SUL GALIBIER VINCONO VISCONTI E LA PAURA
Si risolve in un nulla di fatto la frazione del Col du Galibier, salvata soltanto da una splendida impresa solitaria di Giovanni Visconti. Il gruppo neutralizza in sostanza il Moncenisio, affrontato a passo d’uomo, e i big si marcano sulla salita finale. Altra piazza d’onore per Betancur, che recupera una manciata di secondi insieme a Majka e Niemec. Pressoché invariata la classifica generale.
Foto copertina: Giovanni Visconti festeggia il meritatissimo successo sul Galibier (foto Roberto Bettini)
Se l’idea della quindicesima tappa del Giro d’Italia era quella di rendere omaggio a Marco Pantani, si può dire che l’esperimento sia riuscito solo a metà : la visita alla stele dedicata al Pirata, dove le pessime condizioni meteo hanno costretto a porre il traguardo, ha suscitato più di qualche emozione, ma i corridori – che hanno ovviamente diritto di interpretare la corsa come meglio credono, perseguendo gli obiettivi che preferiscono – non hanno propriamente contribuito all’omaggio, dando l’impressione di giudicare la corsa più chiusa di quanto la classifica non autorizzi a pensare.
Evans, Uran e Santambrogio, per questioni di graduatoria, condizione e risultati gli unici a poter nutrire sogni rosa, hanno ritenuto quel che restava del Galibier (una buona fetta: 14 dei 18 km previsti originariamente) insufficiente a mettere in difficoltà il capoclassifica, o hanno forse rimandato l’assalto a terreni ancor più arcigni, che non si presenteranno però prima di venerdì. Scarponi ha abbozzato un allungo a 3 km dalla vetta, ma senza mostrare né la convinzione né la gamba necessarie a colmare almeno una parte dei quasi 4’ che lo separano dalla testa; tanto che meglio di lui, oggi come ieri, ha saputo fare Niemec, compagno sempre più vicino allo status di co-capitano, ormai staccato di soli 42’’ dal marchigiano in graduatoria.
A minacciare la serenità della Astana, che ha ritrovato oggi anche il miglior Fabio Aru, hanno provato soltanto alcuni outsiders: Gesink, Henao e Kiserlovski sul Télégraphe, Kelderman, Sanchez, Caruso, Betancur e Majka sul Galibier, in mezzo a tanti attacchi senza seguito da parte di uomini fuori classifica (Stetina, De Greef, Di Luca, Herrada, Gastauer, Martinez, Garate, Petrov). Nessuno è riuscito a scuotere davvero un gruppo pilotato a ritmo costante ma non esasperato da Agnoli prima e Aru poi, folto ancora di una trentina di unità a 2 km dal traguardo. Come spesso è avvenuto, è stato allora Nibali ad operare la maggiore selezione, prima che una girandola di scatti negli ultimi 1500 metri consentisse a Betancur, Majka e Niemec di guadagnare un pugno di secondi.
In tutto ciò, va a Giovanni Visconti il merito di aver salvato il bilancio della giornata, ponendo la seconda candidatura – dopo quella di Hansen a Pescara – alla palma di miglior azione solitaria del Giro. Terzo siciliano a far fortuna in questo Giro, dopo le maglie rosa Puccio e Nibali, il tre volte campione italiano si è involato in fuga a 3 km dal primo Gran Premio della Montagna, quel Moncenisio per la cui scalata in bicicletta Vegni e Acquarone avevano dovuto combattere non meno che per garantirsi gran parte del Galibier, dopo il parere fortemente contrario espresso ieri dal prefetto francese. Uno sforzo ripagato dai corridori con una comprensibile ma poco edificante auto-neutralizzazione, condita da improperi a chi, nei chilometri iniziali, ha osato rompere la tregua, peraltro organizzata in una delle giornate di maggior visibilità televisiva della corsa.
Visconti è stato fra i primi a dare il via alla gara vera, insieme a Pirazzi, Chalapud e Rodriguez, successivamente raggiunti in testa da Weening, Rabottini e Rubiano. I sette hanno raggiunto un vantaggio massimo superiore ai 6’, ma un enorme e incomprensibile dispiegamento di forze della Lotto Belisol nel tratto di fondovalle precedente il Télégraphe ha riportato il plotone ad appena 2’, lasciando immaginare che il successo parziale fosse affare per grossi calibri. E così sarebbe effettivamente stato, se il siciliano, dopo aver distanziato già sulla penultima ascesa i compagni di viaggio, non avesse mantenuto a lungo un ritmo superiore a quello del gruppo e dei vari drappelli via via evasi, soffrendo davvero soltanto nei chilometri finali, percorsi sotto una nevicata di crescente intensità .
Conservando sul traguardo 42’’ di vantaggio, l’alfiere Movistar, al primo successo di prestigio con la maglia che veste dalla stagione scorsa, ha relegato all’ennesimo secondo posto Betancur, cui resta la parziale consolazione di aver sfilato la maglia bianca a Majka per 5’’, ma il rammarico di aver dovuto attendere più del giusto a muoversi per consentire il rientro di Domenico Pozzovivo, rimasto attardato a causa di una caduta nella discesa del Télégraphe.
Alla vigilia del secondo giorno di riposo, Nibali entra dunque nell’ultima settimana mantenendo 1’26’’ su Evans, 2’46’’ su Uran, 2’47’’ su Santambrogio, 3’53’’ su Scarponi, 4’35’’ su Niemec, 5’15’’ su Betancur, 5’23’’ su Majka e 5’57’’ su Pozzovivo: distacchi ancora piuttosto contenuti, che rendono ancor meno comprensibile l’arrendevolezza con cui quasi tutti si sono consegnati al dominio del capoclassifica negli ultimi due giorni. Il terreno per tentare la rimonta rimane, a cominciare già dall’insidiosa tappa di Ivrea di martedì; ma occorrerà ben altra combattività per evitare che la maglia rosa controlli con la stessa scioltezza di questo week-end.
Matteo Novarini