BAKELANTS, BOTTINO PIENO: SAGAN BEFFATO AD AJACCIO

giugno 30, 2013
Categoria: News

Il belga allunga nel finale insieme a Fuglsang, Mori, Izagirre, Chavanel e Flecha, resistendo nel finale al tardivo rientro del gruppo e conquistando la maglia gialla. Lo slovacco, grande favorito, vince la volata dei battuti, davanti a Kwiatkowski e all’ottimo Cimolai. Prime scaramucce fra i big sulla Côte du Salario, dove Froome ha allungato in vista del GPM, prima di essere raggiunto in discesa.

Foto copertina: Jan Bakelants esulta sul traguardo di Ajaccio (foto AFP)

Successo di tappa in solitaria al Tour de France, con annessa maglia gialla: difficilmente Jan Bakelants, 27enne fiammingo di Oudenaarde, poteva immaginare un colpo più grosso quale suo primo successo in carriera, colto al quinto anno di professionismo. Il teatro del battesimo è stato il lungomare di Ajaccio, spettacolare ma tecnicamente inutile appendice pianeggiante di una tappa che si sarebbe potuta concludere in fondo alla discesa della breve ma terribile Côte du Salario, a conti fatti vanificata dai 10 km piatti finali.
Bakelants, alla cui giornata di gloria nulla devono comunque togliere le stravaganze di Prudhomme, ha costruito proprio in quel tratto il nuovo apice della sua carriera, uscendo in compagnia di Fuglsang, Mori, Izagirre, Chavanel e Flecha da un gruppo troppo compassato nell’organizzazione di un inseguimento. Il sestetto si è via via assottigliato negli ultimi 2 km, finché Bakelants si è ritrovato solo a fronteggiare il rientro – per la verità meno veemente del previsto – degli uomini Cannondale, dispiegati da Peter Sagan. Il belga ha visto il suo margine assottigliarsi sensibilmente soltanto sul breve rettilineo conclusivo, senza comunque mai dare l’impressione di essere destinato ai panni di novello Franco Bitossi.
Nel caso, il Marino Basso della situazione sarebbe stato proprio Sagan, già favorito alla partenza, divenuto uomo-faro della tappa intorno a metà percorso, quando il forcing della FDJ sul Col de la Serra ha estromesso dai giochi la quasi totalità dei velocisti, Cavendish, Greipel e la maglia gialla Kittel in primis. Dinanzi al plotone di maglie blu schierate al comando, era inevitabile immaginare che di lì a poco la formazione transalpina sarebbe passata all’attacco, e invece è stata la connazionale Europcar, prima con Voeckler e poi addirittura con Rolland, a produrre due azioni solitarie di difficile interpretazione. La sola utilità della doppia offensiva è stata quella di accelerare il ricongiungimento con Kadri, rallentato anche da una foratura, ultimo superstite di una fuga comprendente anche Veilleux, Perez e Boom.
Il gruppo si è così presentato compatto ai piedi dell’ultima ascesa, dove è ufficiosamente iniziata la sfida tra i pretendenti al successo finale: merito di Chris Froome, che ha prima messo Richie Porte all’inseguimento di Flecha e Gautier, evasi nei primi metri di salita, e poi allungato in prima persona in vista del Gran Premio della Montagna. Contador, Evans e tutti gli altri, pur presenti in testa al plotone, si sono lasciati sorprendere, concedendo al kenyano bianco una manciata di secondi di margine in cima. Nulla che Roche – complice una discesa non impeccabile di Froome – non potesse ricucire, ma l’azione del leader Sky ha comunque dimostrato la sua buona condizione (peraltro già abbondantemente sbandierata a parole), oltre a sapere un po’ di provocazione verso chi dovrebbe sulla carta attaccare in prima persona.
Proprio in seguito al ricongiungimento con Froome e Gautier, rimasto in avanscoperta ancora per qualche centinaio di metri, in gruppo è cominciata la fase di confusione che ha favorito l’azione con cui Bakelants ha beffato Sagan, capace di regolare – senza l’ipotizzabile superiorità schiacciante – Michal Kwiatkowski e un sorprendente Davide Cimolai nello sprint per un secondo posto pieno di rimpianti.
Lo slovacco potrebbe trovare l’occasione del riscatto domani, quando il Tour si congederà dalla Corsica con la più impegnativa delle tre tappe sull’isola. Punto cruciale della frazione sarà il Col de Marsolino, collocato ad una distanza dal traguardo simile alla Côte du Salario oggi. Diverse, però, le caratteristiche della salita: meno pendente (8.1% contro 9% le medie), ma molto più lunga (3.3 km contro 1), e dunque globalmente più favorevole ai probabili attaccanti. Oltre a Sagan, i nomi da tenere d’occhio dovrebbero essere quelli di uomini quali Gilbert o – auspichiamo – Moreno Moser, ma l’azione odierna di Froome potrebbe indurre qualcuno a raccogliere la sfida. In tal caso, il saluto alla Corsica potrebbe trasformarsi in un antipasto di Pirenei.

Matteo Novarini

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