CAVENDISH ABDICA A SUPER-KITTEL NEL GIORNO DI FROOME

luglio 22, 2013
Categoria: News

Si interrompe il regno del campione del mondo di Copenhagen che, dopo aver trionfato ininterrottamente sul traguardo dei Campi Elisi dal 2009, è solo terzo alle spalle del tedesco dell’Argos-Shimano, che ottiene il suo quarto successo in questo Tour imponendo il suo ruolo di nuovo dominatore dello sprint, e dell’ex compagno Andrè Greipel, con la maglia verde Peter Sagan 4°, un positivo Roberto Ferrari 5° e Daniele Bennati 9°. La maglia gialla rimane in casa Sky con l’anglo-keniano che succede a Bradley Wiggins e precede l’astro nascente Nairo Quintana e il veterano Joaquim Rodrìguez, salito sul podio in tutti e tre i grandi Giri.

Foto copertina: Kittel fa poker sugli Champs-Elysées (foto Bettini)

Come da una tradizione che nella storia della Grande Boucle è stata spezzata in rarissime occasioni, ultima delle quali nel 1989 con la crono del famoso sorpasso di Greg Lemond su Laurent Fignon per soli 8 secondi, il Tour de France si è concluso con la passerella dei Campi Elisi, resa nella sua edizione numero 100 ancor più speciale dalla partenza dalla reggia di Versailles, da dove aveva già preso il via proprio la prova contro il tempo di 24 anni fa, e dal fatto che l’arrivo sia avvenuto intorno alle ore 21.30, anche se non si può parlare di notturna dal momento che il sole a Parigi nel mese di luglio tramonta molto tardi e le condizioni di luminosità erano pertanto quasi ideali. Come di consueto l’atmosfera è stata da ultimo giorno di scuola nel tratto di trasferimento verso il circuito finale, leggermente modificato rispetto al passato per permettere ai corridori di transitare ancora più vicini all’Arco di Trionfo, all’ingresso del quale è iniziata la corsa vera con Lars Boom (Belkin) come primo attaccante e il connazionale Lieuwe Westra (Vacansoleil), malato da diversi giorni, che ha perso contatto dal gruppo ed è stato costretto al ritiro a soli 38 km dal traguardo. Ci hanno provato in seguito Juan Antonio Flecha (Vacansoleil), spessissimo in avanscoperta in questo Tour ma sempre con poco costrutto, David Millar (Garmin-Sharp), Jérémy Roy (Fdj) e per ultimi Bram Tankink (Belkin), un Manuel Quinziato (Bmc) che si è visto poco lungo le tre settimane di corsa in cui ha svolto un lavoro oscuro per i capitani Cadel Evans, Tejay Van Garderen e Philippe Gilbert che hanno però reso tutti ben al di sotto delle aspettative, e addirittura Alejandro Valverde (Movistar) ma, come avvenuto in tutte le tappe pianeggianti di questo Tour, il controllo dell’Argos-Shimano per Marcel Kittel, della Lotto-Belisol per Andrè Greipel e dell’Omega-QuickStep per Mark Cavendish, che si è imposto ininterrottamente sui Campi Elisi dal 2009 al 2012, è stato ferreo e ad esse si sono aggiunte il Team Sky – per evitare ogni problema alla la maglia gialla Chris Froome, che si è mantenuta davanti fino ai -3 dal traguardo dando anche una trenata in prima persona – e la Saxo-Tinkoff di Daniele Bennati, ultimo italiano a imporsi a Parigi nel 2007 quando correva per la Lampre-Fondital, a cui disposizione si è messo anche un Alberto Contador che lungo le tre settimane di corsa ha avuto nell’aretino un gregario fondamentale, soprattutto nella tappa di Saint-Amand-Montrond in cui il madrileno aveva potuto guadagnare del terreno sui rivali che, però, non si è rivelato sufficiente per portarlo sul podio della generale.
