I GRANDI BIVACCANO IN MONTAGNA, RUI COSTA SPICCA IL VOLO SUI COLLI
L’atteso tappone di Le Grand Bornand delude le aspettative della vigilia con i big che si danno battaglia solo negli ultimi km della Croix Fry e giungono tutti assieme al traguardo, con Chris Froome sempre più avviato verso la maglia gialla di Parigi. Il successo parziale, secondo in questo Tour dopo quello di Gap, va al portoghese della Movistar che sull’ultima salita stacca i compagni di fuga e precede Andreas Klöden e Jan Bakelandts con Alessandro De Marchi buon 8°.
Foto copertina: Alpi fortunate per il portoghese Rui Costa, che a Le-Grand-Bornand bissa il successo di Gap (foto Bettini)
La 19a tappa del Tour de France, 204,5 km da Bourg d’Oisans a Le Grand Bornand, si presentava forse come la frazione in assoluto più dura di questa edizione della Grande Boucle con due giganti come il Col du Glandon e il Col de la Madeleine nella prima metà del percorso e nel finale altre tre ascese piuttosto impegnative come il Col de Tamiè, il Col de l’Épine e il Col de la Croix Fry, la cui vetta era separata dal traguardo da 13 km quasi tutti in discesa: uno scenario dunque ideale per portare attacchi anche da lontano a Chris Froome e al suo Team Sky, anche alla luce del primo segno di cedimento mostrato dalla maglia gialla nel finale della tappa dell’Alpe d’Huez. In realtà nulla di tutto ciò è avvenuto, con Nairo Quintana (Movistar) e Joaquim Rodrìguez (Katusha) che, dopo la dimostrazione di forza fornita ieri, hanno ritenuto opportuno attendere la frazione di Annecy per sferrare l’assalto decisivo ai due gradini più bassi del podio e la stessa Saxo-Tinkoff che, dopo la débâcle di Alberto Contador e Roman Kreuziger sempre sull’Alpe d’Huez, sembra aver rinunciato a combattere per il primo posto e ha puntato a conservare la seconda posizione nella generale del madrileno nonchè il primato nella graduatoria a squadre; la compagine danese, infatti, ha tirato ininterrottamente negli ultimi 130 km per ridurre il distacco dalla fuga di giornata comprendente tre atleti della RadioShack e ha così dato indirettamente una grossa mano al Team Sky, che dal canto suo ha scandito su Glandon e Madeleine un passo talmente blando al punto che solo una ventina di corridori, tra cui un Cadel Evans (Bmc) esausto dopo le fatiche del Giro, hanno perso contatto e i gli uomini al comando hanno potuto accumulare fino a 12′ di vantaggio, più che sufficienti per giocarsi il successo di tappa.
La vera lotta del giorno è stata, infatti, quella per il risultato parziale nonchè, visti i tantissimi punti a disposizione sui cinque GPM, quella per la maglia a pois con i due protagonisti dell’Alpe d’Huez Christophe Riblon (Ag2r) e Moreno Moser (Cannondale), oltre a Pierre Rolland (Europcar), Mikel Nieve (Euskaltel) e Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp), tutti in ballo per la classifica degli scalatori, che hanno preso il largo fin dai piedi del Glandon all’interno di una fuga di ben 39 atleti. Gli altri nomi presenti erano quelli di Alessandro De Marchi e Kristjan Koren (Cannondale), Lars Ytting Bak e Bart De Clercq (Lotto-Belisol), Marcus Burghardt e Amael Moinard (Bmc), Jan Bakelandts, Laurent Didier e Andreas Klöden (RadioShack), Jérome Cousin (Europcar), Francesco Gavazzi (Astana), Alexandre Geniez (Fdj), Romain Bardet (Ag2r), Jesús Hernández e Sergio Paulinho (Saxo-Tinkoff), Jon Izagirre, Ruben Perez Moreno e Romain Sicard (Euskaltel), Rui Alberto Faria da Costa, Ruben Plaza e José Joaquin Rojas (Movistar), Damiano Cunego, Elia Favilli e José Serpa (Lampre-Merida), Tony Martin (Omega-QuickStep), Robert Gesink e Lars-Peter Nordhaug (Belkin), Tom Dumoulin e Simon Geschke (Argos-Shimano), Juan Antonio Flecha e Johnny Hoogerland (Vacansoleil), Brice Feillu (Sojasun), Jérôme Coppel e Daniel Navarro (Cofidis), quest’ultimo 13° in classifica generale alla vigilia con un distacco di 19′18” da Froome. I due grandi protagonisti per gran parte del tracciato sono stati Hesjedal e Rolland, ma alla lunga l’azione di entrambi si rivelerà suicida, anche se ha consentito loro di accumulare parecchi punti per la classifica degli scalatori. Il vincitore del Giro 2012 ha preso il largo sul Glandon insieme a Izagirre