BARBARESCO – BAROLO: IN “HIC” SIGNO VINCES!
Sarà una tappa dall’alto tasso alcolemico quella che il Giro vivrà il 22 maggio, viaggiando sulle strade delle Langhe. A garantirlo il vino che scorrerà a fiumi lungo la strada ma anche la strada stessa, perché oggi si correrà una frazione in grado di far realmentew girare la testa al Giro. È l’unica, vera cronometro individuale e i passisti si schiereranno al via da Barbaresco decisamente agguerriti, intenzionati a raccogliere il massimo risultato. Non sarà facile perché il percorso, con le sue tre salite, frenerà in parte i loro entusiasmi.
L’hanno battezzata la “wine stage” e la definizione adottata dagli organizzatori calza a pennellissimo per l’unica vera cronometro individuale inserita nel percorso del Giro. Sarà una tappa del vino a tutto tondo, a partire dalla scelta delle località di partenza e arrivo e passando poi per un percorso realmente ubriacante, tracciato com’è tra i colli tappezzati di vigneti delle Langhe. C’è da far girar la testa, sia alla classifica stessa– che quasi sicuramente sarà rivoluzionata dalla tappa, anche se poi la qualità e la quantità delle salite previste nei giorni successivi potrebbero ribaltarne i verdetti – sia ai tifosi che, scesi sulle strade del cuneese per applaudire i corridori, inganneranno l’attesa brindando al Giro e levando al cielo calici scintillanti ricolmi dei nettari prodotti in queste terre. Inizialmente, a dire il vero, non avrebbe dovuto essere così, almeno per quanto riguarda il percorso di questa frazione, che gli organizzatori avevano progettato più consono agli standard delle gare contro il tempo. Alla presentazione ufficiale, infatti, erano calati i veli su di un’altrimetria particolarmente filante, in prevalenza pianeggiante, così costruita accogliendo anche le critiche di quei tifosi che non vedevano di buon occhio le cronometro “inquinate” dall’inserimento di tratti in salita, soprattutto se collocate all’interno di giri tracciati con parecchie montagne. Quel percorso notevolmente “annacquato” era, però, rimasto sul gozzo agli amministratori locali, che avevano voluto la “wine stage” e poi l’avevano vista tracciata lontano dai vigneti, in un contesto ambientale costituito in prevalenza di capannoni industriali. Così è stato chiesto a Mauro Vegni, il disegnatore della corsa, di rimodellare la crono adattandola alla natura del luogo e ne è uscito il tracciato sul quale si gareggerà ufficialmente il 22 maggio, decisamente meno favorevole ai passisti, che resteranno comunque i naturali favoriti per il successo di tappa, anche se in maniera meno netta. Il vantaggio che riusciranno a scavare nei 43 Km previsti sarà, dunque, inferiore a quanto avrebbero potuto ottenere se non ci fosse stata la modifica al tracciato ed anche a quelli che si registrarono dodici mesi prima nella tappa di Saltara, anch’essa poco adatta alle grandi cilindrate pur essendo a loro più incline. Sulle strade marchigiane si pedalò su di una distanza notevolmente più importante (55 Km), affrontando un percorso misto dove si alternavano tratti pianeggianti a una serie di modeste collinette sminuzzate lungo l’intero percorso, come quelle che si affrontavano subito dopo il via da Gabicce Mare. Stavolta, invece, ci saranno tre salite “compatte” e la prima di queste sarà più consistente rispetto alle ascese della panoramica verso Pesaro, anche se non dura: anch’essa collocata in partenza, lascerà senza dubbio il segno e influenzerà non poco gli esiti di questa frazione destinata a dare il secondo scossone alla corsa, dopo il terremoto provocato dalle prime due tappe di montagna.
L’onore di far saltare il tappo a questa giornata spetterà a Barbaresco, piccolo centro i cui 674 abitanti sono quasi tutti dediti alla viticoltura e alla produzione dell’omonimo vino, ritenuto uno dei più pregiati al mondo e al quale si è dedicata una chiesa sconsacrata, un tempo intolata a San Donato e oggi divenuta la sede dell’Enoteca Regionale del Barbaresco.
Come da tradizione il tappo schizzerà via verso l’alto: infatti, una volta giù dalla rampa di lancio ci si troverà a pedalare in salita nei primi 12 Km, anche se s’incontreranno prima parecchi tratti in falsopiano e si potrà parlare d’ascesa vera e propria solamente negli ultimi 2,8 Km, comunque facilissimi perché lassù la pendenza media sarà del 5,6%, con un picco massimo del 10%. Raggiunti i 648 metri di quota, il tracciato si “spalancherà” letteralmente sotto le ruote dei passisti, che ora avranno di fronte a loro ben 22 Km di strada che più filante di così non si potrà sognare d’avere. La prima parte si snoderà lungo la veloce discesa che sfiorerà il paesino di Benevello, dove si trova la chiesetta della “Madonna di Langa” (secondo la tradizione vi sostò in preghiera San Francesco d’Assisi), per poi proseguire sulla strada statale 29 planando su Alba, una delle città più goderecce d’Italia. Passeggiando per il suo centro storico di stampo ancora medioevale, caratterizzato dalla presenza di numerose case-torri, è possibile degustare i dolci prodotti con le locali e croccanti nocciole oppure soffermarsi davanti alle vetrine che espongono costosissimi esemplari di tartufo, di tanto in tanto e senza esagerare bagnando il becco con un sorso di vino. Divenuto pianeggiante, alle porte delle fasi finali il tracciato si riavvicinerà alle colline, transitando ai piedi dell’elevazione sulla quale sorgono Grinzane Cavour e il suo omonimo e imponente castello medioevale, appartenuto al casato del celebre statista – che fu anche sindaco di questo comune per ben 17 anni – e che oggi ospita una delle principali enoteche del Piemonte. Anche il Giro è passato lassù, esattamente il 27 maggio del 1990, quando dal maniero scattò un’altra prova contro il tempo, terminata a Cuneo con il successo a sorpresa di Luca Gelfi davanti ad un Bugno in formissima, secondo a 6”, che vestiva la maglia rosa sin dal prologo ma con vantaggi risicatissimi e che quel giorno distanziò pesantemente i rivali più accreditati (il francese Mottet, che chiuderà il Giro al secondo posto, nella crono fu 7° a 2’28”). Quel giorno si percorsero 68 Km che fecero di quella crono la terza frazione contro il tempo più lunga della storia della corsa rosa, al pari della “Cronobrianza” (Seregno – Lecco), mentre più chilometriche furono la cronosquadre Brescia – Mantova (70 Km) che aprì l’edizione del 1983 e la Perugia – Terni (90 Km) del 1951.
Ancora qualche chilometro sul velluto e poi riprenderanno le “ostilità” con la salita verso Castiglione Falletto, pure pedalabile (sono circa 3,5 Km al 4%) e pure “sorvegliata” dal locale castello, costruito dal casato che ha attribuito l’attuale nome al paese, i Falletti, originari di Alba e conosciuto per esser stati dei potenti banchieri. Lasciatisi alle spalle anche questa salita, solo ora s’incontreranno le pendenze più rilevanti di giornata, ma in discesa, percorrendo una ripida stradina (13%) che si snoda tra i vigneti della Bussia e anticiperà l’ultimo balzo, un ultimo calice da levare per 1600 metri (4,5%), un ultimo brindisi alle salite che verranno.
“Viva il vino spumeggiante, nel bicchiere scintillante!”.
Hic!
Mauro Facoltosi
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