La lotta per portare il proprio velocista nella miglior posizione possibile è stata furiosa con l’Omega-QuickStep che ha anticipato troppo i tempi dando modo all’Argos-Shimano di portare Kittel in posizione ideale e il 25enne tedesco non si è lasciato sfuggire l’occasione, producendo un’accelerazione fulminante che gli ha consentito di guadagnare diversi metri sui rivali e resistendo senza problemi al ritorno del connazionale Greipel, che ha conquistato la piazza d’onore, e di un Cavendish che è quasi riuscito a superare l’ex compagno di squadra ma nulla ha potuto di fronte a colui che si è dimostrato il nuovo re dello sprint, imponendosi in ben 4 volate sulle 5 che ha potuto disputare. Dal canto loro, il campione del mondo di Copenhagen, in condizioni non ottimali dopo le fatiche del Giro e una bronchite accusata nelle prime tappe in Corsica, si è fermato a quota 2 successi e Greipel a quello della frazione di Montpellier. Quarto ha chiuso Peter Sagan (Cannondale) che, complice un percorso non molto adatto alle sue caratteristiche, ha a sua volta portato a casa solo la tappa di Albi al termine di un gran lavoro di squadra ma si è dimostrato più che mai un corridore completo dominando per il secondo anno consecutivo la classifica a punti che assegna la maglia verde. Gli italiani si sono piazzati con Roberto Ferrari (Lampre-Merida) 5° e Bennati 9° alle spalle di Alexander Kristoff (Katusha) e Kévin Reza e Yoann Gene (Europcar). In particolare il bresciano, che poco ha potuto contro i primi quattro anche negli altri arrivi allo sprint, è stato comunque uno tra gli azzurri più positivi in gara alla pari del compagno Davide Cimolai, anche se la palma del migliore non può che spettare a Matteo Trentin (Omega-QuickStep), vincitore a Lione e prezioso per Cavendish in diverse occasioni, mentre a luci e ombre è stata la Grande Boucle di Moreno Moser e Alessandro De Marchi (Cannondale), mai in evidenza per due settimane e venuti fuori sulle Alpi con il trentino che si è piazzato 3° sul prestigioso traguardo dell’Alpe d’Huez. Decisamente fallimentare è stato il Tour di Damiano Cunego (Lampre-Merida), che si è presentato al via per ripetere il brillante 6° posto del 2011 ma già sui Pirenei è uscito di classifica e, nel prosieguo, non è stato neppure in grado di lottare per una vittoria di tappa.
Negli ultimi metri Froome si è rialzato chiudendo in parata con tutti i compagni di squadra – ad eccezione di Edvald Boasson Hagen e Vasil Kiryienka, costretti al ritiro nella seconda settimana – perdendo 53” comunque ininfluenti per la classifica generale. Il 28enne nativo di Nairobi, strafavorito della vigilia dopo aver dominato tutte le corse a tappe disputate in stagione ad eccezione della Tirreno-Adriatico in cui era stato battuto da Vincenzo Nibali, ha inferto mazzate pesantissime ai rivali negli arrivi in salita di Ax 3 Domaines e del Mont Ventoux e nella crono di Mont-Saint-Michel, chiusa al 2° posto alle spalle di Tony Martin (Omega-QuickStep), e solo nell’ultima settimana, affrontata comunque con un vantaggio già molto consistente, è apparso più umano aggiudicandosi di stretta misura la crono di Chorges e non riuscendo sulle salite alpine a tenere il ritmo di Nairo Quintana (Movistar) e Joaquim Rodrìguez (Katusha), che l’hanno accompagnato sul podio con distacchi rispettivamente di 4′20” e di 5′04”. Il 23enne colombiano, che ha portato a casa anche l’ultimo arrivo in salita di Annecy-Semnoz, la maglia bianca di miglior giovane e quella a pois di miglior scalatore, ha pagato nella prima parte di Tour la convivenza con Valverde e una condizione non ancora al top dopo la scelta di allenarsi in altura in patria piuttosto che disputare Giro di Svizzera o Delfinato ma nell’ultima settimana il suo talento cristallino in montagna è venuto fuori in maniera impetuosa. Discorso analogo anche per “Purito” che ha pagato dazio sui Pirenei e nella crono di Mont-Saint-Michel ma è cresciuto in maniera esponenziale sulle Alpi fino ad andare a prendersi il 3° posto e raggiungere così il traguardo di essere salito sul podio di tutte e tre le grandi corse a tappe, dopo averlo fatto al Giro e alla Vuelta nel 2012.
