TRENTIN, UNA GIOIA AZZURRA ATTESA TRE ANNI
Con uno sprint poderoso iniziato dalla 7a posizione il 23enne di Borgo Valsugana si impone nella tappa di Lione davanti ai compagni di fuga Michael Albasini e Andrew Talansky, risalito al 12° posto nella generale, e torna a far sventolare il tricolore in cima a una tappa del Tour dopo i due successi di Alessandro Petacchi nel 2010. Calma piatta tra gli uomini di classifica e le rispettive squadre che ricaricano le batterie in vista del Mont Ventoux con Chris Froome sempre in maglia gialla.
Foto copertina: esplode la gioia di Trentin sul traguardo di Lione (foto Bettini)
La 14a tappa del Tour de France, 191 km da Saint-Pourçain-sur-Sioule a Lione, si presentava come una frazione ideale per le fughe da lontano in virtù sia del tracciato, caratterizzato da sette gran premi della montagna tutti di 3a e 4a categoria (ma comunque sufficienti per tagliare fuori i velocisti meno avvezzi alle salite in caso di corsa tirata), sia soprattutto per la sua collocazione all’interno della Grande Boucle, alla vigilia dello spauracchio Mont Ventoux e subito dopo la tappa di Saint-Amand-Montrond, resa massacrante dal vento che ha scatenato la bagarre tra gli uomini di classifica. Sia il Team Sky della maglia gialla Chris Froome che la Belkin di Bauke Mollema e la Saxo-Tinkoff di Alberto Contador, divenuti i rivali più diretti del britannico dopo il tracollo di Alejandro Valverde (Movistar), hanno pertanto scelto di rimanere alla finestra dando via libera ai cacciatori di un successo parziale, a partire dal 41enne Jens Voigt (RadioShack) evaso dal gruppo dopo 10 km in compagnia del campione francese Arthur Vichot (Fdj), di Lars Bak (Lotto-Belisol), di Blel Kadri (Ag2r) e di Christophe Le Mevel (Cofidis), che però si è presto lasciato riassorbire da un plotone che non ha mollato mantenendo un distacco di poco inferiore al minuto, finchè al km 42 non è riuscito a riportarsi sui battistrada un gruppo di contrattaccanti comprendente Marcus Burghardt e Tejay Van Garderen (Bmc), Ian Bakelants (RadioShack), Cyril Gautier (Europcar), Pavel Brutt (Katusha), Manuel Erviti e José Joaquìn Rojas (Movistar), Egoitz Garcia (Cofidis), Michael Albasini (Orica-GreenEdge), Simon Geschke (Argos-Shimano), Julien Simon (Sojasun), il nostro Matteo Trentin (Omega-QuickStep) e infine la coppia della Garmin-Sharp composta da David Millar e da un Andrew Talansky arrivato al Tour con grandi ambizioni ed ora intenzionato a recuperare terreno in classifica generale dopo che una defaillance nella tappa pirenaica di Bagnères de Bigorre l’aveva relegato al 17° posto a 13′11” da Froome.
Ci si attendeva che a condurre l’inseguimento ai 18 uomini di testa fosse la Cannondale della maglia verde Peter Sagan, che poteva contare su una maggiore tenuta in salita rispetto ai vari Marcel Kittel (Argos-Shimano), Mark Cavendish (Omega-QuickStep) e Andre Greipel (Lotto-Belisol) ma il fuoriclasse di Zilina, comprensibilmente dopo i grandi sforzi sostenuti in questa prima metà di Tour, non ha sentito le gambe rispondere al meglio e pertanto la compagine di Roberto Amadio ha lasciato fare. Hanno invece provato a riportare sotto il gruppo l’Euskaltel e la Lampre-Merida, entrambe rimaste escluse dalla fuga, che hanno ridotto fino a 35” il distacco dai fuggitivi ma, nel momento in cui hanno iniziato a susseguirsi le salite, non hanno più avuto le forze per chiudere e Trentin e compagnia hanno potuto prendere il largo. Un ultimo tentativo di riportarsi sotto, difficile da interpretare in virtù del ritardo del gruppo che superava in quel momento i 3′30”, è stato portato avanti da Johnny Hoogerland (Vacansoleil) e da un Damiano Cunego (Lampre-Merida) per la prima volta all’attacco in questa edizione della Grande Boucle ma, dopo la debacle dei Pirenei, il veronese ha purtroppo dimostrato nuovamente di avere una condizione deficitaria e lungo le rampe del Col du Pilon non ha retto il ritmo dello scatenato campione olandese, che dal canto suo è arrivato fino a 40” dai battistrada ma alla lunga ha dovuto desistere e nel finale è stato riassorbito dal gruppo, guidato ad un’andatura decisamente blanda dal Team Sky, al pari del vincitore del Giro 2004 e di Juan José Oroz (Euskaltel), che con un’azione ancor più incomprensibile dal punto di vista tattico aveva tentato di riportarsi sui due.
