WIGGINS SHOCK: CEDE IN SALITA, CADE IN DISCESA

maggio 10, 2013
Categoria: News

Il favorito numero uno del Giro si stacca sullo strappo di San Silvestro e scivola nella successiva discesa, cedendo quasi un minuto e mezzo agli avversari. La tappa va ad un grande Adam Hansen, al termine di una lunga fuga. A terra anche Nibali, nel bel mezzo di un attacco in discesa. Sul podio di giornata anche Battaglin e un attivissimo Di Luca.

Foto copertina: Adam Hansen si invola verso il successo di tappa (foto AP)

Dove non erano arrivati Madeleine, Aubisque e Tourmalet al Tour 2012, al Giro 2013 è arrivato lo strappo di San Silvestro, ad un pugno di chilometri da Pescara: qui, per la prima volta nella sua ancora giovane carriera di uomo da battere su tre settimane, Bradley Wiggins ha conosciuto l’onta della crisi, mentale prima che fisica. In una tappa che chiamava le imboscate, Wiggo si è in realtà arenato da solo, vittima di un generale nervosismo, e del panico vero e proprio subentrato dopo la scivolata nella discesa finale, dalle rampe appenniniche alle rive dell’Adriatico. Il bilancio complessivo della giornata, pur non compromettendo le possibilità di maglia rosa finale, è di quelli catastrofici per una tappa di media montagna che, ad una ventina di chilometri dal traguardo, con le rampe del doppio strappo di Chieti alle spalle e un gruppo ancora folto e non particolarmente bellicoso, pareva poter essere superata senza eccessivi patemi.
Scarponi, Evans, Hesjedal, Gesink e Sanchez si sono ritrovati al traguardo un tesoretto di 1’24’’, guadagnato al modico prezzo di qualche accelerazione per seguire gli scatti ripetuti ma non troppo incisivi di Danilo Di Luca; più caro il prezzo pagato da Vincenzo Nibali, l’unico dei big ad attaccare in prima persona, vedendo premiata la propria audacia con un capitombolo nella penultima discesa. Il siciliano è comunque giunto insieme agli altri favoriti, ma cedendo qualcosa nella picchiata finale, forse per una forma più lieve dello stesso disagio che ha bloccato Wiggins nello stesso tratto.
E dire che, come anticipato, solo pochi minuti prima del putiferio scatenatosi negli ultimi 12 km, la corsa pareva destinata a risolversi in un pareggio a reti inviolate, animata soltanto dall’impresa di Adam Hansen, in fuga dal mattino. Andatosene in avvio in compagnia di Sella, Ligthart, Tamouridis, Tjallingii e Rollin, l’australiano aveva visto il margine della fuga scendere da un massimo di 7’20’’, toccato intorno a metà percorso, fino ai 2’ del GPM di Chieti-Pietragrossa, quando la Vini-Fantini ha spedito in avanscoperta Fabio Taborre.
Gli uomini di Scinto, principali responsabili della rimonta del gruppo, volevano così scaricare su altri il fardello del resto dell’inseguimento, ma hanno di fatto servito un assist ai battistrada, nel frattempo ridottisi alla coppia Hansen – Sella: in testa al plotone si è infatti portato il Team Sky, al quale non dispiaceva la prospettiva di privare i rivali dell’abbuono all’arrivo. Il margine è così tornato a dilatarsi fino a lambire i tre minuti e mezzo, anche grazie all’intervento di una pioggia che ha incentivato alla cautela i grandi del Giro.
Per involarsi in solitaria verso il traguardo, Hansen ha scelto le rampe verso Santa Maria de Criptis, sulla carta terreno ben più favorevole al compagno d’avventura. Ormai in ritardo per rimediare ad una scelta rivelatasi suicida, la Vini Fantini ha quindi finalmente giocato la carta Di Luca sulle stesse pendenze, trovando la pronta risposta di Nibali, Scarponi, Kiserlovski, Gesink e Santambrogio, ma non quella di Wiggins, agganciatosi solo in un secondo momento. L’abruzzese ci ha riprovato poco dopo, replicando ad un allungo di Kangert, con cui la Astana preannunciava il già menzionato attacco del suo leader.
In mezzo a mille cadute, prima fra tutte quella con cui erano evaporati i 20’’ rapidamente guadagnati da Nibali con il suo attacco, il gruppo si è comunque ricompattato in vista dell’ultimo GPM, dove Wiggins ha cominciato a scivolare in coda al gruppo, per poi perderne definitivamente le ruote. In cima, già mezzo minuto separava il baronetto dagli altri favoriti, prima del vero fattaccio: su un asfalto tanto saponoso da aver fatto scivolare poco prima anche uno spettatore, Wiggo è stato uno dei tanti a volare al suolo, ma il solo a bloccarsi dopo essere ripartito, incapace di imporre alla sua bici la benché minima piega. Il divario è cresciuto in un amen fino a sfiorare il minuto e mezzo, evitando di assumere proporzioni ancor più drammatiche solo grazie al supporto di Uran ed Henao nel tratto pianeggiante conclusivo.
Tributata la meritata ovazione all’eroe di giornata, al primo successo dopo un digiuno di tre anni, tutti hanno fissato gli occhi sul cronometro, per quantificare i danni provocati da una tappa che rincuora chi teme che la programmazione esasperata del ciclismo computerizzato possa eliminare quella componente di imponderabile che è il sale di qualsiasi sport. Battaglin e Di Luca hanno guadagnato secondo e terzo gradino del podio 67 secondi dopo l’arrivo di Hansen; altri 84 sono dovuti passare prima del transito del dorsale 181, scivolato al 23° posto della generale.
Alla tanto attesa maxi-cronometro, alla vigilia del Giro individuata come reale inizio di una corsa in realtà accesasi ben prima, si presenta in rosa Benat Intxausti, regolarissimo nella prima settimana, e favorito dalla brillante cronosquadre della sua Movistar. Nibali, fra i tanti a dover sperare che le botte di oggi non condizionino la prestazione di domani, è appena 5’’ più indietro, con Hesjedal sul gradino più basso del podio virtuale, a 8’’. Caruso, Santambrogio, Evans, Gesink, Santaromita, Weening e Kiserlovski chiudono una top 10 composta da coloro che hanno saputo evitare di buttare secondi banalmente e, pur deludendo in qualche caso (si pensi ad Evans e allo stesso Hesjedal), si sono ben difesi a Ischia.
Poco distanti Sanchez e Scarponi, che precedono di una manciata di secondi un Luca Paolini che, staccandosi in contemporanea con Wiggins e tagliando subito davanti a lui il traguardo, ha salutato le insegne del primato. Proprio il britannico, a dispetto delle disavventure odierne, resta forse, con il suo minuto e 32’’ di ritardo, il principale indiziato a vestirsi di rosa fra ventiquattro ore. Tutto dipenderà da come reagirà ai traumi di oggi, e non è detto che siano i lividi i più difficili da smaltire.

Matteo Novarini

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