UN VUELTA DAVVERO IN “BOLA”
dicembre 16, 2009
Categoria: News
Un percorso perfetto, in “bola” si potrebbe definirlo. Non ci riferiamo all’equilibrio del tracciato, che non c’è perché gli spagnoli ci hanno oramai abituato a percorsi sbilanciati a favore degli scalatori, ma al programma prestabilito, ideale per festeggiare un avvenimento di quelli che contano. L’anno prossimo la Vuelta compirà 75 anni e si regalerà un percorso degno dell’evento ed un lifting cromatico, pensionando il classico “amarillo” della maglia di leader per passare ad un più accattivante “rojo”. E rosso vedranno gli scalatori, che avranno di fronte ben sei traguardi in grado di farli imbizzarrire: sarà l’occasione per abbinare finali classici (Xorret, Pal, Covadonga) alla riscoperta di vecchie rotte dimenticate (Peña Cabarga) e all’introduzione di nuove mete, come il Cotobello e, soprattutto, la “Bola del Mundo”, faro non solo della tappa regina ma anche dell’edizione 2010. Lassù, dove nessuno ha mai osato, si leverà alta sui cieli di Spagna il vincitore di una Vuelta da ricordare.
Gli spagnoli non si smentiscono mai. Riescono sempre a proporre percorsi avvincenti lavorando in povertà, chilometrica e qualitativa. La Vuelta, infatti, è la “cenerentola” delle grandi corse a tappe, quella che propone il tracciato chilometricamente più breve ma anche una partecipazione non eccellentissima. Il primo elemento è dovuto a una precisa scelta degli uomini Unipublic che, invece, nulla possono contro il livello del cast tecnico e della “trama”, penalizzati da un calendario che, dal 1995, ha fatto slittare la Vuelta dalla tradizionale collocazione primaverile a fine estate, quando le forze sono oramai al lumicino e la maggior parte dei corridori ha la mente proiettata agli imminenti mondiali (se non già alla successiva stagione di corse). Lo testimonia il non appassionantissimo svolgimento dell’ultima edizione, conquistata senza troppi problemi dallo spagnolo Valverde, nonostante un percorso tracciato in maniera impegnativa ma senza esagerare, facendo a meno di Pirenei e Asturie. Non si può dire questo sul tracciato, decisamente più tosto, allestito per le nozze di diamante della Vuelta con la nazione iberica, a 75 anni dalla prima storica edizione, disputata dal 29 aprile al 15 maggio 1935, ideata da Clemente López Dóriga e organizzata con l’appoggio di Juan Pujol, direttore del quotidiano madrileno “Informaciones”. Il primo vincitore, che bisserà il successo l’anno successivo, sarà il belga Gustaaf Deloor, in testa alla corsa fin dalla terza tappa (su 14 totali) e che alla fine vestirà la maglia “naranja”. È un colore, quello della maglia del leader della Vuelta, che in 75 anni è sfumato dall’originario arancione all’amarillo (oro) passando per il bianco e per il rosso, che tornerà in auge, in pianta stabile, proprio dal 2010. Il primo atto dei festeggiamenti per il settantacinquenario sarà proprio il battesimo della “Roja”, così dovremo abituarci a chiamarla, che sarà assegnata al termine di una frazione d’apertura inedita, una cronometro a squadre di 16,5 che, per la prima volta nella storia della corsa spagnola, si disputerà in notturna. La prima settimana di gara sarà, ovviamente, la meno impegnativa delle tre, ma non si tratterà di un approccio totalmente “soft”, com’era stato l’avvio dalle lande olandesi. Nelle prime sette giornate si alterneranno tre frazioni dedicate ai velocisti (Marbella, Lorca e Orihuela) ad altre che potrebbero già riservare qualche sorpresa a chi le affronterà con scarsa attenzione: è il caso delle tappe di Malaga, che proporrà la doppia scalata ai quasi 900 metri del Puerto del León, di Valdepeñas de Jaén (con l’omonimo “puerto” di 2a categoria a soli 8 Km dal traguardo) e di Murcia e del suo classico finale, con la scalata alla Cresta del Gallo e l’impegnativa picchiata successiva.
