SAGAN A FORZA DODICI, ILLUSIONE BENNATI
Il fuoriclasse slovacco, ottimamente supportato da Moreno Moser e Damiano Caruso, conquista il suo dodicesimo successo stagionale, nonchè ottavo in carriera, al Tour de Suisse battendo in rimonta l’aretino della Saxo-Tinkoff con Philippe Gilbert alle loro spalle, mentre la lotta per il successo finale resta ancora apertissima con Matthias Frank sempre leader e Rui Alberto Faria da Costa, Roman Kreuziger e Tejay Van Garderen pronti a scavalarlo nella crono conclusiva di Flumserberg.
Foto copertina: Sagan è il più forte sul traguardo di Bad Ragaz (foto Bettini)
L’ottava e penultima tappa del Tour de Suisse, 180,5 km da Zernez a Bad Ragaz con la scalata dello Julierpass nelle fasi iniziali e, dopo un lungo tratto di discesa e pianura, lo strappo di Maienfeld la cui vetta era posta a 6 km dal traguardo, si prestava a diverse possibili soluzioni che andavano dalla fuga da lontano alla volata di un gruppo più o meno ristretto, passando per un’azione da finisseur negli ultimi chilometri. A tentare la prima opzione sono stati lo sloveno Robert Vrecer (Euskaltel), che strada facendo si è assicurato i punti sufficienti per aggiudicarsi sia la classifica di miglior scalatore che quella degli sprint intermedi, il francese Maxime Bouet (Ag2r), l’elvetico Reto Hollenstein (Iam Cycling) e l’empolese Manuele Mori (Lampre-Merida), già in avanscoperta nella tappa di La Punt, ma il gruppo è stato ben determinato ad andarli a riprendere con la Bmc che ha inizialmente badato a non concedere loro troppo spazio, dal momento che Bouet nella generale aveva un distacco di 5′59” dalla maglia gialla Matthias Frank. In seguito sono entrate in “esercizio” l’Argos-Shimano di John Degenkolb, l’Orica-GreenEdge di Matthew Goss e Michael Albasini e la Cannondale di Peter Sagan, determinatissimo a tornare ad alzare le braccia dopo il successo da dominatore la tappa di Meiringen seguito però da un paio di inattese sconfitte nei giorni successivi: la loro decisa rincorsa ha portato all’inevitabile ricongiungimento, avvenuto ai -17 dal traguardo, con Hollenstein che è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca.
Lo strappo di Maienfeld è stato condotto di gran carriera dapprima dalla Garmin-Sharp, non certo per Tyler Farrar che è stato uno dei primi a perdere contatto quanto per il 7° della generale Daniel Martin, e successivamente dalla Cannondale con Stefano Agostini e successivamente Damiano Caruso e Moreno Moser, autori entrambi di un Giro di Svizzera fin qui tutt’altro che entusiasmante ma che potrebbe dare loro un’ottima condizione in vista del campionato italiano. Ne è venuta fuori una selezione decisamente maggiore rispetto al previsto con il gruppo che si è ridotto ad una quarantina di unità comprendente tutti gli uomini di classifica ad eccezione di Cameron Meyer (Orica-GreenEdge), che è rimasto vittima di una foratura ai piedi della salita e non riuscirà più a rientrare chiudendo con un distacco di 27”. Davanti sono rimasti anche diversi atleti in grado di ben figurare allo sprint, da Albasini a Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff) passando per Julien Simon (Saur-Sojasun), José JoaquÃn Rojas (Movistar), il campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc) e naturalmente Sagan, mentre fin dalle prime rampe, oltre a Farrar e a Goss (che insieme a tutti i compagni di squadra, tranne Albasini, si è fermato ad attendere Meyer), non hanno retto il ritmo Romain Feillu (Vacansoleil), Tom Boonen (Omega-QuickStep), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), i nostri Jacopo Guarnieri (Astana) e Davide Cimolai (Lampre-Merida) e un deludente Degenkolb. In prossimità dello scollinamento hanno ceduto anche Grega Bole (Vacansoleil), Ben Swift (Team Sky) e il vincitore della tappa di Leuggern Alexander Kristoff (Katusha).
Negli ultimi chilometri, quasi tutti in discesa, non ci sono state sorprese con Caruso e Moser sempre a scandire l’andatura, Frank che ha lavorato in prima persona per portare davanti Gilbert e Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) che ha fatto la stessa cosa per Bennati, che si è lanciato ai -200 metri e ha dato per un attimo l’impressione di potercela fare contro un Sagan rimasto leggermente chiuso: il fuoriclasse di Zilina è però riuscito a trovare un varco, a superare l’aretino, che comunque da tempo non si vedeva così brillante, e a cogliere il 12° successo stagionale nonchè l’8° in carriera al Tour de Suisse pur avendone disputate solo le ultime tre edizioni, mentre Gilbert ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti ad Albasini, Christophe Riblon (Ag2r), Martin Elmiger (Iam Cycling) e Peter Velits (Omega-QuickStep). La classifica generale rimane sostanzialmente immutata e vede Frank in maglia gialla con 13” su Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), 23” su Roman Kreuziger (Astana), 44” su Thibaut Pinot (Fdj), 46” su Bauke Mollema (Blanco) e 1′17” su Tejay Van Garderen (Bmc) alla vigilia della nona e ultima tappa, un’atipica cronometro di 26,8 km da Bad Ragaz a Flumserberg con i primi 16 km pianeggianti e i successivi tutti in salita con una pendenza media intorno al 7%: ben difficilmente Frank riuscirà a conservare il suo primato di fronte al campione uscente Rui Costa e a Kreuziger, che nel 2008 ha costruito proprio nella cronoscalata al Klausenpass il suo successo nel Tour de Suisse. Entrambi molto più specialisti dell’elvetico, ma non vanno dimenticati Van Garderen, che ha dominato una prova analoga a San Josè al Giro di California e ha tutte le carte in regola per recuperare il gap, e gli stessi Pinot e Mollema, entrambi molto cresciuti contro il tic tac nelle ultime stagioni.
Marco Salonna