AGLIE’ – OROPA: PEDIGREE D’EMOZIONI

maggio 24, 2014
Categoria: News

Non ha grandi numeri ma la salita di Oropa è di quelle che suscitano sempre un brivido tra gli appassionati di ciclismo, sull’onda dei ricordi delle grandi giornate vissute lassù dal Giro d’Italia. Il ricordo di Taccone è oramai lontano nel tempo ma ancora vivi nel cuore sono quelli delle tappe disputate nel 1993 e nel 1999, protagonisti Indurain e Pantani. Per il ritorno al santuario biellese gli organizzatori hanno “mixato” gli ingredienti di quelle due storiche giornate, aggiungendovi l’inedita e durissima Alpe di Noveis. Chiamati a emulare le gesta del “Pirata” di Cesenatico, da oggi gli scalatori cominceranno a gongolare. Da qui a Trieste, per loro il percorso sarà tutto in salita!

Non ha apparenza né bellezza la salita verso Oropa. I numeri non sono certi quelli delle ascese che mandano in sollucchero gli “aficionados” a Mortirolo e similari e anche il luogo dove termina la scalata non è certo dei più gradevoli all’occhio, un ambiente dove predonima il verde della natura e il grigiore delle montagne circostanti e che è poco ingentilito dall’austera mole del santuario. Ma, a dispetto di tutto questo, l’arrivo a Oropa è di quelli che scatenano una ridda di emozioni che suscitano un piccolo brivido ogni qual volta si ripensa al “pedigree” di questo traguardo o quando si scopre che la corsa rosa ha deciso di tornare a issarci lo striscione d’arrivo. Tolta l’asettica cronoscalata disputata nel 2007 e vinta da Bruseghin, i tre precedenti arrivi al santuario sopra Biella avevano, infatti, sempre profondamente lasciato il segno sulla corsa e non solamente sul piano della classifica. La prima volta, il 29 maggio del 1963, si era esultato per la vittoria di uno dei beniamini dei tifosi italiani dell’epoca, quel Vito Taccone che il giorno prima aveva sorpreso tutti imponendosi allo sprint ad Asti e poi farà sue le tre successive frazioni (oltre ad Oropa, Leukerbad e Saint-Vincent), affermazioni alle quali affiancherà anche il tappone di Moena, una settimana più tardi. Bisognò aspettare 30 anni esatti per rivedere il Giro arrampicarsi lassù, in una delle giornate più emozionanti dell’edizione 1993: fu la tappa nella quale, per la prima volta in carriera da quando si era dimostrato un campione in grado di vincere Tour a raffica, l’apparentemente inossidabile Indurain dimostrò di essere umano e vacillò sotto gli attacchi del russo Ugrumov, perdendo 36” e salvando la maglia rosa per 58”, uno dei diciassette distacchi finali tra primo e secondo che saranno inferiori il minuto. Ma fu quel che accadde sul far della sera del 30 maggio del 1999 a scolpire a caratteri cubitali il nome di Oropa nell’Olimpo delle grandi salite, nobilitato dalla fantastica impresa di Pantani, capace di esorcizzare una foratura nella quale incappò all’inizio della salita e di ribaltare i verdetti di una giornata che per lui avrebbe dovuto essere infausta, anche perché gli avversari non stettero certamente con le mani in mano e lo attaccarono con veemenza. Sarebbe stato uno sgarbo nel confronto del “Pirata” di Cesenatico e di tutti quanti l’amarono non inserire quella strada nel Giro che ricorda il decennale della sua tragica scomparsa e, nel confezionare questa “tappa memoriale” gli organizzatori non hanno voluto dimenticare neppure la storica giornata vissuta sei anni prima, imbastendo un tracciato che prenderà un po’ dall’una e po’ dall’altra. Così la marcia d’avvicinamento a Biella ricalcherà in piccola parte le rotte che furono percorse dal gruppo nella tappa del 1999, mentre subito prima di Oropa si salirà a Bielmonte, proprio come si fece nel 1993, il tutto condito con l’ascesa a una durissima salita che il Giro non aveva mai affrontato, l’Alpe di Noveis.
Un debutto con il botto quelle delle Alpi al Giro 2014, dunque, perché questa sarebbe comunque una delle tappe più attese dal gruppo, di là del ricordo dello scalatore romagnolo. La giornata si aprirà ad Agliè, dove la carovana si radunerà presso il bel Castello Ducale, costruito nel ‘600 dal conte Filippo San Martino rielaborando una preesistente fortezza medioevale ed in seguito ceduto alla famiglia Savoia, per la quale il San Martino era stato consigliere della Madama Reale Cristina di Francia.
Non s’incontreranno difficoltà nei primi 24 Km di gara, ancora tracciati sulle strade del Canavese e nel corso dei quali si toccherà Ivrea, la città della Olivetti e della “Battaglia delle arance” (momento culminante del locale e storico carnavale), ricalcando parte del finale della tappa vinta lo scorso anno dallo spagnolo Intxausti. Il passaggio dalla provincia di Torino a quella di Biella avverrà in coincidenza della prima delle cinque ascese in programma, per rimontare con facili pendenze la Serra d’Ivrea (circa 6,5 Km al 5%), la lunga collina morenica d’origine glaciale che è anche una vera e propria oasi di pace e come tale è stata individuata da Enzo Bianchi per fondarvi nel 1965 la comunità monastica di Bose, costituita da monaci provenienti da diverse confessioni cristiane e che ha sede presso l’omonima frazione di Magnano. Planando con dolcezza il gruppo si porterà a Biella, dalla quale si transiterà una prima volta a 50 Km dal via, procendendo poi su di un tracciato che tornerà a essere abbastanza snello per un’altra trentina di