Le montagne debutteranno nel primo week end che, come dodici mesi prima, i corridori trascorreranno sulle alture della Comunidad Valenciana. Si tornerà sullo Xorret de Catì, prima occasione per gli scalatori puri, e poi si affronterà una frazione movimentata, di medio impegno, andando verso Alcoy.
A questo punto si consumerà la prima giornata di riposo, in occasione della quale ci si trasferirà nel nord della Spagna, riprendendo a correre alla vigilia dei Pirenei, quando andrà in scena una tappa – trabocchetto. Non sono pochi i trenta chilometri che conduranno dalla cima del Rat Penat al traguardo di Vilanova i la Geltrú, ma potrebbero anche non bastare per rientrare a coloro che patiranno la dozzina di sventagliate tra il 10% e il 23% che proporrà i 5 Km scarsi dell’inedita ascesa catalana. L’indomani il primo tappone (termine esagerato, a dire il vero, ma questa sarà la frazione più lunga, dall’alto dei suoi 208 Km) si chiuderà ai quasi 2000 metri della stazione invernale di Pal, presso la quale terminò anche una tappa del Tour de France nel 1993: costituirà la sola seria difficoltà di giornata, al termine dell’unico sconfinamento della Vuelta (Pal si trova nel principato d’Andorra), dopo la sbornia di stradine nordeuropee dell’anno passato.
I velocisti torneranno padroni della scena nelle due tappe successive, traguardi previsti a Lleida e Burgos, per poi lasciare nuovamente la ribalta ai primattori, impegnati nelle “pièces” più succulente dell’edizione 2010, in cartellone tra Cantabria e Asturie. Il programma proporrà, infatti, un trittico che lascerà un’impronta decisa sulla classifica, composto di tre arrivi in salita consecutivi. Si comincerà con l’approdo sul massiccio della Peña Cabarga, secca ascesa di 5,9 Km che presenta una pendenza media del 9,2% e un finale “concentrato”, con gli ultimi 2 Km all’11% e sette raffiche tra il 12% e il 18%. È una sorta di “remake” del finale sullo Xorret, con la differenza che si arriverà proprio in cima a quest’ascesa scoperta nel 1979, primo anno di gestione Unipublic, che rilevò l’organizzazione dal quotidiano “El Correo Español/El Pueblo Vasco”, i cui responsabili erano poco propensi a predisporre tracciati impegnativi. I nuovi patron, esperti nel campo della comunicazione (fondata nel 1975, Unipublic è, di fatto, un’agenzia pubblicitaria, rimasta legata per lungo tempo all’emittente televisiva Antena 3), decisero di rilanciare l’immagine e il prestigio della corsa trasformandosi in “climb – scout” e andando a stanare nelle pieghe della penisola iberica una lunga serie di salite, che hanno contribuito a scrivere la storia degli ultimi 30 anni di Vuelta. Tra queste c’è n’è una che si è legata indissolubilmente alla corsa, al punto da poter essere definita, senza rischiare d’essere presi per dissacratori, l’Alpe d’Huez spagnola. Stiamo parlando dell’ascesa diretta agli spettacolari Laghi di Covadonga che, per il suo passato, non poteva essere tralasciata al momento di stabilire il tracciato dell’edizione dei 75 anni: i corridori l’affronteranno domenica 12 settembre e sarà la diciassettesima volta che ci si arrampicherà attraverso la spettacolare catena dei Picos de Europa, impegnati per 11 Km su di una strada inclinata all’8,5%. Dopo un finale classico, l’indomani si conoscerà una meta inedita, che era in “aria Vuelta” già da qualche anno: il traguardo dell’atto conclusivo di questo trittico sarà ai 1198 della “Cima Rubiera”, com’è stato soprannominato l’Alto del Cotobello, salita asfaltata da non molto tempo e della quale è stato “supporter” e promotore presso gli organizzatori lo scalatore spagnolo Josè “Chechu” Rubiera, corridore di casa (è nativo di Gijón, il centro dal quale scatterà questa tappa), noto per essere stato – e lo sarà ancora al Team RadioShack – luogotenente di Lance Armstrong e, in Italia, vincitore delle tappe di Falzes (1997) e di Briançon (2000) al Giro d’Italia. È stato tra i primi a saggiare i suoi 10 Km all’8,4%, che si affronteranno dopo aver scavalcato l’Alto di San Lorenzo e il Puerto della Cobertoria, all’interno della frazione più impegnativa di quest’edizione, dopo quella del penultimo giorno di gara.