Gli uomini al comando hanno proseguito di comune accordo fino ai piedi della Côte de la Duchère, penultima ascesa di giornata, quando Voigt e Millar dopo aver lavorato a lungo per i compagni Bakelants e Talansky si sono fatti da parte e lo stesso Bakelants, Kadri e Van Garderen hanno provato invano ad andarsene finchè in prossimità della vetta non è riuscito a prendere il largo Simon, che pure avrebbe avuto i mezzi per giocarsi il successo in volata. Il francese ha approfittato di un attimo di distrazione dei compagni d’avventura arrivando ad avere fino a 38” di margine e sembrava potesse spezzare il digiuno di successi per i transalpini in questo Tour ma con il passare dei chilometri la sua azione è andata spegnendosi e grazie soprattutto alle trenate di Van Garderen gli inseguitori si sono riportati sotto a 1 km dal traguardo a partire da Burghardt, Bak e Albasini che ha potuto iniziare lo sprint con un leggero margine di vantaggio. Sembrava fatta per l’elvetico ma Matteo Trentin, che pure aveva faticato in precedenza a reggere il ritmo in salita, si è prodotto in una portentosa rimonta dalla 7a posizione in cui aveva approcciato il rettilineo conclusivo saltando a uno a uno tutti i corridori che lo precedevano fino a superare negli ultimi metri anche Albasini, 2° davanti a Talansky, Rojas, Garcia, Bak, Geschke e Vichot mentre il gruppo ha chiuso con un ritardo di 7′17”. Con questo splendido gesto atletico il 23enne di Borgo Valsugana, che non doveva neppure correre il Tour ma è stato fortemente voluto in squadra da Cavendish ed è stato determinante nella vittoria del britannico a Marsiglia dopo esserlo stato in diverse occasioni al Giro d’Italia, ha colto il suo secondo successo da professionista e soprattutto ha interrotto un digiuno azzurro che durava dal Tour 2010 quando Alessandro Petacchi si impose nelle tappe di Bruxelles e Reims.
La classifica generale, eccezion fatta per Talansky risalito al 12° posto con un ritardo di 5′54” da Froome, rimane invariata nelle posizioni di testa e vede l’anglo-keniano condurre con un vantaggio di 2′28” su Mollema, 2′45” e 2′48” su Contador e Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff) e 3′01” su Ten Dam (Belkin). Sarà interessante vedere se sul Mont Ventoux, in cima al quale la Grande Boucle non arrivava al 2009 quando lassù vinse Juan Manuel Garate, gli avversari diretti si muoveranno per ridurre il gap oppure se sarà la maglia gialla a muoversi per incrementare il margine e, in virtù delle crepe dimostrate nelle ultime giornate dal Team Sky, mettersi il più possibile al riparo da sorprese sulle Alpi anche se, alla luce del percorso vallonato e dei ben 242,5 km che da Givors porteranno al Gigante della Provenza, il successo di tappa potrebbe arridere al superstite di una fuga da lontano, con in particolare i francesi che saranno in prima linea nel 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia.
Marco Salonna