FROOME SI SALVA DAL COLLASSO SKY

luglio 7, 2013
Categoria: News

Sotto attacco sin dalle battute iniziali, la squadra della maglia gialla si scioglie sui primi due colli della seconda tappa pirenaica, lasciando Froome isolato ad oltre 120 km dal traguardo. Il solo Quintana prova però timidamente ad attaccare il britannico, che mantiene inalterato il vantaggio accumulato ieri. Esce invece di classifica Richie Porte, staccato alla fine di quasi 18 minuti. La tappa va a Daniel Martin, che ha preceduto Fuglsang in uno sprint a due.

Foto copertina: Daniel Martin festeggia il successo nella nona tappa del Tour (foto AFP)

Ha alla fine detto poco – in chiave classifica finale – la seconda tappa pirenaica, da Saint-Girons a Bagnères-de-Bigorre: il distacco tra Chris Froome e gli avversari è rimasto invariato, e la sola vittima illustre dei cinque colli in programma è risultata essere Richie Porte, 2° stamane e ora fuori classifica, che sarebbe comunque stato delegato dal Team Sky al ruolo di luogotenente della maglia gialla.
Eppure, le prime due ore di gara avevano gettato le basi per una storia ben diversa, grazie a tentativi di fuga cominciati al chilometro zero e proseguiti ininterrotti per 70 km, promossi soprattutto da una Garmin delusa dal primo appuntamento con le montagne. Messa sotto pressione dagli attacchi di Millar, Bauer, Hesjedal, Martin e Danielson (a tratti tutti insieme), la squadra del leader – straripante appena ventiquattro ore fa – è stata prima sfortunata, perdendo Kennaugh per una caduta nel tratto pianeggiante iniziale, e poi ingenua, cadendo nella tentazione di chiudere su tutti. È così bastato il Col de Portet d’Aspet, unito probabilmente alle contemporanee giornate no di alcuni uomini chiave, a lasciare Froome in compagnia del solo Porte, costretto ad un lavoro imprevisto sulla prima ascesa, e nella prima parte della seconda, il Col de Menté. Il tasmaniano, a sua volta irriconoscibile rispetto ad Ax-3-Domaines, ha finito la benzina ben prima di ogni previsione, lasciando il suo leader a fronteggiare da solo pattuglie Movistar e Saxo Bank forti di quattro o cinque elementi.
La fase più critica è arrivata paradossalmente per Froome nel tratto pianeggiante tra la fine della discesa del Menté e l’imbocco del Peyresourde: le formazioni di Valverde e Contador hanno cercato di far valere la superiorità numerica spedendo in avanscoperta a turno i propri effettivi, finché addirittura l’Embatido in prima persona ha azzardato un attacco in compagnia di Plaza. La maglia gialla – impossibilitata a seguire chiunque – ha optato per una marcatura a uomo sul murciano, ritrovandosi quasi per miracolo in compagnia di tutti gli avversari diretti ai piedi della terza ascesa.
È stato allora che la prima, scoppiettante parte di tappa si è esaurita, lasciando spazio ad una seconda che ha demolito le promesse di spettacolo e possibili rivoluzioni in classifica sin lì costruite. Ritrovatasi con il proprio leader, terzo in classifica generale, contornato da cinque compagni, mentre il secondo naufragava e il primo doveva affrontare tre colli e quasi 90 km in perfetta solitudine, la Movistar non ha saputo far di meglio che imporre un ritmo medio-alto per due salite e mezzo, rinunciando alla chance di ribaltare il Tour per perseguire gli obiettivi del successo di tappa e del rafforzamento della leadership nella classifica a squadre. La Saxo Bank, dal canto suo, si è ben guardata dallo spendere Rogers e Kreuziger per scopi che non fossero la prevenzione di eventuali accessi di solitudine di Contador, così insolitamente passivo da far immaginare che le difficoltà di ieri siano state meno occasionali di quanto alcuni ipotizzassero.
Dopo aver consentito a Froome di superare gratis Peyresourde e Val Louron-Azet, mantenendo nel mentre sotto controllo la fuga di Clarke, Rolland, Bakelants, De Clercq, Bardet e Hesjedal, gli uomini di Valverde hanno finalmente provato a muovere le acque, sull’Hourquette d’Ancizan, lanciando Nairo Quintana in quattro scatti che hanno però faticato a raggiungere la durata complessiva di quaranta metri, agilmente rintuzzati dalla maglia gialla. Gli altri leader si sono mantenuti al riparo nella scia dell’uomo da battere che non stanno nemmeno provando a battere, lasciando via libera nel finale della quinta ed ultima ascesa a Daniel Martin e Jakob Fuglsang, distanti circa 3’ in graduatoria.
Completando il proprio capolavoro, la Movistar non è neppure riuscita ad organizzare un inseguimento degno di tale nome nei 30 km conclusivi, durante i quali a dare i maggiori grattacapi ai battistrada hanno provveduto Saxo e Belkin, in ogni caso inefficaci e discontinue nella loro azione. In uno sprint dal facilissimo pronostico, Martin ha così potuto anticipare senza problemi Fuglsang, regalando a se stesso e ad una splendida Garmin un successo strameritato. Venti secondi più tardi, Kwiatkowski ha regolato i ventuno componenti del gruppo dei big, dove il più soddisfatto era senz’altro Froome, passato indenne da una giornata che molti rischiano di dover rimpiangere fra due settimane.
Il kenyano bianco conserva così intatto il minuto e 25’’ di margine su Valverde, che sale al secondo posto in virtù dei quasi 18 minuti accusati da Porte. Il duo Belkin Mollema – Ten Dam occupa ora terza e quarta piazza, a 1’44’’ e 1’50’’ rispettivamente, davanti alla coppia Saxo Kreuziger – Contador, entrambi a 1’51’’. Alle spalle di Quintana, settimo a 2’02’’, sale Martin, staccato di 2’28’’, seguito da Rodriguez (+2’31’’) e Rui Costa (+2’45’’), in una graduatoria pressoché identica a quella di ventiquattro ore fa. Fatto prevedibile alla vigilia, ma difficile da spiegare dopo 70 km di corsa fra i più entusiasmanti della storia recente della Grande Boucle.
La Sky avrà ora a disposizione un giorno di riposo per recuperare e interrogarsi su una débacle del tutto impronosticabile, mentre gli avversari potranno forse rendersi conto di quale match point abbiano avuto sulla racchetta e neppure provato a giocare. Per ritrovare terreno adatto ad attaccare bisognerà attendere il Mont Ventoux di domenica prossima, dove Froome dovrebbe però poter controllare sulla carta più agevolmente. Fino ad allora, il capoclassifica potrà coccolare una maglia gialla che mai avrebbe pensato di andare subito così vicino a lasciare.

Matteo Novarini

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