UN DIABLO AL GIORNO
Che rapporto ci può essere tra la cronosquadre e il ciclismo “alla Chiappucci”, del singolo attaccante contro tutti? Il Diablo ce lo spiega, rimbrottando anche il Team Columbia per la gestione delle due tappe di ieri e oggi vista nel suo complesso. Armstrong in giallo sarebbe stata una bella immagine, bella certo, ma sempre e solo un’immagine…
Quando vai al Tour, sai che cosa ti aspetta. E la cronosquadre ha sempre fatto parte del menù. Alla fine l’Astana con tutti gli uomini di classifica che si ritrova ha inflitto un duro colpo alle altre, ma i distacchi tra gli altri contendenti invece non sono abissali, anche se due dei cosiddetti favoriti della vigilia, Menchov e Evans, sono finiti in guai grossi. D’altra parte il russo dimostra fino ad ora una condizione davvero dubbia: ma non sarebbe stato meglio andare alla Vuelta, piuttosto? Anche perché qui non è in ballo solo il fisico – e va ricordata la differenza di livello tra Giro e Tour – ma anche la testa, perché una caduta come quella di oggi denota una certa disattenzione. Già, ancora cadute, tante cadute. Un classico del Tour. Il nervosismo delle prime giornate, quando tutti vogliono stare davanti a tutti i costi (ma vedrete come cambierà la musica quando con il passare delle tappe i ranghi saranno meno serrati!), e una bella dose di distrazione nei momenti di calma apparente.
Il distacco in centesimi è stato emozionante, anche questo è il ciclismo. Un Armstrong in maglia gialla dopo tanti anni sarebbe stata una bella immagine, ma per adesso non credo nulla di più. Il favoritissimo resta Contador.
Gli altri dovranno inventarsi qualcosa per giocarsi la classifica, e con un percorso così dovrà essere qualcosa di davvero creativo, coraggioso, come un attacco dai primi chilometri (la montagne sono spesso solo lì, nei primi chilometri…), un colpo alla Diablo! A meno che non preferiscano stare tutti assieme a ruota, per tenere le proprie posizioni, come ormai è abitudine nei Tour degli ultimi dieci anni. Chissà che la cronosquadre, che da un lato ha stroncato le ambizioni di chi non aveva una squadra all’altezza (ma chi può essere all’altezza di un’Astana così?), dall’altro lato non costringa finalmente i corridori a uno stile un po’ più arrembante, di cui sentiamo davvero la mancanza.
È strano il rapporto che c’è tra singolo e squadra: io ho fatto grandi imprese individuali, ma da solo contro il cronometro avevo le mie belle difficoltà. Invece la cronosquadre mi galvanizzava, e riuscivo a dare qualcosa di più e di meglio proprio con i compagni al fianco.
Che errore invece il comportamento di ieri del Team Columbia. Certo, quando sei lì e vedi l’occasione di mangiarti la tappa non pensi all’indomani, o ti senti imbattibile. Ma ieri Cavendish non aveva certo bisogno dello sprint ristretto per conquistare il successo; avrebbero molto probabilmente vinto anche con una volata “normale”: in questo modo hanno invece sacrificato l’opportunità ghiottissima di aggiudicarsi la tappa odierna. Hanno lavorato davvero tanto, e il conto rischia di essere salato. Chissà che cosa li ha spinti così ieri, i corridori in gara sono preda dell’agonismo, ma il direttore poteva pensarci un po’.
Quello che mi aspetto dal fine settimana pirenaico è vedere finalmente in faccia chi sono gli uomini di classifica. E vi dico un nome di questi: Klöden. Tanti lo sottovalutano, qualcuno dice che se in crono avesse perso le ruote non sarebbe stato atteso dai compagni, ma lui era ben lungi dallo staccarsi, anzi. Io credo che potrebbe entrare in gioco, a meno che non venga sacrificato come gregario nudo e crudo.
Claudio Chiappucci