LA NEVE FERMA IL GIRO, L’ANTIDOPING DI LUCA
Dopo il cambio di percorso annunciato ieri sera, con la rinuncia a Gavia e Stelvio, la neve obbliga gli organizzatori a cancellare definitivamente la 19a tappa, rendendo impraticabile anche il tracciato di riserva. Il bilancio di una giornata disastrosa viene completato dalla positività di Danilo Di Luca all’EPO, rilevata in un controllo a sorpresa del 29 aprile scorso. Lascia il Giro Robert Gesink. Mutilata anche la tappa di domani, privata di Costalunga, San Pellegrino e Giau.
Foto copertina: Il Passo del Tonale questa mattina, sotto una fitta nevicata (foto tempoitalia.it)
Era noto da ieri sera che il Giro avrebbe dovuto di nuovo rinunciare all’accoppiata Gavia – Stelvio, infilata quanto mai suggestiva e sulla carta naturale, vista la collocazione geografica dei due giganti, eppure mai concretizzatasi in 104 anni di storia della Corsa Rosa. Se nel 1961 si riuscì almeno ad assicurare il transito sulla Cima Coppi (dal versante opposto), questa volta nemmeno il ricorso ad un piano B confinato a montagne relativamente basse, con i ben più modesti Tonale e Castrin prima dell’ascesa finale a Val Martello, è stato sufficiente a garantire lo svolgimento della gara: la neve è infatti caduta abbondante anche sui due passi di riserva, costringendo Acquarone e Vegni al definitivo annullamento della frazione; evento che al Giro non si verificava dai fattacci di Sanremo, datati 2001.
Inutile sottolineare il pesante ridimensionamento subito dal percorso presentato l’anno passato, anche se le immagini provenienti dalle strade interessate dall’eventuale tappa sostitutiva lasciano poco spazio a discussioni. Quel che è peggio è che analoga sorte rischia di subire la ventesima, penultima e più dura tappa del Giro: le cinque ascese previste sulla strada verso le Tre Cime di Lavaredo si trovano infatti ben al di sopra della quota neve odierna, e le attuali previsioni non inducono all’ottimismo. Per il momento, il nuovo programma prevede la cancellazione di Costalunga, San Pellegrino e Giau, salvaguardando Tre Croci e ascesa finale, per offrire almeno una versione ridotta del progetto originario. Tutt’altro che esclusi, però, ulteriori mutamenti entro stasera, che difficilmente sarebbero orientati ad un ripristino delle difficoltà iniziali.
È a questo punto una fortuna che la lotta per la maglia rosa sia stata virtualmente chiusa già ieri dalla mostruosa cronoscalata di Vincenzo Nibali, benché lo sconvolgimento delle due frazioni più impegnative non possa non pesare sulla classifica finale: Scarponi avrà a disposizione due sole scalate (sulla seconda e più significativa delle quali resta un enorme punto interrogativo, a meno di clamorosi miglioramenti climatici) per dare l’assalto al podio di Evans e Uran; Betancur e Majka si giocheranno la maglia bianca in una manciata di chilometri; corridori poco dentro o poco fuori la top 10, come Sanchez o Pozzovivo, che avrebbero trovato terreno favorevole per tentare rimonte anche consistenti, potranno invece al più mirare ad un successo di tappa. È poi definitivamente chiusa la lotta per la maglia azzurra, anche se i 34 punti di vantaggio di Pirazzi su Visconti lasciavano in ogni caso poco margine ai dubbi.
Chi invece non sarà toccato da questi ed eventuali altri stravolgimenti è Robert Gesink, che, dopo l’ennesima prestazione al di sotto delle aspettative sulle tre settimane, ha deciso di fare i bagagli e tornarsene a casa già oggi, cedendo il suo dodicesimo posto in classifica generale a Franco Pellizotti. Il modesto Giro disputato dall’olandese rende il suo abbandono una notizia da terza pagina, ma è curioso notare come si tratti del terzo ritiro, dopo quelli di Hesjedal e Wiggins, da quel pacchetto di stranieri eccellenti chiamato a nobilitare il Giro, di cui restano ormai i soli Evans e Sanchez.
Se annullamenti, tagli e cambiamenti di programma non avevano reso abbastanza nefasta la giornata, a funestarla ulteriormente ha provveduto il solito, vecchio spettro che aleggia sul Giro e sul ciclismo: quello del doping, oggi manifestatosi nella forma della positività all’eritropoietina di Danilo Di Luca, riscontrata in un controllo a sorpresa del 29 aprile scorso. La carriera dell’abruzzese, a scanso di novità in sede di controanalisi, finirà probabilmente qui, dopo che, con un Giro sempre all’attacco, il già due volte squalificato Killer si era riguadagnato il rispetto di tanti appassionati.
Come ultimo atto, il vincitore dell’edizione 2007 della Corsa Rosa offre l’occasione di sparare a zero sul suo sport a tutti coloro che se ne interessano soltanto in simili circostanze, rinvigorendo una volta di più la corrente di pensiero che vuole il ciclismo quale sport d’elezione delle pratiche illecite. Sappiamo di sprecare fiato nel ricordare che le tante positività sono anche e soprattutto dovute ai tanti e seri controlli effettuati, del tutto alieni a discipline che non preoccupandosi di combattere e individuare i bari possono fingerne l’inesistenza; d’altro canto, puntare il dito verso altri mondi e chiudersi a difesa di quello della bicicletta sarebbe il peggior modo di approcciare – o meglio di continuare ad affrontare – il problema.
Per Di Luca si tratta della terza positività all’EPO, dopo quelle al CERA del 20 e 28 maggio 2009, nel corso del Giro in cui Menchov piegò Danilo al termine di un meraviglioso testa a testa; quasi certamente sarà l’ultima, poiché la squalifica sarà pesante e la data di nascita (2 gennaio 1976) non depone a favore di una nuova rentrée. Con tutto il rispetto per l’interessato e per chi lo ha supportato prima e dopo il caso di quattro anni fa, riesce adesso difficile dispiacersene.
Matteo Novarini