WIGGINS FA GIA’ LA LEPRE: CRONOSQUADRE ALLA SKY

maggio 5, 2013
Categoria: News

La corazzata britannica non tradisce e conquista la cronosquadre da Ischia a Forio, precedendo di 9’’ la Movistar e di 14’’ la Astana di Nibali. In rosa va il giovane Salvatore Puccio, per via del miglior piazzamento nella prima tappa. Buona difesa anche per la Lampre di Scarponi, mentre deludono Garmin e BMC. Oltre 1’ di distacco per Samuel Sanchez, peggiore tra i favoriti.

Foto copertina: il Team Sky lanciato verso la conquista della seconda tappa (foto Bettini)

Per il secondo giorno consecutivo, il Giro si è rigidamente attenuto ai pronostici della vigilia: dopo l’atteso exploit di Cavendish a Napoli, nella cronosquadre da Ischia a Forio è stata la volta dell’altrettanto attesa prova di forza del Team Sky, capace di rifilare 48’’ alla Omega Pharma del primo capoclassifica, e di regalare a Bradley Wiggins un primo gruzzolo di vantaggio – sia pur esiguo – nei confronti degli avversari. E se il favorito numero uno non è già in rosa, è solo perché il miglior piazzamento nella frazione inaugurale consegna il primato all’italiano “sbagliato”: non Dario Cataldo, prescelto da Wiggo per tagliare per primo il traguardo, ma Salvatore Puccio, non ancora 24enne di Menfi (ad occhio, ma aspettiamo ragguagli dagli storici, potrebbe trattarsi della maglia rosa più meridionale della storia del Giro), ancora in caccia del primo successo da pro, avvantaggiato da una piega del regolamento che ben pochi – commentatori inclusi – conoscevano.
Sir Bradley non è però il solo a poter sorridere: nel primo testa a testa a distanza, Vincenzo Nibali ha limitato i danni ad appena 14’’, lasciando qualcosa di troppo in un primo tratto nel quale gli Sky non avevano impressionato (la Movistar aveva saputo far meglio per 2’’), ma cedendo meno di tutti (9’’) nella seconda parte di gara, dove gli uomini in nero hanno costruito il loro successo. Un segnale tanto più incoraggiante per il siciliano perché arrivato da una prova di squadra, ossia una delle principali ragioni per cui Wiggins occupa la prima piazza di qualsiasi lista dei favoriti.
Più che positiva anche la prestazione della Lampre di Michele Scarponi, in una media pesata tra lo strepitoso primo settore, concluso in un tempo appena 1’’ più alto di quello della Sky, e una discreta seconda parte, nella quale l’esigenza di mantenere compatti almeno cinque uomini ha costretto il treno fucsia a qualche rallentamento di troppo in salita, giustificando i 21’’ accusati.
Fra i vincitori morali di giornata si collocano anche la Movistar, 2a a 9’’, priva però di un uomo di classifica credibile, all’infuori di un Cobo a digiuno di vittorie da venti mesi, la Katusha di Giampaolo Caruso, 4a a 19’’, e la Vini-Fantini di Mauro Santambrogio, 5a a 22’’, fra le tre quella che nutre probabilmente le più legittime ambizioni di classifica.
Il clan dei promossi si esaurisce più o meno qui, e subito dietro, scorrendo la classifica, si incontra già uno dei grandi delusi, quel Ryder Hesjedal che dodici mesi fa lanciò proprio con la vittoria nella cronosquadre di Verona la sua candidatura alla maglia rosa finale. Questa volta, il canadese ha lasciato per strada 25’’, concedendo più del previsto a Wiggins, e regalando qualcosa anche a rivali che contava di lasciare alle spalle. Meglio, in proporzione, è andata a Robert Gesink, che pure pensava, con il suo Team Blanco, di concedere qualcosa meno di 28’’, e di collocarsi un po’ più avanti dell’8° posto di giornata, in coabitazione con una più che deludente Orica GreenEdge. Non particolarmente convincente neppure la prova della BMC di Cadel Evans, 12a a 37’’, alla quale non è bastato il generoso contribuito di Taylor Phinney.
È però quella di Samuel Sanchez e della sua Euskaltel l’unica legittima candidatura alla poco ambita palma di sconfitto del giorno: l’olimpionico di Pechino ha accusato un ritardo di 1’01’’, superiore al già considerevole passivo che lo spagnolo doveva mettere in conto. Il tutto grazie ad una prodezza compiuta in collaborazione Azanza, Martinez e Verdugo, capaci di dimenticare la regola per cui il tempo della squadra viene rilevato sul quinto componente a tagliare il traguardo, o più semplicemente di non accorgersi di aver lasciato indietro il povero Mestre, transitato una discreta manciata di secondi dopo i primi quattro compagni.
Nessuno, naturalmente, dovrà abbandonare eventuali sogni rosa, e sul significato delle indicazioni fornite dalla tappa odierna il dibattito è aperto. Di certo, poco si può dedurre sullo stato di forma dei favoriti, e il valore del risultato di squadra va pesato alla luce dell’anomalia del percorso e delle diverse attitudini dei compagni dei big, tenendo conto che non necessariamente gli elementi più utili nel prosieguo del Giro saranno quelli necessari a ben figurare in una prova simile. È però altrettanto chiaro come un leggero margine preso in partenza, fosse anche solo un pugno di secondi, possa concedere un lieve vantaggio tattico e psicologico, e come, in un ciclismo nel quale anche le corse di tre settimane si risolvono sovente con distacchi irrisori, nessun ritardo possa essere accolto a cuor leggero.
Per ragguagli in merito, basti chiedere al campione in carica Hesjedal, che dodici mesi fa piegò Rodriguez per 16’’, e che oggi figura tra i delusi: nessuno meglio di lui sa come, fra tre settimane, molti possano finire per rimpiangere anche gli spiccioli ceduti a Ischia.

Matteo Novarin

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