CON ULISSI E’ GRAND’ITALIA A CAMPIGLIO
In attesa che anche Vincenzo Nibali, giunto con un ritardo di 9′19” insieme a Bradley Wiggins, ritrovi la miglior condizione gli azzurri sono grandi protagonisti nell’arrivo in salita trentino che apre il Giro di Polonia, a partire dal 24enne di Cecina che con uno sprint prepotente conquista il successo e con esso la maglia gialla di leader davanti a Darwin Atapuma e Rafal Majka. In evidenza anche Eros Capecchi, autore di un allungo senza fortuna nel finale, un brillante Ivan Basso e Domenico Pozzovivo, che chiudono uno in fila all’altro dal 4° al 6° posto.
Foto copertina: Ulissi trionfa a Madonna di Campiglio (foto Bettini)
Ha preso il via da Rovereto un Giro di Polonia che si preannuncia rivoluzionario non solo per la partenza dal Trentino, motivata sia da ragioni di marketing territoriale sia da un omaggio a Papa Wojtyla, che sulle Dolomiti era solito trascorrere le vacanze, e alla sciatrice di fondo Justyna Kowalczyk che per quattro volte ha conquistato il Tour de Ski sulle nevi della Val di Fiemme, ma anche e soprattutto per le novità introdotte per rendere più spettacolare la corsa, con soli 6 corridori per ciascuna delle 23 squadre presenti e abbuoni di ben 30″, 20″ e 10” previsti per i tre atleti che più si sono messi in evidenza negli sprint intermedi e nei traguardi dei gran premi della montagna presenti lungo il percorso. Al via alcuni reduci del Tour de France come l’idolo di casa Przemyslaw Niemiec (Lampre-Merida) e il trionfatore dell’Alpe d’Huez Christoph Riblon (Ag2r) ma soprattutto diversi atleti che hanno saltato la Grande Boucle e iniziano da qui la seconda parte della loro stagione a partire da Vincenzo Nibali (Astana), Bradley Wiggins e Rigoberto Uran (Team Sky), passando per Michele Scarponi e Diego Ulissi (Lampre-Merida), Thor Hushovd e il neo campione italiano Ivan Santaromita (Bmc), Rafal Majka (Saxo-Tinkoff), Ivan Basso (Cannondale), Simon Spilak (Katusha), Fabian Cancellara (RadioShack), Mark Renshaw e Luis León Sánchez (Belkin), Giovanni Visconti (Movistar), Pieter Weening (Orica-GreenEdge), Grega Bole (Vacansoleil), Jelle Vanendert (Lotto-Belisol), Domenico Pozzovivo (Ag2r), Darwin Atapuma e Fabio Duarte (Colombia) e Davide Rebellin (CCC Polsat). La prima tappa si è disputata lungo un percorso di 184,5 km da Rovereto a Madonna di Campiglio, caratterizzato dalle ascese di Fai della Paganella, Passo del Ballino e Passo Durone prima della scalata finale di 13 km con una pendenza media del 5,4%, la stessa che nel 1999 fu teatro dell’ultima grande impresa al Giro d’Italia di Marco Pantani alla vigilia del fattaccio che segnò purtroppo l’inizio della sua fine come uomo e come corridore e che è stata riaffrontata al Giro del Trentino 2011 con il successo in volata di Roman Kreuziger su Emanuele Sella. Fin dalle prime battute hanno preso il largo Bartlomiej Matysiak (CCC Polsat), Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Van der Sande (Lotto-Belisol), Luke Rowe (Team Sky), Bartosz Huzarski (NetApp-Endura), Leonardo Duque (Colombia) e un Valerio Agnoli (Astana) per una volta libero di giocarsi le proprie carte invece che fare da angelo custode a Nibali, ai quali si è successivamente aggregato anche il campione italiano a cronometro Marco Pinotti (Bmc). I fuggitivi hanno acquisito fino a 9′ di margine e si sono via via selezionati nel corso delle varie salite finchè non sono rimasti davanti i soli Pauwels e Huzarski, ma il gruppo