GERRANS ANTICIPA SAGAN A CALVI

luglio 1, 2013
Categoria: News

Lo slovacco deve accontentarsi per il secondo giorno consecutivo della piazza d’onore alle spalle di Simon Gerrans, primo australiano a vincere al Tour per una squadra australiana. Nessuno scossone tra i big della classifica, già proiettati alla cronosquadre di domani.

Foto copertina: Gerrans si impone con un colpo di reni sul traguardo di Calvi (foto AFP)

La terza tappa del Tour de France ha risalito la costa occidentale della Corsica da Ajaccio a Calvi: 145,5 Km piuttosto frastagliati, con quattro GPM dislocati lungo il percorso che rendevano estremamente interessante e aperta la corsa. Dopo il secondo posto della seconda tappa, il grande favorito per la frazione odierna era lo slovacco Peter Sagan (Cannondale), che tuttavia non ha ancora recuperato dalle botte doloranti dovute alla caduta del primo giorno e non è riuscito a imporsi nella volata conclusiva, al termine di una corsa rimasta aperta fino all’ultimo.
La tappa è stata contraddistinta da una fuga di cinque uomini avvantaggiatasi fin dal primo chilometro: l’olandese Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM), l’australiano Simon Clarke (Orica-GreenEdge) e i francesi Sébastien Minard (AG2R La Mondiale), Alexis Vuillermoz (Sojasun) e Cyril Gautier (Europcar). La vittoria a Calvi faceva tuttavia gola a molti e i fuggitivi, dopo aver accumulato un vantaggio massimo di 4’20” al Km 17, sono stati tenuti costantemente sotto tiro. Il primo palpito della gara è stato il Col de San Bastiano, una facile ascesa di quarta categoria, dove Clarke, già vincitore della classifica della montagna nell’ultima Vuelta, ha preceduto in una serrata volata il francese Vuillermoz. Allo sprint intermedio di Sagone (Km 29) i fuggitivi sono transitati senza disputare la volata, capeggiati da Minard, ma nel gruppo i velocisti si sono dati battaglia, pur senza dare fondo al pieno della loro potenza: Marcel Kittel (Argos-Shimano) ha avuto la meglio su Greipel e Cavendish, guadagnando qualche punto su Sagan nella lotta per la maglia verde. È la seconda asperità di giornata, il Col de San Martino (3^ cat.), che rompe ogni illusione di successo per i fuggitivi: lungo i 7,5 Km al 5,4% di pendenza media, mentre nel gruppo dei fuggitivi Clarke vinceva la volata su Vuillermoz, il gruppo ha aumentato notevolmente l’andatura per impulso della Saxo-Tinkoff, seguito immediatamente dalla reazione delle squadre degli altri principali contendenti per la conquista del Tour. Subito dopo la discesa è stata la volta della Côte de Porto, una breve asperità di 2 Km ma piuttosto impegnativa (6,4% la media), tanto da mettere in difficoltà alcuni velocisti tra cui Cavendish, con l’ennesima volata vincente di Clarke al GPM, che raggiungeva così virtualmente nella classifica generale della montagna Pierre Rolland (senza tuttavia riuscire a conquistare la maglia a pois).
Il gruppo, che al terzo scollinamento di giornata aveva solamente una manciata di secondi di distacco dai battistrada, capisce che è ancora presto per ricucire la fuga e torna a concedere un nuovo piccolo margine, con la Radioshack Leopard, quasi sempre nella persona del quarantunenne Jens Voigt, a tirare per difendere la maglia gialla. La corsa si trascina così tranquillamente verso il finale contraddistinto da una salita di seconda categoria: il Col de Marsolino (3,3 Km all’8,1% di pendenza media), posizionato a soli 13,5 Km dal traguardo. Nel falsopiano precedente alla salita vera e propria Clarke e Minard hanno allungato sul resto della compagnia, mentre tutti i principali velocisti si staccavano dal gruppo. Gautier ha tentato di rientrare sulla testa della corsa, dove Clarke ha allungato in solitaria e con grande decisione sulla salita vera e propria. Il primo a evadere dal gruppo è stato Igor Anton (Euskaltel Euskadi), senza riuscire a fare la differenza, mentre Rolland, lanciato dal compagno di squadra Davide Malacarne, rientrava su Clarke (premiato giustamente come più combattivo di giornata) e lo staccava, involandosi alla conquista di altri punti per rafforzare la propria maglia a pois. I capitani si sono controllano, scollinando a una quindicina di secondi di ritardo, e lungo la discesa tecnica verso Calvi ci hanno provato Sylvain Chavanel, Lars-Peter Nordaugh e Mikel Nieve (Euskaltel Euskadi), ricompattandosi con Rolland a 8 Km dall’arrivo e ingaggiando una combattutissima lotta a distanza con il gruppo, privo di una squadra organizzata in forze per richiudere ma con più gregari delle varie squadre al lavoro rispetto alla simile situazione tattica della tappa di ieri. A 4 Km ha rilanciato Nordaugh seguito da Chavanel, ma il gruppo ha ricucito e si è lanciato ad altissima velocità, mentre uno scatto prepotente di Tom Dumoulin (Argos-Shimano) si esauriva a soli 500m dal successo. Nella volata Sagan ha preso la ruota di Gerrans, ma, lanciatosi, non ha saputo fare di più che affiancare l’australiano, che ha così tagliato per primo il traguardo con un margine di soli 5 cm; terzo si è classificato José Rojas (Movistar), seguito da Michal Kwiatkowski (Omega Pharma) e Philippe Gilbert (BMC). Il giovane slovacco si consola con la conquista della maglia verde, mentre Jan Bakelants (Radioshack Leopard) conserva la maglia gialla con un solo secondo di margine su un ancora folto gruppo di atleti.
Domani, dopo il ritorno sul continente, sarà il turno della cronometro a squadre di Nizza: 25 Km quasi perfettamente pianeggianti e con pochissime curve, dove si registreranno altissime velocità e potrebbe rivestire un ruolo importante il vento. Le squadre da battere dovrebbero essere il Team Sky, la Garmin-Sharp, la BMC e l’Omega Pharma – Quick Step (soprattutto se Tony Martin avrà recuperato dalla caduta nella prima tappa), con possibili out-sider la Belkin, l’Orica-GreenEdge e l’Astana. Il motivo principale d’interesse sarà tuttavia l’ipotetico distacco che la Saxo-Tinkoff di Alberto Contador potrebbe pagare rispetto alla Sky di Chris Froome, calcolabile sulla carta in circa 30”, ma c’è curiosità per rivalutare la Movistar, già seconda a grande sorpresa nella cronometro a squadre di Ischia del Giro d’Italia.

Giorgio Vedovati

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