chilometri, mantenendosi al margine tra la pianura padana e le prime elevazioni delle Prealpi Biellesi. In questo frangente il percorso sfiorerà, tra gli altri, il centro di Valdengo – dal quale, l’indomani, scatterà la tappa di Montecampione, altro tributo al “Pirata” – e quindi Curavecchia, frazione di Roasio presso la quale si trova il santuario romanico della Madonna dei Cerniori, al cui interno si trova un notevole affresco d’autore ignoto raffigurante la Madonna attorniata dagli apostoli e dagli angeli. A suggello di questo tratto interlocutorio si affronterà una facile salitella tra Sostegno (centro di produzione del vino DOC Bramaterra) e Azoglio che farà da preambolo al gran finale, con il tridente Noveis-Bielmonte-Oropa destinato a infilzare per bene i muscoli dei pretendenti al rosa soglio del Giro d’Italia. Per chi non sarà andato a visionarla in anteprima sarà una novità assoluta la durissima Alpe di Noveis, che mai aveva visti affrontati in una competizione ciclistica i suoi 8,9 Km al 7,9% che si devono superare per arrivare fino a 1099 metri di quota di quella che un tempo era definita la “Svizzera del Biellese” e che fu teatro di combattimenti durante il secondo conflitto mondiale, come ricorda il monumento eretto in memoria dei sette partigiani che vi furono fucilati. Fermandosi ai dati sopra elencati il “diavolo” non pare così brutto, ma solo perché capo e coda sono quasi “paradisiaci” ed è nella fase centrale che quest’ascesa esplode in tutta la sua cattiveria, sotto la forma di una pendenza media dell’11,4%, calcolata su di un tratto di 4,5 Km, mentre la massima si attesta attorno al 16%. Con una strada decisamente meno pendente rispetto a quella percorsa salendo (10,4 Km al 6,8%) i “girini” planeranno su Coggiola e da lì, senza il tempo di respirare, subito si riprenderà a salire, infilandosi su per una delle più spettacolari strade delle Alpi, la “Panoramica Zegna”, tracciata negli anni ’30 su iniziativa dell’industriale Ermenegildo Zegna e che attraversa l’omonima oasi offrendo spettacolari viste, come quella che si godono verso il Monte Rosa e le vicine cime della Valsesia. Questa penultima ascesa non avrà i numeri della precedente sul piano delle pendenze (in questo caso le inclinazioni sono 6,2% la media e 13% la massima), ma è lunga quasi venti chilometri e, affrontata subito dopo l’Alpe di Noveis, potrebbe rivelarsi più selettiva del normale. Raggiunta la stazione invernale di Bielmonte, nata nel 1957 con la costruzione della seggiovia che permette di raggiungere la cima del Monte Marca, inizierà l’altrettanto lunga discesa che, in una trentina di chilometri, ricondurrà il gruppo a Biella percorrendo la Valle del Cervo e sfiorando Rosazza, centro di villeggiatura dal quale si stacca una stretta e ripida strada panoramica, recentemente asfaltata, che permette di arrivare a Oropa transitando per la Galleria della Colma e il santuario di San Giovanni Battista d’Andorno, costruito nel XVII secolo inglobando in una chiesa barocca la grotta nella quale un pastore rinvenne una statua lignea del santo. Attaversato Sagliano Micca – paese natale del militare Pietro Micca, passato alla storia per l’atto di eroismo che gli costò la vita ma che consentì a Torino di resistere all’assedio francese del 1706 – a una dozzina di chilometri dall’arrivo il gruppo farà ritorno a Biella, percorrendo le strade del “Piano”, uno dei tre nuclei abitati che compongono la città, quello dove si trovano i più interessanti monumenti biellesi, il battistero di San Giovanni Battista e la chiesa di San Sebastiano. Da qui una funicolare, in esercizio dal 1885, permette di arrivare al cuore medioevale della città, il “Piazzo”, le cui strade sono state oggetto delle riprese di due film firmati da celebri attori comici, “Il tenente dei carabinieri” di Verdone nel 1984 e “Il principe e il pirata” di Pieraccioni nel 2001. Solo tre anni prima il “Pirata” era stato “Principe” della salita sui successivi 10,6 Km al 6,6%, nei quali la strada tornerà a puntare verso l’alto, inizialmente con pendenze abbastanza tranquille, costeggiando i confini del Parco della Burcina, polmone verde concepito nel 1849 sull’omonima collina, all’epoca brulla e oggi divenuta una riserva naturale speciale, conosciuta a livello mondiale per la fioritura di rododendri che vi ha luogo tra maggio e giugno. La deviazione per Favaro costituirà il momento più impegnativo dell’ascesa perché a cavallo di questa piccola località di villeggiatura si incontreranno le pendenze più feroci (1500 metri al 9,6% e 1 Km al 9,8%, separati da un breve interludio in pavè), quelle che bastarano a Ugrumov per far appannare la vista a Indurain nel 1993 e che scaraventarono Pantani dall’angoscia all’apoteosi nel 1999.
Una salita che ha il sapore del MITO.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico Taglio Grosso (595). Valicato dalla SS 338 “di Mongrando” tra Bollengo e Zubiena, è chiamato semplicemente “La Serra” e quotato 584 metri sulle cartine del Giro 2014. In passato è stato 4 volte traguardo della montagna, conquistato dallo spagnolo Miguel Poblet nel 1960 (tappa Saint-Vincent – Milano, vinta da Stablinski), da Claudio Bortolotto nel 1979 (Aosta – Meda, Porrini), dallo svedese Patrick Serra nel 1987 (Como – Pila, Millar) e da Paolo Bettini nel 1999 (Racconigi – Oropa, Pantani.)

