A KITTEL IL GIALLO DEL TRAGUARDO
Lo sprinter tedesco batte Kristoff e Van Poppel allo sprint e conquista la prima maglia gialla della 100a Grande Boucle. Un episodio tragicomico sconvolge il finale: il pullman della Orica si incastra sotto lo striscione d’arrivo, il traguardo viene prima anticipato e poi ripristinato. Una maxi-caduta coinvolge Cavendish, Sagan, Greipel, Gilbert e Contador, tutti accreditati comunque dello stesso tempo dei primi.
Foto copertina: Il pullman della Orica – GreenEDGE, incastratosi sotto lo striscione d’arrivo, ha rischiato di provocare un clamoroso cambio di percorso all’ultimo istante (foto Eurosport)
Marcel Kittel è la prima maglia gialla del 100° Tour de France, nonché il primo vincitore in terra corsa nella storia della Grande Boucle. Eppure, fare bottino pieno nella frazione inaugurale rischia di non bastare al tedesco per garantirsi la copertina di giornata: (de)merito, oltre che delle cadute che hanno flagellato i chilometri conclusivi, delle tragicomiche gesta dell’organizzazione, capace di spostare due volte il traguardo nell’ultimo quarto d’ora di gara, per poi inventarsi – nel tentativo di rimediare al caos creato – una neutralizzazione urbi et orbi, in barba a qualsiasi regolamento.
Origine di ogni male è stata la grottesca scena presentatasi in mondovisione ad una quindicina di chilometri dal traguardo, quando già la fuga di Flecha, Cousin, Boom, Lobato e Lemoine, usciti dopo pochi metri di Tour, era stata riassorbita, e il tentativo di ventaglio di Radioshack e Saxo Bank ai -30 neutralizzato: il pullman della Orica – GreenEDGE, anziché deviare poco prima del traguardo, come da decenni avviene in qualsiasi corsa ciclistica del pianeta, ha tentato di raggiungere la zona d’arrivo passando sotto lo striscione, restando incastrato proprio all’altezza della linea bianca. Forse paralizzati dallo sconcerto, i fantastiliardi di addetti Aso presenti hanno reagito con tempi letargici, inducendo Prudhomme e soci ad annunciare un anticipo della conclusione al cartello dei -3, forse dimenticando che lo stesso era collocato in curva, subito dopo una rotonda.
Il solo merito della direzione (o forse dei direttori sportivi) è stato quello di avvisare con prontezza il gruppo, nel quale ha subito provveduto ad assumere il comando la Cannondale di Peter Sagan. I treni di Cavendish e Greipel, meno rapidi a riorganizzarsi, hanno provato a subentrare poco dopo, ma la battaglia per la testa del gruppo si è esaurita nel peggiore dei modi prima di potersi infiammare: a 2 km circa dal nuovo arrivo, una maxi-caduta ha infatti falcidiato la parte avanzata del plotone, eliminando dalla contesa i campioni nazionali di Slovacchia, Gran Bretagna e Germania, oltre a far assaggiare l’asfalto corso a Tejay Van Garderen, Tony Martin e – soprattutto – ad Alberto Contador.
Prima ancora di poter abbozzare un bollettino, la radio comunicava intanto che il rebus del pullman era stato finalmente risolto, annunciando il ripristino del piano A, con il traguardo inizialmente previsto. I pochi velocisti superstiti hanno così dovuto ripensare di nuovo il finale, riuscendo comunque a presentarsi compatti sul rettilineo finale, dopo aver arginato un attacco di Terpstra. A lanciare lo sprint è stato Matteo Trentin, delegato alla volata da una Omega orfana di Cavendish, che ha però dimenticato di adattare la scelta di tempo al ruolo di punta anziché di apripista. Kristoff è stato il primo a sfilarlo, ma solo per essere a sua volta passato negli ultimi 50 metri da Marcel Kittel, implacabile nella progressione ed encomiabile nel resistere alla tentazione di anticipare troppo l’azione, nella quale era parso ad un certo momento sul punto di cadere. Kristoff si è dovuto accontentare della piazza d’onore, davanti al giovanissimo Danny van Poppel, 20 anni da compiere il mese prossimo.
Mentre davanti si consumava la battaglia per il successo di tappa, dietro rischiava di decidersi quella per il successo finale: Contador, pur assistito dalla Saxo quasi al completo, accusava infatti, insieme a Van Garderen, un distacco di oltre 2’ da Froome, abile a sfuggire per un soffio al capitombolo e a restare nel drappello di testa. Conscia dei disastri combinati, l’organizzazione ha però cercato di rimediare neutralizzando indiscriminatamente tutti i distacchi, salvando le velleità di maglia gialla dello spagnolo. Decisione di certo discutibile, visto che il regolamento prevede l’annullamento dei ritardi accumulati per cadute o incidenti negli ultimi 3 km; e se è vero che Contador, Sagan e compagnia sono volati a terra entro i -3 da quello che allora pareva dover essere il traguardo, risulta comunque difficile capire il motivo dell’azzeramento dei distacchi – ad esempio – di Hesjedal e Moser, finiti sull’asfalto ben prima.
La prima tappa va così in archivio con una classifica che più corta non si potrebbe, ma non è detto che siano inesistenti anche le conseguenze fisiche. Molti potrebbero risentire nei prossimi giorni dei postumi della caduta, e, fra i big, è proprio Contador ad aver dato la sensazione di maggiore sofferenza, tagliando il traguardo con apparenti dolori ad un braccio. Non dovrebbero invece esserci problemi per Froome, che pure era stato il primo atleta al via a dover chiedere assistenza all’ammiraglia, dopo un contatto in gruppo nel corso del trasferimento.
Terreno buono per verificare le condizioni dei possibili acciaccati si presenterà già domani, quando il Tour, dalla costa, si inoltrerà fra i monti della Corsica centrale, prima di degradare di nuovo verso il mare per l’arrivo di Ajaccio. Le asperità più significative sono piuttosto distanti dall’arrivo, ma a stuzzicare qualche coraggioso potrebbe provvedere la breve ma arcigna Côte du Salario, distante solo 12 km dal traguardo. Salvo cambi di programma, si intende.
Matteo Novarini