I DUE VOLTI DELLA GRAN BRETAGNA: CAV FA 100, WIGGO SPROFONDA
Terzo successo in questo Giro d’Italia e centesimo in carriera per il velocista dell’Omega-QuickStep che si impone sotto la pioggia a Treviso davanti a Nacer Bouhanni e Luka Mezgec mentre il vincitore del Tour 2012, influenzato, perde contatto nella discesa del Montello e chiude con 3′17” di ritardo dalla lotta per la maglia rosa. Lunga fuga di cinque atleti tra cui Fabio Felline e Marco Marcato ripresi a soli 400 metri dal traguardo.
Foto copertina: i due volti della 12a tappa del Giro, quello beato tra le miss di Cavendish e quello sofferente di Wiggins nel dopotappa (foto Bettini)
La 12a tappa del Giro d’Italia, 134 km da Longarone a Treviso, si presentava come una delle più agevoli di questa edizione sia per il chilometraggio ridotto sia per il percorso in gran parte pianeggiante se si eccettuano lo strappo piuttosto breve di Cà del Poggio nella fase iniziale e la salita del Montello, già teatro dei campionati del mondo del 1985, posta comunque a 41 km dal traguardo ma a rendere impegnativa la corsa è stato ancora un maltempo che dopo due giorni di tregua è tornato ad abbattersi ai corridori sotto forma di una pioggia incessante dal primo all’ultimo metro. A differenza di quanto accaduto nella tappa del Vajont la fuga ha preso il largo fin dalle prime battute con Maurits Lammertink (Vacansoleil), Fabio Felline (Androni), Bert De Backer (Argos-Shimano), il vincitore di Firenze Maxim Belkov (Katusha), ai quali si è successivamente aggiunto Marco Marcato, voglioso di ben figurare sulle strade di casa, che hanno acquisito fino a 3′ su un gruppo in cui ben presto le maglie dell’Astana di Vincenzo Nibali sono state rimpiazzate in testa da quelle della Cannondale di Elia Viviani e soprattutto da quelle dell’Omega-QuickStep di Marc Cavendish, che si è imposto davanti al veronese nelle due precedenti volate a ranghi compatti di Napoli e Margherita di Savoia, e la situazione è rimasta sostanzialmente invariata fino in cima al Montello se si eccettua il momento in cui Bradley Wiggins (Team Sky), come più volte accaduto in questo Giro d’Italia quando l’asfalto era bagnato, ha perso contatto in un breve tratto in discesa a 90 km dal traguardo prima di essere riportato dentro dai compagni, prodromo del dramma che si consumerà dalla picchiata verso Giavera fino al traguardo: il vincitore dell’ultimo Tour de France, che si scoprirà nel dopo corsa essere influenzato e pertanto a forte rischio di abbandonare la corsa rosa, ha nuovamente perso terreno insieme a una trentina di altri corridori e questa volta l’aiuto dei gregari, rimasti tutti al suo fianco ad eccezione dei colombiani Rigoberto Urà n e Sergio Henao, è servito a poco di fronte a un plotone che proseguiva ad andatura forsennata sia per infliggere il maggior distacco possibile al britannico, con la Bmc di Cadel Evans in prima linea nel menare la danza, sia per andare a riprendere i fuggitivi che, favoriti dalle condizioni meteo e ancora con parecchia benzina nel serbatoio in virtù della brevità del percorso, proseguivano di gran carriera nella loro azione, mentre Wiggins faticava addirittura nei tratti rettilinei a tenere le ruote dei compagni di squadra e chiuderà con un ritardo di 3′17”, uscendo definitivamente dalle zone alte della classifica generale.
Sebbene il loro vantaggio si fosse ridotto a soli 25” all’ingresso del circuito finale di Treviso, il cui primo passaggio sotto la linea bianca era posto ai -7,5 km, il quintetto al comando ha venduto carissima la pelle e solo ai 400 al traguardo sono stati inghiottiti dal plotone, con Felline ultimo ad arrendersi: come a Margherita di Savoia Cavendish è stato pilotato alla grande da Matteo Trentin e Gert Steegmans con l’enfant du pays Sacha Modolo (Bardiani-Csf), molto sfortunato nella prima metà del Giro, pronto a posizionarsi alla ruota di Cannonball e tentare di saltarlo: intelligentemente il britannico si è lanciato spostandosi leggermente verso destra ciò ha fatto sì che il 26enne di Conegliano rimanesse chiuso, entrasse in contatto con Nacer Bouhanni (Fdj) che rinveniva dalle retrovie e fosse costretto a smettere di pedalare, ma in ogni caso nulla avrebbe potuto di fronte al campione del mondo di Copenhagen che negli ultimi 100 metri ha sprigionato tutta la propria potenza imponendosi davanti al campione francese, a Luka Mezgec (Argos-Shimano), a Giacomo Nizzolo (RadioShack), a Brett Lancaster (Orica-GreenEdge) e a Manuel Belletti (Ag2r) mentre Viviani è rimasto nelle retrovie non andando oltre il 16° posto. Con questo successo Cavendish ha tagliato il traguardo delle 100 vittorie in carriera, nonchè delle 13 al Giro d’Italia e delle 39 in totale nelle grandi corse a tappe, numeri che fanno spavento se si pensa che lo sprinter dell’isola di Man compirà 28 anni il prossimo 21 maggio: dal canto suo Nibali esce ulteriormente rafforzato da una giornata al termine della quale conserva la maglia rosa con 46” su Evans, 2′04” su Urà n, 2′12” da Robert Gesink (Blanco) e 2′13” su Michele Scarponi (Lampre-Merida), soprattutto per via di una corazzata Sky divenuta spuntata, con il solo colombiano a far paura: prima delle grandi montagne del weekend i corridori dovranno ora affrontare la frazione più lunga del Giro, 254 km da Busseto, in omaggio al bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, a Cherasco in gran parte pianeggianti ma con una serie di saliscendi nel finale in cui anche i big dovranno tenere gli occhi aperti.
Marco Salonna