L’ÉTAPE DU JOUR: MONTPELLIER, C.L.M. PAR ÉQUIPES
E’ la prima frazione veramente importante, dopo che la breve crono monegasca ha scattato una prima istantanea del valore attuale delle forze in campo. Ci sono molte incertezze sull’esito della prova collettiva: saprà Cancellara trascinare la sua Saxo e conservare la maglia gialla? Riuscirà Armstrong ha riassaporare il gusto del potere a quattro anni dall’ultimo Tour vinto? Un rendimento quello dell’Astana sul quale pesarenno gli eventuali attriti interni, dopo l’attacco dell’americano nella tappa di ieri.
A volte ritornano. Al Tour ci eravamo abituati alla mancanza della criticata cronosquadre dal 2006, cioè da quando Jean Marie Leblanc aveva lasciato la direzione nelle mani di Christian Prudhomme. Proprio quell’anno Zomegnan era andato a rispolverarla dal dimenticatoio della corsa rosa, nel quale giaceva dal 1989, e da allora è divenuta un appuntamento fisso del giorno di partenza. Sarà stato il successo mediatico delle partenze del Giro (a livello immagine, le crono collettive sono sempre un bel vedere), fatto sta che Prudhomme s’è convito a rimettere in cartellone questa gara, inserita per la prima volta nel programma del Tour nel 1935: quell’anno, era il Tour vinto dal belga Romain Maes, se ne disputarono addirittura due, la prima delle quali aveva come meta proprio Montpellier. Si percorsero in quella frazione 56 Km, una distanza classica da cronosquadre (in due occasioni, a Rouen nel 1954 e a Dieppe nel 1955, si superarono abbondantemente i 100 Km), ma troppo “invasiva” nei confronti della classifica del Tour. Per questo motivo s’è deciso, dopo aver compiuto l’anno scorso una simile operazione di restyling sulla prima prova individuale lunga, di dimezzare la lunghezza canonica di questo tipo di frazione e, soprattutto, di abbandonare l’assurda regola dei distacchi “calmierati”, escogitata nel 2004 da Leblanc e che prevedeva di non contare i tempi effettivi, ma di considerare per la classifica solo distacchi prestabiliti già in sede di partenza ed assegnati esclusivamente in base all’ordine d’arrivo (20” di ritardo alla seconda, 30” alla terza e così via). A quel punto, però, contando solo il piazzamento, tanto valeva far disputare la crono su di solo chilometro, anziché sui 64 e rotti della Cambrai – Arras, frazione che Gilberto Simoni non scorderà tanto facilmente: complice l’astruso regolamento, allo scalatore trentino, caduto nel finale, non venne conteggiato il distacco calmierato ma quello effettivo della sua formazione, più il ritardo dovuto al capitombolo, incassando quasi due minuti e mezzo e uscendo fin da subito dai giochi di classifica.
Fedeli alla consuetudine, stavolta i tempi saranno presi sul quinto corridore, al termine d’un circuito di 39 Km che si annuncia veloce, nonostante non si presenti totalmente pianeggiante: la formazione vincitrice dovrebbe impiegare circa quasi tre quarti d’ora per completare l’anello, viaggiando ad una velocità di quasi 55 Km/h.
SOUVENIRS DU TOUR 1
Dall’album dei ricordi del Tour a Montpellier, che occupa 26 pagine per quanto concerne gli arrivi, si segnalano due precedenti contro il tempo collettivi, ma con la classifica stilata individualmente, come si usava ai tempi: nel 1935 si impose il francese Georges Speicher e l’anno successivo il belga Sylvère Maes. Il primo traguardo assoluto venne steso nel 1930, al termine della Perpignan – Montpellier (praticamente un percorso inverso rispetto a quello del Tour di quest’anno), vinta da Charles Pélissier. L’ultima volta, nel 2007, il successo ha arriso al velocista sudafricano Robert Hunter. Da ricordare anche i successi italiani di Raffaele di Paco (1931), Adriano Durante (1965) e Valerio Tebaldi (1989).
SOUVENIRS DU TOUR 2
Capoluogo della regione Linguadoca-Rossiglione e del dipartimento dell’Hérault, Montpellier è l’ottava città di Francia per numero di abitanti, fondata nell’XI secolo in una zona dove la vegetazione era piuttosto scarsa, come testimonia la genesi del nome (da “mont pelé”, monte pelato). Vanta un’antichissima università, istituita nel 1289 da Papa Niccolò IV e le cui facoltà di medicina e giurisprudenza raggiunsero in passato un tal livello di prestigio da competere con la Sorbona di Parigi e l’”Alma Mater Studiorum” di Bologna. Nel centro storico sussistono monumentali edifici realizzati tra il ‘600 ed il ‘700; meritevoli di una sosta sono il Museo Fabre (con opere del Rubens e una tela del Veronese) e la terrazza panoramica del Peyrou. Tra i “Montpelliéraines” celebri ricordiamo Giacomo I d’Aragona “il Conquistatore”, il filosofo Auguste Comte (il padre del Positivismo) e San Rocco, il protettore degli appestati.
LA MÉTÉO
Temperature più miti, comunque sempre entro gli standard estivi, per la cronometro a squadre: nel primo pomeriggio, la prima formazione prenderà il via sotto un cielo coperto, mentre i termometri faranno registrare una temperatura attorno ai 25°C, con un tasso di umidità del 43% e vento moderato, fino a 12 nodi. Praticamente identica la situazione nelle ore conclusive, a parte un lieve aumento dell’intensità del vento.
BOULE DE CRISTAL
La cronometro a squadre è una tappa molto difficile: per chi vuole fare classifica si prevede un bell’impegno da parte di tutta la squadra. Sicuramente le squadre con corridori potenti si troveranno molto avvantaggiate (vedi Saxo Bank) mentre altri team meno “attrezzati” dovranno difendersi.
Essendo una prova contro il tempo c’è poco da gestirsi, bisogna dare il massimo sin dall’inizio: stragegie di squadra a parte, generalmente 2-3 corridori si sacrificano nella prima parte di gara per tenere il più alto possibile il ritmo, visto che il tempo viene preso sul quinto corridore transitato.
LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Astana
2° Garmin – Slipstream
3° Team Saxo Bank
Mauro Facoltosi & Luca Zanasca