamente alla sua azione, e quanto al fatto che i big, sfumata da tempo la vittoria, hanno probabilmente rinunciato a lottare. Sta di fatto che Rodriguez, come detto, ha in ogni caso fatto nettamente meglio del suo capitano, e che il 2° posto alla Doyenne rappresenta nettamente il miglior risultato di JRo in una grande classica.
Forse proprio in virtù di questo piazzamento Rodriguez ha deciso, forse in ritardo (quest’anno farà 31 anni), di dividere la sua strada da quella di Valverde, del quale è stato angelo custode per quattro stagioni, rendendosi conto di avere le potenzialità per fare qualcosa di più di un grande lavoro di gregariato. Il rischio che anche al Team Katusha, vista la presenza di Kirchen, Pozzato, Ivanov e Kolobnev, venga messo in secondo piano, oggettivamente esiste, ma quanto meno le gerarchie verranno stabilite sulla strada, e non (sia pure il più delle volte a ragione) sulla carta, prima ancora di partire.
SIMON GERRANS: VOTO 8
Il voto molto alto tiene ovviamente conto del fatto che non siamo certamente in presenza di un fuoriclasse. Simon Gerrans è stato però la personificazione della continuità sulle Ardenne: 7° all’Amstel Gold Race, 8° alla Freccia – Vallone, 6° alla Liegi – Bastogne – Liegi. Dal momento che Gerrans difficilmente diventerà mai un atleta di vertice (nel 2010 compirà 30 anni), una simile serie di eccellenti piazzamenti rappresenta forse il culmine della carriera dell’australiano (ha vinto anche il GP Plouay Ouest-France), fatta eccezione per successi di tappa ottenuti grazie a lunghe fughe.
Proprio a questo proposito, Gerrans, che per la prossima stagione ha già firmato per il neonato Team Sky, ha impreziosito la stagione con una vittoria di tappa al Giro, sul San Luca, e una alla Vuelta, sul traguardo di Murcia. A coronare il tutto, Simon ha colto un eccellente 10° posto mondiale, oltre ad un paio di successi minori, che hanno reso il 2009 la miglior stagione della sua carriera. Dato che Gerrans è parso all’apice della maturità nella passata stagione, le potenzialità per un 2010 di pari livello ci sono, anche se all’interno del Team Sky vedrà forse ridursi il suo spazio, a vantaggio di ingombranti compagni di squadra.
EDVALD BOASSON HAGEN: VOTO 7
È doveroso precisare che si sta parlando solamente delle classiche di primavera, e non sono perciò da considerarsi lo strepitoso Giro d’Italia (specialmente nella prima parte), la vittoria ai campionati nazionali norvegesi a cronometro e quella al Giro del Benelux e l’imbarazzante dominio al Giro della Gran Bretagna (4 vittorie di tappe e classifica finale). Ecco perché, dunque, una delle stelle esplose in maniera più clamorosa nel 2009 prende “solo” un 7, frutto della vittoria alla Gand – Wevelgem, grazie ad una lunga fuga e ad una secca azione su Kemmelberg. L’affermazione in terra belga è arrivata peraltro a dispetto di una volata condotta in modo a dir poco osceno, iniziata a 400 metri dall’arrivo, probabilmente per eccesso di sicurezza; talmente tremenda da aver quasi permesso di vincere a Kuschynski, eccellente passista, ma velocista buono al massimo per rivaleggiare con Ivan Basso.
Se il 2009 è stato da 7 nelle classiche, esiste invece la concreta possibilità che nel 2010 il passistone di montagna (viene da Lillehammer, sede della più grande edizioni di sempre dei Giochi Olimpici Invernali, nel 1994) riesca ad estendere anche alle grandi corse di primavera il predominio che ha più volte mostrato in corse minori: Boasson Hagen è veloce, è fortissimo sul passo, tiene bene sulle salite brevi e decentemente su quelle più lunghe e ripide. Teoricamente, solo Lombardia e Liegi appaiono fuori dalla sua portata, ma anche per queste ultime non mettiamo la mano sul fuoco, visto che questo già fuoriclasse ha 22 anni, e quindi tutto il tempo del mondo per migliorare anche nei suoi (pochi) punti deboli.
ALEJANDRO VALVERDE: VOTO 4
Inesistente. Il voto può sembrare forse eccessivamente penalizzante, ma non ci sentiamo di dare di più ad un corridore che ha bucato completamente la settimana che, assieme alla Vuelta e al Mondiale, rappresentava il culmine della sua stagione, in mancanza del Tour de France, a causa dei famigerati chilometri su suolo italiano della tappa di Le Grand-Bornand.
In tre gare corse da favorito o quasi, Valverde non è andato oltre un 7° posto alla Freccia – Vallone, un 19° alla Liegi e un 21° all’Amstel Gold Race. Poco, troppo poco per chi ad ogni corsa o quasi si presenta con i galloni di favorito, specie sulle Ardenne, specie in un anno particolare come è stato per lui il 2009, specie in corse che ha già vinto (Freccia e Liegi) o in cui è già salito sul podio (Amstel). Il bilancio della stagione, malgrado un altro fallimento in occasione della corsa iridata, è stato salvato dal successo alla Vuelta, ma limitandosi alle classiche di primavera il giudizio sul murciano non può che essere pesantemente insufficiente.
Matteo Novarini
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