LA MACCHINA DEL TEMPO: GENERAZIONI TRICOLORI BRILLANO SOTTO LA PIOGGIA
23-30-37. Non sono numeri del lotto, nonostante i cabalistici sette anni di differenza: sono le età dei protagonisti italiani della tappa di oggi. Battaglin (23), Felline (23) e Visconti (30): un podio incoraggiante e inatteso, vista la fase di crisi nelle classiche del movimento italiano. Eppure in un’altra tappa che, come ieri, con le classiche aveva qualche affinità arriva una doppietta incoraggiante di giovanissimi atleti, dopo un bell’attacco del redivivo Di Luca (37).
Foto copertina: Battaglin si impone sul lastricato di Serra San Bruno (foto Bettini)
Tanto tuonò che piovve. Nonostante le nubi scure che si addensano sul futuro del nostro movimento, i lampi vincenti sul traguardo di Serra San Bruno sono stati di corridori forti e giovanissimi. Di entrambi si può dire che parvero sul punto di essere dati per dispersi, dopo una carriera dilettantistica da potenziali fenomeni: non bisogna però farsi trascinare dalla “sindrome Sagan” e pensare che tutti gli atleti possano competere con i top prima ancora di aver compiuto i 24 anni… Intanto sono arrivati due squilli belli e importanti, su un traguardo impegnativo: con la speranza che le squadre Professional, che a questi corridori consentono di crescere, non vengano marginalizzate dalle gare che contano.
Nubi e pioggia anche sul finale di tappa, interminabile, la più lunga di questo Giro, che proprio nel finale va ad abbandonare i tepori del Tirreno per andare a cercarsi nubi nerissime (in più di un’occasione sembrava calata la notte) e pioggia tra le Serre boschive dell’entroterra calabrese.
Tanti tentativi, tutti esauritisi per sfinimento. Nel primo, di sette uomini, tiene più duro di tutti Minguez dell’Euskaltel, maglia nera nel 2012, infine ripreso sulle rampe del Gpm – che non ci rassgniamo a definire “King of Mountain”, alla Acquarone – di Vibo Valentia. Propone qui un allungo Visconti, per andare a cogliere gli ultimi punticini rimasti disponibili sulla scia di un nuovo attacco, portato stavolta da Gretsch e Pirazzi: benissimo puntare a quest’obiettivo, ma il siciliano è così sicuro che i punticini raggranellabili su colli di terza categoria, magari lasciati in avanzo da un paio di atleti passati prima, saranno davvero importanti? E questi sforzi non incidono proprio per nulla sulle sue speranze di vincere una tappa? L’imperiosità odierna di Battaglin sembrava non lasciare speranze a nessun altro, però il dubbio resta. Anche perché il buon Giovanni, a differenza dei giovani colleghi, non ha davanti a sé altri dieci anni di carriera…
Vedremo poi all’attacco Duque (i colombiani di Corti, anche se finora non brillantissimi, fanno la propria parte nell’animare la corsa), e quindi, tra gli altri – quasi a ripetizione! – ancora Gretsch e Pirazzi. E poi Marcato, Rabottini, tanti allunghi dei quali il più protratto si rivelerà quello del francese Georges: il tutto senza troppo costrutto.
Le note di cronaca principali riguardano due avarie, forse la prima con caduta: ai -34km dalla fine, dunque ormai a una decina di km dall’attacco dell’ultima ascesa, ha un problema Nibali, con Agnoli che gli fornisce prontamente la ruota. Il fedele gregario proverà disperatamente a rientrare, con enorme dispendio di energie, ma più che incocciare con una serie di gruppuscoli di dispersi non potrà fare. Ne faranno le veci Tiralongo, in ripresa da ieri ma ancora sofferente, e Aru, in leggera difficoltà nel convulos e veloce finale. Problemi tecnici anche per Weening, leader dell’Orica per la classifica finora ben comportatosi, in un momento viepiù critico come l’incipit dell’ascesa conclusiva: alla fin fine l’olandese perderà solo una decina di secondi, come Aru probabilmente per l’intensità degli ultimissimi km più che per questo incidente. Fatale invece la foratura, già in salita, di Ventoso della Movistar, uno che poteva davvero essere favoritissimo su questo arrivo: il cambio ruota offerto da un compagno è tempestivo, ma i ritmi alti e lo scoramento taglieranno fuori il campione nazionale spagnolo.
