PAGELLE 2013: PROMOSSI E BOCCIATI DEL GIRO D’ITALIA
maggio 28, 2013
Categoria: Approfondimenti
La 96° edizione della Corsa Rosa incorona Vincenzo Nibali suo padrone indiscusso e lo inserisce tra i tre corridori da corse a tappe più completi del momento insieme a Froome e Contador. La competizione ha visto prevalere in tutti gli sprint Cavendish mentre una importante conferma a livello internazionale è giunta dai giovani ciclisti colombiani Uran e Betancur.
Foto copertina: sono Nibali, Cavendish e Paolini i tre corridori promossi a pieni voti al Giro 2013
PROMOSSI
Vincenzo Nibali: in questa edizione era chiamato alla prova della maturità e l’ha superata brillantemente. Ha dimostrato freddezza ed intelligenza nel gestire la propria squadra lungo un percorso disseminato di insidie e difficoltà anche nelle tappe che sulla carta apparivano più tranquille. In questo Giro d’Italia, reso ancor più complicato dalle pessime condizioni atmosferiche, le azioni rocambolesche e avventate che lo vedevano protagonista fino alla passata stagione, e che spesso gli sono costate la vittoria (vedi la Liegi 2012), sono state sostituite da una condotta di gara più accorta. Mai uno scatto di troppo o un allungo che non servisse per bloccare l’iniziativa di un avversario pericoloso in classifica; lo abbiamo visto protagonista solo quando le varie situazioni della gara lo imponevano. Una sicurezza in corsa che si è tradotta in una superiorità netta sui rivali sia sui terreni da sempre a lui più congeniali (le discese e le prove a cronometro) che su quelli meno favorevoli come le salite più ripide. Voto: 10
Rigoberto Uran: trovatosi inaspettatamente a ricoprire il ruolo di capitano di una tra le squadre più importanti al mondo (Team Sky) dopo la defezione di Wiggins, ha saputo far fronte a questa gravosa responsabilità con una professionalità che è difficile riscontrare in un ciclista della sua età . In condizioni climatiche meno ostili avrebbe senz’altro potuto esaltare al massimo le sue doti di scalatore atipico, in grado di reggere bene anche sul passo (vedi l’argento olimpico conquistato a Londra). Inoltre, almeno la metà del distacco accumulato in classifica nei confronti di Nibali, lo si deve alla tappa di Pescara in cui ha dovuto aspettare un Wiggins in evidente difficoltà . Con ogni probabilità lo vedremo, già a partire dalla prossima stagione, ricoprire il ruolo di leader di una propria formazione. Voto: 9
Cadel Evans: venuto al Giro d’Italia per macinare chilometri in vista della Grand Boucle, ha migliorato il proprio stato di forma con il passare delle tappe, come si addice ad un autentico corridore da GT. L’australiano ha da sempre sofferto il freddo e l’umidità , quindi le sue prestazioni sono risultate in alcune occasioni sotto tono. Con la sua solita grinta e tenacia tuttavia ha saputo affrontare momenti di grande difficoltà , rendendosi protagonista di azioni che hanno esaltato il pubblico. Nonostante l’età , conquista un podio (anche per il sottoscritto) inatteso in una delle edizioni più dure che si ricordino. E c’è da scommettere che lo ritroveremo competitivo anche sulle strade di Francia. Voto: 9
Michele Scarponi: come ho già avuto modo di scrivere non è mai stato un atleta da gare a tappe, perché il suo rendimento nella terza settimana invece di crescere tende ad attestarsi su livelli più bassi di forma. Questa edizione non ha fatto eccezione e Michele si è ritrovato di nuovo quarto in classifica generale. L’impressione è che fosse più in forma il suo uomo più fidato, Niemec (voto: 7), il quale nonostante il lavoro di gregariato gli è giunto a ridosso nella graduatoria finale. Voto: 7
Carlos Alberto Betancur: dopo un’entusiasmante campagna sulle Ardenne, ha provato in tutti i modi a vincere una frazione al Giro cogliendo tuttavia solo piazzamenti. Può consolarsi con la più che meritata conquista della Maglia Bianca anche se per vederlo vestire quella Rosa bisognerà attendere ancora qualche stagione perché non sembra ancora pronto per dominare le grandi salite. Le caratteristiche non appaiono quelle di uno scalatore puro ma sono più conformi a quelle di uno scattista. Ricorda molto Jalabert ed è noto a tutti che Jaja non ha mai fatto faville sulle grandi montagne. Voto: 8
