ICEMAN SPILAK COLPISCE ANCORA, FROOME SEMPRE PIU’ LEADER
La tappa regina del Giro di Romandia viene dominata dallo sloveno della Katusha, che come sempre da il meglio di sè in condizioni di pioggia e freddo e taglia per primo il traguardo di Les Diablerets, e dall’anglo-keniano del Team Sky che insieme a lui fa il vuoto sulla salita di Le Sepey e ipoteca definitivamente il successo nella classifica generale. A 1′03” gli inseguitori regolati da Rui Alberto Faria da Costa e Alejandro Valverde, lontani i nostri con Alessandro De Marchi e Damiano Cunego a 2′22” insieme allo sconfitto di giornata Andrew Talansky
Foto copertina: Froome e Spilak, i due eroi della tappa più dura del Romandia 2013 (foto AFP)
La tappa regina del Giro di Romandia, che originariamente si doveva disputare sulla distanza di 188,5 km da Marly a Les Diablerets con le scalate del Col de Mosses, del Pas de Morgins e per due volte del Col de La Croix con l’ultimo scollinamento a 10 km dal traguardo, a causa delle avverse condizioni atmosferiche è stata modificata nel tratto finale con l’inserimento dell’ascesa di Le Sepey, decisamente meno impegnativa rispetto a quella della Croix di cui ha preso il posto, prima degli ultimi 8 km pianeggianti ma non c’è stato lo stravolgimento che si temeva alla vigilia e non è mancata la battaglia tra gli uomini di classifica. Ancora una volta nella fuga che ha caratterizzato la giornata si sono inseriti Marcus Burghardt (Bmc) e Matthias Brändle (Iam Cycling), che si sono così assicurati definitivamente la maglia rosa di miglior scalatore e quella verde di leader della classifica degli sprint intermedi, insieme a Freddy Vichot (Fdj) e Tom Dumoulin (Argos-Shimano) ma il gruppo guidato sempre dal Team Sky non ha lasciato loro più di 6′ di margine e non ha dato troppo spazio ai tentativi di contrattacco operati nelle due salite centrali da Mikel Landa e Garikoitz Bravo (Euskaltel), Juan Manuel Garate (Blanco) e da un Pierre Rolland (Europcar) come sempre attivissimo sebbene non sia supportato da una condizione pari a quella degli ultimi due Tour de France.
Nel frattempo Vichot lungo le rampe del Col de Morgins ha staccato i compagni d’avventura rimanendo solo al comando e nella successiva discesa si sono rimescolate le carte, con tutti gli atleti rimasti all’inseguimento del francese che sono stati riassorbiti dal gruppo, ridotto nel frattempo a una settantina di unità sia per la selezione prodottasi nel corso delle salite sia per i molti ritiri tra cui quelli di Marc Cavendish e Gianni Meersman (Omega-QuickStep), Eros Capecchi (Movistar), Elia Viviani (Cannondale), Jelle Vanendert (Lotto-Belisol) e Francesco Gavazzi (Astana), dal quale è fuoriuscito Tony Martin (Omega-QuickStep), con un’azione tatticamente piuttosto azzardata se si considera che in classifica generale era distanziato di soli 29” da Froome con a disposizione i 18 km della crono conclusiva di Ginevra in cui avrebbe potuto annullare il gap: il 28enne di Cottbus si è riportato su Vichot, lo ha distanziato lungo le prime rampe verso Le Sepey e ha acquisito fino a 1′30” di margine sul gruppo ma ben presto la sua azione è andata spegnendosi e già a metà dell’ascesa è stato raggiunto e poco dopo staccato da un gruppo che, sotto la spinta di David Lopez Garcia e Richie Porte ultimi uomini rimasti al fianco di Froome, si è via via assottigliato con Ivan Basso (Cannondale) che si è lasciato sfilare fin dai piedi dell’ascesa finale, scegliendo di non andare fuori giri in vista del Giro d’Italia, e Robert Gesink (Blanco), che invece ha tentato a lungo di tenere duro e la cui condizione desta perplessità a otto giorni dalla partenza della corsa rosa, Moreno Moser (Cannondale), José Rujano (Vacansoleil) e più avanti anche Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff), Damiano Cunego (Lampre-Merida), piuttosto sorprendentemente il secondo della generale Andrew Talansky (Garmin-Sharp) e infine anche Rolland e Josè Serpa (Lampre-Merida) hanno a loro volta perso contatto finchè alla ruota di Porte e Froome non sono rimasti i soli Simon Spilak (Katusha), Thibaut Pinot (Fdj), Danilo Wyss (Iam Cycling), Igor Antón (Euskaltel), Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol), Alejandro Valverde e Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), Carlos Betancur e Jean-Christophe Péraud (Ag2r), Wilco Kelderman (Blanco) e Robert Kiserlovski (RadioShack).
Il primo ad accendere la miccia ai -13 dal traguardo è stato proprio il croato, quarto nella generale a 13” da Froome, che ha acquisito un centinaio di metri di margine ed è stato in seguito raggiunto da Wyss e Pinot, mentre alle loro spalle Porte ha proseguito scandendo un ritmo regolare che sembrava lasciasse presagire a una giornata no di Froome: quando però a 2 km dalla vetta l’australiano si è fatto da parte e Spilak, già vincitore del Romandia 2010 e come al solito brillantissimo in condizioni di maltempo e clima rigido, ha operato uno scatto violento con cui ha raggiunto e staccato gli uomini al comando la maglia gialla si è prodotta senza neppure alzarsi sui pedali in una progressione impressionante con cui ha tolto di ruota il resto dei big, si è riportato su Spilak, insieme a lui ha proseguito di gran carriera negli ultimi km pianeggianti e, in ossequio a una regola non scritta del ciclismo, ha lasciato allo sloveno il successo parziale rimanendogli nella scia nelle ultime centinaia di metri mentre il gruppo inseguitore, regolato da Rui Costa su Valverde, Kelderman, Betancur, Wyss e Péraud, ha chiuso distanziato di ben 1′03” con Serpa a 1′49”, Rolland e Porte a 1′52”, il gruppetto di Cunego, Talansky e Alessandro De Marchi (Cannondale) a 2′22”, quello di Kreuziger e Tony Martin a 2′40”, Rujano a 5′49”, Gesink a 13′48” e Basso a 19′25”. Alla vigilia della crono conclusiva Froome ha dunque ipotecato definitivamente il successo nella generale del Giro di Romandia, terzo in stagione su quattro brevi gare a tappe disputate dopo quelli del Giro dell’Oman e del Critérium International senza dimenticare che ci è voluta un’invenzione speciale di Vincenzo Nibali per batterlo alla Tirreno-Adriatico, oltre a dare una nuova spaventosa dimostrazione di forza agli avversari che si troverà di fronte al Tour de France mentre Spilak a sua volta è balzato al secondo posto con 47” di ritardo dall’anglo-keniano e non dovrebbe avere problemi a mantenerlo: la lotta per l’ultimo gradino del podio è invece apertissima con Rui Costa 3° a 1′21” seguito da Kiserlovski a 1′22”, Pinot, Valverde e Danielson a 1′26”, Kelderman a 1′27” e Betancur a 1′28” senza dimenticare specialisti come Péraud, Porte e Talansky che al momento sono distanziati rispettivamente di 1′46”, 2′13” e 2′34” ma potrebbero rientrare in gioco, mentre per il successo parziale tenterà di dire la sua anche Adriano Malori (Lampre-Merida) che troverà un percorso piuttosto adatto alle sue caratteristiche e si è dimostrato in grande condizione nelle giornate precedenti.
Marco Salonna