CAVENDISH E OMEGA, VITTORIA PER WEYLANDT
Nel secondo anniversario della morte del corridore belga, che militava allora proprio nella formazione di Patrick Lefevère, il campione del mondo di Copenhagen bissa il successo in volata imponendosi nettamente in quel di Margherita di Savoia davanti ad Elia Viviani e Nacer Bouhanni, mentre Luca Paolini conserva senza patemi la maglia rosa. Brutto quarto d’ora per Bradley Wiggins che rimane attardato da una caduta a 32 km dal traguardo ma riesce successivamente a rientrare.
Foto copertina: il bis di Cavendish sulle strade del Giro 2013 (foto Bettini)
La settima tappa del Giro d’Italia, 169 km interamente in territorio pugliese da Mola di Bari a Margherita di Savoia, si presentava insieme a quella inaugurale di Napoli come la frazione più agevole della prima settimana di corsa, con i primi 75 km lungo il litorale adriatico fino a Barletta prima di addentrarsi nell’entroterra, senza comunque affrontare la benchè minima difficoltà altimetrica, e tornare sul mare per un circuito finale di 16,3 km da ripetere per tre volte: l’unica insidia sarebbe potuta essere il vento che però ha spirato quasi costantemente in senso contrario alla marcia dei corridori non creando particolari problemi e la corsa ha avuto pertanto un andamento molto tranquillo con gli australiani Cameron Wurf (Cannondale), già a lungo in fuga nella prima tappa, e Jack Bobridge (Blanco), tre volte campione mondiale su pista, che preso il largo dopo 14 km e sono stati ripresi ai -20 dal traguardo da un gruppo guidato dall’Omega-QuickStep di Marc Cavendish, logico favorito di giornata dopo essersi aggiudicato lo sprint di Napoli, e dalla Fdj del campione francese Nacer Bouhanni, terzo in terra partenopea e già vittorioso 4 volte in stagione, che aveva avuto un ritardo massimo intorno ai 6′. Gli unici ulteriori spunti di cronaca in questa fase sono state le cadute senza conseguenze di Brian Bulgac (Lotto-Belisol) e del vincitore della Vuelta 2011 Juan José Cobo (Movistar), per la terza volta a terra in questo avvio di Giro d’Italia, e una foratura di Bradley Wiggins (Sky) che sarebbe stata insignificante se non fosse che poco dopo, in coincidenza con il primo passaggio sul traguardo di Margherita di Savoia a 32 km dal traguardo, una nuova caduta, questa volta di massa con Danilo Di Luca e Stefano Garzelli (Vini Fantini), Filippo Pozzato (Lampre-Merida) e la maglia azzurra Giovanni Visconti (Movistar) ha spezzato in diversi tronconi il gruppo e il britannico, in quel momento ancora nelle retrovie, si è ritrovato ad avere fino a 1′ di distacco rispetto agli altri uomini di classifica: fortunatamente per lui il gruppo di testa ha proseguito con un’andatura regolare e dopo un inseguimento condotto per una decina di km dal Team Sky, in particolare con un Dario Cataldo in ripresa dopo i problemi gastrointestinali che l’avevano portato sull’orlo del ritiro nei giorni scorsi, Wiggins e gran parte dei corridori rimasti attardati hanno potuto rientrare.
Le grandi manovre per la volata conclusiva hanno visto diverse formazioni alternarsi al comando, annullando rapidamente due velleitari tentativi di Manuele Boaro (Saxo-Tinkoff) e Marco Marcato (Vacansoleil) rispettivamente ai -5 e ai -3 dal traguardo, e lo stesso Wiggins che per evitare di correre rischi si è portato in testa in prima persona facendoli da parte quando mancavano solo 2500 metri. In prossimità del triangolo rosso dell’ultimo km è stata l’Argos-Shimano di John Degenkolb a prendere l’avanguardia del gruppo ma si è immediatamente fatta da parte nel momento in cui il tedesco vincitore a Matera è rimasto intruppato intorno alla 20a posizione e nel finale è venuta fuori prepotentemente, come forse mai era accaduto in questa stagione in cui Cavendish diverse volte aveva lamentato uno scarso supporto dei compagni di squadra nelle fasi finali, l’Omega-QuickStep con Matteo Trentin e Gert Steegmans che hanno portato il britannico davanti a tutti a 150 metri dal traguardo e a quel punto il campione del mondo di Copenhagen non ha avuto difficoltà ad imporsi davanti ad Elia Viviani (Cannondale), alla sua seconda piazza d’onore dopo quella di Napoli, e Matthew Goss (Orica-GreenEdge) che non hanno potuto fare altro che rimanergli a ruota mentre Bouhanni pur autore di una buona rimonta conclusiva si è fermato al 4° posto davanti a Mattia Gavazzi (Androni), Manuel Belletti e Davide Appollonio (Ag2r) e Giacomo Nizzolo (RadioShack): sul palco delle premiazioni Cavendish, che ha conquistato anche la leadership nella classifica a punti, ha dedicato il successo a Wouter Weylandt nel secondo anniversario della scomparsa avvenuta tragicamente in seguito a una caduta nella tappa di Rapallo, quando difendeva i colori proprio dell’allora QuickStep.
La classifica generale rimane invariata con Luca Paolini (Katusha) sempre in maglia rosa con 17” su Rigoberto Urán (Sky), 26” su Beñat Intxausti (Movistar), 31” su Vincenzo Nibali (Astana) e 34” su Ryder Hesjedal (Garmin) e su Wiggins alla vigilia dell’8a tappa, 176 km che rappresentano un primo banco di prova per gli uomini di classifica: sebbene l’altitudine massima non superi i 500 metri la seconda metà del tracciato è disseminata di strappi con pendenze ben oltre la doppia cifra, ultimo dei quali quello di San Silvestro a 7 km dal traguardo e, specie se dovesse esserci maltempo come avvenuto nella frazione di Porto Sant’Elpidio alla Tirreno-Adriatico che presentava un profilo altimetrico analogo, potrebbe esserci grande selezione anche se lo spauracchio della maxi-crono di Saltara in programma il giorno dopo rischia di suggerire ai big di risparmiare energie e rimandare la battaglia alle grandi montagne.
Marco Salonna