Valico (460). Valicato dalla SP 236 tra Sostegno e Azoglio.

Colle Craviolo (935), Bocchetta di Caulera (1080), Bocchetta di Puntiggie (1176), Bocchetta di Stavello (1206), Bocchetto di Luvera (1284), Bocchetta di Rubello (1332), Bocchetta di Margosio (1332). Valichi toccati lungo la scalata a Bielmonte da Trivero, percorrendo la SS 232 “Panoramica Zegna”.

Colle Moncerchio (1489). È lo scollinamento della salita di Bielmonte, quotata 1489 sulle cartine del Giro 2014. Nel 1993, in occasione del finora unico passaggio della corsa rosa, scollinò in testa lo spagnolo Abelardo Rondón mentre la tappa Torino – Oropa andò a Massimo Ghirotto.

Bocchetto di Sessera (1382). Separa il Monte Marca dal Monticchio ed è il punto terminale della SS 232 “Panoramica Zegna”, raggiunto qualche chilometro dopo aver superato la cima di Bielmonte. Dopo il bocchetto la strada prosegue come SP 115 e scende verso Rosazza.

Sella di Favaro (758). Si trova quasi al centro dell’omonimo abitato, toccato dal vecchio tracciato della strada che sale a Oropa.

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Castello Ducale di Agliè (plus.google.com)

Castello Ducale di Agliè (plus.google.com)

Ivrea, la Battaglia delle Arance (blog.in-bedandbreakfast.com)

Ivrea, la Battaglia delle Arance (blog.in-bedandbreakfast.com)

Magnano, monastero di Bose (www.nannimagazine.it)

Magnano, monastero di Bose (www.nannimagazine.it)

Curavecchia di Roasio, santuario della Madonna dei Cerniori (panoramio)

Curavecchia di Roasio, santuario della Madonna dei Cerniori (panoramio)

Uno degli spettacolari panorami offerti dallascesa verso Bielmonte (cycloclimbing.com)

Uno degli spettacolari panorami offerti dall'ascesa verso Bielmonte (cycloclimbing.com)

Rosazza (www.mondimedievali.net)

Rosazza (www.mondimedievali.net)

Santuario di San Giovanni Battista dAndorno (www.webalice.it)

Santuario di San Giovanni Battista d'Andorno (www.webalice.it)

Biella, battistero (www.musicafotopoesia.com)

Biella, battistero (www.musicafotopoesia.com)

Palazzo Gromo di Ternengo a Biella... ovvero la caserma dei carabinieri nel film I due carabinieri (www.davinotti.com)

Palazzo Gromo di Ternengo a Biella... ovvero la caserma dei carabinieri nel film 'I due carabinieri' (www.davinotti.com)

Fioritura di rododendri nel parco della Burcina (www.iguazuviaggi.it)

Fioritura di rododendri nel parco della Burcina (www.iguazuviaggi.it)

Cicloamatori al santuario di Oropa (www.michelemarziani.org)

Cicloamatori al santuario di Oropa (www.michelemarziani.org)

Pantani taglia il traguardo di Oropa e, in trasparenza, le altimetrie delle tappe del 1999 e del 2014 (www.lastampa.it)

Pantani taglia il traguardo di Oropa e, in trasparenza, le altimetrie delle tappe del 1999 e del 2014 (www.lastampa.it)

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