Rafal Majka: capitano designato della Saxo Bank alla vigilia del Giro, ha dimostrato strada facendo il perché i tecnici danesi riponessero tanta fiducia in lui. Non si è limitato a reggere quasi sempre il ritmo dei migliori in salita, ma ha anche accennato in più di un’occasione un allungo. La lotta fino all’ultima tappa con Betancur per la Maglia Bianca ha appassionato tutti, anche se il giovane polacco si è reso autore di una pesante scorrettezza nella tappa delle Tre Cime quando ha tentato di approfittare di un problema meccanico occorso al colombiano per cercare di eliminarlo dai giochi. Voto: 6,5
Mauro Santambrogio: autentica rivelazione non solo di questa corsa ma dell’intera stagione, si è tolto la soddisfazione di aggiudicarsi una delle frazioni più dure del Giro. Nelle ultime tappe ha subito un evidente calo fisiologico, ma per un ciclista che ha sempre terminato a fatica un Grande Giro trovarsi con un nono posto in classifica rappresenta un risultato sbalorditivo. Voto: 7,5
Mark Cavendish: alla vigilia si nutrivano dei dubbi sulle possibilità del treno della Omega di supportarlo adeguatamente nelle volate. Perplessità che si sono dileguate già a partire dalla prima tappa, conclusa vittoriosamente dal britannico. Riesce a conquistare cinque vittorie e l’ambita Maglia Rossa, grazie soprattutto all’annullamento della tappa con Stelvio e Gavia che avrebbe potuto seriamente metterlo fuori tempo massimo. Voto: 10
Luca Paolini: ha rappresentato il faro della corsa nella prima settimana in cui ha vestito la Maglia Rosa dopo aver conquistato la seconda frazione con un’azione avvincente. Uscito di classifica ha comunque animato la corsa attraverso fughe da lontano che purtroppo non sono andate in porto. Un Giro da incorniciare. Voto: 10
Giovanni Visconti: le due tappe più emozionanti della corsa rosa portano la firma di questo ciclista che con i suoi scatti e le sue fughe vincenti ha saputo risorgere. Voto: 9
Stefano Pirazzi: questo volenteroso corridore che non riesce mai a scegliere i tempi giusti per scattare, rendendosi autore di azioni quanto mai improbabili, ha saputo comunque gratificare se stesso e la propria formazione (Team Bardiani) con la conquista della maglia di miglior scalatore. La scarsa competizione che si è vista per primeggiare in questa graduatoria ci porta tuttavia a riflettere sulla formula attuale che risulta poco premiante per quei corridori che, oltre a questa maglia, hanno nel mirino obbiettivi di classifica generale. Voto: 7
BOCCIATI
Bradley Wiggins: regolarista d’eccezione ha subito i continui cambi di ritmo imposti dal tracciato del Giro, reso ancor più insidioso dalle condizioni atmosferiche particolarmente avverse. Benché la versione ufficiale imputi ad una bronchite il suo scarso rendimento, quasi certamente sarebbe andato incontro ad una debacle anche con un clima a lui più favorevole, dovendo fare i conti con montagne dalle caratteristiche ben diverse da quelle del Tour, pure a lui abbastanza indigeste. Voto: 4
Ryder Hesjedal: la vera sorpresa della Corsa Rosa dello scorso anno, con le prestazioni offerte nel corso di questa edizione ha riportato a livelli consoni alle sue qualità peculiari le proprie performance. Mai presente nei momenti topici, mi sarei stupito di una sua eventuale conferma ai vertici della classifica. Voto: 3
Robert Gesink: sceso dalle ventose e fredde terre olandesi alla conquista del Giro, a capo di una forte squadra in grado di aiutarlo su ogni terreno, è franato, come purtroppo ci ha abituato, dopo i primi dieci giorni di gara nonostante condizioni climatiche a lui certamente familiari. Voto: 3
Filippo Pozzato: in cerca di riscatto dopo aver corso una disastrosa campagna delle Classiche, non lo abbiamo mai visto protagonista di una benché minima iniziativa che avesse potuto dare un senso alla sua partecipazione. Nella più importante vetrina ciclistica nazionale ha offerto, senza apparenti motivazioni, una immagine di sé rinunciataria, scontrandosi con il sentire comune degli appassionati che tuttora ammirano, nel ciclista anche se perdente, lo spirito combattivo. Voto: 3
Francesco Gandolfi
gandolfi.francesco@libero.it