ITALBICI ALL’ASSALTO, MA SFRECCIA MEERSMAN
Azzurri protagonisti nella frazione di Payerne con Enrico Gasparotto, Simone Stortoni e soprattutto Adriano Malori che vanno all’attacco con il parmense ripreso a soli 400 metri dal traguardo e Francesco Gavazzi che chiude al secondo posto in volata ma ad imporsi è ancora il belga dell’Omega-QuickStep che bissa il successo di Renens davanti al valtellinese e a Michael Albasini. Al comando della generale resta Chris Froome alla vigilia della tappa regina di Les Diablerets, sulla quale aleggia però lo spettro della neve
Foto copertina: bis per Meersaman sulle strade del Giro di Romandia (foto AFP)
La terza tappa del Giro di Romandia, 181 km con partenza e arrivo a Payerne caratterizzati da quattro gpm, comunque non troppo impegnativi, ultimo dei quali quello di Châbles ai -17 dal traguardo, ha visto per la prima volta la pioggia fare la sua comparsa sul percorso il che ha incentivato i corridori a carsi battaglia: a differenza che nelle frazioni di Renens e Granges, in cui fin dalle prime battute era nata una fuga di tre atleti che avevano avuto da subito il via libera del gruppo, gli attacchi si sono susseguiti in serie finchè non sono riusciti ad andarsene Peio Bilbao (Euskaltel), Julien Bérard (Ag2r), Kevin Reza (Europcar), un Marcus Burghardt (Bmc) a caccia della maglia rosa di miglior scalatore, un Matthias Brändle (Iam Cycling) già all’attacco nelle due frazioni precedenti e un atleta di grosso calibro come Steven Kruijswijk (Blanco), reduce da un 2012 non all’altezza delle aspettative ma comunque 8° nella classifica generale del Giro 2011 e 18° al momento in quella del Tour de Romandie a 31” dalla maglia gialla Chris Froome (Team Sky): è stata naturalmente la formazione del leader a organizzare l’inseguimento e a chiudere il gap a 40 km dal traguardo ma ciò le è costato un forte dispendio di energie e di uomini, con quattro atleti in maglia nera che hanno perso contatto dal gruppo nel corso delle varie salite al pari di Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Elia Viviani (Cannondale) e Matthew Goss (Orica-GreenEdge), ed è per questa ragione che, nel tentativo successivo portato avanti da Jurgen Van de Walle (Omega-QuickStep), Adriano Malori (Lampre-Merida), Enrico Gasparotto (Astana), Eugeni Petrov (Saxo-Tinkoff), Stef Clement (Blanco), Pierrick Fédrigo (Fdj), Francis De Greef (Lotto-Belisol) e da un inesauribile in queste giornate Pierre Rolland (Europcar) la corazzata britannica ha inserito in funzione di stopper la sua seconda punta Richie Porte, lasciando alla Movistar di Alejandro Valverde e alla RadioShack di Robert Kiserlovski l’onere di andare di inseguire questi attaccanti che sono stati comunque ripresi ai piedi dell’ultima salita dopo aver acquisito non più di 20” di margine.
L’ascesa di Châbles, 3 km con una pendenza media intorno al 5%, non era certo di quelle che facevano paura e sia pure ridotto nei suoi componenti il Team Sky è stato all’altezza della situazione soprattutto con David Lopez Garcia, già determinante nel successo di Porte alla Parigi-Nizza: solo i nostri Gasparotto, uscito in ottima condizione dalle classiche delle Ardenne, e Simone Stortoni (Lampre-Merida) hanno tentato di avvantaggiarsi venendo però ripresi subito dopo lo scollinamento e vani sono stati anche i tentativi successivi di Wilco Kelderman (Blanco) e Rafal Majka (Saxo-Tinkoff), che dovrebbe essere l’uomo di classifica della formazione danese al prossimo Giro d’Italia, nonchè quello su un dentello posto a 10 km dal traguardo di Moreno Moser (Cannondale) e Carlos Betancourt (Ag2r). Molto più incisivo è stato invece l’attacco portato ai -7 da Adriano Malori, che ha approfittato di un attimo di rallentamento per prendere un centinaio di metri di vantaggio e ha fatto valere le sue grandi doti di passista per tenere a distanza il gruppo, ma i lunghi rettilinei posti nel finale e il gran lavoro dell’Omega-QuickStep di Gianni Meersman, con due formidabili cronoman come Tony Martin e Peter Velits a condurre l’inseguimento, hanno fatto sì che le speranze dell’atleta di Traversetolo di cogliere il suo primo successo in una gara in linea svanissero a 400 metri dal traguardo: nello sprint finale Meersman si è rivelato implacabile prendendo la ruota di Michael Albasini (Orica-GreenEdge) che ha tentato di anticipare tutti ai -300 metri e saltandolo agevolmente nel finale con Francesco Gavazzi (Astana) che ha tentato invano di affiancare il belga e si è dovuto accontentare della piazza d’onore davanti all’elvetico, con Luka Mezgec (Argos-Shimano) 4° davanti a Juan Josè Lobato (Euskaltel), Danilo Wyss (Bmc), Rinaldo Nocentini (Ag2r) e un Roberto Ferrari (Lampre-Merida) che in volata non ha brillato ma che è stato comunque bravo a chiudere nel gruppo di testa a differenza degli altri sprinter puri: arriva dunque dopo quello di Renens il secondo successo in questo Romandia nonchè il quarto stagionale per Meersman senza dimenticare che anche nella tappa di Granges si era rivelato nettamente l’atleta con la maggiore velocità di punta ma aveva dovuto accontentarsi del terzo posto per aver iniziato lo sprint troppo nelle retrovie.
Da segnalare gli abbandoni di Giacomo Nizzolo (RadioShack), frenato da problemi intestinali, di Daniel Moreno (Katusha) colpito da una bronchite che gli impedirà di prendere parte al Giro d’Italia e di Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp) che ha scelto di fermarsi ritenendo ormai conclusa la sua preparazione per la corsa rosa, mentre la classifica generale vede sempre Froome al comando con 6” su Andrew Talansky (Garmin-Sharp), 9” su Meersman risalito grazie agli abbuoni, 13” su Kiserlovski e 15” su Porte alla vigilia della tappa regina, 188,5 km da Marly a Les Diablerets in cui dovrebbero essere scalati il Col de Mosses, il Pas de Morgins e per due volte il Col de la Croix, salita lungo la quale nel Tour 1997 Marco Pantani e la sua Mercatone Uno sferrarono un attacco che consentì al Pirata di strappare il terzo posto nella generale a Bjarne Riis: il condizionale è però d’obbligo dal momento che il passaggio in vetta è a rischio a causa della neve, e nel caso dovesse saltare i cronomen a partire da Froome sarebbero fortemente avvantaggiati avendo a disposizione i 18 km della prova contro il tempo conclusiva di Ginevra.