Necessaria, dopo cotanto impegno, la seconda giornata di riposo, collocata però in una posizione molto delicata poiché farà da spartiacque tra le Asturie e l’unica cronometro individuale, tracciata per 46 Km attorno alla cittadina di Peñafiel. Il percorso sarà una manna per gli specialisti, poiché non proporrà nemmeno uno zampellotto, ma difficilmente questa giornata s’identificherà come quella decisiva.
Si prospetta, infatti, un gran finale degno delle celebrazioni in corso, al quale si giungerà con due frazioni “HD”, ad alta digeribilità, i cui tracciati consegneranno i traguardi di Salamanca e Toledo alle ruote veloci del gruppo. Dopo tanti “tentativi” gli organizzatori sono riusciti a disegnare sulle Sierre Madrilene, consueto palcoscenico delle ultime sgroppate in montagna, un tracciato che ridarrà dignità a queste frazioni, ultimamente rivelatesi inutili ai fini della classifica. A ventiquattorre dalla passerella madrilena il “diamante” del 75° compleanno brillerà sull’Alto de las Guarramillas, salita inedita, impegnativa e molto spettacolare, nota con un nomignolo che è tutto un programma: “Bola del Mundo”, ossia palla, globo, il mondo stesso. I suoi 2250 metri saranno il faro di quest’edizione della corsa e saranno raggiunti al termine d’una frazione che proporrà la doppia ascensione al passo di Navacerrada. Di fatto, è la prosecuzione di questa classica ascesa, una stretta appendice di quasi 4000 metri con fondo stradale in cemento e pendenze tra l’11% (medio) e il 19% (massimo).
Non potendosi permettere la luna, gli spagnoli si sono accontentati d’arrivare sulla…. Terra.
Mauro Facoltosi
Nella foto copertina: uno spettacolare tratto della “Bola del Mundo”
LE TAPPE DELL’EDIZIONE 2010
1a TAPPA: SIVIGLIA – SIVIGLIA (cronometro a squadre) 16,5 Km
2a TAPPA: ALCALÁ DE GUADAÍRA – MARBELLA 173 Km
3a TAPPA: MARBELLA – MÁLAGA 156 Km
4a TAPPA: MÁLAGA – VALDEPEÑAS DE JAÉN 177 Km
5a TAPPA: GUADIX – LORCA 194 Km
6a TAPPA: CARAVACA DE CRUZ – MURCIA 144 Km
7a TAPPA: MURCIA – ORIHUELA 170 Km
8a TAPPA: VILLENA – XORRET DEL CATÍ 188,8 Km
9a TAPPA: CALPE – ALCOY 187 Km
RIPOSO
10a TAPPA: TARRAGONA – VILANOVA I LA GELTRÚ 173,7 Km
11a TAPPA: VILANOVA I LA GELTRÚ – ANDORRA (Vallnord / Sector Pal) 208 Km
12a TAPPA: ANDORRA LA VELLA – LLEIDA 175 Km
13a TAPPA: RINCÓN DE SOTO – BURGOS 193,7 Km
14a TAPPA: BURGOS – PEÑA CABARGA 178,8 Km
15a TAPPA: SOLARES – LAGOS DE COVADONGA 170 Km
16a TAPPA: GIJÓN – COTOBELLO 179,3 Km
RIPOSO
17a TAPPA: PEÑAFIEL – PEÑAFIEL (cronometro individuale) 46 Km
18a TAPPA: VALLADOLID – SALAMANCA 153 Km
19a TAPPA: PIEDRAHITA – TOLEDO 200 Km
20a TAPPA: SAN MARTÍN DE VALDEIGLESIAS – BOLA DEL MUNDO 168,8 Km
21a TAPPA: SAN SEBASTIÁN DE LOS REYES – MADRID 100 Km
Comments
2 Responses to “UN VUELTA DAVVERO IN “BOLA””Trackbacks
Check out what others are saying about this post...[...] Il seguito di questo articolo: UN VUELTA DAVVERO IN “BOLA” : Il Ciclismo [...]
[...] via http://www.ilciclismo.it/2009/?p=2037 [...]