per poi distanziarlo sulla Madeleine ed essere raggiunto in prossimità della vetta dal leader della Europcar; insieme a lui ha proseguito fino ai piedi del Col de Tamiè dove ha ceduto di schianto, ma anche il francese ha speso moltissime energie che gli mancheranno nel finale rispetto ai vari Rui Costa, Nieve e Navarro che hanno potuto restare sempre a ruota facendo lavorare i rispettivi compagni di squadra nel gruppetto inseguitore. Quest’ultimo, strada facendo, si è ridotto a una ventina di atleti, con Riblon e Moser entrambi a corto di benzina dopo essere stati in avanscoperta tutto il giorno nella tappa dell’Alpe d’Huez e un irriconoscibile Cunego tra coloro che hanno perso contatto. In ogni caso Rolland è rimasto al comando, sia pure con un vantaggio via via calante dopo che aveva superato i 4′, fino a metà della Croix Fry dove è stato raggiunto e superato da Rui Costa, di gran lunga il più forte tra i fuggitivi. Analogamente a quanto aveva già fatto nella vittoriosa tappa di Gap il portoghese ha lasciato sfogare i compagni d’avventura per poi fare il vuoto e imporsi con 46” su Kloeden, nuovamente 2° a Le Grand Bornard come nel 2004 quando fu beffato sulla linea d’arrivo da Lance Armstrong, che a sua volta ha allungato su tutti gli altri nell’ultima discesa con Bakelandts 3° a 1′44”, Geniez 4° a 1′52”, Navarro 5° a 1′55” e risalito addirittura all’ottavo posto della generale, De Clercq 6° a 1′58”, Gesink 7° a 2′03” e un De Marchi che, dopo essere apparso in difficoltà sulle salite precedenti, si è ben gestito sulla Croix Fry chiudendo 8° a 2′05” davanti a un deludente Nieve, solo 9° a 2′16”, mentre uno sfinito Rolland è naufragato al 16° posto a 6′41” ma si è portato ad un solo punto di distacco da Froome nella classifica della maglia a pois.
La corsa dei favoriti, sebbene il ritmo della Saxo-Tinkoff abbia fatto sì che il gruppo man mano perdesse elementi – tra questi Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), che aveva allungato nella discesa del Glandon insieme ai compagni Jérôme Pineau e addirittura Mark Cavendish prima di rialzarsi sulla Madeleine, e Laurens Ten Dam (Belkin), ma anche un Michael Rogers che ha dato tutto per i compagni di squadra rinunciando a difendere il suo 10° posto della generale – si è accesa solo sulla seconda metà della Croix Fry grazie a un allungo, in verità non troppo incisivo, di Alejandro Valverde (Movistar) e del redivivo John Gadret (Ag2r) e, ormai in vista dello scollinamento, allo scatto di Rodrìguez, al quale hanno però prontamente risposto sia Quintana che Contador e Froome. Neppure la successiva discesa, con un asfalto reso bagnato da uno scroscio di pioggia nell’ultima parte di gara, ha cambiato le carte in tavola e, anzi, nel plotoncino con la maglia gialla sono rientrati anche Jacob Fuglsang (Astana), Andrew Talansky (Garmin-Sharp), Maxim Monfort (RadioShack), Richie Porte (Team Sky), Izagirre e Igor Anton (Euskaltel), Arnold Jeannesson (Fdj), Daniel Moreno (Katusha), un Bauke Mollema (Belkin) in ripresa dopo le défaillances dei giorni precedenti che lo avevano tolto dalla zona podio e un Kreuziger che a sua volta era andato in leggera difficoltà nel tratto finale della salita dopo aver tirato per Contador. Questi uomini hanno chiuso tutti assieme, distanziati di 8′40” da Rui Costa mentre Kwiatkowski e Ten Dam hanno accusato un ritardo di 10′10” e Rogers di 13′18”.
Le prime posizioni rimangono dunque invariate con Froome che guida con 5′11” su Contador, 5′32” su Quintana, 5′44” su Kreuziger, 5′58” su Rodrìguez, 8′58” su Mollema e 9′33” su Fuglsang. Il Tour de France sembra dunque ormai in ghiaccio per l’anglo-keniano dal momento che la 20a e penultima tappa, 125 km da Annecy ad Annecy-Semnoz, presenta sei gran premi della montagna ma di questi solo il Col de Revard, la cui vetta dista comunque ben 47 km dal traguardo, si presta a possibili attacchi dei big. I 10,7 km della salita finale sono invece decisamente impegnativi con una pendenza media dell’8,5% e punte oltre la doppia cifra soprattutto nel tratto conclusivo: qui si dovrebbe consumare la lotta per il podio, con Quintana e Rodrìguez che, per quanto visto nelle ultime giornate, sembrano avere qualcosa in più.
Marco Salonna