non ha lasciato spazio per merito soprattutto della Cannondale di un Ivan Basso particolarmente fiducioso nella propria condizione, pur non avendo più corso dal mese di aprile a causa di una cisti che lo ha costretto a non prendere parte al Giro d’Italia. Sulle prime rampe dell’ascesa verso Madonna di Campiglio Pauwels ha preso il largo ma, ben presto, ha dovuto arrendersi al ritorno di un gruppo, comprendente in quel momento ancora un centinaio di unità , in cui il lavoro della Cannondale si è esaurito con uno scatto di Cayetano Sarmiento che non ha avuto in verità grandi effetti se non quello di far perdere contatto a grossi calibri come Nibali, Scarponi, Urán e Wiggins, tutti atleti per il quali Giro di Polonia è solo un passaggio verso la Vuelta o, nel caso del britannico, verso il campionato mondiale a cronometro. Sono durati poche centinaia di metri anche i tentativi di Tomasz Marczynski e Rafael Valls Ferri (Vacansoleil) e di Alex Howes (Garmin-Sharp) e una breve accelerata di Sergio Henao (Team Sky), terzo nella classifica generale del Giro di Polonia della passata stagione, mentre ben più convinto è stato l’attacco di Weening, che ha allungato a metà salita ed è rimasto in avanscoperta fino ai -2 dal traguardo, quando è stato raggiunto dapprima da Chris Sørensen (Saxo-Tinkoff) e da un brillante Eros Capecchi (Movistar), leader della formazione di Unzue in questa corsa mentre alla Vuelta si metterà a disposizione di Alejandro Valverde, e quindi dal resto del drappello di testa, ridotto ormai a 15 unità . Nel finale la salita spianava in maniera importante rendendo impossibile fare ulteriormente la differenza ed è stata dunque inevitabile la volata in cui Jon Izagirre (Euskaltel) si è lancato per primo ma nulla ha potuto di fronte alla progressione di Diego Ulissi, che fino a quel momento aveva corso in maniera tatticamente perfetta rimanendo sempre nelle posizioni centrali del gruppo non spendendo una sola goccia di energia più del necessario. Il 25enne di Cecina ha quasi fatto il vuoto dietro di sè cogliendo il suo terzo successo stagionale nonchè il primo della Lampre-Merida in una corsa del World Tour davanti ad Atapuma e Majka con Capecchi, un davvero convincente Basso e Pozzovivo che hanno chiuso nell’ordine dal 4° al 6° posto, completando il trionfo azzurro senza dimenticare un intramontabile Rebellin che si è piazzato 15° in coda al gruppetto dei migliori, che comprendeva tra gli altri anche Ben Hermans e Robert Kiserlovski (RadioShack) e Javier Moreno (Movistar) oltre ai già citati Howes, Sørensen, Weening ed Henao. Valls e Tanel Kangert (Astana) hanno chiuso distanziati di 53”, Santaromita di 1′07”, Sánchez di 1′10”, Riblon di 1′57”, Spilak di 2′09”, Urán di 6′19” e Nibali e Wiggins di 9′13”. In classifica generale Ulissi comanda con 4” sul danese Sörensen e Atapuma, 6” su Majka e 10” su Capecchi, Basso e il resto dei componenti del gruppetto di testa e dovrà difendere questo risicato vantaggio in cima al Passo Pordoi, dove si concluderà la seconda tappa, che prenderà il via da Marilleva e che prevede negli ultimi 60 km le scalate del durissimo Passo Pampeago e del Passo Costalunga prima della storica ascesa finale, che non è più traguardo di tappa al Giro d’Italia dal 2001, quando a imporsi fu Julio Alberto Perez Cuapio su Gilberto Simoni ma che è stata affrontata al Giro del Trentino di un anno fa con il successo di Atapuma davanti a Carlos Betancur e a Pozzovivo.
Marco Salonna