Il grande sconfitto di questa edizione – sebbene tanti altri abbiano deluso come i già citati leader della Bmc, un Andy Schleck (RadioShack) che ha pagato gli ultimi due anni di quasi inattività non andando oltre il 20° posto della generale e non riuscendo mai a lottare per un successo parziale e i francesi di punta con Thomas Voeckler (Europcar) quasi del tutto anonimo, Thibaut Pinot (Fdj) che ha perso terreno in discesa nella tappa di Ax 3 Domaines e di lì è andato in crisi più mentale che fisica fino ad abbandonare il Tour e Pierre Rolland (Europcar), che invece ha provato più volte ad andare all’attacco in montagna ma non è riuscito a conquistare un successo nè a competere per un piazzamento nella generale o per la maglia a pois, che strada facendo è divenuta il suo principale obiettivo – è stato Alberto Contador che fino all’Alpe d’Huez ha tentato in tutti i modi di attaccare Froome non solo in salita ma anche e soprattutto in discesa e in pianura, ma ha avuto una condizione mai all’altezza di quella dei giorni migliori e ad Annecy-Semnoz ha perso anche la sua posizione sul podio chiudendo 4° a 6′27” davanti a un ottimo Roman Kreuziger, che si è piazzato 5° a 7′27” svolgendo lungo tutte le tre settimane un ruolo di luogotenente di lusso per il madrileno; con ogni probabilità l’avrebbe preceduto nella generale se avesse potuto gareggiare libero da ordini di scuderia. Più distanziati gli altri con Bauke Mollema (Belkin) grande protagonista nelle prime due settimane in cui ha viaggiato anche al 2° posto nella generale e in calo nella terza ma comunque buon 6° a 11′42”, il regolarista Jacob Fuglsang (Astana) 7° a 12′17”, un brillantissimo Valverde – che non ha potuto giocarsi il podio solo per una foratura nella tappa dei ventagli di Saint-Amand-Montrond che gli è costata quasi 10 minuti – 8° a 15′26” e a chiudere la top ten Daniel Navarro (Cofidis), bravo a guadagnare diverso terreno grazie a due fughe, 9° a 15′52” e il promettente americano Andrew Talansky (Garmin-Sharp), che nell’ultima occasione utile ha scalzato un altro giovane emergente come Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep) chiudendo 10° a 17′39”.
Tra i protagonisti in positivo di questo Tour vanno segnalati anche Christophe Riblon (Ag2r), che ha salvato il bilancio francese conquistando l’Alpe d’Huez con una spettacolare rimonta finale ai danni di Tejay Van Garderen e con essa anche il numero rosso di atleta più combattivo, Rui Alberto Faria da Costa (Movistar) che al pari di Valverde è uscito di classifica per via dei ventagli ma ha dominato le tappe di Gap e Le Grand Bornand, Mikel Nieve (Euskaltel) sempre vicino ai migliori in montagna, Laurens Ten Dam (Belkin) che ha fatto corsa parallela con Mollema per due settimane anche se ha pagato pesantemente dazio sulle Alpi, Jan Bakelants (RadioShack) autore di una spettacolare azione da finisseur ad Ajaccio e sempre nel vivo della corsa anche in seguito e Daniel Martin (Garmin-Sharp), vittorioso a Bagnères de Bigorre al termine di una grande azione di squadra lungo tutta la tappa, mentre non hanno potuto giocarsi le proprie carte Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol) e Jean-Christophe Pèraud (Ag2r), costretti al ritiro per una caduta, e il vincitore del Giro 2012 Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp) che ha corso quasi tutta la Grande Boucle con una costola rotta e non ha potuto rendere al meglio, pur essendo andato all’attacco in diverse occasioni. Nel 2014 il Tour partirà da Leeds e a lottare per la maglia gialla ci sarà anche Vincenzo Nibali, che nel frattempo punterà a conquistare per la seconda volta la Vuelta dopo il successo nel 2010 e a dire la sua nel durissimo Mondiale di Firenze.

Marco Salonna

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