Mentre la pioggia si fa continua, un guizzo giallo fluo si accende in testa al gruppo, con uno scatto secco anche se non fulminante come ai tempi d’oro. Dalla pancia di un gruppo che scorreva ormai morbido veleggiando sulle ruote del Team Sky parte il “vecchio” Danilo Di Luca, a una decina dall’arrivo e ai tre km dal Gpm, nell’ultimo tratto disponibile relativamente esigente. In un attimo si riporta su Georges, che non tarderà a scivolare nelle retrovie mettendosi rassegnato la mantellina, mentre crede all’azione il 29enne colombiano Robinson Chalapud.
Purtroppo la fiducia concessa all’attacco, tradottasi in cambi timidi ma all’inizio regolari, va trasformandosi in una sorta di cinico parassitismo (o è solo stanchezza di un onesto gregario?), con il colombiano che dopo lo scollinamento si parcheggia stabile nella scia dell’abruzzese.
Nonostante il distacco non sorpassi mai i 10”, e nonostante i vasti stradoni che seguono il Gpm non aiutino i fuggitivi, Danilo Di Luca (che alcuni osservatori davano già degno di un pensionamento, imputandogli i pochi giorni di corsa!) si dimostra incredibilmente indomito, come sempre in carriera, e non dimostra esitazioni se non con qualche occhiata alle spalle, per misurare il distacco del gruppo o per suggerire al colombiano di dare una mano. Purtroppo Robinson fa poco per evitare il naufragio, si sveglia giusto all’ultimo paio di km, quando l’impresa è disperata. La volata lunghissima e disperata di Di Luca si arenerà intorno allo strisicone dei -400m.
Bellissimo, comunque, il gesto, per cominciare dal punto di vista caratteriale ed emotivo (con la tensione della fuga sempre sul filo, mai lasciata andare), ma non solo: anche tecnicamente è evidente che l’andatura resasi necessaria per riprendere Di Luca ha lasciato molti col fiato corto, di modo che il finale che presentava negli ultimi 2km diverse curve e un fondo in pavé ha generato più di un buco, di uno dei quali ha fatto le spese niente di meno che Wiggins, il quale lascia sul campo tutto il vantaggio accumulato nei confronti di Nibali grazie alla cronosquadre. Tanto è il trambusto che nessuno dei suoi due fedelissimi colombiani, Henao e Urán (che si giocherà la tappa!) possono attardarsi per restargli al fianco, cosicché Wiggo approda alla linea finale isolato – nel senso di “senza compagni di squadra” – con 17” di ritardo.
La selettività della tappa è tutta nell’ordine d’arrivo, che vede un primo gruppo di una trentina di atleti molti dei quali – si direbbe almeno la metà! – sono i capitani dei rispettivi team per la classifica generale (estremamente reattivi in particolare Evans, sesto, seguito da Intxausti, Hesjedal e Kiserlovski). Grandissimo merito, pertanto, alle ruote veloci, agli uomini da classiche, sopravvissuti alla forsennata rincorsa su un terreno davvero esigente.
Merito raddoppiato se, come Felline, secondo per l’Androni, e il vincitore Battaglin, per la Bardiani, parliamo di giovanissimi, come detto entrambi 23enni. Merito addirittura triplicato se, come è il caso di Battaglin, la vittoria arriva con una volta imperiale, travolgente, tonante, praticamente per distacco.
Per quanto riguarda la generale, Paolini, ben supportato dal team, difende efficacemente la rosa, lasciando spazio ai giovani per la volata. Del buco preso da Wiggins si è detto (la Sky farà un ricorso adducendo una caduta nel finale, ma pare proprio che il problema non fosse quello: e per fortuna che non si sono viste le regalie indecorose già concesse a un Andy Schleck qualche Tour fa).
Gran giornata per i giovani della Bardiani, e non solo per la straordinaria vittoria: oltre alla vittoria di Battaglin, va detto che la squadra piazza ben cinque uomini entro i 30” dal vincitore, con Locatelli addirittura nel primo gruppo, e Zardini, Bongiorno, Pirazzi subito dietro (Pirazzi ha anche offerto, come riportato sopra, begli spunti offensivi nel corso della tappa stessa). Dato particolarmente importante a fronte di una tappa lunghissima e complicata dalle condizioni meteo.
Domani c’è più margine per i velocisti puri, ma con un duro dentello ai -20km e un’altra salitella molesta fino ai -5km dall’arrivo potremmo anche rivedere all’opera gli enfants terribles odierni: sinceramente, ce lo auguriamo di tutto cuore!
Gabriele Bugada